Il viaggiatore Florin Andreescu e i suoi meravigliosi album fotografici

«Da bambino, ho partecipato a un film come pioniere. Su 16 mm. E, a metà degli anni '80, quando ero studente di elettronica, sono entrato a far parte di una compagnia teatrale a Ploiești e ho lavorato come cameraman in tre film che, a quel tempo, hanno vinto tutti i premi che si potevano vincere in Romania. Călin Căliman, Valerian Sava hanno scritto delle recensioni strepitose... E non ti puoi più sbarazzare così facilmente di questa passione. Dunque non mi sono fermato: mi sono messo a produrre delle diaporame. Tra l’'87 e il '90. Ho fatto il mio ultimo spettacolo nel novembre '89. Insieme a due ragazzi di Ploiești, facevo proiezioni di film con diapositive (sovrapponendone le immagini per mezzo di due proiettori, ne ottenevamo una terza, lo sfondo). Ne facevamo di 10 minuti ciascuna, ma erano concettuali. Con tanto di colonna sonora, ed effetti speciali. Solo che l'immagine non si muoveva. Ci esibivamo alla Casa della Cultura dei Sindacati di Ploiești. A ogni proiezione partecipavano 500 persone paganti. E, nell'estate dell'89, ci hanno invitato al Costinești Film Festival, dove c'erano i professionisti. Ci hanno dato una sala nel Forum, alle 3 del pomeriggio. La sala è andata esaurita. Quando la proiezione è finita e si sono accese le luci, in fondo alla sala ho visto il regista Sergiu Nicolaescu, in piedi, e la storica del teatro, la prof.ssa Ileana Berlogea. Nicolaescu si è rivolto alla Berlogea, dicendo: “E poi non si lamenti che non ha soldi per fare film. Bisogna mettere questi pivellini qua, gli studenti, a girare film così, ben fatti e con pochi soldi”.
Poi ho sostenuto l'esame allo Studio cinematografico di Buftea e sono diventato il più giovane ingegnere del suono. Sono riuscito a lavorare in tre lungometraggi. Negli anni '90, non c'erano più soldi per il cinema… i miei vecchi colleghi non lavoravano più. Tuttavia la passione non si era mai spenta. Per un po’ ho insegnato all'Accademia di Film... Ma è sempre stata la fotografia a essere molto generosa con me. Sono rimasto cinefilo, ma se dieci anni fa mi avessero chiesto se avessi voluto fare cinema, avrei risposto di no. Ho molto da fare con la fotografia e mi è sempre andata bene. Però le tecnologie sono cambiate, le generazioni sono cambiate ... Quando Cristian Mungiu è uscito alla ribalta con i suoi film, ero anch’io curioso, non per niente è stato mio allievo. Sono soddisfazioni».


Ho citato dall'intervista Florin Andreescu: Per me la fotografia è un'essenza, il cinema è uno stato d’essere, realizzata da Anca Grădinaru. Ricordo anch’io, con gioia, il suo corso, professore. Lei faceva parte della prima generazione di professori del Dipartimento Multimediale dell'Università Nazionale d'Arte Teatrale e Cinematografica di Bucarest (ATF all'epoca) costituito dopo la Rivoluzione del 1989, io – della prima generazione di studenti del risorto Dipartimento di Sceneggiatura e Filmologia. Mi pento oggi di non essermi più iscritta ai vari corsi che lei teneva. Se dovesse organizzare un workshop di fotografia su uno dei leitmotiv dei suoi album fotografici, Viaggiatore nel mio paese, come lo inizierebbe?

Inizierei sicuramente con gli effetti benefici della pratica della fotografia. In primo luogo a livello mentale. E poi metterei in evidenza che non basta premere un pulsante. Devi prima porre le fondamenta, proprio come quando costruisci una casa. Bisogna avere una biblioteca alle spalle, averla letta, ovviamente, conoscere la storia della fotografia, la storia dell'arte, l'estetica dell'immagine, e capire cosa succede intorno a te. Quindi puoi seguire il tuo istinto e visualizzare ciò che pensi ne valga la pena. Queste fondamenta iniziano a prendere forma sin da tenera età, anche se non ce ne rendiamo conto. Da quello che vedi nel campo audiovisivo. E se hai la fortuna di avere anche qualcuno che ti spieghi ciò che non capisci, tanto meglio. Se non ti lasci trascinare dalle mode e capisci come si è arrivati alla fase odierna, se hai la pazienza di vederne l'evoluzione. Purtroppo non sempre è così. E al di là della semplice pressione di un pulsante, si crea l'illusione di aver fatto una grande scoperta e l'«artista» cerca solo le lodi di chi gli sta intorno. In realtà, l'immagine che crei ogni volta che premi il pulsante era già stata creata in modo simile da un predecessore. È fantastico rendersene conto. La voce personale si raggiunge attraverso lo studio continuo. Oggi si scatta molta fotografia, la fotografia è un bene di consumo in rapido sviluppo e di cose veramente innovative non se vedono tutti i giorni. Non dobbiamo dimenticarci della solidità delle fondamenta di cui parlavo prima, non si deve passare troppo in fretta all'applicazione di leggi prese dal marketing. Il marketing va bene quando sei pronto.

Dalla fotografia all'album fotografico ... Come è avvenuto questo passaggio?

Da bambino avevo scoperto gli album stampati, fotografici e di belle arti. Insieme ai film e alla musica, questi erano i miei «audiovisivi» in un'epoca in cui non si poteva viaggiare e la televisione, che era solo in bianco e nero, cominciava ad avere un numero sempre più esiguo di ore di programmazione e di varietà di contenuti. Allora ero un fan degli album di foto di Hedy Löffler-Weisselberger. Quando da studente sono arrivato a Bucarest, conoscevo la famosa fotografa di quei tempi. Certo, poi è nata l'idea che avrei potuto realizzare anch’io un album stampato. E non ci è voluto molto. Nel 1988, un album concepito da me sulla mia città natale, Ploiești, è stato pubblicato da Sport-Turism. Era un album turistico realizzato con molta difficoltà, perché le possibilità tipografiche di quei tempi erano limitate. Ho avuto modo di conoscere il meccanismo editoriale e oggi mi rendo conto che in quella casa editrice lavoravano persone che conoscevano il loro mestiere ed erano abili nell’«imbrogliare» gli attivisti di partito che volevano promuovere solo certe fotografie. È così che è nato quel primo album, di cui non mi vergogno nemmeno oggi! Poi, negli anni '90, ho collaborato a diversi lavori a cura di case editrici appena nate ed ero profondamente insoddisfatto del dilettantismo dell'educazione fotografica degli editori e della qualità del prodotto di stampa. Poiché l'entusiasmo è sconfinato quando si è giovani, mi sono detto che avrei fatto io un lavoro di qualità. Ma non avevo i soldi per questo progetto. Così ho aspettato finché li ho messi da parte e, nel 1999, ho pubblicato il primo lavoro edito da Ad Libri, la mia casa editrice. Vorrei anche menzionare qui un fatto che mi è stato molto utile quando ho iniziato a pubblicare libri. Nei primi anni '90, ho collaborato come fotografo al supplemento culturale Lettere, Arti, Idee, edito da Dan C. Mihăilescu. Andavo a casa sua ogni settimana, mi dava del lavoro per i numeri successivi, poi cominciava a raccontarmi di pubblicazioni e di quello che voleva scrivere. Questi incontri con l'illustre letterato, che duravano due o tre ore, sono stati la mia formazione in campo editoriale.

L'album fotografico più pesante realizzato in Romania finora appartiene a lei e pesa quasi cinque chilogrammi. Poco dopo la sua pubblicazione, ne ha realizzato anche una versione in miniatura, una guida di viaggio. I due album sono stati commissionati da un museo o come è nata l'idea di comporli?

Come già detto, il mio primo album l'ho pubblicato dopo aver raccolto la somma di denaro necessaria per il lavoro. Ho fatto lo stesso con tutti i miei progetti editoriali. Cioè, tutto ciò che pubblico è finanziato con i miei soldi, quindi anche il rischio editoriale è mio. Ho sempre voluto essere completamente indipendente e non mi piace che qualcuno interferisca nelle mie idee editoriali. Quindi non ho mai cercato soldi altrove, da sponsor o partner. L'album che ha citato è apparso nel 2010 e la sua seconda edizione è del 2018. Sono degli album premium, nati dalla mia ambizione di avere sul mercato romeno un album fotografico di lusso. Non è facile, perché, come può immaginare, la produzione del libro è difficile e molto costosa, e il rischio commerciale è alto. Ma siccome faccio dei «bei libri», ho subito trovato i miei fan e questi volumi sono apprezzati e, soprattutto, acquistati.

Ci racconti della sua casa editrice Ad Libri, che ha fondato nel 1999. Per tutelare l'ambiente, pubblica anche degli album fotografici in formato e-book?

La casa editrice è specializzata in libri turistici, ovvero album fotografici e guide di viaggio. Ogni opera ha una veste grafica speciale, foto stampate con grande accuratezza, i testi sono ben documentati e orientati al fenomeno culturale, e le versioni in lingua straniera sono tradotte in modo esemplare, perché lavoriamo con i migliori traduttori, anche con dei traduttori madrelingua. Amiamo molto la carta ed è per questo che non abbiamo pubblicato nulla in formato elettronico finora. Siamo dell’idea che si debba sentire il libro tra le mani, accarezzarlo e poi metterlo in biblioteca o regalarlo a un caro amico. Quando è possibile, pubblichiamo su carta riciclata.

In una delle presentazioni della sua casa editrice dice: «Nel 2009, ho tolto la polvere da miei vecchi rullini, il mio archivio degli inizi, e ho realizzato il primo album della serie Flashback, con fotografie in bianco e nero degli anni '70, '80, '90». Nel frattempo, Flashback è arrivato al suo terzo album. Ne seguiranno degli altri? 

Sono volumi di successo che hanno trovato rapidamente i loro acquirenti, soprattutto tra le giovani generazioni. Il terzo volume è apparso nel 2019 e vorrei avere la forza di continuare la serie, perché il mio archivio contiene molte cose interessanti. E poiché abbiamo parlato dell'archivio, ho ancora delle sorprese nel campo dei ritorni fotografici. Ma aspettiamo che la crisi sanitaria passi, in modo che il mercato del libro possa tornare alla normalità e le persone tornino a godersi i libri, affollando di nuovo le librerie.

Dalla fotografia al documentario. Le radici dell'anima, il cui protagonista è suo padre, il professor Octavian I. Andreescu, è un ciné-vérité commovente. Ovunque si costruiscono oggi degli edifici molto alti, ma credo di non aver visto erba così alta come quella di Târlești da molto tempo. Episodi divertenti accaduti durante le riprese?

Sì, è un film che viene dall'anima. Stavo girando in famiglia a una festa di compleanno di mio padre ed è allora che mi è venuta l'idea del film. Gliel’ho proposto e lui ha accettato. Durante le riprese, tutto è stato spontaneo, anche se avevo una sceneggiatura scritta. Non sapevo quanto avrebbe parlato e che direzione avrebbe preso. E non accettava di fare le doppie riprese di una scena! Quando ha compiuto 90 anni, ho organizzato una proiezione pubblica a Ploiești, alla quale ha partecipato l'intera élite degli insegnanti della città. Il più giovane di loro aveva settant’anni. Quindi era circondato dai suoi colleghi ed è stata una grande gioia e un bellissimo regalo per i suoi novant’anni. Poi abbiamo presentato il film a Târlești, al Centro culturale, dove non veniva proiettato un film da trent’anni. Erano presenti il ​​sindaco, il prete, il poliziotto e tanti, tanti paesani di tutte le età. È stato un evento che non dimenticherò mai. E ancora oggi gli abitanti del villaggio mi chiedono quando ritornerò a «regalargli un film»!

Il documentario Mestiere naturale. Un flashback ancestrale?

Mestiere naturale e Buone e Gentili sono dei documentari che raccontano la vita degli allevatori di animali in varie parti del paese. Anche se sono nato in città, ho sempre avuto empatia per questi soggetti, per la vita in campagna. Quindi non è stato difficile trovare i personaggi e le storie, trasporli cinematograficamente, e il fatto che siano stati apprezzati e persino premiati mi ha reso molto felice. Per rispondere alla domanda, deve sapere che le vite di questi uomini non differiscono molto da quelle di coloro che vissero cento o duecento anni fa. La modernità ha portato loro solo i telefoni cellulari e alcuni ancora acquistano automobili. Per il resto, tutto è rimasto uguale!

L'ho sentita dire che i mestieri tradizionali della Romania scompariranno. Come pensa che potrebbero essere salvati?

Scompariranno come sono scomparsi nell'Europa occidentale. Rimarranno solo delle oasi di vita ancestrale dove, probabilmente, i seguaci di questo stile di vita «di campagna» cercheranno di praticare questi antichi mestieri finché la società avrà comprensione e interesse per loro.

Natale è alle porte ormai. Di tutti i luoghi che ha visitato e fotografato finora in Romania, quali tradizioni natalizie le sono piaciute di più?

Tutti hanno visto, almeno in tv, le tradizioni di Bucovina e Maramureș. Ma trovo altrettanto interessanti anche le tradizioni di altre zone del paese: dell'area di Făgăraș, dell'area di Mărginimea Sibiului, dell'area di Pădureni e altre. Come trovo favolose tutte le tradizioni che partono da San Nicola e durano fino all'inizio della Quaresima. Dopo l'Epifania, si entra nel mondo dei carnevali che si trovano in tutti i gruppi etnici sul territorio romeno. Ho documentato queste tradizioni con la macchina fotografica per anni e spero che questi film si concretizzino in un documentario.

Altri nuovi progetti editoriali e cinematografici firmati Florin Andreescu?

Ho un documentario sulla Bucovina in fase avanzata di post-produzione. Ripeto, la pandemia ha sconvolto il nostro stile di vita e quindi le nostre priorità quotidiane sono cambiate. Mi auguro che staremo tutti bene e, quando torneremo alla normalità, che potremo mostrare al pubblico i nostri progetti. Una cosa è chiara: anche in questi tempi senza precedenti nella storia recente, i nostri fan non si sono dimenticati di noi e continuano ad acquistare libri e film di Ad Libri.










































A cura di Ioana Eliad
(n. 12, dicembre 2020, anno X)