RACCOLTA DI STUDI CULTURALI E SAGGI - 2022

Giorgio Caproni, l’assoluto e le cose

Roberto Pasanisi, ordinario del Libero Istituto Universitario Per Stranieri «Francesco De Sanctis» (NA), traccia un profilo della vita e dell’opera di uno dei più significativi poeti del ‘900 italiano, Giorgio Caproni (1912-1990). Fin dai versi giovanili si avverte nelle sue sillogi poetiche, ma anche in quelle della maturità, una «aerea e fresca musicalità», dovuta alla sua passione per la musica. La tragedia della guerra lo vedrà a fianco dei partigiani e traumi bellici e privati ne influenzeranno lo stile successivo, più meditativo e autoriflessivo, alla ricerca di sé stesso.



Le Madonne di Raffaello

Raffaello Sanzio, il grande Urbinate, forma con Leonardo da Vinci e Michelangelo la «triade solare» del Rinascimento italiano. Della sua magnifica opera, una delle vette della pittura rinascimentale, in questo sontuoso articolo la prof.ssa Otilia Doroteea Borcia illustra alcune delle Madonne – se ne contano in tutto ben 45 – dipinte dall’artista fin da quando era giovane apprendista del Perugino. Fatto tesoro del grande insegnamento dei geni che lo precedettero, Raffaello forgia nel colore Vergini di una luminosità e serenità commoventi per la loro bellezza e armoniosità.



I vincitori del Premio Strega e le traduzioni romene

Afrodita Carmen Cionchin continua in questo nuovo numero l’ampia analisi concernente la ricezione degli autori della letteratura italiana in Romania attingendo le informazioni dal database Scrittori italiani tradotti in romeno, e in questa occasione si concentra sulla storia recente del prestigioso Premio Strega, fondato da Maria e Goffredo Bellonci, che ha aperto le porte del successo a tante e tanti scrittrici e scrittori. L’autrice si focalizza sui vincitori dal 2010 al 2020, dando conto della loro ricezione in Romania in traduzione, o ancora non tradotti, con un’accurata disamina.



Raffaele La Capria, Napoli e la napoletanità: il sussurro di un grido

Nel centenario dalla nascita dello scrittore napoletano Raffaele La Capria (1922-2022), Patrizia Ubaldi dell’Università «Babeș-Bolyai» di Cluj setaccia il concetto di ‘napoletanità’ nella sua opera. «Incarnazione della metafora della napoletanità», lo scrittore «racconta di Napoli, narrando vicende personali, dimostrando come la quotidianità del popolo si rifletta e influenzi la vita di chi scrive», ma sottolinea anche come quel senso di appartenenza ‘armonico’ sia andato perduto e in questo senso oggi la napoletanità ha acquisito un’accezione negativa, dai toni ridicoli e decadenti.



«L’albero della Gnosi» e l’ultimo Culianu

Nel 1992 veniva pubblicato postumo The Three of Gnosis, la traduzione riveduta e rimaneggiata de Les gnoses dualistes d’occident (1990), il lavoro che era valso a Culianu il Doctorat d’État alla Sorbona. La prefazione all’edizione americana, qui pubblicata in traduzione inedita, contiene considerazioni di ordine metodologico che aiutano a focalizzare la svolta “cognitivista” dell’ultimo Culianu e lasciano intravedere la direzione verso la quale la ricerca dello studioso romeno si stava naturalmente orientando, segnatamente quella della “morfodinamica” dei sistemi religiosi.



Ricezione della letteratura italiana in Romania. Analisi e proposte

Afrodita Carmen Cionchin presenta attingendo dal database Scrittori italiani tradotti in romeno, da lei curato e consultabile sulla nostra rivista, un primo vasto studio che fotografa la ricezione della letteratura italiana in Romania negli anni 1990-2022, analizzando quantitativamente il numero di traduzioni pubblicate, che supera le 2.000 presenze, per un totale di ben 290 editori. L’autrice elenca i libri italiani più tradotti (e le prime edizioni), classifica le case editrici romene in base al numero di titoli italiani editi, con mirati commenti e osservazioni, il tutto elaborato con certosina acribia.



George Lăzărescu, illustre italianista romeno

Nel centenario dalla nascita e a sedici anni dalla scomparsa del prof. George Lăzărescu (1922-2006), l’illustre e stimato esponente di primissimo piano dell’italianistica romena per le sue profonde ed erudite conoscenze della cultura italiana, la prof.ssa Otilia Doroteea Borcia, che è stata sua allieva, come pure di un’intera generazione di altri italianisti romeni, ripercorre in questo sentito e denso saggio le tappe della formazione e del percorso del docente e uomo di scienza, tanto umano quanto rigoroso, ricco di una bibliografia e di un’attività culturale di stupefacente vastità.



Francesco Griselini e il «Paese del Banato»

Tiberiu Ciobanu, professore e membro onorario della Pontificia Accademia Mariana Internazionale in Vaticano, dedica allo scienziato scledense Francesco Griselini (1717-1787) uno studio in cui raccoglie la sua biobibliografia e una presentazione delle sue opere, con particolare attenzione alla monografia sul Banato, frutto delle sue impressioni e ricerche durante la permanenza lì negli anni 1774-1777 riportate in una serie di lettere, pubblicate nel 1780 in italiano e tedesco, e tradotte in romeno più volte, fino alla versione più recente del 1984 curata dallo storico Costin Feneșan.



Introduzione al «Quaderno» 6 di Antonio Gramsci

Prosegue la pubblicazione in Romania dei «Quaderni» di Antonio Gramsci presso Meridiane Publishing di Iaşi, per la collana «Biblioteca Gramsciana. Come ci illustra il prof. Angelo Chielli, è ora la volta del Quaderno 6, nella traduzione curata dal prof. Sabin Drăgulin, un quaderno miscellaneo che «contiene note riguardanti argomenti disparati, la cui redazione può essere collocata tra gli ultimi mesi del 1930 e l’inizio del 1932». Tra i temi affrontati spiccano quelli attinenti alla guerra e alla politica, a quello economico-corporativo, all’egemonia e agli intellettuali.



Ruolo e immagine della letteratura di oggi. Cambiamenti e tendenze

Quali ruoli ricopre e quali funzioni assolve la scrittura letteraria nel frangente storico che stiamo vivendo? La letteratura può ancora reputarsi lo specchio di una società in un tempo definito? E ancora: come è cambiata l’immagine della letteratura nell’era della comunicazione digitale? Quali valenze assume ai nostri giorni il rapporto tra rete, editoria e la tradizionale «repubblica delle lettere»? Tanti e discordanti pareri costellano una riflessione che ha animato un dibattito quanto mai vivace e dalle risultanze inattese. Di Afrodita Cionchin e Giusy Capone.



Gli inferi e il paradiso: la ‘diversità dell’artista’ e la ‘morte dell’amore’

Roberto Pasanisi commenta la poesia Nuovo Messaggio, una delle liriche più rilevanti tratta dal Prologo della giovanile raccolta Poema Paradisiaco (1891-1893) di Gabriele D’Annunzio «non solo per la raffinata struttura compositiva e per la bellezza eminentemente poetica dei suoi versi, ma anche per le tematiche profonde ed ‘europee’ di cui si fa portatrice», indice ed esempio altresì di una nuova sensibilità. È costituita da 48 endecasillabi a rime incrociate in cui, «come in tutto il Poema Paradisiaco, è costante e stilisticamente fondamentale l’uso dell’enjambement».



La tradizione patristico-medievale nella filosofia di Nae Ionescu

La filosofia di Nae Ionescu (1890-1940), nota come esperienzialismo (trăirism), si è nutrita, oltre che di spunti provenienti dalle avanguardie filosofiche del Novecento, del consistente apporto di riferimenti alla tradizione patristico-medievale. Ripercorso l’iter che ha indotto il filosofo romeno a sensibilizzarsi ai principi della filosofia cristiana, nella prima parte del presente contributo si esamina la sua concezione del Medioevo come «forma dello Spirito» improntata al teocentrismo, al dualismo tra l’umano e il divino e all’essenzialismo metafisico. Di Igor Tavilla.



Eminescu, Voivodi, Monte Athos. Uno sguardo storico

Armando Santarelli ci invita a conoscere più da vicino la storia secolare del Monte Athos e dei suoi numerosi luoghi sacri, venti tra chiese e monasteri, partendo, correggendolo in parte, da un articolo di Mihai Eminescu pubblicato su «Timpul» nel 1878. L’autore passa in rassegna tutti i monumenti athoniti con preziose e utili notizie storiche in cui risalta un dato costante: l’assiduo intervento dei voivodi romeni nella loro (ri)costruzione/rifondazione tramite ricche elargizioni tanto che «nessun Paese ortodosso ha supportato la Santa Montagna più generosamente della Romania».



Ci aspetta nel futuro. La parresia di Lorenzo Milani in tre discorsi

Pubblichiamo il primo di quattro numeri dedicati a Don Lorenzo Milani (1923-1967), il parroco ‘scomodo’ di Barbiana, in cui sono commentati frammenti estratti da tre suoi discorsi tenuti e registrati negli anni 1962-1965. Il curatore di questo saggio è Sergio Tanzarella, ordinario dal 2009 di Storia della Chiesa alla Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, e dal 2007 docente della stessa materia all’Università Gregoriana, che da anni studia con passione e rigore scientifico l’opera di Don Milani, restituendo così «a Lorenzo Milani le sue parole: quelle scritte e quelle pronunciate».



Letteratura e «parzialità femminile» al giorno d’oggi

Ha ancora senso discorrere di «letteratura al femminile»? Si può definire lo status delle scrittrici nella letteratura italiana contemporanea? Ce lo siamo chiesti nell’ambito di un’ampia inchiesta dando voce a cinquantacinque interlocutori tra critici letterari, scrittrici e scrittori. Il punto fondamentale messo in evidenza dalla nostra indagine riguarda il fatto che, se la letteratura maschile è percepita come universale, quella femminile continua a essere sentita come piuttosto ‘femminile’, rivolta alle donne, cioè parziale. Di Afrodita Cionchin e Giusy Capone.



Appunti di filologia testuale e restauro del cinema

Roberto Pasanisi espone in mirabili appunti alcuni concetti attinenti alla filologia filmica e traccia un parallelo tra tecniche filologiche letterarie e restauro cinematografico, affermando che «solo la filologia letteraria può insegnarci non più a leggere e interpretare soltanto un testo filmico, ma a possederlo nella sua interezza e ricostruirne una sua pur incerta ermeneutica». C’è tuttavia una differenza di fondo tra le due discipline: «nel cinema la copia non è consultabile e leggibile, ma diventa a sua volta supporto per quell’altro testo che è la proiezione», pubblico compreso.



L’Ascensione di Cristo nella pittura dei maestri italiani

Dopo le celebrazioni d’aprile della Pasqua di Resurrezione di Cristo, la professoressa Otilia Doroteea Borcia illustra la maestosità con cui sommi artisti come Giotto, Andrea di Vanni, Guariento D’Arpo, Andrea Mantegna, Benvenuto Di Giovanni, Melozzo di Forlì, Girolamo Del Pacchia, Benvenuto Tisi da Garofalo, Pietro Perugino, Tintoretto e Girolamo Muziano hanno raffigurato l’ultimo e centrale episodio della vita terrena di Gesù Cristo, ovvero la sua Ascensione ai cieli nel quarantesimo giorno dopo la morte, così come è testimoniato nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli.



Badanti romene: una scelta consapevole verso l’autodeterminazione

Lo studio di Gloria Gravina indaga il fenomeno delle donne romene che scelgono di lasciare il proprio paese per venire in Italia e prendersi cura degli anziani come badanti. Dal taglio non meramente teorico ma basato sull'elaborazione di dati desunti da questionari e interviste con queste donne, lo studio si sofferma brevemente sulla «Sindrome Italia», ossia quel malessere psicologico che si trasforma in una vera e propria forma di depressione, e soprattutto sull'altra faccia della medaglia, che al contrario parla di donne contente della loro scelta di partire e che vedono il loro futuro in Italia, .



Il sentimento di «assenza» in «Anna Cappelli» di Annibale Ruccello

Annibale Ruccello (1956-1986), drammaturgo, attore e regista teatrale nato a Castellamare di Stabia, è autore del dramma Anna Cappelli, una delle sue ultime opere scritte prima della prematura scomparsa. Ce ne parla Patrizia Ubaldi che ci introduce a questa opera, «tragedia dalle tinte fosche», strutturata come un monologo in un atto, un «one woman show», suddiviso in sette scene in cui si assiste a un crescendo di emozioni e disperazioni, sospeso tra follia e ragione, e dall’epilogo sorprendente, dove il linguaggio volutamente sincopato e meccanico svolge un ruolo fondamentale.



Sciascia e Pasolini: intellettuali, aporie, verità

Nel nostro Speciale Centenario Pasolini, Daniela Marcheschi, una tra le più rinomate italianiste e critiche letterarie, affronta in questo corposo saggio, tratto dal volume Pasolini e Sciascia. Gli ultimi eretici, a cura di Filippo La Porta (Marsilio, 2021), alcuni aspetti dell’opera di Sciascia e Pasolini, «due personalità luminose», autori «amati o rifiutati», caratterizzati, nella loro ‘diversità’, anche da «contraddizioni concettuali», stabilendo un raffronto trasversale per cogliere quelle problematiche che li accomunano e per comprendere il loro insegnamento nel Novecento italiano.



La tragedia del dialogo mancato: uno studio su Ioan Slavici

«Uno dei grandi scrittori romeni del passato che meriterebbero di essere meglio conosciuti anche dal pubblico italiano è, a nostro avviso, Ioan Slavici» (1848-1925). Così esordisce il prof. Donato Cerbasi nel soffermare la sua attenzione su due romanzi dello scrittore transilvano, Il mulino della fortuna (1880) (ora anche nella nuova traduzione di Irina Țurcanu, Il mulino fortunato, Rediviva, 2021) e La ragazza della foresta (1884), nelle ormai datate versioni di Luigi Bavesi, pubblicate dalle Edizioni Paoline nel 1965, opere in cui orgoglio e paura mettono tragicamente a nudo l’uomo.



La Resurrezione di Cristo nella pittura dei maestri italiani

Nuovo straordinario capitolo sui maestri dell’arte italiana illustrato con la consueta passione e competenza dalla professoressa Otilia Doroteea Borcia, incentrato in questa occasione sulla rappresentazione della Resurrezione di Cristo. Un soggetto di così alta pregnanza religiosa ha dato modo a Giotto, Beato Angelico, Piero della Francesca, Giovanni Bellini, il Perugino, Raffaello, Tiziano, Tintoretto e Veronese di usare tutta la propria magnifica maestria creando capolavori in cui, con al centro il Redentore, hanno combinato in vario modo natura, figure umane e simboli.



Antonio Catalfamo: Riflessioni su Pasolini, poeta in dialetto friulano

Una particolare angolatura la propone Antonio Catalfamo, autore del saggio Pasolini «eretico solitario» e la lezione inascoltata di Gramsci (Solfanelli, 2021). Qui si analizza il rappresentare del mutamento della società italiana da contadina a industriale e consumistica attraverso il dialetto friulano. Ciò dimostra che gli anni trascorsi da Pasolini in quelle terre lo hanno segnato profondamente e che egli considera l’esperienza sconvolgente del popolo friulano emblematica di quella più ampia del mondo subalterno italiano, non solo contadino, ma anche (sotto)proletario.



Dario Fo, le ragioni del premio Nobel

Daniela Marcheschi, nota italianista e critica letteraria, si interroga sulle motivazioni che spinsero diversi autori e intellettuali italiani a sollevare riserve e critiche riguardo al premio Nobel per la letteratura conferito a Dario Fo nel 1997. Dietro a queste sorprendenti prese di posizione si nasconderebbe una certa diffidenza verso quei generi letterari – come quello comico-satirico – che, per «un errore di prospettiva intellettuale», sono mal tollerati o frutto di pregiudizi. L’autrice esamina e stigmatizza con argomentazioni ben solide questo stantio ‘vizio’ italiano.



Le Madonne dipinte da Leonardo Da Vinci

La professoressa Otilia Doroteea Borcia in questa nuova tappa dell’affascinante viaggio attorno ai maestri della pittura italiana approda a Leonardo da Vinci (1452-1519), «il genio in assoluto del Rinascimento, che rivoluzionò le arti figurative e la storia del pensiero e della scienza». In questo mirabile capitolo proposto dall’italianista l’attenzione è rivolta al Leonardo pittore, quale artefice insuperabile di una serie di Madonne – da quella del garofano alla Vergine delle Rocce, e nelle due Annunciazioni – rientranti tutte tra i capolavori dell’arte universale.



Antonio Di Grado: L’eredità di Leonardo Sciascia

Con questo gradito intervento del prof. Antonio Di Grado, direttore letterario della Fondazione Leonardo Sciascia di Racalmuto, cui porgiamo un cordiale benvenuto, inizia la sua pregiata collaborazione con la nostra rivista. Da trent’anni la Fondazione, sita provvidamente nel «borgo siciliano» dove è nato il celebre scrittore, propone un ricco programma di attività espositive e di simposi dedicato a Sciascia, i cui carteggi, le prime edizioni e traduzioni di suoi libri e altro sono conservati nella biblioteca della sede accanto ai duecento ritratti di scrittori da lui collezionati.



Piero della Francesca, sommo rappresentante del Rinascimento italiano

In questo nuovo capitolo sui grandi maestri italiani del Rinascimento, la prof.ssa Otilia Doroteea Borcia illustra la vita e l’opera di Piero della Francesca, il genio di Sansepolcro (1412-1492) che all’attività di pittore ha accompagnato anche quella dello studio della matematica, un connubio tra arte e scienza emblema dell’uomo ‘totale’ rinascimentale, riuscendo ad armonizzare, nella vita quanto nelle opere, tradizione e modernità, religiosità e nuove affermazioni dell'Umanesimo. Fastoso come sempre a corredo delle pregevoli disamine su ciascuna opera l’apparato iconografico



Il primo Premio Pavese per la poesia: Antonella Anedda Angioy

L’edizione 2021 del Premio Pavese ha inaugurato una sezione specificamente dedicata alla poesia e il primo premio è stato assegnato ad Antonella Anedda Angioy, affermata poetessa italiana, nota anche al pubblico romeno grazie all’antologia Poesia presente / Poezia italiană de astăzi (ed. Humanitas). Smaranda Bratu Elian riflette qui sull’importanza socio-culturale dei premi letterari in Italia, soffermandosi in particolare sull’evoluzione e la struttura del Premio Cesare Pavese, e ci offre una breve ma convinta presentazione della poetessa Antonella Anedda Angioy.



Badea Cârțan, il contadino autodidatta arrivato a piedi a Roma

Questo studio dello storico Ionel Cionchin evoca la figura di Badea Cârţan (Gheorghe Cârțan, 1848-1911), il contadino amante dei libri e della storia diventato famoso per il suo viaggio a Roma, per vedere con i suoi occhi la Colonna Traiana. Partì a piedi dal suo villaggio, Cârţişoara (Sibiu), e vi arrivò dopo 45 giorni. Stanco come era, si addormentò sui gradini della Colonna e all’alba le guardie lo presero per un soldato daco sceso dal monumento, tale era la somiglianza. Ciò impressionò profondamente gli italiani e sui giornali del tempo uscì in prima pagina: «Un Daco è sceso dalla Colonna».



Il Battesimo di Cristo in alcune pitture italiane dal Trecento al Seicento

«Dal gotico all’umanistico e rinascimentale, al manierismo e barocco, con metodi e stili diversi, i pittori italiani hanno creato numerose opere dedicate al Battesimo di Gesù, che si possono ancora ammirare nelle cappelle e nelle cattedrali, nei palazzi in Italia e nei musei del mondo». Dopo averci illustrato La Sacra Natività interpretata sulla tela dai più grandi maestri della pittura italiana, la prof.ssa Doroteea Otilia Borcia apre la galleria di capolavori che ritraggono il Battesimo di Cristo, corredati come sempre da un ricco apparato iconografico e illuminanti descrizioni.



Il caos dell’umanità moderna «spiegata» in poesia, da Eliot a Stănescu

Roberto Pasanisi spazia con passione su svariati temi come la modernità, la globalizzazione, le epidemie/pandemie presenti e passate, la Natura oltraggiata, la tracotanza dell’uomo che ambisce a «farsi uguale agli dèi», la tecnica (un fine e non più un mezzo) elevata a divinità, la crisi della ragione, l’anelito alla spiritualità, la decadenza socio-culturale dell’Italia, trovando argomenti del proprio ragionare nel pensiero filosofico e religioso e nelle vaste praterie della poesia che ci illumina e ci ammonisce con citazioni di versi da Foscolo, Eliot e Stănescu.



La concezione della morte presso il popolo romeno

Il popolo romeno ha un rapporto con la morte unico al mondo, come testimonia l’esistenza del «Cimitero Allegro» di Săpânța, con le sue stele funerarie dipinte con colori sgargianti e accompagnate da epitaffi scherzosi. ll proverbiale coraggio dei Daci, l’antica usanza di sacrificare giovani al dio Zalmoxis, il mito del pastorello che non fugge la morte nella ballata Miorița, le molteplici tradizioni rurali, tuttora presenti, veicolano il senso della morte quale evento naturale, che segna sì la fine dell’esistenza terrena ma anche il passaggio a un’altra vita. Di Lucia Ileana Pop.








Rivista online edita
dall’Associazione Orizzonti Culturali Italo-Romeni.

Promuove
il dialogo interculturale,
con particolare interesse
verso la traduzione letteraria come opera di mediazione.