Kristina Cepraga: «Essere madrina e consulente artistico del festival mi ha fatto sentire a casa»

Madrina e consulente artistico del Festival «Nuovo Cinema Italiano in Romania», tenutosi dal 9 al 13 marzo scorso a Bucarest, è stata Kristina Cepraga, nota attrice, regista e produttrice cinematografica. La sua carriera si divide tra teatro, cinema e televisione, ma anche tra i due paesi, Romania e Italia, con molti progetti all’attivo.
Abbiamo parlato con Kristina Cepraga di come è stata accolta dal pubblico la prima edizione del Festival «Nuovo Cinema Italiano in Romania», nonché dei momenti memorabili delle cinque serate di proiezioni, incontri ed eventi speciali, dall'omaggio all’attrice Monica Vitti in apertura della kermesse  alla masterclass che ha visto protagonista il regista Daniele Luchetti, ospite d'onore del Festival. Nel nostro dialogo non è mancato il tema della ricezione del nuovo cinema romeno in Italia, rispettivamente delle coproduzioni romeno-italiane e della collaborazione tra Romania e Italia nel campo dell'audiovisivo.


Quali sono le sue impressioni a caldo riguardo al modo in cui è stata accolta dal pubblico la prima edizione del Festival «Nuovo Cinema Italiano in Romania»?

Potrei dire con una certa dose di emozione che sono positivissime. Durante tutte e cinque le serate di proiezione dei film, la sala è stata piena di gente assetata di vedere il nuovo cinema italiano. Ci sono state reazioni belle ed empatiche tra le fila di partecipanti, dagli applausi al desiderio di socializzare e di parlare dopo le proiezioni sia tra di loro sia con noi, parte dello staff, per dibattere sui film visti, fare fotografie davanti al pannello del festival e socializzare con un bicchiere di prosecco italiano. Un’esperienza ben riuscita e positiva, in cui mi sono impegnata al cento per cento. Credo fermamente che ci fosse bisogno di una manifestazione cinematografica italiana in Romania e il pubblico ha risposto prontamente all’iniziativa. Ringraziamo per questo il signor Virgil Nitulescu, direttore del Museo del Contadino Romeno.


Il Festival si è aperto con un omaggio all’attrice Monica Vitti. In che modo è stata evocata al pubblico romeno la grande attrice italiana?

L’omaggio fatto alla splendida Monica Vitti è iniziato con un’ampia presentazione da parte del critico cinematografico Mario Sesti, il quale ha scritto che «La Vitti è stata un errore sublime che nessun cineasta, nessuna divinità minore poteva programmare con tale sconquasso». Ha fatto seguito poi la proiezione della pellicola restaurata del film La supertestimone del regista Franco Giraldi, del 1971, con Ugo Tognazzi e una Monica Vitti «che si invaghisce come una geisha dell’uomo che ha, giustamente, condannato al carcere con la propria testimonianza». Si è trattato di un omaggio che il pubblico ha accolto con entusiasmo, soprattutto perché ci troviamo a un mese dalla scomparsa di una delle grandi attrici italiane. È stato un onore presentare questo momento simbolico e parlare di questa incontestabile icona del cinema italiano. «Monica Vitti è inestricabilmente legata al pessimismo sentimentale di Antonioni, una icona di sensibilità abbandonata in un mondo di sentimenti perduti e alienante bellezza».


Per questa prima edizione del Festival sono stati selezionati otto film italiani. Qual è il filo conduttore che li lega?

Le otto pellicole che, ovviamente, ho visto in precedenza, sono proprio così come il titolo stesso dell’evento dice, una carrellata di alcuni dei film italiani più importanti e premiati degli ultimi due anni. Si tratta di una selezione fatta dal critico e regista Mario Sesti, il quale ha anche svolto il ruolo di direttore artistico e selezionatore di questa rassegna. Ogni titolo è un piccolo gioiello: Volevo solo nascondermi – di Giorgio Diritti, America latina – dei fratelli D’Innocenzo, Le sorelle Macaluso – di Emma Dante, I predatori – di Pietro  Castellito, Momenti di trascurabile felicità e Lacci – entrambi di Daniele Lucchetti (presente a Bucarest), Aria ferma – di Leonardo di Costanzo, e Marx può aspettare – documentario del grande regista Marco Bellocchio.


Per quanto riguarda il nuovo cinema romeno, come viene visto in Italia?

Ritengo che nel nostro mondo, degli artisti, e mi riferisco in maniera stretta ai cineasti, cinefili o  intellettuali con una visione aperta, la Romania è come un vivaio pieno di creazioni, di opere cinematografiche che sono molto seguite, stimate e apprezzate. Senza dimenticare il fatto che negli ultimi anni, con la nuova ondata, il cinema romeno ha stupito persino i critici più duri e i festival dei film più inaccessibili al mondo, vincendo importanti premi.


Dal punto di vista delle coproduzioni italo-romene e dei sistemi audiovisivi tra Italia e Romania, quali sono state le idee più significative che sono emerse dalla tavola rotonda dedicata a questo tema?

È stata una tavola rotonda molto importante. Roberto Stabile, responsabile delle relazioni internazionali dell’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive (ANICA) e presidente della Lucana Film Commission (LFC), ha fatto riferimento ai vari fondi accessibili per le co-produzioni e, in modo particolare, a un nuovo fondo per i Balcani. Si è parlato con i rappresentanti delle produzioni della Romania che hanno esposto le loro difficoltà, specialmente quelle che riguardano la legislazione che necessita un cambiamento, e i blocchi legati al cash rebate, ma anche il desiderio di modificare e di portare all’attenzione la possibilità di coproduzione non soltanto italo-romena, ma anche tra i paesi di origine latina, attraverso un fondo già creato in questo senso. È stato un incontro professionale, culturale e umano estremamente significativo, che ho cercato di moderare accanto a Mario Sesti e ai prestigiosi invitati, tra i quali: Ada Solomon – produttrice, vicepresidente dell’European Film Academy, Cristina Priarone – presidente dell’Italian Film Commission, Valentina Miu del programma «Europa Creativă», Gabriela Albu – produttrice, Mariella Troccoli della Direzione Generale del Cinema e Audiovisivo (DGCA) del Ministero della Cultura Italiana, Roberto Stabile – ANICA, Angela Prudenzi – giornalista, Chiara Sbarigia – presidente di Cinecittà, Micaela Soldini – direttrice dell’Agenzia Italiana per il Commercio Estero di Bucarest, Răsvan Popescu – segretario di Stato e sceneggiatore, e molti altri che sono intervenuti con domande e opinioni.


L’invitato d’onore del Festival è stato il regista Daniele Lucchetti. Quanto è stata importante la sua presenza in Romania?

Daniele Lucchetti è uno dei registi e sceneggiatori italiani più importanti, apprezzati e amati fin dagli anni ’80. La sua presenza ha portato innanzitutto la gioia del pubblico di vedere in sala il regista e lo sceneggiatore di due pellicole del festival. Bisogna dire che prima della proiezione di ogni film, grazie a Mario Sesti, abbiamo potuto seguire i video-messaggi di tutti i registi dei film presentati, ma in questo caso l’emozione di averlo in sala e di poter ascoltare direttamente dal regista Luchetti come ha realizzato le due produzioni e, in generale, come si arriva dalla letteratura alla scenografia e poi al film, non ha prezzo.


Quali sono stati i momenti più memorabili che hanno visto protagonista il famoso regista italiano?

Nel secondo giorno della sua presenza in Romania, Daniele Lucchetti ha tenuto presso l’UNATC una splendida masterclass con gli studenti di cinema e di lettere, i quali hanno ascoltato con grande interesse le parole del regista sull’esperienza legata alla realizzazione della serie L’amica geniale (dopo due stagioni di successo dirette con maestria da Saverio di Costanzo e Alice Rohrwacher), non potendo lavorare al fianco della scrittrice Elena Ferrante, in quanto nessuno l’ha mai incontrata di persona, come anche sull’esperienza della sua intera carriera di oltre 40 anni, in tutte le sue sfaccettature: di attore, sceneggiatore, regista, padre. Questi momenti hanno creato una splendida energia, momenti quasi ‘da confessionale’, sotto le attente osservazioni e domande di Mario Sesti e di Angela Prudenzi. Personalmente, ritengo che sia stato un evento di grande significato culturale, emotivo e umano, destinato a metterti in discussione e a farti riflettere sulla complessità del processo di realizzazione di un film.


Infine, questa esperienza umana e professionale di madrina e consulente artistico del Festival Nuovo Cinema Italiano in Romania, cosa rappresenta per la Sua attività?

Per me significa molto e vi spiego perché. Da giovane laureata in recitazione, ho deciso di andare a Roma per studiare sempre recitazione a Cinecittà. Ed ecco che, a distanza di quasi 18 anni, diventando cittadina italiana e recitando soprattutto nella Penisola, sia in teatro, sia nelle serie tv, sia nei film, sono arrivata ad essere, come nella Divina Commedia, sospesa come nel Purgatorio. Mia figlia è italiana e in casa parliamo italiano, io stessa tengo un corso di recitazione in lingua italiana presso la scuola italiana di Bucarest, e sento di fare parte di entrambe le culture presenti nel mio DNA. Essere madrina e consulente artistico di questo festival di film italiano a Bucarest mi ha fatto sentire ‘a casa’ e mi ha fatto sentire utile e apprezzata per tutta la mia esperienza maturata dopo l’Università. Sono onorata di aver lavorato con l’Ambasciata d’Italia a Bucarest e con l’Istituto Italiano di Cultura e continuerò a farlo qualora mi fosse nuovamente richiesto.



















Foto IIC Bucarest



A cura di Afrodita Carmen Cionchin
Traduzione di Serafina Pastore

(n. 4, aprile 2022, anno XII)