«Sculture in Campo». In dialogo con Lucilla Catania e Anna Maria Panzera

«Sculture in Campo» è un nuovo concetto di rapportarsi all’arte, in cui «i prodotti dell’espressione creativa» non sono più considerati meri oggetti da esporre in luoghi chiusi e isolati come i musei ma inseriti nello spazio, riportando quindi «l’arte nell’ambito della vita», nelle città e nella natura, secondo una visione immaginata già negli ’60 e ’70. Di ciò si parla nel dialogo a cura di Giusy Capone con la scultrice Lucilla Catania e la critica d’arte Anna Maria Panzera, coinvolte in questo progetto aperto nel 2017 nella campagna e nel centro storico di Bassano in Teverina (VT).


Sculture in Campo
conduce la scultura contemporanea fuori dai tradizionali contenitori dell’arte. Perché musei, biennali, gallerie de facto sono stati reputati limitanti, restrittivi e vincolanti?

A.M.P.: Il problema non nasce adesso e Sculture in Campo interpreta in maniera pratica, attiva e realistica, un’istanza che ha cominciato a farsi sentire sin dagli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Musei, biennali, gallerie non sono istituzioni negative in assoluto e aprioristicamente; lo sono o lo diventano quando si fanno espressioni di un sistema economico e sociale sostanzialmente discriminatorio, che altera sia la funzione dell’opera d’arte, sia la sua percezione e fruizione da parte del pubblico. Gli spazi cui si accenna nella domanda hanno una vita relativamente giovane e sono andati in crisi piuttosto presto, in confronto alla natura persistente e libera di ciò che vogliono ʽcontenere’, ossia l’arte. Il verbo usato non a caso ha una doppia accezione: da un lato «mantenere e conservare», dall’altro «limitare e normalizzare». A partire dal 1800, i musei nascono con l’intento di collezionare, catalogare e studiare opere d’arte strappate – più o meno opportunamente – dai loro siti originari (edifici sacri, templi, siti archeologici, parlano del rapporto che l’arte aveva con la vita comunitaria), oppure accumulate da ricchi privati; insieme alle gallerie, essi hanno la funzione di raccogliere ed esporre (ma anche vendere e scambiare), i prodotti dell’espressione creativa individuale. Non c’è dubbio che tali istituzioni siano state funzionali alla tutela e alla ricerca, innanzi tutto, e poi all’educazione e divulgazione; in altre parole, sono state essenziali alla creazione di un’opinione pubblica capace di fruire l’arte a 360°, tanto da far diventare quest’ultima una merce di relativamente largo consumo. Proprio tale fenomeno, però, pur essenziale alla sopravvivenza stessa degli artisti, ha in parte snaturato l’arte stessa come patrimonio comune, spesso riportandola in luoghi e contesti privilegiati. A partire dal secondo dopoguerra, la necessità di sottrarsi ai condizionamenti del cosiddetto «sistema dell’arte» ha spinto molti artisti ad assumere un atteggiamento contestatario che è andato verso la smaterializzazione dell’arte: interessante provocazione in molti casi; riuscita ricerca di linguaggi artistici differenti, in molti altri; perdita e annullamento dell’oggetto artistico – con le sue implicazioni di rapporto con la materia e con il lavoro manuale – sempre più spesso. Poi si sono sollevate altre voci.
Tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso Pietro Consagra, in scritti come Necessità della scultura o La città frontale, affermava che l’Arte è «l’alternativa» e rimane «il massimo legame con la naturalezza»; a suo parere non bastava il ritorno alla natura propriamente detta. Per far tornare l’arte nell’ambito della vita – vissuta, goduta, frequentata, abitata – è necessario allora che l’arte esca dall’isolamento dei musei e ritorni nelle città e nella natura, più o meno antropizzata; è necessario che recuperi la sua funzione di ponte nell’interazione fra l’uomo e il suo ambiente, attraverso quella visionarietà necessaria a immaginare una società meno distruttiva e ingiusta dell’attuale, e una possibilità di azione.

Come si articola Sculture in Campo?

L.C. Sculture in Campo si articola come un work in progress: ogni anno nuovi artisti realizzano le loro opere nel Parco, inaugurato nel 2017 con il posizionamento di sei grandi sculture realizzate da me, realizzate in occasione della mia mostra personale InMateriale presentata al Museo Carlo Bilotti di Roma nello stesso anno.
Dal 2017 a oggi sono state posizionate circa 20 nuove sculture realizzate appositamente per il Parco. Le opere sono tutte di grandi dimensioni, costruite con materiali adatti a stare in spazi aperti e durevoli nel tempo.
Il Parco di Sculture in Campo è costituito da cinque spazi, tre aree all’aperto situate nella campagna bassanese: Casetta Lola, Il Querceto e la Valle delle Presenze e due spazi espositivi interni, siti nel centro storico di Bassano in Teverina: Sculture in Campo. Ipogeo e Sculture in Campo. Progetti. In questi ultimi gli artisti espongono sculture da interno di dimensioni medio-piccole e i progetti preparatori alle grandi opere, disegni, schizzi, bozzetti, gouaches.
Gli artisti vengono scelti da un comitato scientifico composto da storici e critici d’arte e da studiosi di arte contemporanea. Ai nomi di Alberto Dambruoso e Roberto Gramiccia, curatori delle tre prime edizioni di Sculture in Campo, si è aggiunto nel 2019 il nome di Cesare Biasini Selvaggi e, nel 2020, il comitato scientifico si è ulteriormente ampliato con la presenza di due protagoniste femminili della storia e della critica d’arte, Anna Maria Panzera e Cecilia Canziani.
Gli artisti presenti nel Parco sono, seguendo un ordine cronologico:
2017 - Lucilla Catania
2018 - Francesca Tulli, Alberto Timossi, Luigi Puxeddu
2019 - Licia Galizia, Vittorio Messina, Andrea Fogli, Paolo Grassino
2020 - Inés Fontenla, Bruno Ceccobelli, Roberto Pietrosanti, Paolo Garau
È in preparazione la quinta edizione di Sculture in Campo 2021.

La legge naturale di Bassano in Teverina vince su quella museale: biodiversità, arricchita da una forte presenza archeologica. La scultura contemporanea può farsi promotrice del rilancio della ricchezza culturale, dei valori storico-sociali e ambientali del territorio italiano? Può essere al centro della responsabilità sociale d’impresa, dell’azione delle istituzioni e della coscienza collettiva?

L.C. La scultura è per definizione pubblica. La storia dell’arte ci insegna come questa disciplina sia sempre stata, in stretto rapporto con l’architettura, al servizio della società e della vita pubblica. Nella contemporaneità, grazie alla nascita del collezionismo privato, la scultura trova una sua dimensione più intima. Entra nelle case dei collezionisti e conseguentemente, nei musei pubblici e privati.
Ma la sua vocazione originaria resta quella pubblica. Il Parco di Scultura di Bassano in Teverina, Sculture in Campo, intende creare un luogo dove questa vocazione sia esaltata al massimo. Uno spazio non solo fisico ma anche e soprattutto mentale, all’interno del quale la Scultura si rapporti e si confronti con tutti quegli aspetti che costituiscono un territorio fortemente caratterizzato come quello del nostro paese. In questo senso, la Tuscia viterbese si presenta come un luogo ideale, dove natura e biodiversità, cultura e storia convivono, da secoli, in modo spontaneo e armonico.
La campagna bassanese accogliente e ospitale è costellata da siti archeologici afferenti a epoche diverse. I richiami storico-artistici sono molteplici e il progetto Sculture in Campo aspira a creare un corto circuito virtuoso tra passato e presente, con uno sguardo proiettato sul futuro prossimo venturo.
L’arte contemporanea e in particolare, per le ragioni qui espresse, la scultura può essere il volano di questa dimensione culturale espansa e trasversale. Questo progetto deve essere inteso come una piattaforma di lavoro condiviso; gli artisti sono i protagonisti principali di questo impegno. Sta a loro, in primis, costruire quell’humus socio-culturale all’interno del quale l’esperienza estetica sia in grado di includere e promuovere quei valori collettivi e individuali essenziali per ridefinire un mondo vivibile e sostenibile per tutti coloro, uomini, animali e piante, che lo abitano.

Le artiste e gli artisti presenti oggi sono un caleidoscopio di universi dissimili quanto a età, condizione, ruolo sociale, esperienza esistenziale. Quale tratto accomuna le figure citate?

A.M.P.: Da quando il parco è nato, come Lucilla Catania ha spiegato, gli artisti succitati hanno affidato al parco le proprie opere. La condivisione del progetto di partenza, l’adesione e la partecipazione alle idee della fondatrice, è ciò che soprattutto li unisce. Come si accenna nella domanda, le esperienze e le opere di ciascuno sono troppo diverse per proporre, in poche righe, possibili linee estetiche di relazioni, che pure non mancano. Sarà il visitatore a coglierle, anche grazie alla collocazione nell’ampio spazio, che si presenta ricercata e non casuale. Se molte sculture sono state pensate appositamente per il parco, altre provengono da progettazioni indipendenti. Questo ha fatto sì che molte opere si scoprissero ʽreinventate’ in situ, acquisendo un rapporto con lo spazio, aperto e naturale nella fattispecie, che è divenuto tratto caratterizzante di tutti gli interventi; un tempo prerogativa quasi esclusiva della scultura monumentale e dell’architettura, questa è ormai una delle istanze più interessanti di tutta l’arte contemporanea (che ha forzato le tradizionali categorie artistiche fino a romperne i limiti), insieme all’idea della scultura come «costruzione» (che qualcuno attribuisce originariamente a Picasso). Scultura, pittura, grafica e linguaggio si sono contaminati, dando adito a vaste esplorazioni e sperimentazioni. Qui, a Sculture in Campo, le tecniche e i materiali degli artefatti vanno da quelli più tradizionali a quelli più innovativi; alcuni oggetti propongono la classica tridimensionalità scultorea ma altri restituiscono in superfici di qualità pittorica le cromie della luce, con tutte le sue variazioni. Tutti gli artisti presenti, così, ingaggiano con i visitatori una sfida percettiva, tutta da raccogliere. Accade ciò cui sopra accennavo: usciti dal museo, sottratti alla visione preconfezionata e didascalica, l’arte e lo spettatore entrano in una connessione proattiva.

Quanto è vitale e di qualità l’arte contemporanea italiana, pensando al bando di Sculture in Campo rivolto agli under 40?

A.M.P.: È quanto andremo a scoprire. L’aspirazione di Sculture in Campo ad avere un profilo internazionale, a promuovere la ricerca, a essere il capofila di una rete di professionalità e progettualità; l’intenzione di recuperare le preesistenze architettoniche, l’attenzione alla natura e alla biodiversità; tutto questo sarebbe impensabile senza l’apporto di energie e idee delle nuove generazioni. La call 2020, rivolta agli scultori under 40 (messa in atto grazie al finanziamento della Regione Lazio e al sostegno del comune di Bassano in Teverina) ha visto vincitori 4 nomi – Davide Tagliabue, Simone Cametti, Gisella Chaudry e Daniela Paluello – che hanno proposto realizzazioni di alto livello tra tante interessanti e apprezzabilissime. Nel loro percorso si possono trovare interpretazioni del rapporto uomo/natura attraverso immagini a metà tra ingegneria, poesia e intervento ecologico; progetti in cui l’ambiente naturale diventa spazio performativo; nuove idee di relazione e proposte per un nuovo modo di stare al mondo, fluido e in movimento. Direi che la giovane scultura è estremamente promettente. Né potrebbe essere altrimenti: l’arte è viva finché l’umanità è viva, è connaturata a essa e al suo essere nel mondo. Chi può, deve farsi carico di portare alla luce questo linguaggio, favorirne la presenza quotidiana, nell’esistenza di tutti, alla pari degli altri mezzi di comunicazione e espressione. Ora più che mai, credo, i giovani artisti chiedono al pubblico la capacità di interagire e di partecipare al processo creativo. La principale funzione sociale dell’artista, a mio parere, è quella di mettere in evidenza che l’essere umano è fatto soprattutto di immaginazione, fantasia e capacità di trasformazione.

Sculture in Campo è un progetto fortemente desiderato dall’artista Lucilla Catania in condivisione con i critici d’arte Alberto Dambruoso, Roberto Gramiccia e Cesare Biasini Selvaggi, di certo non si tratta d’un committente proveniente da una famiglia aristocratica o da un facoltoso collezionista d’arte. Ciò quali conseguenze comporta in termini di espressione artistica?

A.M.P.: Mi ricollego alle ultime battute della risposta precedente. Uscire dal sistema tradizionale dell’arte non è più – o non è soltanto – un atto di mera contestazione. È un serio atto di responsabilità e una proposta culturale complessa, che dovrebbe vedere tutti attori protagonisti: istituzioni, collezionisti, mercanti, pubblico e artisti. Non basta dire che il sistema commerciale dell’arte è marcio e ribadirlo nelle azioni e nelle rappresentazioni (per poi sostanzialmente rimanervi invischiati): questo è ormai un approccio didascalico e tautologico. Più utile è prendere rapporto con questa realtà e intervenire dall’interno. Lucilla Catania non è nuova a questo tipo di operazioni. Solo per parlare della più recente: l’esposizione Le altre opere. Artisti che collezionano artisti, ad esempio, curata insieme a Daniela Perego con il coinvolgimento della Sovrintendenza capitolina e dei musei civici romani, ha messo in gioco un ribaltamento di ruoli molto interessante; le artiste – a partire dalle due ideatrici – e gli artisti si sono trasformati in curatori e collezionisti (superando le ricorrenti dinamiche competitive), e la Sovrintendenza ha riscoperto un ruolo attivo nella promozione del contemporaneo, che non si vedeva da tempo e che risulta sempre difficile da realizzare a Roma, per mille motivi da discutere in un’altra occasione.
Sculture in Campo, a mio parere, si pone su questa linea. A partire da una struttura rigorosa e scientificamente convincente, si afferma come presenza attiva sul territorio, con tutta l’intenzione di intervenire su di esso; ancora una volta ne è protagonista un’artista, capace di catalizzare le energie e le sinergie necessarie. Questo è un cambiamento di paradigma estremamente importante, è la risposta giusta alla crisi che stiamo vivendo (quella epidemiologica ne ha fatto emergere altre, topiche e preesistenti, non meno gravi). Se cambia, così facendo, l’esperienza della realtà, il vissuto, la visione del mondo, come può non cambiare di conseguenza l’espressione artistica? A mio parere è questa la strada per recuperare il senso della collettività, e persino per riscoprire l’importanza dell’arte come lavoro, con tutto ciò che comporta.

L’interlocutore di Sculture in Campo è l’amministrazione comunale. Come si è rivelata in termini di appoggio e sostegno concreti l’Istituzione?

L.C.: Il Comune di Bassano in Teverina ha sostenuto questo progetto fin dall'inizio, capendo l'importanza e l'originalità di Sculture in Campo. Questo comune è composto da amministratori giovani e aperti alle novità e soprattutto da persone che hanno a cuore la Città di Bassano in Teverina e che sono attenti ai cambiamenti.
Devo però aggiungere che questo sostegno è più simbolico che materiale. Dal punto di vista strettamente economico pochi, pochissimi sono stati gli aiuti. Diverse sono le ragioni. La prima è che Bassano in Teverina è un piccolo comune del Lazio composto da circa 1300 anime, con poche risorse economiche proprie. La seconda è che i denari a disposizione vengono stanziati per rispondere prioritariamente alle esigenze dei cittadini e del territorio e ai progetti di investimento del comune, poco resta alla cultura. La terza è che l'Italia, nonostante il gigantesco patrimonio artistico-culturale che rende questo paese unico al mondo, considera la cultura e l'arte una spesa più che un'impresa. Come se l'arte fosse un fardello e non una risorsa. Questa mentalità nefasta condiziona le scelte degli amministratori a ogni livello. Dalla grande città pulsante al piccolo paese di provincia la cultura arriva, se arriva, in ultimissima battuta.
Sculture in Campo, quindi, è il risultato di un impegno preso in prima persona della sua ideatrice e fondatrice, e cioè dalla scrivente. Sono sempre più convinta che debbano essere gli artisti a scendere in campo e a ripensare, (qualora ne sentano la necessità), la ricerca artistica non come un prodotto meramente finanziario ma come un percorso etico-ideale. 

Il Parco è visibile dall’esterno tutti i giorni in orari diurni e notturni. Quanto tale apertura ha contribuito al risveglio della coscienza collettiva? Si possono già tirare le somme quanto a interesse manifestato e riscontro emozionale?

L.C.: Sculture in Campo è un parco ancora giovane. Esiste da appena quattro anni, troppo poco per fare un bilancio. L’arte e, in particolare, la scultura, hanno tempi lunghi! Ma certamente un feedback è arrivato ed è positivo. La comunità bassanese segue con interesse e con non poca curiosità l’attività artistica del parco. Ogni anno vengono posizionate quattro nuove opere e il giorno dell’inaugurazione la presenza dei cittadini bassanesi non si fa attendere. La gente chiede informazioni sulle opere, si interroga sul loro significato e sul perché quell’artista ha fatto quella scultura e su quali sono i motivi della sua ricerca artistica.
Il riscontro emozionale è evidente e, sinceramente, anche inatteso. Stiamo parlando di un paesino minuscolo, con solo due ordini di scuola: elementari e medie inferiori. Non vi sono cinema né tantomeno teatri, non vi sono spazi di aggregazione per i giovani e non vi sono luoghi di cultura contemporanea. Ci sono però due realtà importanti che fanno la differenza e che hanno sviluppato, negli anni, una certa sensibilità all’arte. La presenza di un Gruppo Archeologico coeso e molto attivo che si occupa di studiare e di valorizzare il territorio e l’Associazione Culturale Fornace costituita da un gruppo di giovani che, riciclando oggetti in disuso e materiali di scarto, hanno dato vita a un originale laboratorio di artigianato creativo.
Sculture in Campo si configura, quindi, come un terzo polo, dedicato esclusivamente alla ricerca artistica contemporanea e trova in queste due realtà dei partner attivi insieme ai quali aumentare l’offerta culturale e sociale non solo di Bassano in Teverina ma di tutto l’hinterland viterbese.



Lucilla Catania




Anna Maria Panzera




Luigi Puxeddu- Tigre, Alberto Timossi - Flusso




Lucilla Catania - Foglio, 2017 (Marmo Nero Marquinia)




Lucilla Catania - Sofficino, 2016 (Peperino di Vitorchiano)
Rollo, 2016 (Travertino di Tivoli)



A cura di Giusy Capone
(n. 2, febbraio 2021, anno XI)