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 |  | Il Convegno Internazionale di Italianistica di Craiova è arrivato alla IX edizione
 
  Dedicato ai 70 anni dalla fondazione dell’Università di Craiova e ai 25  della Società Dante Alighieri di Craiova, l’ormai rinomato Convegno  Internazionale di Italianistica di Craiova ha svolto di recente, ossia il 15 e  16 settembre 2017, la sua IX edizione, nelle aule dello stesso ateneo. Il  convegno, patrocinato dall’Ambasciata d’Italia in Romania, dall’Istituto  Italiano di Cultura di Bucarest e dalla Società Dante Alighieri, è organizzato dalla  Facoltà di Lettere, Dipartimento di lingue romanze e classiche – sezione di  lingua e letteratura italiana dell’Università di Craiova in collaborazione con  il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università per Stranieri di  Perugia. Dopo l’elenco di tali prestigiose istituzioni che si impegnano da anni  in questo progetto o che lo appoggiano e incoraggiano, bisogna ricordare che  dietro ogni progetto ci sono delle persone e che dalla loro prospettiva  scientifica e capacità organizzativa, dal loro entusiasmo e dalla loro caparbietà  dipende la riuscita o meno dell’impresa. Il fatto che da nove anni, senza  interruzione, all’Università di Craiova si organizzi il solo grande convegno  internazionale di italianistica della Romania – senza nulla togliere all’importanza  e al prestigio dei convegni dedicati genericamente a tutta l’area degli studi  romanzi (come quello di Timişoara o quello prossimo di Cluj) o di quelli circoscritti  a campi di ricerca specifici (come la linguistica, gli studi medievali ecc.,  organizzati a Bucarest) – è merito di una persona di straordinaria capacità e  volontà organizzativa, di grande apertura a ogni tipo di collaborazione  universitaria, di ottimi contatti nell’area dell’italianistica internazionale  e, non ultimo, di una grande e naturale cordialità che incoraggia tutti a  superare le gerarchie accademiche e a sentirsi pari nell’interesse comune per  gli studi di italianistica: Elena Pîrvu, ordinaria di lingua italiana presso l’Università  di Craiova, aiutata dal suo ristretto ma affiatato e estremamente efficiente gruppo  di colleghi. Quest’articolo intende essere sì una breve presentazione di questa  recentissima edizione del Convegno, ma anche un elogio e un ringraziamento a  questo piccolo gruppo, cui l’italianistica romena deve assai. 
 Il Convegno di Craiova si avvale da sempre di  un Comitato scientifico di insigni docenti di molte università europee ed è da  sempre un convegno tematico. Ora, i convegni tematici, se da una parte  presentano il rischio di limitare la partecipazione, dall’altra offrono alcuni  importanti vantaggi: dal punto di vista dei lavori, quello di un dialogo  proficuo fra specialisti con interessi convergenti; dal punto di vista dei  partecipanti, quello di un approccio diverso alle proprie indagini precedenti;  dal punto di vista dei risultati, quello di un volume di atti tematicamente  coerente, dunque ulteriormente consultabile non solo per il valore dei singoli  interventi, ma anche nel suo insieme, in qualsiasi contesto che rimanda a tale  tematica. E comincerei proprio con i volumi degli atti delle varie edizioni del  Convegno: curati dalla stessa prof.ssa Pîrvu, ritmicamente editati e  caratterizzati sin dall’inizio da rigore filologico e da eleganti vesti  tipografiche, i volumi delle ultime edizioni, grazie anche alla collaborazione sempre  più stretta con l’Università per Stranieri di Perugia, vengono pubblicati presso  Franco Cesati Editore di Firenze, casa editrice di grande prestigio e  specializzata anche in pubblicazioni accademiche. Voglio dire che gli ultimi  volumi di atti dei convegni di Craiova sono splendidi esempi di accuratezza  redazionale e di ottime condizioni tipografiche. Il più recente, uscito pochi  mesi fa e presentato dalla curatrice nell’ambito del Convegno, raccoglie in 858  pagine i 71 interventi della VII edizione del Convegno del 2015, dedicati al  tema del presente e del futuro della lingua e letteratura italiana.
 
 Il tema di quest’anno, suggerito  – come ci ha rivelato la prof.ssa  Pîrvu  – da un membro del Comitato scientifico, il grande linguista e storico della  letteratura Francesco Bruni dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, è stato «Dal  libro a stampa a internet: metamorfosi della ricerca linguistica e letteraria  italiana». Il tema deve aver destato all’inizio una certa perplessità con lo  spostarsi verso i margini strumentali attuali del nostro lavoro di ricerca e  forse ha scoraggiato alcuni ipotetici interessati – e dico questo perché la  partecipazione è stata leggermente meno numerosa del solito. In compenso mai  come in questa edizione ho avuto la sensazione della giusta aderenza al tema  tanto delle relazioni quanto dei dibattiti. Alcune parole sui partecipanti: in  maggioranza italiani e romeni di varie università dei due Paesi, ma anche studiosi  venuti dalla Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Spagna; fra di essi  ricercatori ben affermati ma anche giovani alle prime armi; e di tutte le età,  ma con una prevalenza dei giovani, o forse questa è stata l’impressione destata  dalla vivacità degli incontri, dall’allegria conviviale, dalla generale  apertura verso il mondo delle nuove tecnologie, dalla parità di trattamento.
 
 Come al solito, il convegno ha  avuto due sessioni plenarie, dove invitati di prestigio hanno parlato  dell’evoluzione della ricerca linguistica agli albori dell’informatica  (Francesca Malagnini dell’Università di Perugia, Anna Rinaldin dell’Università  di Venezia), delle trasformazioni editoriali nell’era dell’e-book (Armando  Rotondi dell’Istitute of the Arts di Barcellona) oppure del senso dei  cambiamenti portati nella lingua italiana dai social (Immacolata Tempesta dell’Università del Salento).  Quest’ultimo tema, cioè le trasformazioni linguistiche ma pure mentali e  antropologiche prodotte dai nuovi mezzi di comunicazione, già verificabili  nella lingua sia scritta che orale delle nuove generazioni, e le sfide che esse  rappresentano per la scuola e per l’insegnamento in generale, sono stati gli  argomenti più insistentemente dibattuti e controversi anche nella sezione di  linguistica e didattica, argomenti conclusi con non pochi interrogativi.  L’altra sezione, di letteratura, ha coagulato i dibattiti soprattutto intorno  agli albori della nuova era informatica desunti da testi – specie di Calvino e  di Eco – che decenni fa prospettavano già le potenzialità dell’ipertesto di oggi.  Però oltre a questi gruppi tematici in cui ho cercato di riassumere il grosso  delle due sezioni, meritano ricordati alcuni interventi puntuali: o per  l’audacia delle proposte, o per l’originalità nel modo in cui il tema del  convegno è stato ribaltato verso altri campi e altre urgenze, o per  l’eccezionale utilità delle informazioni sui nuovi tesori in rete. Nella prima  categoria nominerei la relazione del giovane ricercatore di Bucarest Matei  Stoenescu con la sua interessante proposta di virtualizzazione a partire dal  confronto di un testo calviniano con uno borgesiano; nella seconda, gli inaspettati  risvolti politici del nuovo linguaggio della rete, analizzati da alcuni giovani  studiosi fra cui Eugenio Salvatore di Siena o Ida Valicenti della Sapienza; della  terza menzionerei la relazione di Paola Nigro dell’Università di Salerno, con  la sua incoraggiante presentazione delle immense prospettive informazionali  offerte dalla digitalizzazione delle biblioteche.
 
 Come ormai d’uso, a metà della  seconda giornata, alcuni dei partecipanti hanno avuto la possibilità di  presentare un loro volume recente. Questa cosa può essere una grande  opportunità offerta all’autore di descrivere il concetto e il processo di  elaborazione di una sua ricerca a colleghi intenditori. Non sempre questa  opportunità è sfruttata dall’autore in modo da destare curiosità e interesse.  Questa edizione è stata eccezionale anche da questo punto di vista: abbiamo  fatto conoscenza, oltre che con l’ultimo volume degli atti, già ricordato, con  quattro processi creativi, quattro ineccepibili approcci filologici, insomma  con quattro libri di valore, che ci hanno proposto nuovi orizzonti culturali e  che abbiamo avuto la gioia di tenere in mano e sfogliare. E non posso fare a  meno di ricordarne almeno uno: l’incitante studio di Francesca Malagnini, Il Lazzaretto nuovo di Venezia. Le scritture  parietali (Firenze, Franco Cesati editore, 2017): appassionata avventura  archeologica dentro le vite degli appestati, le loro storie e le loro  provenienze, corredata da una preziosa illustrazione fotografica.
 A modo di conclusione direi  che, se si aggiunge alla soddisfazione e agli stimoli còlti in questa  recentissima esperienza italianistica l’eleganza grafica e coloristica dei  materiali offerti ai partecipanti – e magari anche il rombo assordante delle  automobili tuning del primo rally di Craiova che a un certo momento pigmentò i  nostri discorsi – ce la siamo goduta in tutti i modi.
 
 
 
 
      
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 Smaranda Bratu Elian(ottobre 2017, anno VII)
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