Le Serate italiane di Bucarest alla loro cinquantesima presenza sulla scena culturale romena

Insieme all’evento del 17 ottobre scorso, svolto come sempre presso la Libreria Humanitas Cișmigiu, le Serate italiane hanno festeggiato la loro cinquantesima presenza sulla scena culturale di Bucarest. Sono stati cinquanta incontri imperniati attorno ad altrettanti volumi concernenti la letteratura e la cultura italiana, nei quali si sono succeduti numerosi invitati che ci hanno onorato con la loro presenza e i loro interventi. Una cifra tonda per la quale si è profuso tanto impegno, che infonde coraggio e che porta dentro di sé la speranza per il futuro, un numero che abbiamo festeggiato, naturalmente, partendo sempre da un libro. Si tratta di Le più belle laude di Jacopone da Todi, il più recente volume apparso nella collana bilingue «Biblioteca italiana», nell’ottima traduzione della professoressa Oana Sălișteanu. Come giustamente sottolineava proprio uno degli invitati della serata, questo volume offre al pubblico romeno uno scorcio su uno dei periodi meno conosciuti della letteratura italiana, quello predantesco, che è tuttavia altrettanto ricco e rilevante per i suoi esiti letterari. Inoltre, il carattere festivo della serata è stato caratterizzato dalla presenza di numerosi e prestigiosi ospiti: Sua Eccellenza Monsignor Miguel Maury Buendía, Nunzio apostolico in Romania e nella Repubblica di Moldavia, Matteo Leonardi, professore e specialista in Jacopone da Todi, Teodor Baconschi, antropologo, teologo e scrittore, Bogdan Tătaru-Cazaban, storico delle religioni, cui si è affiancata Oana Sălișteanu, italianista e traduttrice del libro. L’incontro è stato moderato dalla professoressa Smaranda Bratu Elian, la quale è non solo l’iniziatrice di queste serate, ma anche la coordinatrice (assieme al professor Nuccio Ordine) della collana «Biblioteca italiana» che sta alla base di questi appuntamenti culturali, pubblicata dalla casa editrice Humanitas.

Il primo intervento della serata è stato quello di Monsignor Buendía, che ha descritto brevemente la vita di Jacopone da Todi, puntando sui fatti biografici più rilevanti – sulla scorta dei pochi dati disponibili – dall’episodio decisivo della morte della moglie di Jacopone e della scoperta del cilicio alla sua conversione con l’adesione agli «spirituali», l’ala radicale dei francescani. Sua Eccellenza ci ha tenuto a esprimere la gioia provata nel prendere parte al lancio di questo libro, che, per la prima volta, permette al pubblico romeno di avere accesso all’opera di uno dei più importanti mistici del Medioevo italiano. Subito dopo, è seguito l’intervento dell’antropologo e teologo Teodor Baconschi. Partendo dalla dicotomia presente all’interno del cristianesimo dal momento in cui è diventata religione ufficiale, cioè quella fra «il carisma profetico e la santa burocrazia», lo studioso ha posto Jacopone nella secolare tradizione di figure che polemizzano attorno a questa relazione e che incarnano questo conflitto. Come ogni altro mistico, Jacopone è (sor)preso dal gioco delle forze che si scatenano dal modello del sacrificio originario e, al contempo, dai canoni e dai costumi del cristianesimo come istituzione. Per il suo devastante impatto e i gesti scandalosi che compie per rovesciare le convenzioni, Baconschi avvicina Jacopone ai pazzi per Cristo.

Proseguendo sul solco tracciato dal precedente intervento, Bogdan Tătaru-Cazaban ha cercato di illustrare il posto occupato da Jacopone all’interno della cultura francescana, sottolineando la natura duale dello spazio in cui si sviluppa il misticismo dell’autore delle Laude: da un lato, lo sguardo ampio e pieno di tenerezza al cospetto della splendida creazione di Dio e, dall’altro, lo sguardo lacerato, pieno di sofferenza per il sacrificio di Cristo. È alla confluenza di queste linee che si trova e va interpretata la poesia di Jacopone, ha tenuto a precisare lo storico delle religioni, il quale ha aggiunto che il gesto di rivolta tramite il quale Jacopone si distacca da tutte le norme sociali insegue l’accesso alla liberta assoluta, quella di perdersi e, allo stesso tempo, di ritrovarsi nell’amore di Dio.

Dopo i primi tre interventi, che sono serviti a tracciare il quadro socio-culturale, ma anche religioso del XIII secolo, e a delineare un ritratto spirituale e intellettuale di Jacopone da Todi, ha preso la parola il professor Matteo Leonardi, il più importante specialista in Jacopone del momento, nonché autore della prefazione del volume. Il professor Leonardi ci ha confessato che il suo amore per l’autore delle Laude è cominciato negli anni del liceo e, come tutti gli amori nati a questa età, non si scorda mai, anzi, è maturato con il passar del tempo, attraverso gli studi universitari e la formazione come filologo. Poiché non esiste nessun manoscritto autografo di Jacopone, il professor Leonardi ci ha descritto il cammino estremamente difficile e faticoso intrapreso da più ricercatori per ricomporre la lingua originaria (il dialetto umbro) in cui sono state scritte le Laude. Quello che rende speciale Jacopone fra tanti altri autori di laude del Medioevo, rimasti pero anonimi, è proprio il fatto di essere l’unico ad avere un nome e un viso, ha sottolineato il professore italiano, affermando inoltre che la sua poesia non è di pace, ma rappresenta la voce di colui che si ribella, che porta avanti una battaglia individuale chiaramente delineata, che tenta di cogliere attraverso la parola l’ineffabile e il quasi inesprimibile. Il mistico porta con sé la sofferenza di un’esperienza scandalosa: la perfezione del potere divino che risiede al centro della miseria umana.

È stata la traduttrice del volume, la professoressa Oana Sălișteanu, la protagonista in qualche modo della serata, a tirare alla fine le somme degli interventi nel corso dell’evento, che, come sottolineato da coloro che hanno preso la parola, non sarebbe stato possibile senza la sua stupenda traduzione, grazie alla quale il pubblico romeno ha avuto il piacere di conoscere la poesia di Jacopone come anche il difficoltoso lavoro di traduzione insito in un testo del XIII secolo, quale l’adeguamento del romeno attuale a un testo antico come le Laude e le scelte operate in situazioni di questo tipo. Oana Sălișteanu ha concluso il suo intervento offrendoci un assaggio del suo lavoro leggendo tre poemi dal volume. Grazie alla presenza degli illustri ospiti, la serata ha rispecchiato in grande misura proprio lo spazio dialettico in cui si è mosso Jacopone – colto sempre fra l’esperienza spirituale e l’istituzione religiosa – e tutti e cinque gli invitati alla serata hanno sviscerato l’argomento da prospettive molto diverse fra loro, da quella del rappresentante della Chiesa Cattolica, cioè, dell’istituzione, a quella degli studiosi di religioni e di antropologia, da quella della traduttrice a quella del professore e dello specialista. Un vero invito al dialogo e alla pluralità di vedute che hanno centrato in pieno lo spirito della figura letteraria protagonista della serata.

Prima della conclusione dell’evento, Gabriela Maaz, direttrice del reparto promozione dell’editrice Humanitas, ha voluto spendere, a nome della casa editrice, alcune parole di elogio per il lavoro svolto da tutta l’équipe (presente e passata) delle Serate italiane, condividendo con il pubblico i frutti raccolti con i (quasi) quaranta volumi pubblicati fino a oggi nella collana «Biblioteca italiana». Un momento davvero carico di emozione, a dimostrazione del fatto che il lavoro, la perseveranza e la dedizione possono compiere insieme grandi progetti culturali.

.

Cristina Gogianu
(novembre 2018, anno VIII)