In dialogo con Kristina Cepraga, attrice e autrice di cinema tra due culture

Kristina Cepraga nasce a Bucarest, in Romania, in una famiglia di artisti. Suo padre è un giornalista e produttore televisivo e la madre una famosa musicista e ingegnera del suono.
Kristina sin dai primi anni di vita cresce studiando pianoforte e intraprendendo un percorso sia televisivo sia teatrale che la porteranno alla notorietà nel suo paese. Si laurea presso l’Accademia di cinematografia in Arte dell’Attore e in seguito si trasferisce in Italia dove ricomincia il suo percorso artistico.
Lavora in varie serie tv italiane come Intelligence, Medicina Generale, Butta la luna, Distretto di polizia, I delitti del Barlume ma il suo sogno è quello di fare cinema d’autore e con il film Gianni e delle donne presentato alla Berlinale arriva a lavorare anche con Claude Lelouch, Richard Lynch, Marco Tullio Giordana e altri registi.
Dividendosi fra teatro, cinema e televisione, ma anche tra i due paesi, e con tanti progetti in attivo riesce a completare il suo percorso di artista con una nuova passione, scrittura e regia, che coltiva frequentando la scuola Sentieri Selvaggi di Roma e diverse master class con maestri come Paul Haggis e Francesco Munzi. 
Fa il suo debutto come regista, autrice e produttrice con il suo primo cortometraggio Tamara, Echelon (2015) che dopo la prima a Los Angeles all’Egyptian Theatre partecipa ai festival di tutto il mondo vincendo tantissimi premi per tutte le categorie e la prima visione sul famoso canale HBO.
Attualmente è impegnata in vari progetti come curatrice d'arte, regista per un documentario con un tema di forte impatto sociale e come attrice nell'ultimo film di Carlo Verdone.

Ha dimostrato interesse per aree di studio e lavorative molto diverse. Ci potrebbe dire quale di esse le sta più a cuore e perché?

In realtà le reputo tutte delle aree strettamente legate tra di loro e dove mi sono impegnata attivamente come professionista. Mi spiego, in quanto laureata in Arte Drammatica presso l’Accademia di Teatro e Cinema di Bucarest, come attrice sono sempre stata a stretto contatto con la scrittura e l'organizzazione sia di set sia di mostre, festival o altri settori simili che hanno a che fare con il mondo artistico in chiave creativa e artistica.
Nella mia vita sono stata sia direttrice artistica di vari festival di cinema, sia produttrice dei miei cortometraggi e non solo, ma anche organizzatrice di diverse mostre o rassegne culturali. A cuore, per tornare alla Sua domanda, non le saprei dire quale mi stia di più perché in tutte e per tutte vibro nella stessa maniera e con la stessa passione.

Tra tante esperienze quale le ha dato più soddisfazione nel senso che ci si ritrova di più oppure è riuscita, come si dice, a «fare la differenza»?

Probabilmente il mio secondo cortometraggio Destino, che ha fatto parte anche della lista del David di Donatello, dove ho scritto, diretto, prodotto e lavorato con attori della mia squadra ma anche con bambini. Mi ha regalato anche il premio per la migliore interpretazione femminile assieme a Valentina Lodovini all’Afrodite Shorts 2019. Diciamo che il connubio tra creare, gestire, 'partorire' e promuovere questo prodotto mi ha riempito il cuore di gioia e soddisfazione.

C'è uno degli studi compiuti legato in qualche modo a una tradizione di famiglia?

Il fatto di provenire da un ambiente intellettuale e artistico ha avuto probabilmente un'impronta importante nella mia formazione. Mia madre è una rinomata e apprezzata ingegnera del suono, mio padre un produttore e giornalista televisivo e mio cugino, Dan Cepraga, un grandissimo intellettuale, scrittore e professore universitario a Padova di filologia romanza. Un po' tutti i miei familiari possiedono una vena artistica sia in ambito letterario sia in quello musicale.

Quando si è accorta di avere una passione per l'arte drammatica e in che settore si sente più creativa: recitare, scrivere soggetti, dirigere?

Come le dicevo prima, non saprei quale sia quella che mi regala più soddisfazione, anche perché sono molto perfezionista e quando mi dedico a una delle attività do e chiedo tutto da me stessa. L'arte drammatica l'ho scoperta ancora adolescente quando dovevo decidere cosa fare della mia vita e in che direzione andare e all’epoca avevo pensato che la recitazione potesse regalarmi la possibilità ideale per manifestare me stessa. Invece, con gli anni, ho capito che è limitante aspettare gli innumerevoli provini con i tempi morti per le risposte, così ho scoperto la passione per la scrittura e la regia, ma anche per l'organizzazione di varie manifestazioni culturali a cui mi dedico.

Come potrebbe definire la sua relazione arte-realtà? Cos'è ciò che la motiva a perseguire un tipo o un altro di attività?

Innanzitutto il fatto che ho iniziato questo percorso praticamente da sempre e che è la mia vera professione anche se per certi versi non vorrei che diventasse una mia limitazione. Vorrei crescere come persona, come professionista e poter condividere la mia esperienza e la mia passione con gli altri facendo sì che possano imparare, per quanto possibile, dal mio cammino personale, da una donna italo-romena che ha diviso metà della sua vita tra i due paesi e le due culture e i vari progetti apparentemente diversi ma che le posso assicurare sono perfettamente coerenti con la mia indole, la mia natura.























A cura di Serafina Pastore
(n. 9, settembre 2021, anno XI)