L’Italiano fuori l’Italia: la rivista «Italica Belgradensia» dell’Università di Belgrado

I partecipanti, fra cui anche l’autrice di questa presentazione, alla Tavola Rotonda L’Italiano fuori l’Italia: le prospettive della collaborazione interuniversitaria regionale, organizzata il 28 novembre 2018 dal Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Filologia dell’Università di Belgrado, hanno avuto il piacere di trovare all’interno della cartellina distribuita per l’occasione il numero 1/2018 della rivista «Italica Belgradensia» del suddetto Dipartimento, curato da Snežana Milinković e Mila Samardžić. Si tratta di un interessantissimo volume che contiene sei contributi e due segnalazioni, che presentiamo brevemente qui di seguito.

Il contributo di Michele Rainone, Su una querela per stupro del 1770: norma grammaticale, lingua d’uso e condizionamenti testuali in alcuni documenti burocratici di area pugliese (pp. 7-26) ha alla base l’analisi morfo-sintattica e testuale di una querela depositata nel 1770 per uno stupro commesso nella Terra di Monteleone in provincia di Foggia. Seguendo gli sviluppi più recenti delle ricerche linguistiche in chiave diacronica, l’analisi si sofferma non solo sul rapporto tra singoli fenomeni, norma grammaticale e usi coevi, ma anche sulla relazione che intercorre fra usi linguistici e tipologia testuale, per «evidenziare che la specificità di tali scritture consiste nella compresenza di forme e usi di segno opposto, da una parte ascrivibili alla lingua della burocrazia; dall’altra all’italiano dei semicolti» (p. 7).

Il contributo di Francesca Biagini – Marco Mazzoleni, I costrutti preconcessivi in italiano e in russo: uno studio sul corpus parallelo del NKRJa (pp. 27-47), descrive parte delle opzioni disponibili in italiano e russo «per esprimere un costrutto preconcessivo, tipicamente costituito da una struttura correlativa paratattica che codifica un contrasto tra gli elementi testuali connessi. I dati sono stati ottenuti dal corpus parallelo italo-russo del Corpus nazionale della lingua russa (NKRJa), cercando la traduzione russa di alcuni connettori preconcessivi italiani tipici» (p. 27).

Olja Perišić Arsić, nel contributo L’uso dei corpora nella didattica della traduzione: l’esempio del verbo serbo prijati e i suoi traducenti italiani (pp. 49-64), si occupa della traduzione del verbo prijati attraverso un metodo «che consiste nell’uso combinato degli strumenti didattici tradizionali e moderni (corpora)» (p. 49), sperimentato dall’autrice con gli studenti della Laurea Magistrale dell’Università di Torino durante l’anno accademico 2016/17. «Scopo dell’analisi è stato dimostrare che l’uso combinato di strumenti tradizionali e corpora possono ampliare, in coloro che apprendono, il modo di riflettere sulla lingua nonché le loro capacità traduttive» (p. 60).

Sandra Milanko, nel contributo L’interventismo intellettuale di Massimo Bontempelli tra giornalismo e bellicismo futurista (pp. 65-78), illustra lo sviluppo e le caratteristiche dell’interventismo di Massimo Bontempelli «ravvisabile nella sua attività giornalistica con un accento particolare sui possibili punti di incontro e divergenze con l’interventismo di matrice futurista» (p. 65).

Nataša Gavrilović, nel contributo La parola come costruttrice di mondi al confine degli orizzonti in Microcosmi di Claudio Magris (pp. 79-97), ha individuato alcuni temi a suo avviso «principali che l’opera apre – il viaggio, l’identità, il tempo, la memoria, all’insegna della funzione costruttrice della Parola» (p. 79). Mediante l’analisi di questi temi, l’autrice sottolinea «l’importanza del rapporto forma/contenuto nel libro, a partire dalla definizione problematica di Microcosmi come forma» (Ibidem).

Karol Karp, nel contributo Il viaggio in Albania. Il tuo nome è una promessa di Anilda Ibrahimi (pp. 99-111), analizza il tema del viaggio in questo romanzo, apparso nel 2017, di Anilda Ibrahimi, scrittrice migrante d’espressione italiana, nata a Valona nel 1972, che da anni vive in Italia. Si tratta di un romanzo diviso in tre parti, in cui ogni parte è dedicata a un viaggio diverso. «I protagonisti si spostano dall’Occidente in Albania per raggiungere mete come Tirana, Kavajë e Valona. La disamina indaga diversi aspetti del viaggio, si concentra sulle motivazioni dei viaggiatori, sulla loro condizione, sull’immagine della nuova realtà, nonché sullo stesso atto del viaggiare» (p. 99).

Estremamente interessanti sono anche le due segnalazioni. Dalla prima, molto dettagliata, di otto pagine realizzata da Marija Mitrović sul volume di Giuseppe Antonelli, Matteo Motolese e Lorenzo Tomasin (a cura di) (2018), Storia dell’italiano scritto IV. Grammatiche (pp. 115-122), citiamo il primo paragrafo: «Dopo i tre volumi dedicati, rispettivamente, alla poesia, alla prosa letteraria e all’italiano dell’uso, esce, nel febbraio del 2018, il quarto volume della Storia dell’italiano scritto, a cura di Giuseppe Antonelli, Matteo Motolese e Lorenzo Tomasin, dedicato alle grammatiche di lingua italiana. Il volume conta 527 pagine ed è diviso in 12 capitoli elaborati da riconosciuti esperti del campo. Come sottolineato nella premessa, il quarto volume si pone l’obiettivo di esplorare il filone principale della riflessione metalinguistica ovvero la produzione di grammatiche» (p. 115).
Passiamo quindi, in conclusione, alla seconda segnalazione, altrettanto dettagliata, che occupa sette pagine, realizzata da Dragana Radojević sul volume di Alvise Andreose (2017), Nuove grammatiche dell’italiano. Le prospettive della linguistica contemporanea (pp. 123-129): «Il libro Nuove grammatiche dell’italiano. Le prospettive della linguistica contemporanea, la cui prima edizione risale al marzo del 2017, si presenta come un ampliamento ed approfondimento del capitolo dedicato a Strutturalismo e grammatica generativa, inserito nella Storia dell’italiano scritto (Vol. IV: Grammatiche), diretta da Antonelli, Motolese e Tomasin. Attraverso un’analisi comparata delle grammatiche di maggior peso fondate sui principi della linguistica contemporanea, l’A[ndreose] illustra in maniera chiara ed esauriente i progressi compiuti dalle indagini più recenti sulle strutture della lingua italiana. Il volume è suddiviso in dodici capitoli» (p. 123).



Elena Pîrvu
(gennaio 2019, anno IX)