Fuoco che trasforma: a Venezia tutta l'energia delle opere di Otto Kruch

Dal 18 settembre al 12 ottobre scorsi, nella piccola Galleria dell’Istituto di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, si è tenuta una mostra personale dell’importante artista romeno di origini tedesche, Otto Kruch, membro dell’Unione degli Artisti romeni e dell’Unione degli Artisti tedeschi. Nello stesso evento è stata anche inaugurata un’effige in bronzo, con il ritratto di Nicolae Iorga, che l’artista ha voluto quale omaggio alla complessa personalità del noto intellettuale e fondatore della Scuola Romena di Venezia. 
Le opere di Otto Kruch vengono realizzate a grandi temperature e pressione, ma non anzitutto perché il bronzo si liquefa a 1.300° ma perché è la materia che più si adatta al temperamento e alla personalità dell’artista. Il bronzo trasformato mediante combustione rappresenta l’espressione temperamentale dell’autore stesso.
Il bronzo e il fuoco, la materia e lo spirito, rappresentano due fasi della stessa sostanza che l’artista utilizza per le sue opere. Dal bronzo all’oggetto, dal disegno all’incisione, dalla pittura al collage, queste ambivalenze ci portano a comprendere l’arte di Otto Kruch come uno scultore poliedrico e innovatore. La sua arte, quindi, trova la sua massima espressione nel vitale e imperiale bronzo. Prometeo mise il fuoco sotto i suoi bronzi e, sopra il rogo, si eleva la sua opera come una fiamma. 
Otto Kruch è un artista che con la sua arte trasforma la materia con alchimie e tecniche diverse. La materia ideale per le sue opere sarebbe la lava di un vulcano. Nella sua arte trovano risalto il profondo rispetto per la scultura antica, l’idealismo greco della forma e la dinamicità del barocco attraverso superfici piene, vuote, concave e convesse. L’artista non teme gli spazi vuoti quando, con disinvoltura, riduce ed espande la materia. Il vuoto cattura l’espressività della forza ed è più importante delle superfici piene nel dare vita alle forme scolpite.
I suoi personaggi sono rappresentati senza determinate parti del corpo, espressione delle carenze dell’ anima, e l'attenzione per i dettagli crea realtà modificate, trasformate da una notevole forza interna. Egli osserva e rappresenta una realtà non edulcorata, raffigurando esattamente ciò che sente. Per Otto Kruch la forma umana, eterno tema della storia dell’arte, è il simbolo di un potenziale antropologico inesauribile quale massima espressione artistica. Egli esalta l’energia vitale dell’essere umano attraverso giochi di ombre e luci che si riflettono sui percorsi accidentati e impetuosi della materia.
Le sue sculture superano limiti fisici e materiali per assurgere a pura espressione artistica. La sua arte, esaltata nel suo significato simbolico attraverso forme naturali, è simile a pietre esposte da millenni al vento e all’acqua, come sorte dal caos primordiale.  In tutta la sua opera si avverte come un moto di «liberazione», dove tutto si espande e si deforma oltre i limiti della materia.
Osservando l’opera Il Cavallo, è evidente la forma degli elmi degli antichi guerrieri dalla linea sinuosa, allungata, ondulata come il collo di un cavallo. Elmi e cavalli quali simboli di coraggio, di forza e di libertà. Il cavallo diventa come la maschera del guerriero e forse la maschera del guerriero è stata ispirata da un maestoso cavallo. C'è poi da notare che i cavalli di Otto Kruch sono ispirati alle quadrighe etrusche come un discorso antico trasposto nella post-modernità. I suoi cavalli sono rappresentati mentre fanno salti mortali, mentre sono in volo o caduti a terra. Ma lo spirito di questi animali continua a lottare anche dopo che la materia non è più in grado di proseguire la battaglia. 
L’artista si autorappresenta ed entra come un guerriero in una corte di personaggi favolosi, al comando di una squadra dorata e sontuosa. I suoi ritratti sono minimali, essenziali, anche ieratici di forte impatto visivo, oltre ad avere una grandiosa umanità: sono ritratti che condurranno il visitatore attraverso gli imponderabili misteri dell’animo umano. Da citare anche le opere con nudi femminili che sono come un fregio su cui si ritraggono figure pagane in posizioni provocatorie e seducenti che emanano un’energia viscerale, una vitalità e sensualità espressive.
Nell’osservare le opere del maestro ci si può chiedere perché mai i suoi cavalli siano rappresentati cosi. Perchè Otto Kruch sente più il dolore che la gioia? La risposta a queste domande è nelle opere stesse. Esse sono la rappresentazione di una scultura fortemente drammatica ed è proprio questa la reale dimensione di Otto Kruch. La sua arte è certamente espressione della sua «incandescenza» temperamentale e ben se ne avverte il fervido e impetuoso spirito. Le sue sculture sembrano provenire dagli scavi di un sito archeologico.

Profilo dell’artista

Otto Kruch nasce il 21 dicembre 1954 a Cluj-Napoca, figlio dello scultore Nikolaus Otto Kruch. Dal 1974 al 1978 studia scultura con il maestro Egon Marc Lowit, Mircea Spataru, all’Accademia di Belle Arti “Ion Andreescu” di Cluj-Napoca. Nel 1979 e nel 1980 vince il secondo premio e la Medaglia d’Oro offerta da Papa Giovanni Paolo II, alla IV e V edizione della Biennale Internazionale del «Bronzetto Dantesco» di Ravenna. Inizia la sua attività di scultore per il «Centro Dantesco» di Ravenna che gli commissiona le medaglie ufficiali per la IX edizione della «Biennale Dantesca» di Ravenna.
Nel 1984 realizza una mostra personale con la moglie Elena Kruch ad Abano Terme. Lavora con gli artisti e architetti dello studio «Ensemble» di Padova nel campo della progettazione e della grafica pubblicitaria. Nel 1985 espone alla mostra collettiva presso la «Galleria Arawak» di Santo Domingo. Nel 1986 realizza una scultura in pietra in ricordo del Movimento Contadino del 1904 ad Alesd (Bihor), in Romania. Nello stesso anno, realizza alcuni bassorilievi per le 14 Stazioni della Via Crucis e i bozzetti per il portale principale della Chiesa della Madonna Pellegrina di Padova.
Ha ricevuto l’incarico dalla società informatica «Mannesmann-Tally» di curare per la fiera mondiale CeBit la disposizione degli spazi espositivi e di illustrare con i suoi disegni gli ambienti della fiera stessa.
Dal 1990 al 1992 insegna scultura all’Accademia di Belle Arti «Ion Andreescu» a Cluj- Napoca. Del 1991 è la mostra personale con disegni e tappeti di lana, tessuti a mano, organizzata a Palazzo Correr, sotto l’egida dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia. Scolpisce il busto del poeta romeno Octavian Goga per la città di Marghita e i bassorilievi commemorativi di I. Brătianu a Cluj-Napoca e di Ady Endre a Oradea. Otto Kruch si occupa inoltre di grafica pubblicitaria per varie pubblicazioni culturali. Nel 1995 debutta in teatro come scenografo, regista e produttore con lo spettacolo «Ady Endre» per i 115 anni dalla nascita presso il Teatro «Szigligetti Ede» di Oradea.  
Nel 1996 si stabilisce con la famiglia in Germania. Dal 1998 lavora come scultore e designer per la «Ditta Strassacker - Fonderia Artistica» produttrice di opere in bronzo a Suessen, Germania. Esegue vari lavori di scultura per spazi pubblici in importanti città come Tubinga, Stoccarda e Berlino. Nel 2006 cura la propria istallazione in acciaio e bronzo per la Coppa Mondiale di Calcio, «Global Feet», allo Stadio «Mercedes-Benz Arena» di Stoccarda. Nel 2010 tiene una mostra personale al Castello di Galidorf, in Germania. Nel 2012 esegue la statua di Hiram per l’Associazione massonica «Drei Weltkugel Stiftung» di Berlino.
Nel 2015 tiene una Mostra personale all’Accademia di Romania in Roma. Partecipa alle Fiere d’Arte a Innsbruck e Schwabisch-Gmund. Le sue opere si trovano in vari musei e istituzioni. In particolare al Museo del Centro Dantesco di Ravenna; al Muzeul Țării Crișurilor di Oradea; al Museo d’Arte di Cluj-Napoca; al Deri Museum di Debrecen, Ungheria oltre in varie istituzioni pubbliche e collezioni private in Canada, Italia, Germania, Ungheria e Austria.













Claudia Mandi
(novembre 2017, anno VII)