«Come fratelli»: una storia di successo sulla fratellanza italo-romena

Si dice che il tempo sia una prova ardua da superare per le novità effimere. Se così è, Come fratelli di Marian Mocanu e Irina Niculescu (Edizioni Unicopli, Milano 2017) lo attraversa con un vigore ancora lungi dall’offuscarsi. A un anno dalla pubblicazione, l’agenda delle presentazioni è ancora fitta di appuntamenti: segno di un interesse che non cala.

Come Fratelli. La fratellanza italo-romena a 10 anni dall’adesione all’Unione Europea è l’opera prima di due cittadini europei di origine romena, ma naturalizzati Italiani: il prof. Marian Mocanu e la giornalista Irina Niculescu. Il primo, classe 1971, vive in Liguria ed è insegnante di professione, ma il suo impegno nel volontariato a favore della comunità romena l’ha reso un «volto noto» anche per il pubblico italiano. Si ricordano, infatti, alcuni interventi in importanti trasmissioni televisive nazionali, in qualità di esperto sui temi dell’immigrazione. Irina Niculescu vive in Piemonte, ma nasce nel 1979 a Bucarest, dove si laurea in giornalismo e dove esercita sino a che si trasferisce in Italia. Il suo impegno nel volontariato è meno «appariscente», sebbene sia ben noto agli intendenti di teatro e storia.

Gli autori spiegano che il loro volume nasce quasi spontaneamente, dall’esigenza di conservare per le future generazioni un pezzo di storia di cui sono stati testimoni. Il testo abbraccia un periodo di circa venti anni, certamente fondanti per la storia italiana e romena, ma più propriamente per l’intera Europa. Nel libro, infatti, si legge che l’immigrazione romena in Italia ha dimensioni impressionanti: si misura in più di un milione di persone; praticamente, il movimento di un’intera metropoli. E nonostante qualche raro caso, tutto ciò si è svolto in modo pacifico, risultando in una convivenza ormai percepita come naturale da entrambe le parti. La pubblicazione avviene a ridosso di un «cambio» generazionale: ormai ci sono immigrati di seconda generazione e famiglie miste, e questo ha reso ancora più urgente l’opera; per di più, questi sono i giorni in cui la Romania festeggia il centenario della sua unificazione. Una catena di «coincidenze» che da un lato spiega perché il libro viene riproposto proprio ora e, dall’altro, chiarisce le ragioni di un interesse ancora tanto vivo.

Se la genesi è stata «spontanea», altrettanto si può dire della promozione: il primo anno di vita è stato segnato da un susseguirsi serrato di presentazioni, delle quali è possibile ricordare solo alcune delle più prestigiose. La prima a Torino nella sede del consolato di Romania, con la presenza del console, del governatore Chiamparino e del direttore de «La stampa» Maurizio Molinari; e poi al consolato di Milano; e poi ancora Torino al Salone del libro e al circolo dei lettori; infine, alla prestigiosa sede dell’Accademia di Romania a Roma, alla presenza delle autorità diplomatiche romene e del commissario europeo Corina Cretu.

Proprio a Roma, durante il suo intervento, l’autrice spiega qual è il messaggio del libro: «L’immigrazione romena in Italia è una storia di successo … Un fenomeno imponente che ha cambiato alcuni aspetti demografici della Repubblica Italiana e che si è svolto in modo pacifico … La base di questa convivenza è stata un duro e onesto lavoro … Questa comune buona volontà emerge da ogni pagina del libro … Ormai ci sono immigrati di seconda generazione e figli di coppie miste… proprio questi, orgogliosamente Italiani e orgogliosamente Romeni, sono una straordinaria apertura di credito nell’irreversibilità dell’unificazione europea e un monito alla responsabilità di quanti guidano questo processo».
Il libro di 226 pagine, edito da Unicopli, si struttura in 21 interviste a personalità che, a vario titolo, hanno guidato o sono stati testimoni del fenomeno migratorio romeno in Italia. Nomi che spaziano in tutti gli ambiti del vivere civile: si va dai giornalisti come Marco Grasso e Maurizio Molinari, a famosi amministratori locali come Gianni Alemanno, Flavio Tosi e il governatore Sergio Chiamparino, sino ai commissari europei Corina Cretu, Franco Frattini, Leonard Orban, e poi tanti altri imprenditori, professionisti e autorità religiose. Ne risulta un mosaico complesso di cui ogni intervista è una tessera e il cui insieme disegna un’immagine obiettiva di fatti storici, forse troppo vicini per dirsi analizzati compiutamente, ma anche troppo importanti per rischiare di perderli. Una rappresentazione complessivamente positiva che però non rifugge gli aspetti problematici. Proprio come accade tra fratelli, non mancano i litigi, non mancano le occasioni per allontanarsi, ma né lo spazio, né il tempo, né le difficoltà possono spezzare il legame di fratellanza, e quando le circostanze lo richiedono, si lavora insieme, e insieme si guadagna il successo.



Diego Garassino
(dicembre 2018, anno VIII)