Sabina Pecorella: «In Romania è in atto un vero e proprio Rinascimento delle arti»

A partire da questo numero apriamo una nuova sezione dedicata all’arte, coordinata da Claudia Mandi, artista e curatrice presso il Museo dell’Arte di Timisoara. Avviamo la rubrica con un’intervista a Sabina Pecorella, curatrice d’arte a Napoli e sostenitrice degli artisti stranieri in Italia, che si è particolarmente affezionata agli artisti romeni, organizzando mostre personali, rassegne stampa, aste, incontri con artisti ed importanti critici italiani, festival d’arte.

Dottoressa Pecorella, dal 2010 organizza vari eventi per promuovere artisti romeni in Italia, coinvolgendo anche istituzioni come la Regione Campania, il Comune di Napoli oppure importanti associazioni culturali. Da dove nasce questo suo interesse per gli artisti romeni? 

Nasce dalla grande passione per l'arte che mi porta a considerare e capire l'espressività artistica di un popolo che ha prodotto nel corso dei secoli solide basi per poter ancora oggi promuovere artisti di rara bravura. Personalmente lo considero un mio contributo, che offro, e che permette di appagare la mia curiosità e di arricchirmi di nuovi contenuti.
Non ultima è la mia convinzione che la vera ed intensa produttività intellettuale nasce là dove esiste una condizione di disagio, di emarginazione e molte volte di sofferenza. L'Italia vanta un patrimonio artistico invidiato da tutto il mondo. Artisti come Giotto, Raffaello, Michelangelo, Leonardo, Caravaggio, hanno lasciato in eredità opere universali, testimonianza di un periodo storico e culturale che solo attraverso il mecenatismo è stato possibile.

Che cosa rappresenta per Lei la Romania e qual è stato il primo impatto con l’arte e la cultura romena, soprattutto contemporanea?

Assolutamente emozionante, entusiasmante, non solo quella romena, ma di tutto l'Est. E proprio qui che è in atto quello che potremmo definire un vero e proprio Rinascimento delle arti, un processo simile a tanti altri Paesi in cui la cultura è stata storicamente massificata: mortifica qualsiasi spirito di innovazione che non rispecchiasse una «tradizione». Prima della rivoluzione, le arti erano collettivizzate, proprio come l'agricoltura o altre produzioni di massa. Ora sembra invece che ci sia una riesplosione delle arti grazie anche all'opera dell'Istituto di Cultura Romeno impegnato in iniziative molto progressiste. Questo è un bene pregevole perché l'arte romena evidenzia una capacità di sintesi tra le influenze artistiche provenienti dalle varie zone e le culture più vicine ad essa: bizantina, balcanica, slava, germanica, romanico-gotica.

Quali eventi ha organizzato finora per gli artisti romeni e qual è stata l’eco sul pubblico italiano?

Inizialmente ho organizzato mostre personali di Claudia Mandi in varie città d'Italia, Napoli, Roma, Sardegna. Successivamente ho fatto partecipare diversi artisti romeni tra cui Suzana Fantanariu, Sorin Scurtulescu, Gela Marghidan e la stessa Mandi ad eventi importanti organizzati dal comune di Napoli, «maggio dei Monumenti». Tali eventi hanno sempre riscosso un buon interesse e un’ottima cornice di pubblico.

Che risposta ha trovato presso le istituzioni statali italiane per l'organizzazione degli eventi per gli artisti romeni, tenendo conto che i romeni non godono di un’immagine troppo felice in Italia?

Per fortuna ho trovato amici che hanno sempre creduto in me appoggiando le mie iniziative, anzi in molte esposizioni è stata madrina la dott. Anna Maria Colao, moglie del dott. Caldoro, Governatore della regione Campania.

Quale collaborazione ha instaurato con l’Accademia di Romania a Roma?

Ho cominciato a collaborare con l'Accademia di Romania dopo aver conosciuto il prof. Barbulescu che, nell'ambito della manifestazione annuale «Spazi Aperti», voleva invitare come ospite onorario il maestro Renato Frosali e il suo ciclo di opere dal titolo Fuori dal Fuori. L'artista da me promosso rappresenta ed interpreta sulla tela l'impatto scenico degli attori detenuti della compagnia della fortezza del carcere di Volterra. Il Frosali rivela in questo ciclo la spettacolarità neo-barocca dai timbri moderni, seducenti, di una raffinatissima eleganza.

Lei è curatrice di alcuni importanti artisti italiani, tra i quali, Renato Frosali e Michele Iodice. Potrebbe parlarci della sua collaborazione con loro?

Il maestro Frosali è stata una vera è propria scoperta. Io sono sempre in giro per l'Italia, appena so di qualche artista interessante compatibilmente con i miei impegni, corro a conoscerlo. Nel caso di Frosali è stato un colpo di fulmine, un vero talento, siamo entrati subito in sintonia, l'anno dopo ha partecipato alla Biennale di Venezia e da lì a poco è iniziata la sua ascesa. Attualmente è considerato il Caravaggio contemporaneo.
Altro artista internazionale è lo scultore design Michele Iodice, mai vista tanta genialità in un uomo solo, i suoi progetti, le sue sculture non hanno confini, le sue Migrazioni arrivano ovunque. I suoi lavori richiamano l'arte del riciclo e del site-specific.

Ha mai pensato di organizzare una mostra degli artisti italiani in Romania, uno scambio culturale con istituzioni statali romene o con gallerie d’arte?

Sarebbe un mio grande desiderio, un’esposizione al Museo Nazionale con le opere del maestro Frosali. Un confronto tra artisti e sull'arte figurativa, partendo dalla deposizione del Rosso Fiorentino al contemporaneo, sarebbe fantastico.

Lei ha organizzato due festival di Street-Art a Napoli. Come vede questo approccio al pubblico? Stiamo vivendo nel mondo della tecnologia dove è facile vedere tutto sullo schermo del computer ed è proprio questo modo di portare l’arte in strada che esclude certi stereotipi ai quali ci siamo ormai abituati.

Le due manifestazioni di Street art le considero tra i miei progetti migliori. È stato veramente entusiasmante vedere come la gente partecipa all'evento, un momento di vero benessere e di aggregazione. La tematica era Arte, solidarietà, integrazione. Al centro dell’iniziativa di Street Art vi erano 4 artisti romeni, promossa da me in occasione del «Maggio dei monumenti». Si tratta di un’arte libera dalla logica del mercato e delle apparenze, arte come mezzo di comunicazione, avvicinamento e divulgazione: la manifestazione diretta di un pathos che trova la sua piena espressione sulla tela è mossa dal desiderio di comunicare attraverso le opere pittoriche una crisi che prima di essere personale appartiene all’intero popolo romeno, inevitabilmente legata alle peculiarità del Paese. Un’arte che possa essere realmente specchio del sociale. Ed è proprio il recupero di una simile nozione di «arte sociale» che ci impone di valutare l’intera portata dell’iniziativa. Un progetto che al contempo consente di assaporare il piacere del bello e di coglierne le sfumature etico-sociali. Ancora una volta l’arte dimostra la sua valenza universale e la sua straordinaria capacità di porsi come veicolo di comunicazione, favorendo l’integrazione. Inoltre sono stata coinvolta anche da scolaresche e da istituti per disabili vedendo l'arte come terapia.

Quali sono i progetti che ha in cantiere per il futuro?

Un progetto molto ambizioso è quello di una grande esposizione negli scavi di Paestum e Pompei, tra il mondo greco e quello romano con la partecipazione di uno degli scultori internazionali, Igor Mitoraj, e con la cura scientifica del prof. Vittorio Sgarbi. La Soprintendenza si è espressa favorevolmente. Magari sarà l'occasione di poter far conoscere più ampiamente in Italia l'opera del grande artista romeno Brancusi, che ha rivoluzionato l'espressione astratta dell'arte arcaica.



   



Intervista realizzata da Claudia Mandi
(n. 10, ottobre 2014, anno IV)