Mostra retrospettiva Jacques Hérold. Uno dei più importanti surrealisti torna in Romania

La mostra-evento Restitutio 111 - Jacques Hérold porta all'attenzione del pubblico l'opera di uno dei più importanti surrealisti, di origine romena e naturalizzate francese. Fino al 20 novembre 2021 è aperta presso la Biblioteca «George Baritiu» di Brasov, nell’ambito dell’edizione di quest’anno della «Biennale Blu», la mostra di illustrazioni per libri e incisioni di Jacques Hérold che presenta per la prima volta un'importante serie di opere della collezione personale della signora Cristina Simion, curatrice d’arte e fondatrice della Tiny Griffon Gallery di Norimberga, in Germania.

Jacques Hérold, al secolo Herold Blumer, nacque il 10 ottobre 1910 in una famiglia ebrea di Piatra Neamț, in Romania. Trascorse gran parte della sua infanzia nella città portuale di Galați, dove suo padre produceva e vendeva caramelle. Fra il 1925 ed il 1927 studiò alla Scuola di Belle Arti di Bucarest, contro la volontà paterna, ma dopo soli due anni abbandonò gli studi e cominciò a lavorare presso uno studio di architettura. Nello stesso anno collaborò con alcune riviste surrealiste romene, tra cui «75 HP» e «Unu».

Nel 1930 si trasferì a Parigi grazie a una «falsa carta d'identità» e cambiò il suo nome in Jacques Hérold. Si ambientò nella capitale francese, dove divenne assistente e intimo amico di Constantin Brâncuși. Fece inoltre conoscenza col pittore surrealista Yves Tanguy, grazie al quale venne ammesso al gruppo di André Breton, contribuendovi con dipinti che vennero tenuti in grande considerazione da Raoul Ubac e dallo stesso Breton.
La storia del gruppo si intrecciò a quella della città di Marsiglia nel 1940, quando nell’isolamento della villa di Air Bell, proprietà di Breton, in attesa dei documenti per partire per gli Stati Uniti, i surrealisti riempiono un intero quaderno di disegni, collage collettivi e cadavres exquis realizzati a partire dal 1925. Hérold raccontava come spesso, incontrando Breton dopo cena nei caffè, i due disegnassero ogni volta in modo diverso: con la mano sinistra o con gli occhi chiusi, seguendo un tema o utilizzando lo stesso foglio, suddiviso in fasce e fatto passare di mano in mano, coprendo la parte disegnata dal precedente. Dal ritiro marsigliese del gruppo nasce anche il cosiddetto «gioco di carte di Marsiglia» proposto dal poeta Breton, che consisteva nel ridisegnare le 54 carte da gioco sostituendo ai semi, simboli di una tradizione vecchia e immobile, i personaggi più amati dal gruppo, da Baudelaire a Freud e a Lautréamont. Jacques Hérold è autore della carta con Lamiel, eroina di Stendhal, e di una con il marchese De Sade, personaggio controverso, molto amato dal pittore romeno. In entrambe il fuoco e le fiamme, e quindi il colore rosso, creano un gioco di rimandi e se Lamiel è ridotta a mantide religiosa, una sola chiave apre le tre porte della mente di un De Sade «fiammeggiante».

Dopo il drammatico periodo della Seconda guerra mondiale, Jacques Hérold riuscì a organizzare la sua prima mostra personale nel 1947. A partire dalla grande Exposition Internationale du Surréalisme del 1938 a Parigi, fu attivamente presente nelle mostre dei surrealisti in tutto il mondo. Dopo il 1951, separatosi dal gruppo di Breton, il suo stile divenne sempre più astratto e in seguito sarebbe stato associato all’astrazione lirica e al tachismo. Nel 1958 pubblicò il testo Maltraité de peinture e ricevette il premio dalla Copley Foundation. Nel 1959 organizzò una mostra alla Tate Gallery di Londra e nel 1972 una mostra personale all’Abbaye de Royaumont. Morì l’11 gennaio 1987 a Parigi.

In Italia, Jacques Hérold ebbe la sua prima mostra personale nel 1974, a Milano, presso la storica Galleria d’arte Annunciata e nel 1986, un anno prima della sua dipartita, espose alcune opere alla Biennale di Venezia.  Nel 2018, la stessa galleria Annunciata di Milano gli ha dedicato la mostra retrospettiva Jacques Hérold. Le impronte dei sogni, con una trentina di opere del pittore dipinte negli anni ’60-’70, in cui Hérold riduce «l’inaccessibile» allo stato di scorticato o a quello di cristallo, approdando così alla perfezione obbiettiva e a ciò che rimane dopo che il velo che anestetizza gli oggetti è strappato, come scriveva Boris Rybak nel 1944.





Hérold ha dipinto anche copertine artistiche e illustrazioni per oltre ottanta libri, con vivo apprezzamento da parte di Gherasim Luca, Tristan Tzara, Francis Ponge, Julien Gracq, Marquis de Sade, Michel Butore, Alain Bosquet, Gellu Naum, Ilarie Voronca, Claude Sernet ecc.
Come nel caso di altri artisti romeni del movimento surrealista tra le due guerre, affermatisi in Occidente – Victor Brauner o Marcel Iancu –, la quota di Jacques Hérold sull'attuale mercato dell'arte internazionale è molto alta. Tuttavia, la sua opera continua ancor oggi a essere meno conosciuta nel suo paese d'origine. La mostra di Brașov offre quindi un’eccellente occasione per ammirarla. Come ci dice la curatrice Cristina Simion, i pezzi più preziosi della sua collezione esposti al pubblico si dividono in due categorie: da una parte, le opere degli anni ’40-’50, del periodo «cristallino» di Hérold e, dall'altra parte, quelle appartenenti alla «deframmentazione di ispirazione vegetale» degli anni ’60-’80, queste ultime sono preziose non solo per l’approccio artistico, ma anche per le tecniche e le tipologie di carta rara utilizzate.
Cahiers d'Art, con la prefazione di André Breton, pubblicata nel 1947, nonché la lettera inedita del Marchese de Sade, pubblicata nella collana Drosera, nel 1950, con il titolo La Vanille et la Manille, come gli altri volumi pubblicati nel primo decennio del dopoguerra, tra cui Le soleil placé en abîme, sono una preziosa testimonianza del periodo «cristallino» della vita di Hérold. Il famoso album L'Archangelique (Georges Bataille / Jacques Hérold), di straordinaria qualità grafica, pubblicato nel 1967 presso il Nouveau Cercle Parisien du Livre, stupisce per la finezza d’esecuzione – come nel caso degli album DiAmants, Des siècles de folie dans les calèches étroites e della mappa grafica Traces, pubblicata da Opus International nel 1980. «Per me – confessa Cristina Simion – i pezzi più interessanti sono le tre poesie-manifesto stampate nel 1965, ma entrate nella storia nel 1968, quando Hérold le appiccicò sui muri del Quartiere Latino in segno di protesta, anticipando i movimenti studenteschi del giorno successivo. Uno di questi, Le général et le particulier, è una poesia scritta da Gherasim Luca e illustrata da Hérold e ha, per me, un enorme valore simbolico e affettivo». L’insieme delle creazioni artistiche esposte a Brașov rappresenta una vera e propria restituito dell’opera di Jacques Hérold a 111 anni dalla sua nascita.



Opere grafiche a firma di Jacques Hérold






















Photo credit: Decebal Țăroi


A cura di Afrodita Cionchin

(n. 11, novembre 2021, anno XI)