Il destino di un italianista romeno di Bessarabia: Nicanor Rusu

Il professore Nicanor Rusu, forse molto più di altri, ha provato il calvario che si è abbattuto su di noi in questo evo della civilizzazione. Aveva un grande dono, il talento e la vocazione del filologo e si era laureato brillantemente presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università «Alexandru Ion Cuza» di Iaşi nel 1937, diventando assistente e collaboratore del prof. Iorgu Iordan  della cattedra di Filologia Romanza. Tra il 1936 e il 1942 il suo nome compare di frequente nelle pubblicazioni specialistiche (le riviste «Însemnări ieşene», «Italica»e altre) a fianco di importanti italianisti come Andrei Oţetea, Ilie Minea, Iorgu Iordan, Gh. Ivănescu, Petru Iroaie ecc. Pubblicò molti studi, articoli, note, traduzioni dedicati alla letteratura e alla cultura italiana e alle relazioni spirituali italo-romene.

Attraverso l’Istituto Italiano di Cultura di Iaşi, fondato nel 1938 dal prof. Giuseppe Petronio, un ‘mostro sacro’ della critica letteraria e in generale della cultura italiana, il giovane Nicanor Rusu seguiva attivamente i cicli di conferenze a cui partecipavano famosi italiani: Giacomo Devoto, Matteo Bartoli, Giulio Bertoni, Carlo Tagliavini, Giuliano Bonfante e altri.

Proseguendo la sua carriera di ricercatore a Iaşi, il giovane italianista della Bessarabia iniziò il periodo italiano vero e proprio, ottenendo una borsa statale romena per la Scuola Romena di Roma. È così diventato membro della prestigiosa istituzione di studi e ricerche, proprio nel cuore dell’Italia, Roma. I membri della Scuola erano selezionati tra i migliori laureati delle università romene (Bucarest, Cluj, Iaşi, Cernăuţi), in archeologia, storia, filologia e belle arti. L’idea di fondare la Scuola fu dello storico Nicolae Iorga e dell’archeologo Vasile Pârvan, che divenne il primo direttore dal 1922 al 1927 e di seguito, fino al 1947, gli atri direttori furono: George G. Mateescu, Emil Panaitescu e Scarlat Lambrino, tutte personalità di primo piano della cultura romena del tempo. Tra il 1947 e il 1969, la Scuola rimase chiusa, per motivi facilmente immaginabili, e riaperta come Biblioteca romena di Roma, poi nel 1990 diventò Accademia di Romania di Roma, diretta dall’italianista Alexandru Balaci, dall’accademica Zoe Dumitrescu-Buşulenga, storica della letteratura, da Marian Papahagi, italianista, critico letterario e traduttore. Dal 2008 l’attuale direttore è Mihai Bărbulescu, docente di storia di Cluj e membro corrispondente della Academia Română. L’alto livello di preparazione scientifica e intellettuale delle personalità romene passate per l’istituzione romana è evidenziato dai nomi di George Călinescu, Constantin Daicoviciu, Emil Condurachi, Mihai Berza, Dionisie Pippidi, Radu Vulpe, Claudiu Isopescu, Alexandru Marcu.

In questo ambiente così prestigioso, Nicanor Rusu seguì l’attività della Scuola e nel biennio 1940-1941 preparò il dottorato in Letteratura Italiana, con una tesi su Limba operei lui Giovanni Verga, con cui ottenne, il 28 novembre 1941, il titolo di dottore in filologia dell’Università di Roma, ottenendo il massimo dei voti.
Nel 1942 pubblica nella rivista «Italica»un ampio studio, tratto dalla tesi di dottorato, intitolato Lingua e stile del Verga.

Tuttavia la felicità per lo straordinario successo nella ricerca del giovane laureato non durò molto. Proprio nel pieno del tragico conflitto scatenato dai due tiranni, fu inevitabile il richiamo nell’esercito romeno per servire la Patria. Come si sa gli eventi furono rovinosi per la Romania. Dal novembre del 1944, per il giovane Nicanor Rusu cominciò il calvario: tornato nella natale Bessarabia fu arrestato e rinchiuso nei lager sovietici per i prigionieri di guerra, per circa quattro anni, trasferito da un lager all’altro: Reni, Odessa, Ždanov, Poltava, Stalino (oggi Doneck) – tutte città nell’attuale Ucraina –, punizione dovuta semplicemente al fatto che ha studiato nell’Italia di Mussolini! Scontati gli anni difficili del lager, ottiene il diritto di rientrare in Bessarabia, per passare attraverso un altro calvario in ‘libertà’: maestro di campagna a Otaci, poi a Năvârneţ (Făleşti).

Nel 1955 si stabilisce a Chişinău, presso l’Istituto di Perfezionamento dei Quadri Didattici; tra il 1958 e il 1965 ebbe la funzione di collaboratore scientifico inferiore presso l’Istituto di Lingua e Letteratura dell’Accademia delle Scienze. Uno specialista con due lauree (Iaşi e Roma), con un dottorato italiano, venne tenuto per anni come collaboratore scientifico inferiore! Solo nel 1962, dopo umilianti vicissitudini, gli venne riconosciuto il titolo e il diploma di dottore in filologia, equiparato a quello sovietico di candidato in scienze filologiche. Tra il 1965 e il 1980 fu professore conferenziere presso la cattedra di filologia spagnola e italiana all’Università.

Per tutti questi anni Nicanor Rusu ha portato il peso e le stigmate della sua «colpa» nei confronti del regime sovietico!
Quando penso, con il passare degli anni, al destino del Professore, simile a quello di Vitalie Sorbală[1], non posso non paragonarlo a quello di Eugen Coşeriu, uno dei più grandi linguisti del mondo.

Tre romeni di Bessarabia con destini diversi, passati attraverso le difficili vicende del tempo.  Fortunatamente il destino di Coşeriu è rimasto sotto una buona stella fino alla fine, poiché si affermò nel mondo libero. Il destino di Rusu e Sorbală non si compì secondo il loro talento e la loro vocazione, vanificato da un regime crudele e disumano.
Penso che Nicanor Rusu meriti da parte nostra, dalle generazioni dei suoi allievi, dalla società civile un riconoscimento da parte dello Stato. E la nostra verità, con tutto ciò che ci è successo, seppur in ritardo, siamo in dovere di dirla coraggiosamente fino in fondo.
La Commissione Cojocaru[2], per la condanna del regime totalitario comunista, come pure il Decreto del Presidente Ghimpu, sono interventi attesi da tempo. Non abbiamo il diritto di dimenticare!

Andrei Crijanovschi
Traduzione dal romeno di Achille Tramarin
(n. 3, marzo 2012, anno II)

NOTA
1.Vitalie Sorbală (1926-1979), docente universitario che ha messo le basi per l'insegnamento della lingua spagnola in Bessarabia.
2. Lo storico Gheorghe E. Cojocaru coordina l’Istituto di storia, stato e giurisprudenza dell’Accademia di Scienze della Moldova e presiede anche la Commissione per lo studio del regime comunista totalitario in Moldova, istituita nel 2010 dal Presidente ad interim della Moldova, Mihai Ghimpu
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