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La forza del colore, una mostra dedicata all’opera di Roberto Capucci
Dal 17 maggio 2025 al 2 novembre 2025 a Stra (Ve), al Museo Nazionale Villa Pisani, si svolge la mostra La forza del colore dedicata all’opera di Roberto Capucci. La mostra è accolta nelle sale della più grande villa veneta, Villa Pisani, detta, anche per questo motivo, la Nazionale. La mostra è stata curata da Enrico e Paolo Alvise Minio della Fondazione Capucci e da Francesco Trentini ed è stata promossa dalla Direzione regionale Musei Nazionali Veneto – Museo Nazionale di Villa Pisani in collaborazione con Suazes e la FondazioneRobertoCapucci.
Parto dall’inizio con una «dichiarazione di fede» artistica e mi prendo la responsabilità di sdoganare alcuni pregiudizi nel pensare all’arte della sartoria e della moda come a una «bellezza» secondaria rispetto all’Arte con l’«A» maiuscola. Mi sono proposta di scrivere su questa mostra dedicata a uno stilista proprio per ribadire e «inaugurare» una nuova tipologia di cronaca d’arte dedicata al pubblico romeno, pubblico che non è ancora molto abituato a mettere sullo stesso piano la Moda con l’Arte e di considerare lo stilista come un abile sarto artigiano (che non toglie nulla il suo valore, anzi, molti stilisti si vantano del titolo di sarto), ma di far fatica a vedere la sua opera come una vera Opera artistica. In Italia è stato sdoganato da tempo un simile pensiero e Roberto Capucci è sempre stato descritto come lo scultore della moda e questo non è stato un effimero epiteto, ma una verità consolidata nella definizione della sua opera.
Proprio in questi giorni l’Italia è in lutto per la morte di uno dei più grandi stilisti italiani nonché importantissimo uomo d’affari – Giorgio Armani, l’emblema della «Milano da bere» come si dice con un’espressione che connota la città lombarda come una delle capitali della bella vita e implicitamente della moda. Giorgio Armani è ricordato come il milanese per eccellenza anche se è stato una persona umile, venuta dalla provincia piacentina, un vero self-made man d’altri tempi.
La mostra La forza del colore. Roberto Capucci a Villa Pisani è, ancor di più anche nell’ottica di questi tempi, un evento straordinario che viene a omaggiare la carriera di Roberto Capucci. Roberto Capucci è uno dei più celebri stilisti italiani, un artista, uno scultore del plissé che ha creato abiti con la forma del corpo disegnata «nel negativo», nell’involucro del contenuto di queste sculture in seta, in jacquard, in casentino di lana, in taffetà di seta, in charmeuse di seta, in raso e in marsina di seta, in lamé, tutte parole di un dizionario ancora non implementato della moda e che ha profondamente influenzato la sua evoluzione. La mostra comprende venti abiti e una settantina fra disegni, schizzi e fotografie d’epoca abbinate alle sale interne d’inizio Ottocento di Villa Pisani trasformando l’intero percorso espositivo in un’esperienza unica. Abiti barocchi nelle sale affrescate dai grandi pittori del tempo, primo tra tutti Gianbattista Tiepolo e la sua magnifica gloria della famiglia Pisani nella Sala da Ballo, abiti che sembrano prendere vita, tridimensionali, come dei corpi che si stanno staccando dai muri affrescati, dalle tappezzerie originali delle sale che ospitano la mostra, abiti a forma di eleganti fantasmi del tempo passato nelle regge della Serenissima Repubblica Veneta.
L’elemento che in primis caratterizzano le creazioni di Roberto Capucci è il colore. Tanto è vero che le tre sale del pianterreno sono scandite in tre sezioni raggruppate per colore: verde, blu e rosso.
Anche la presentazione della mostra si focalizza proprio su questi aspetti:
«Le opere di Capucci, che vanno oltre la concezione tradizionale di abito, sono vere e proprie sculture indossabili. Ogni sua creazione è concepita come un’opera d’arte tridimensionale, con linee, volumi e strutture complessi che si impongono quali vere e proprie “sculture viventi” o “sculture in movimento”. Questi capolavori non solo raccontano la maestria e l’ingegno di Capucci, ma diventano anche veicolo di emozioni (...) La mostra rappresenta quindi una duplice opportunità. Da un lato, offre la possibilità di immergersi nell’universo creativo di Roberto Capucci, uno dei pionieri della moda contemporanea, che ha saputo trasformare l’abito da semplice vestito a vera e propria opera d’arte. Dall’altro lato, rappresenta un invito a scoprire e apprezzare la bellezza storica di Villa Pisani sotto nuove prospettive. Attraverso questa esposizione, gli ambienti della Villa vengono in un certo senso riplasmati dalle sculture di Capucci, vere generatrici di spazio e di dinamismo cromatico capaci di fondersi armoniosamente con le decorazioni e le architetture della Pisani. Ogni abito diventa una struttura che si innalza, si espande, si modella, proprio come un edificio che cresce nello spazio, interagendo con le sue linee, la sua luce e i suoi volumi. La presenza degli abiti nelle sale storiche suggerisce una visione di fusione tra il movimento e la staticità, tra il dinamismo della moda e la solidità dell’architettura. In questo scenario, l’interazione tra capolavori sartoriali e spazi storici apre una riflessione sulla natura della bellezza e sulla sua evoluzione. L’arte di Capucci, che gioca con forme scultoree e geometrie audaci, si fa ponte tra passato e presente, dimostrando che la moda non è solo tendenza, ma una fondamentale forma di espressione artistica e culturale».
Il percorso della mostra si apre con i disegni e l’abbinamento dei colori e dei tessuti, per passare subito al concreto, all’abito da nozze di Capucci ispirato ai colori del Tiepolo (Tiepolo, abito da sposa in vari toni di taffetà di seta, Schauspielhaus, Berlino, 1992). Per dare «veridicità» alla mise en scène, la sposa è attorniata dalla sua corte – quattro abiti che seguono i colori del grande Salone da Ballo, piazzati sotto lo straordinario cielo affrescato di uno dei maggiori capolavori dell’Apoteosi della famiglia (Abito scultura in raso di seta con intarsi in lamé sul corpino e sulle volute sui fianchi, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, 1989; Completo da sera due pezzi, pantaloni in raso di seta e marsina in raso di seta ricamata, Palazzo Venezia, Roma, 1987; Colonna Romana, abito scultura in charmeuse di seta plissettato con motivi in lamé intagliati a foglia sul corpino, Galleria nazionale d’Arte Moderna, Roma, 1989 e l’ultimo Ricciolo Barocco, abito scultura in taffetà di seta e lamé oro e argento intarsiati con volute a ricciolo sui fianchi, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, 1989.
Si scendono le scale del piano nobile e si arriva nel cortile interno della villa dove si organizzano concerti serali attualmente come una volta, e da lì si va verso l’uscita nel giardino. Una foto raffigura il Maestro che si nasconde e ci spia dalle pieghe d’un drappo di seta color viola, colore simbolico per la Chiesa, colore dei cardinali nel tempo del digiuno adoperato con maestria da Caravaggio dal quale Roberto Capucci prende spunto. Il colore viola è quello liturgico utilizzato nella Quaresima e nell'Avvento nella Chiesa cattolica, simboleggiando penitenza, riflessione e attesa verso la Pasqua. Questo colore è legato alla sofferenza di Cristo, come riportato nei Vangeli in cui viene vestito con un mantello di porpora dopo essere stato flagellato. La sua associazione con il mistero e la spiritualità, derivante dalla mescolanza di rosso (umano) e blu (divino) e lo rende un colore appropriato per preparare i fedeli alla resurrezione di Cristo. Il linguaggio iconico dei colori è un sapere imparato e trasformato dal Maestro della Moda e mai dimenticando le sue valenze teologiche iniziali.
Sulla sinistra c’è l’infilata di tre stanze. La prima è dedicata al Verde: «Sui prati verdi nascono mille fiori diversi, spesso di tinte molto diverse tra loro, eppure nessuno osa mai dire che non stanno bene insieme, bisogna avere coraggio con i colori» si legge sul cartello didascalico della stanza. Il verde non è solo un colore, ma pure uno sfondo alle mille nuances di sfumature dai colori diversi come i fiori che tappezzano i prati delle Alpi e degli Appennini, dal Nord del Trentino fino ai bei prati benedettini e santi di Norcia e della Verde Umbria, il verde è la vita e la clorofilla che la produce.
Segue il Blu: «Mentre disegnavo i primi abbozzi – si confessa Roberto Capucci – pensavo al mare e al cielo, al trascolorare del blu fino al bianco attraverso la luce che si rifrange sull’acqua. Al mutare del colore delle onde a seconda dei venti. All’incupirsi del colore dell’acqua mano a mano che si punta lo sguardo all’orizzonte». Il blu e il manto celeste della Madonna nel Rinascimento così amato da Roberto Capucci.
La terza e l’ultima stanza è dedicata al rosso del fuoco, della passione e degli abiti come Mahasar aswati, scultura in casentino di lana plissettato a nido d’ape di Palazzo Corsini, Firenze, 2008. Il copricapo che accompagna quest’abito è un turbante semplice di modista coperto con farfalle svolazzanti sul colore predominante del rosso. Sapendo il livello culturale alto di Roberto Capucci non possiamo non sospettare che anche in queste farfalle si nasconda un significato più profondo e nascosto, quello della parola greca originaria della farfalla – la psiché. «Psiché» si riferisce alla psiche, il termine greco per l’anima o la mente per indicare l’insieme delle funzioni emotive, affettive e relazionali di un individuo che vanno oltre la sua dimensione corporea. Il termine ha anche origine nel greco antico, dove indicava il respiro vitale, e si ritrova nel mito greco di Psiche, la bellissima mortale che sposò il dio Eros (Cupido) e divenne immortale. Un altro veneto illustre, Antonio Canova, aveva anche lui alluso a questo significato nella sua opera Amore e Psiche. Amore e Psiche sono i due protagonisti di una nota storia narrata da Apuleio all’interno della sua opera Le metamorfosi, anche se viene fatta risalire a una tradizione orale antecedente. Nella vicenda narrata da Apuleio, Psiche, mortale dalla bellezza eguale a Venere, diventa sposa di Amore-Cupido, senza, tuttavia, sapere chi sia il marito, che le si presenta solo nell’oscurità della notte. Scoperta, su istigazione delle invidiose sorelle, la sua identità, è costretta, prima di poter ricongiungersi col suo divino consorte, a effettuare una serie di prove, al termine delle quali otterrà l’immortalità.
E per finire in bellezza ecco le Nove Gonne, abito da sera in taffetà di seta con cerchi concentrici applicati in vita, Sala Bianca di Palazzo Pitti, Firenze, 1956 è un esempio edificante della mia teoria iniziale che in Italia i musei importantissimi come il Museo Pitti a Firenze, dove tra l’altro si svolge anche l’annuale sfilata maschile di Pitti Uomo, o il Museo d’Arte Modernadi Roma hanno nel loro allestimento le sale dedicate alla moda e agli stilisti. Da New York invece arriva Fuoco, abito scultura, corpino in sauvage di seta e gonna in taffetà plissé in vari toni di rosso, National Guard Armony, 1985. La scelta dei colori e degli elementi che li caratterizzano – acqua, fuoco, terra – ci ricorda l’inizio della lingua e della letteratura italiana stessa contenuta in una preghiera del Santo patrono d’Italia, San Francesco, Il cantico delle creature (Canticum o Laudes Creaturarum), noto anche come il Cantico di Frate Sole, il cantico di San Francesco d'Assisi composto intorno al 1224.
«Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimu, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.
Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui; et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione.
Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle: in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
Laudato si', mi' Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli che 'l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali.
Beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male.
Laudate et benedicete mi' Signore et ringratiate et serviateli cum grande humilitate.»
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«Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono le lodi, la gloria, l'onore e ogni benedizione.
A te solo, o Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di menzionarti.
Lodato sii, mio Signore, insieme a tutte le creature, specialmente per il signor fratello sole, il quale è la luce del giorno e tu tramite lui ci illumini: è bello e raggiante con grande splendore e di te, Altissimo, porta il segno.
Lodato sii, o mio Signore, per sorella luna e le stelle: in cielo le hai create, chiare preziose e belle.
Lodato sii, mio Signore, per fratello vento, e per l'aria e per il cielo; per quello nuvoloso e per quello sereno, per ogni stagione tramite la quale alle creature dai sostentamento.
Lodato sii, mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile, preziosa e pura.
Lodato sii, mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte. Egli è bello, giocondo, robusto e forte.
Lodato sii, mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci sostiene e ci governa: produce diversi frutti, con fiori variopinti ed erba.
Lodato sii, mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore, e sopportano dolori e malattie.
Beati quelli che li sopporteranno serenamente, perché da te, Altissimo, avran corona.
Lodato sii, mio Signore, per la nostra sorella morte corporale, dalla quale nessun uomo che vive può scappare; guai a quelli che moriranno mentre sono in peccato mortale.
Beati quelli che troveranno la morte mentre rispettano le tue volontà. In questo caso la morte spirituale non farà loro alcun male.
Lodate e benedite il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltà.»
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E la festa dei colori di Roberto Capucci continua con la festa dei suoni che questi colori hanno ispirato. Villa Pisani è anche uno spazio della musica e delle arti performative nel segno di una storia voluta dai Pisani, grandi committenti di Baldassarre Galuppi; spazio che continua a sorprendere per l’eccezionale impronta acustica dei suoi ambienti. La scoperta della forza di questo potenziale ha guidato la Direzione regionale Musei nazionali Veneto e il Conservatorio di musica «C. Pollini» di Padova nella creazione del progetto Il Settembre musicale di Villa Pisani, un appuntamento annuale di concerti per scandire gli ultimi fuochi d’estate che porterà maestri affermati e giovani esecutori a misurarsi con gli spazi sonori di Villa Pisani.
In dialogo con l’esposizione temporanea La Forza del Colore. Roberto Capucci a Villa Pisani, questa prima edizione del Settembre musicale, che si è deciso di intitolare suggestivamente Colours, vuole indagare l’evento immediato e rivelativo del colore in tutte le sue potenzialità: percettiva, emozionale, esperienziale. Motore di affetti, spazio di incontro tra mondi e culture, luogo simbolico, il colore è una dimensione pervasiva e insieme fragile. Riappropriarsi della capacità di sentire il colore – anche il colore del suono attraverso la proposta musicale dei diversi ensemble del Conservatorio «C. Pollini» – è un’occasione per tornare a stupirsi di fronte alle infinite sfumature del vivere.
Concludo con la riflessione sull’Arte che mette al centro tutte le muse, dalla Pittura, alla Scultura anche nei tessuti a volte, della Chiesa e i colori della sua iconografia alla Moda, dal Barocco della Villa Pisani alla musica, barocca a sua volta, di Mozart, Haydn, Vivaldi e Galuppi, da Puccini a Bizet. Tutto è Arte e parla una lingua unica, sublime e chiara, la lingua della Bellezza che si declina nella mostra Roberto Capucci - La forza del Colore e nel suo «contorno» – il festival musicale Colours in uno spazio che non ha eguali – La Villa Nazionale Pisani di Stra (Venezia) nell’entroterra dove tutti hanno soggiornato, da Napoleone Bonaparte e il suo figlioccio Eugenio Beauharnais, al primo Re moderno degli Italiani, Vittorio Emanuele di Savoia. Noi, figli del Positivismo, siamo abituati a vedere la Bellezza in modo frammentario con sue «discipline artistiche», ma la Bellezza è unitaria e risiede in tutta la Natura e la Cultura che ci circonda e, come risulta dalla preghiera francescana, anche nella lingua che noi parliamo, Una lingua che ringrazia il Creatore per il Suo Creato, il frate sole e la suora luna, la suora acqua e il frate vento e la terra, il giardino verde dipinto con i suoi colori primordiali di verde, di blu e di rosso, di oro e di argento. Colori che nella Forza del Colore il Maestro Roberto Capucci ci insegna tramite i belli, fluidi, esili e botticelliani abiti che popolano una villa del sogno Barocco, alle porte di Padova, sul fiume Brenta, nella via verso Venezia e il suo Eterno Splendore.
Liana Corina Țucu
(n. 10, ottobre 2025 anno XV)
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