«Le macchine di Leonardo Da Vinci»: mostra interattiva a Bucarest

Le macchine e in genere le invenzioni tecniche di Leonardo affascinano da parecchi secoli scienziati, ingegneri, storici dell’arte e curiosi di ognidove. I preziosi manoscritti leonardeschi contengono numerosi disegni e abbozzi accompagnati da descrizioni dettagliate riguardati la forma, i materiali, l’assemblaggio e il funzionamento di ogni singola macchina.

Dal 18 maggio al 25 settembre è in corso a Bucarest – a Palazzo Şuţu, gioiello dell’architettura storica romena, attualmente Museo di storia della città di Bucarest – una mostra dedicata alle macchine di Leonardo, terzo evento del genere in Romania, dopo quelli analoghi di Timişoara del 2011 e di Iaşi quest’anno. Non si tratta di una delle numerose mostre del genere italiane, ma è il piccolo patrimonio pervenuto in Bucarest grazie alla collaborazione del museo con la Società polacca Araneus. Collocata in tre stanze dell’elegante palazzo, la mostra contiene un numero modico di riproduzioni in legno di alcuni progetti di Leonardo, la maggior parte funzionali, invitando perciò il visitatore a manovrarle e a verificarne la funzionalità. Le macchine sono inquadrate sulle pareti da belle riproduzioni di alcune famose pitture o disegni del maestro. Oltre l’interesse destato dagli oggetti esposti e dall’ambiente adatto e accogliente, la mostra ha anche il merito di accompagnare ogni macchina con spiegazioni chiare in romeno e in inglese.

Dobbiamo ricordare che Leonardo non è ancora lo scienziato moderno (quello che apparirà con Galileo) che deriva le proprie invenzioni da principi fisici ben determinati, ma ne è tuttavia il precorritore più vicino e più completo. L’evoluzione, durante la vita, del pensiero e delle ricerche di Leonardo può essere vista come la forma incompleta del metodo che, da Galileo in poi, governerà il sapere scientifico: essa è cominciata con l’instancabile curiosità di osservare, senza pregiudizi e rifiutando ogni autorità, la natura e poi di derivarne una prima serie di macchine, invenzioni piuttosto puntuali e dettate dall’utilità, così come aveva visto fare durante il suo apprendistato: dunque, in un primo periodo, lui, come tutti gli ingegneri dell’epoca e come tutti gli inventori empirici di tutte le epoche, cortocircuita le tappe della ricerca scientifica, cioè passa dall’osservazione dei fenomeni direttamente alla loro riproduzione artificiale, tappa che nella scienza galileiana corrisponderebbe piuttosto alla verifica sperimentale. La tappa omessa è proprio quella che fa da ponte tra le altre due, che assicura la loro durevolezza e che è lo stesso nocciolo del sapere scientifico: quella che dalle osservazioni induce le leggi di natura che governano i rispettivi fenomeni. Leonardo intuisce questa mancanza e, nel suo periodo milanese, a cavallo del 1500, si dedica allo studio dei testi teorici classici allora conosciuti e soprattutto alla geometria. In seguito i suoi tentativi tecnici registrano una vera svolta verso la ricerca, verso l’espressione di principi meccanici generali: idraulici nella progettazione delle conche, dinamici, dei correnti dell’aria, nella progettazione delle macchine per volare ecc. In età matura le realizzazioni tecniche isolate fanno spazio a delle ricerche più vaste ed ambiziose che mirano proprio a scoprire e a esprimere principi fisici generali. I suoi sforzi non conoscono però il successo desiderato, perché a Leonardo manca la perizia matematica di Galileo, la sua forza di astrazione e forse anche la pazienza di dedicarsi a un unico oggettivo. Tuttavia l’ampiezza della ricerca è impressionante – prova la quantità, sebbene incompleta, dei suoi manoscritti sparpagliati per il mondo; l’intelligenza e la minuzia delle spiegazioni che accompagnano i suoi disegni sono stupende; e l’uso del disegno come strumento di comprensione e di progettazione (di macchine o del corpo umano) è geniale e costituisce per se stesso un’invenzione con ripercussioni enormi e forse non sufficientemente sottolineate. 

I campi in cui Leonardo ha dimostrato la sua inventiva sono innumerevoli, i primi più connessi a necessità concrete del tempo, poi sempre più legati ai suoi sogni ossessivi, il volo, la sommersione, la comprensione del corpo umano. Molti meccanismi che oggi rendono la nostra vita e il nostro lavoro più comodi sono stati intuiti e in gran parte calcolati e progettati da Leonardo. A causa di questa formidabile anticipazione di macchine che sarebbero state realizzate e generalizzate molto più tardi, dopo la rivoluzione industriale, e grazie all’eccezionale precisione dei disegni e delle spiegazioni del maestro, da più di un secolo assistiamo alla curiosità e alla gioia di tanti specialisti o dilettanti di praticare ciò che Leonardo ha trasmesso piuttosto tramite il disegno. Così si è venuto a creare un vero patrimonio di macchine, trasposizioni fedeli dei disegni leonardeschi, patrimonio custodito in numerose mostre dedicate a Leonardo, alcune permanenti, altre temporanee e itineranti. 

La mostra in corso a Bucarest presenta purtroppo due aspetti carenti: quelli legati al tempo e alla pubblicità. Sappiamo bene che tali macchine destano l’entusiasmo dei giovani e soprattutto dei ragazzi, che ne sono meravigliati e che amano manovrarle, ma la mostra di Bucarest è stata programmata durante le vacanze estive delle scuole e delle università. Oltre al fatto di mancare in tal modo il suo target più appropriato, la scarsa pubblicità (un poster sul cancello e un annuncio fra tanti altri sul sito del museo e nella lista degli eventi della Giornata Internazionale dei musei) non compensa la sbagliata programmazione dell’evento. Così non c’è da stupirsi che, nella mia visita, io ero sola a festeggiare la presenza bucarestina delle invenzioni di questo genio del Rinascimento.



   

   


Smaranda Bratu Elian
(settembre 2017, anno VII)

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