Intervista all’artista Renzo Eusebi, a cura di Maurizio Vitiello

Il bravo artista Renzo Eusebi aziona sottili rimandi segnico-geometrici e con temperanze cromatiche indaga le strutture di una geometria libera e convincente, anche per determinare la sua visione del mondo.
Moltiplicate vibrazioni e situati tagli in questa modulazione di assetti neo-geometrici e di nette rarefazioni astratte manifestano essenziali equilibri e richiamano la relazione di una forma assegnata in uno spazio meditato.
Con calma estrema e con coerente autorità artistica assicura ai suoi lavori appunti e sottigliezze in un paradigma pittorico, tradotto e prodotto da una misura intelligente e metodica, in cui l’intima dialettica indica la ragionevole preoccupazione di affermare come la pittura possa risultare ancora una legittima comunicazione, non superata, nel procurare attive emozioni estetiche in chiara sintonia con l’arte dei nostri tempi.


Puoi segnalare il tuo percorso di studi e conoscenze?

Maturità artistica, abilitazione all’insegnamento cl XLIX.


Ci racconti i desideri iniziali e, invece, i sentieri seguiti?

Desideravo sin da bambino fare il pittore; ho seguito la mia passione costantemente e ora sono qua.


Quando è iniziata la tua voglia di «produrre arte»?

Fin dai primi anni di liceo negli anni ‘60.


Mi puoi indicare gli artisti bravi, anche non italiani, che hai conosciuto e con cui hai operato, eventualmente «a due mani»?

Ho operato a quattro mani con Walter Coccetta, Antonio Di Girolamo e Pitti. Ho conosciuto Lindstrom, Bogarth, Corneille durante la mia permanenza come artista della Galleria San Carlo di Milano.


Quali sono le tue personali da ricordare, e perché?

Ce ne sono tante, ma le più importanti sono quelle degli anni ‘80 all’Arte Fiera di Basilea, San Francisco, New York e Bari. Nel 2019 al Centro Cultural Correios di Rio de Janeiro. Nel 2021 con la personale presso il M.A.L. Museo Archeologico Lametino, Lamezia Terme (CZ).


Puoi precisare i temi e i motivi delle ultime mostre in Italia e all’estero?

Nel 2019, Diversità e Contaminazione, mostra a favore del rispetto della natura come dimostra l'opera L'inverno del mondo. Nel 2021 al M.A.L. Museo Archeologico Lametino, Lamezia Terme (CZ) con In equilibrio tra passato e presente.

Ora, puoi specificare, segnalare e motivare la gestazione e l’esito delle esposizioni, però tra collettive e rassegne importanti, a cui hai partecipato?

Tutte le mostre del Transvisionismo dal 1995 al 1996 e quelle dal ‘97 in poi con gli esponenti del gruppo G.A.D. Gruppo Aniconismo Dialettico, fondato da Giorgio Di Genova.


Dentro la tua produzione c’è la tua percezione del mondo, forse, ma quanto e perché?

Sì, la percezione del mio mondo interiore, che poi, se vogliamo essere chiari, è il mondo di tutti, dei sogni, delle amicizie, degli amori, dei rancori, ecc. ecc.


L’Italia è sorgiva per gli artisti dei vari segmenti? La Lombardia, il Sud, la «vetrina ombelicale» milanese cosa offrono adesso?

Oggi, purtroppo, ognuno di noi, che produce arte, è il mecenate di sé stesso, c'è tanta confusione.


Quali piste di maestri hai seguito?

L’Arte nasce sempre dall’Arte. Se non avessi seguito e studiato tanti maestri del secolo scorso forse non sarei certamente a tali livelli. Dal movimento della Bauhaus a Miró, Burri, Fontana, Mondrian, Malevič, Kandinsky, Klee ecc.


Pensi di avere una visibilità congrua, e perché?

Attualmente, mi sembra di sì, oltre che per le centonovanta mostre realizzate anche per il continuo chattare con i social.


Quanti ‘addetti ai lavori’ ti seguono?

Mi seguono tanti professionisti del settore, tra cui critici di livello internazionale, curatori, storici, giornalisti ecc.


Quali linee operative pensi di tracciare nell’immediato futuro?

Il mio interesse principale odierno è riposto nelle aste internazionali.


Pensi che sia difficile riuscire a penetrare le frontiere dell’arte? Quanti, secondo te, riescono a saper ‘leggere’ l’arte contemporanea e a districarsi tra le ‘mistificazioni’ e le ‘provocazioni’?

Senza alcun dubbio, non è cosa difficile riuscire a emozionare se si ha qualcosa da dire, qualcosa che prende l’animo del fruitore; si deve essere consapevoli di ciò che si riesce a fare e si deve comunicare.


I ‘social’ t’appoggiano, ne fai uso quotidiano?

I social mi seguono e comunico quotidianamente con i miei follower.


Con chi ti farebbe piacere collaborare tra critico, artista, art-promoter per metter su una mostra o una rassegna estesa di artisti collimanti con la tua ultima produzione?

Peter Halley.


Perché il pubblico dovrebbe ricordarsi dei tuoi impegni?

Forse, per la personalità, la costanza nel produrre continuamente opere e, forse, per la capacità dimostrata in tanti anni di attività.


Pensi che sia giusto avvicinare i giovani e presentare l’arte in ambito scolastico, accademico, universitario e con quali metodi educativi esemplari?

È importantissimo, io lo facevo già negli anni ‘80 e ‘90 quando insegnavo arte. È utile far entrare in contatto i giovani e giovanissimi con il mondo dell’arte, suscitando emozione e interesse così che venga stimolata la necessità di apprendere, accrescendo le conoscenze e la sensibilità.


Prossime mosse, a Londra, Parigi, in Brasile...?

Prossima personale presso il Museo Niteroi di Rio de Janeiro Brasile, dal 22 gennaio al 12 marzo 2022; titolo della mostra Referências Abstratas.


Che futuro si prevede post-Covid-19, dopo le varianti delta e omicron?

Non so cosa accadrà, ma l’artista, se sente il bisogno di esprimersi, lo faccia con la massima caparbietà. Poi, chissà se il mondo sarà pronto a far ripartire o addirittura migliorare tutto ciò che era prima.




Opera n. 17, 2018, pittoscultura in legno e smalti
154,5x24,5x25 cm




Condizione umana, 1977, olio spatola su tela, 70x50 cm




Opera n. 3, 2021, smalti su legno, 100x78 cm




Opera n. 110, 2020, smalti su faesite, 90X70 cm




Senza titolo, 2009, acrilico materico su tela, 70x70 cm




Prova d'autore per cartella grafica su carta Fabriano, 1983, tiratura 1/99 dipinta a mano, 78x56 cm




Opera n. 34, 2000, tecnica mista materico su tela, 140x200 cm




Fermata d'autobus,1965, olio a spatola su tela, 50x70 cm






A cura di Maurizio Vitiello
(n. 3, marzo 2022, anno XII)