In dialogo con la scrittrice Maria Pia Nocerino

Maria Pia Nocerino, giornalista, poetessa e prosatrice, è nata a Torre del Greco, ha vissuto nella città natale fino ai vent’anni, per poi trasferirsi prima a Scafati e, successivamente, a Terzigno, dove attualmente risiede.
La sua passione per la scrittura si è tradotta in numerosi riconoscimenti e la vittoria di diversi concorsi di poesia, tra cui l’ultimo legato alla prestigiosa Maratona di San Valentino della città di Terni.
Oltre alla scrittura, ha coltivato per anni un’altra grande passione: la corsa agonistica. Un’esperienza che ha saputo intrecciare con la sua attività letteraria, riconoscendo nella corsa le stesse qualità necessarie alla scrittura: disciplina, dedizione, costanza e motivazione.
Iscritta all’Ordine dei Giornalisti della Campania, nel 2024 ha esordito nel mondo della narrativa con il suo primo romanzo, Spire, pubblicato da Rossini Editore, un’opera che segna l’inizio di un nuovo e promettente capitolo della sua carriera.

Puoi segnalare il tuo percorso di studi? Puoi raccontare i tuoi desideri iniziali?

Fin da bambina, il mio sogno è sempre stato quello di diventare una giornalista, tanto che, dopo il diploma, mi sono iscritta alla Facoltà di Scienze Politiche con le idee molto chiare. La vita, però, mi ha costretta a deviare, a percorrere una strada molto diversa: per quasi 30 anni ho lavorato negli studi legali, dedicandomi alla stesura di atti giudiziari invece che alla scrittura creativa e il giornalismo è rimasto un sogno nel cassetto.
Poi, quasi alla soglia dei 50 anni, ho «aperto il cassetto» e ho annaffiato il sogno facendolo germogliare e crescere. Ho intrapreso l’iter per ottenere il tesserino da giornalista collaborando con una testata giornalista online e, solo quando l'ho avuto finalmente tra le mie mani, ho provato quella sensazione di completezza che avevo inseguito per tutta la vita.

Quando è iniziata la voglia di «produrre letteratura»?

Ho sempre scritto poesie e racconti. Alcuni componimenti per i quali ho ricevuto premi e riconoscimenti sono raccolti in sillogi e antologie di autori vari. Solo lo scorso anno, nel 2024, è arrivata la pubblicazione di Spire, ma di testi nel mio cassetto ce ne sono davvero tanti.

Quali piste e insegnamenti hai seguito o hai istruito il tuo «scrivere» su indicazioni di maestri?

Scrivo d’istinto, lasciando che le idee affiorino all’improvviso, senza una pianificazione precisa. È un processo spontaneo, quasi irrazionale, ma, profondamente, influenzato dalle innumerevoli letture che hanno plasmato il mio modo di raccontare. Ammiro profondamente autrici come Viola Ardone, Donatella Di Pietrantonio, Michela Murgia e vorrei poter scrivere con la loro stessa intensità e incisività, ma certi talenti sono doni rari, e, forse, proprio per questo affascinano così tanto.

È difficile scrivere oggi?

Non so se scrivere sia più difficile oggi o se lo fosse più in passato. Mi spiego meglio. Un tempo, la concorrenza era sicuramente minore, e pubblicare un libro significava superare una vera selezione di valore. Oggi, invece, sembra che tutti abbiano la smania di scrivere, di stampare il proprio nome sulla copertina di un libro, spesso senza una reale vocazione o una solida preparazione. Il mercato editoriale si è trasformato. Molte case editrici chiedono compensi agli autori, abbassando inevitabilmente l’asticella della qualità. Pubblicare è diventato più facile, ma a quale prezzo? Troppi libri vedono la luce senza un vero merito letterario.

Quali sono i libri da ricordare?

Ci sono libri che restano in testa e nel cuore tutta la vita e altri che si dimenticano subito dopo aver girato l’ultima pagina. Quelli che restano nei miei ricordi sono sicuramente Cent’anni di solitudine, Narciso e Boccadoro, La signora delle camelie, La figlia di Mistral, Il Conte di Montecristo, tutti i libri di Oscar Wilde e quelli di Shakespeare. Restano indimenticabili anche Processo a Gesù di Mario Pomilio e Il caffè dei miracoli di Franco Di Mare.

Puoi precisare i temi e i motivi delle ultime produzioni?

Spire è più di una semplice storia d’amore; è il racconto di un sentimento maturo, consapevole, capace di affrontare il peso del passato e le incognite del futuro. Paul e Marlena, i protagonisti di Spire, si incontrano alla soglia dei cinquant’anni quando la vita ha già lasciato i suoi segni, quando le cicatrici del tempo rendono i legami più profondi e autentici. Quello che lega Paul e Marlena non è l’amore impetuoso e incontrollato della giovinezza, ma una passione intensa, costruita sulla conoscenza reciproca, sulla volontà di riscoprirsi e vivere un nuovo amore.

Dentro c’è la tua percezione del mondo, forse, ma quanto e perché?

Spire è un amalgama di tante storie che mi sono state raccontate e di altrettante storie che già conoscevo. Un libro aderente alla realtà che vivono molte famiglie.

Pensi di avere una visibilità congrua, adesso? Quanti e quali «addetti ai lavori» ti seguono? I social t’appoggiano, ne fai uso? La stampa conosciuta e quella accreditata ti seguono?

Sono all’inizio del mio viaggio letterario. Spire è uscito da meno di un anno e oggi il mio nome è legato anche alla pubblicazione di un libro. Non posso certo dire di godere di una grande notorietà, ma qualcosa si muove. Qualche «addetto ai lavori» ha iniziato a seguirmi. Tra scrittori – emergenti e non – ci si incontra, si scambiano parole, sogni, speranze. Anche la stampa ha iniziato a interessarsi al mio percorso, e al momento non potrei chiedere di più. Tuttavia, l’ambizione è una fiamma che arde sempre. Mi piacerebbe raggiungere un pubblico più ampio, lasciare un segno più profondo. Forse un giorno. Chissà? Se uso i social? Come potrei farne a meno?

Perché il pubblico dovrebbe ricordarsi dei tuoi impegni?

Scrivo in modo essenziale, diretto, senza inutili orpelli. Niente «mattoni» che appesantiscono, ma quelli che definisco «quadernini», storie scorrevoli, intense, capaci di arrivare dritte al cuore del lettore. I miei racconti sono lunghi quanto basta per catturare, emozionare, lasciare un segno. E, tra le pagine di Spire, quasi tutti possono trovare quella frase, quel momento, quella riflessione che sembra essere stata scritta apposta per loro.

Hai partecipato a fiere del libro?

Le Fiere del Libro e dell’Editoria sono una di quelle occasioni di cui ti parlavo prima, una di quelle in cui scrittori, lettori e amici si ritrovano e starebbero tutta la vita insieme a parlare di carta, inchiostro, sogni e speranze.

La letteratura verrà consegnata alla «Intelligenza Artificiale» o andrà avanti su altri canoni o codici?

L’Intelligenza Artificiale non è più il futuro; è il presente, una realtà concreta e in continua evoluzione. Non ha senso demonizzarla, ma è fondamentale conoscerla, comprenderla e usarla con consapevolezza per evitare errori grossolani. Come giornalista, ho seguito diversi corsi di formazione sull’AI. La lezione più illuminante l’ho ricevuta da un giovane sacerdote esperto di informatica e AI.

Quali linee operative pensi di tracciare nell’immediato futuro? Quali progetti vorresti sviluppare nel 2025?

Ho tante cose che bollono in pentola. Ho racconti dedicati all’infanzia, un giallo da portare a termine e una serie di piccoli, ma grandi progetti che spero possano regalarmi soddisfazioni.



A cura di Maurizio Vitiello
(n. 5, maggio 2025, anno XV)