La decima edizione del Convegno Internazionale di Italianistica di Craiova: un bilancio

Si è conclusa di recente la decima edizione del Convegno Internazionale di Italianistica organizzato, come sempre, dalla e nell’Università di Craiova: grande partecipazione internazionale, relazioni e discussioni interessanti, convivialità, amicizia e progetti per il futuro. Un anno fa la nostra rivista ha presentato ampiamente il concetto e l’importanza di tale convegno nonché il merito degli organizzatori. Quest’anno abbiamo avuto la bella opportunità di presentarvi la nostra rivista in seduta plenaria e l’interesse dimostrato dai partecipanti ci fa sperare in una più ampia collaborazione e in un più esteso pubblico internazionale. Questa edizione giustifica, crediamo, una ricapitolazione e un bilancio. E il modo migliore è di discuterne con la coordinatrice e l’anima del progetto, la professoressa Elena Pîrvu.

Egregia Professoressa, cara Elena, inizio con ringraziarti per quello che fai per l’italianistica romena, per l’organizzazione perfetta di tanti convegni e per la cordialità che ispiri ai partecipanti. Ma cominciamo dagli esordi: come è nato il convegno coordinato da te?

Ero capocattedra di Lingue moderne (dove erano comprese le specialità italiano, tedesco, spagnolo, russo, ossia le lingue straniere che alla Facoltà di Lettere dell’Università di Craiova costituivano la seconda specializzazione). Il latino – studiato pure come seconda specializzazione, ma appartenente allora a un’altra cattedra – aveva cominciato a organizzare una serie di convegni e i colleghi dell’italiano hanno desiderato che organizzassimo pure noi un tale convegno. Li ho pregati di darmi tempo e di lasciarmi capire come si mette in piedi un simile progetto. L’impulso è scattato il 2 novembre 2009 quando l’ambasciatore d’Italia di allora, Mario Cospito, venne per la prima volta a Craiova per la nomina del titolare del viceconsolato onorifico italiano a Craiova, il dott. Marco Oletti. In quell’occasione ho comunicato a Sua Eccellenza il nostro intento e un primo disegno del progetto. Sua Eccellenza ha accolto con gioia la nostra idea e l’ha subito trasmessa al viceconsole che immediatamente ha manifestato la disponibilità ad aiutarci. Verso la fine di gennaio 2010 avevamo già il concetto del convegno ma ci mancavano il tema e il titolo. I colleghi proponevano parecchi, ma tutti attinenti alla letteratura... Io, che non insegnavo letteratura ma lingua, semantica e storia della lingua italiana, desideravo un tema che comprendesse tanto la letteratura quanto la linguistica. Il professore, mio maestro e grande linguista, Francesco Bruni dell’Università di Ca’Foscari, mi aveva proposto un titolo ma esso richiedeva una non brevissima preparazione. Nel frattempo, però, il professore di letteratura italiana Alfredo Luzi dell’Università di Macerata – che avevo rincontrato nel novembre del 2009 al Convegno Internazionale di Italianistica Fortuna labilis studia perennia di Bucarest, organizzato da te – ci propose un convegno su Giorgio Bassani, dato che nel 2010 si commemoravano dieci anni dalla scomparsa del grande scrittore ferrarese. Allora ci siamo decisi a cominciare e abbiamo fissato subito anche la data: 14-15 aprile 2010. Le cose poi si sono precipitate. A questo primo convegno, organizzato dal Dipartimento di Lingue classiche e moderne, risultato dalla riorganizzazione della Facoltà di Lettere, abbiamo avuto 30 partecipanti: 10 stranieri e 20 romeni. È venuto benissimo, benché il tempo a disposizione fosse molto breve. All’inaugurazione del convegno ha partecipato anche l’ambasciatore Mario Cospito, arrivato a Craiova apposta per questo evento. Dopo ci siamo fatti coraggio e, nell’intervallo 18-19 ottobre 2010, in occasione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo abbiamo organizzato un secondo convegno, sul tema proposto dal professor Bruni. Questa volta abbiamo avuto 49 partecipanti: 29 romeni e 20 stranieri. Il resto è venuto da sé: perché ormai molti colleghi chiedevano quando sarà la prossima edizione. E noi non potevamo dire che non l’avremmo fatta.  

So bene che tu sei il cervello e il cuore del progetto, ma hai anche una équipe che ti sostiene. E una équipe costante?

Alle ultime tre edizioni del convegno il comitato di organizzazione è stato lo stesso e fidato. Siamo in pochi, ma ciascuno di noi ha dei compiti precisi e le cose si svolgono con totale normalità, nessuno si da delle arie, nessuno si sottrae.

Mi ricordo con piacere che per molti anni vi ha partecipato con interesse e cordialità il viceconsole Marco Oletti: sempre presente ai lavori e incantevole commensale nei momenti di convivialità. In che periodo hai goduto del suo appoggio ed in che cosa è consistito? 

Il dott. Marco Oletti ci ha aiutato concretamente nelle prime sette edizioni del convegno, cioè fino al 2015. E lo ha fatto di propria tasca, dato che i viceconsolati onorifici non dispongono di un budget. Oltre a questo, la sua presenza costante a tante edizioni è stata per noi non solo un aiuto ma anche un incoraggiamento e una certezza. Sfortunatamente nel 2014 un numero di viceconsolati, fra cui anche quello di Craiova, sono stati soppressi. L’ultima edizione in cui abbiamo goduto del suo aiuto è stata quella del 2015, dove abbiamo avuto 76 partecipanti fra cui 52 stranieri. Ulteriormente le attività del dott. Oletti lo hanno tenuto lontano da Craiova, piuttosto in Italia. Ma intanto noi avevamo imparato a organizzarci da soli.

Un qualche appoggio, e penso a un aiuto concreto ma anche a un incoraggiamento, vi è venuto anche dall’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest?

Sì. L’Istituto Italiano di Cultura ha finanziato integralmente la pubblicazione degli atti del convegno del 2012 (Elena Pîrvu [a cura di], Discorso, identità e cultura nella lingua e nella letteratura italiana. Atti del Convegno Internazionale di Studi di Craiova, 21-22 settembre 2012, Editura Universitaria, Craiova, 2013, 463 p.). Sfortunatamente, però, l’anno dopo, il direttore dell’Istituto, dott. Ezio Peraro, presente all’apertura del convegno «Discorso e cultura nella lingua e nella letteratura italiana, 20-21 septembrie 2013» ci ha annunciato, scusandosi, che l’Istituto non potrà sponsorizzare altri volumi. Ma per la pubblicazione degli atti – azione necessaria ed essenziale di qualsiasi convegno che si rispetta – un modesto ma prezioso aiuto è venuto dalla Società Dante Alighieri – la Sede Centrale di Roma che ha contribuito con 500 euro alla pubblicazione dei volumi di atti del convegno del 2011 (Elena Pîrvu [a cura di], L’italiano nel mondo, a 150 anni dall’Unità d’Italia.Atti del Convegno Internazionale di Studi di Craiova, 16-17 settembre 2011, Editura Universitaria, Craiova, 2013, 502 p.) e, più di recente, a quello del 2016 (Elena Pîrvu [a cura di], Il tempo e lo spazio nella lingua e nella letteratura italiana. Atti dell’VIII Convegno internazionale di italianistica dell’Università di Craiova, 16-17 settembre 2016, Franco Cesati Editore, Firenze, 2018, 642 p.)

Sono contenta che tu abbia ricordato gli atti dei vostri convegni. I volumi sono cresciuti quantitativamente e qualitativamente, così che ora, quando vengono pubblicati dalla casa editrice Cesati, sono di un’eleganza e di un’accuratezza che farebbero onore a qualunque università di prestigio. In che momento e come è iniziata la collaborazione con questa casa editrice?

Subito dopo il convegno Bassani, l’editore Franco Cesati, dietro proposta dei proff. Francesco Bruni e Alfredo Luzi, mi ha scritto e si è offerto a pubblicare gli atti Bassani con una somma modica per quella data. Ovviamente ho accettato con gioia la sua proposta. Poi abbiamo ripreso la collaborazione con questo editore nel 2013 – e mi fa piacere ricordarlo – la proposta è venuta di nuovo dall’editore. Nel frattempo le nuove regole nazionali della promozione dei docenti nelle università mettevano un accento speciale sulle pubblicazioni apparse all’estero, così che una tale collaborazione presentava un vantaggio in più e una maggiore visibilità. Dico in più perché Franco Cesati Editore è una casa editrice di grande rispetto: verifica accuratamente tutto quello che pubblica, ha i suoi professionisti, ha una grafica eccellente e una visibilità internazionale invidiabile. Ora questa collaborazione è costante e, come hai detto anche tu, il professionalismo e l’eleganza caratterizza l’intera serie dei nostri atti. Poi, la qualità di questi volumi ci ha procurato un riconoscimento internazionale. Per fare un solo esempio: gli atti del convegno Bassani figurano in almeno 80 biblioteche universitarie del mondo, nella Biblioteca del Congresso Americano e nella bibliografia di due concorsi universitari stranieri, all’ Université Aix-Marseille nell’anno accademico 2014-2015  e a Paris Sorbonne nel 2014.

Negli ultimi anni il vostro convegno è organizzato con la collaborazione dell’Università per Stranieri di Perugia. Quando è cominciata questa collaborazione e in che cosa consiste?

La mia collega e cara amica Francesca Malagnini, docente presso l’Università per Stranieri di Perugia, la conosco sin dal 2002, quando ci siamo incontrate all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Al convegno del 2015 ha presentato una bella relazione in seduta plenaria. Nel 2014, se non sbaglio, la nostra università aveva firmato un contratto di collaborazione con l’Università per Stranieri di Perugia e un contratto Erasmus, dunque i contatti con questa università erano ormai più stretti e costanti. In questo contesto abbiamo deciso di lavorare insieme anche in questo campo e dal 2016 l’Università per Stranieri di Perugia è diventata co-organizzatrice dei convegni di italianistica di Craiova. Abbiamo già realizzato insieme tre edizioni e in questo momento lavoriamo, sempre insieme, all’organizzazione dell’XI-esima edizione, per il settembre del 2019. Insieme stabiliamo il tema, lo svolgimento e le condizioni richieste ai partecipanti e, naturalmente, insieme assicuriamo la loro diffusione fra gli italianisti di tutto il mondo.

Una tale organizzazione di lunga durata non è esente di peripezie o di contrattempi. Hai incontrato qualcosa di increscioso in questa lunga esperienza?

Veramente di increscioso, no. Quando si inizia un progetto si è consapevoli che si imbatterà in tutta una serie di ostacoli. Ma in linea generale non mi posso lamentare di niente. Incresciose sono le piccole cose inevitabili: per esempio quando un certo signore per tre anni mi ha mandato delle proposte per il convegno, ma ogni volta, dopo che io gli avevo mandato la prima variante del programma, si è scusato che non vi poteva partecipare, ma che tuttavia desiderava di figurare nel programma... Cioè ritengo increscioso quando qualcuno considera il nostro convegno solo un’opportunità formale per la propria affermazione e non un’occasione di collaborare e di crescere scientificamente.

Che cosa, invece, in questo progetto ti ha procurato più gioia?

Più gioia mi ha dato la qualità delle relazioni presentate, soprattutto dai giovani. Molti fra i dottorandi che hanno partecipato ai convegni di Craiova sono diventati nomi consacrati dell’italianistica non solo romena. E dal punto di vista umano, mi danno gioia i messaggi dei colleghi che, non potendo prender parte a un’edizione, ci scrivono per ringraziarci e per augurarci successo. Credo che tu hai partecipato già a sette delle edizioni del nostro convegno. E ci sono tanti altri che quest’anno si trovavano da noi la quinta, la sesta o la settima volta.

E sono sicura che ritorneranno anche nel futuro. Io ti ringrazio per tutte queste testimonianze e auguro, a te ma anche a noi, italianisti, che grazie a te guadagniamo esperienza, sapere e contatti, molte edizioni d’ora in poi!




Intervista realizzata e tradotta da Smaranda Bratu Elian
(ottobre 2018, anno VIII)