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    «Più significato, meno  gesso». I disegni di Dan Perjovschi 
       
     
       Dan Perjovschi (Sibiu, Romania, 1961) è un  artista riconosciuto in tutto il mondo per i suoi interventi nei più grandi  musei internazionali, quali il MoMA di New York e la Tate Modern di Londra. Cresciuto  nella Romania comunista di Nicolae Ceausescu e dunque sotto la scure della  repressione e della censura culturale, Perjovschi appartiene alla generazione  liberatasi dalla dittatura dopo il crollo del muro di Berlino nel 1989. L’artista  ha iniziato a lavorare a Bucarest nel 1991 come disegnatore sul noto magazine  romeno «22». Su  quanto quest’esperienza ha inciso sul suo lavoro attuale, così diceva in un’intervista pubblicata a marzo del 2011 sul settimanale «Gli Altri»:  
      «Il mio lavoro nasce tuttora dalla lettura dei giornali, dall’osservazione  di ciò che accade intorno a me. Fin da allora ho annotato le mie idee  disegnando in piccoli diari, ma poi dal 1997 (e in particolare dalla grande  installazione per la Biennale di Venezia del ’99) ho incominciato a riportare e  ingrandire quegli schizzi su parete, invitando ad una lettura simultanea in  luogo di quella lineare tipica di un diario o di un giornale. Il mio obiettivo,  ora come allora, era quello di rivoluzionare il disegno, mettere in discussione  la separazione l’arte alta e bassa, l’opera d’arte come bene-feticcio da  collezionare…» 
        La sua pratica linguistica favorita è quindi il  disegno, «animato» da giochi di parole, da epigrammi e dal senso  paradossale con cui delinea gli eventi socio-politici, i nuovi conflitti di  classi, le contraddizioni del sistema dell’arte, le anomalie del convivere  all’interno del mondo globalizzato. La sua rappresentazione, quasi  performativamente, convoglia spesso in grandi installazioni murali, ma anche e  sorprendentemente in video, video-animazioni, diorami, quaderni di appunti,  fotografie.  
        Perjovschi sfrutta ogni  possibilità spaziale, definendo nuove dimensioni degli ambienti in cui lavora:  pareti, finestre, pavimenti, vetrate, soffitti all’interno/esterno di musei, di  istituzioni e di gallerie, in cui fa fluttuare le sue affabulazioni seguendone  l’architettura che li contiene e trasformando ogni suo intervento in un  progetto sitespecific. 
         
         
        Dan Perjovschi in Italia  
         
         L’artista romeno ha partecipato con la mostra personale rEst alla 48a edizione della Biennale  d’arte di Venezia, padiglione della Romania, nel 1999. Con la mostra  collettiva Feeling with your mind,  thinking with your senses, ha partecipato nel 2007 alla 52 Biennale d’arte di  Venezia, all’Arsenale e al Padiglione centrale dei Giardini. 
        Nel 2011, Dan  Perjovschi è stato il primo artista a lavorare direttamente sulla 'pelle' del nuovo MACRO, Museo d’arte contemporanea di  Roma, nell’ambito della mostra personale The  crisis is (not) over. Drawings and dioramas, a cura di Teresa Macrì, un’occasione  per vedere il lavoro in progress di un artista impegnato nella ricerca di nuove  dimensioni dello spazio, di inediti significati del mondo che lo circonda. Appositamente  per gli spazi del MACRO, Perjovschi ha realizzato un gigantesco «affresco»,  fatto di disegni e fumetti destinati a riflettere in forma ironica il mondo politico,  sociale e culturale della contemporaneità. Il concept dell’opera si è snodato sul  paradigma della crisi economica globale e sul paradosso in cui la società  turbo-consumistica postmoderna tenta di disinnescare i rischi della recessione.  
        Accanto all’installazione, il cui «making of» è stato reso visibile al  pubblico in una sorta di performance continua della durata di alcuni giorni,  Dan Perjovschi ha presentato cinque diorami realizzati tra il 2006 e il 2009  attraverso i suoi viaggi in alcune città europee: Venezia, Firenze,  Berlino-Bruxelles («Bexperience»), Londra e Stoccolma. Racconti attraverso  immagini e parole delle suggestioni dell’artista di fronte alla realtà.  Nonostante la sua analisi dei valori sociali e dei principi contemporanei sia  spietata, l’indagine di Perjovschi è stata scandita dal filo dell’ironia e  del sarcasmo, strumenti capaci di cogliere le stridenti contraddizioni del  reale.  
      Nell’intervista sopra citata, uscita nel 2011 sul settimanale «Gli Altri», Dan Perjovschi ha parlato  dell’attuale sistema  dell’arte e di come esso potrebbe e dovrebbe cambiare: «L’arte si sta identificando sempre più con il mercato dell’arte. I  curatori cercano artisti attraverso le Fiere d’arte e non è mai chiaro se la  selezione per le principali rassegne internazionali avvenga in base alla  qualità o perché esiste una galleria che sponsorizza economicamente l’artista.  All’inizio degli anni ’90 quando incontravo i miei colleghi bulgari, polacchi o  ungheresi, parlavamo tutti di libertà. Ora, quando ci incontriamo, discutiamo  di soldi, collezionisti, carriera… Ma, come dicevo, il problema è un problema  universale. Quali sono i nostri veri drammi? Di cosa ci lamentiamo? No  vacanze ad Ibiza? Niente nuova auto? Forse dovremmo imparare a vivere una vita  diversa, trovare nuovi obbiettivi, ridurre… essere più attenti alla vita,  meno alle apparenze… forse. Io non lo so. Anche se ripeto spesso un motto  durante l’elaborazione dei miei progetti: “più significato, meno gesso”! 
        Sull'Italia e gli italiani, ebbe a dire: «Gli italiani sono troppo depressi. Si lamentano  in trattoria o nei bar ma è raro che diano avvio a reali azioni per un  cambiamento. Più di tre quarti dell’energia politica  e dello spazio sui mass media è occupato da scandali sessuali. Ore e ore,  pagine e pagine. Qualcosa deve cambiare, ad incominciare dal machismo e da  una classe dirigente vecchia e consunta… ma è un problema generale del nostro  tempo… come nell’arte: non bastano prestigiosi megamusei come il MAXXI e il  MACRO a ridargli vita…»  
         
         
        «Artista-cittadino».  Dan Perjovschi, disegni 1999-2012 
         
      Pubblichiamo una serie di  disegni a firma di Dan Perjovschi, incentrati sull’artista e la condizione dell’artista nella nostra  società. «Per me – sostiene l’autore – il disegno è una  forma di performance, di comunicazione in diretta tra persone, inscindibile dal  tempo vissuto, esistenziale. La mia ironia, è vero, non ha nulla a che fare con  il cinismo, bensì con l’empatia: un’empatia capace però di tenersi anche ad una  giusta distanza dalle cose, espediente necessario per chiunque voglia essere un  osservatore, suscitare domande, immettere idee… Si, certo, non facendo  proclami, asserzioni “professorali”: nei miei disegni si passa infatti spesso  naturalmente da osservazioni più frivole, giocose, anche superficiali, ad  osservazioni filosofiche, più universali e profonde». 
  
      
       
       
      
      
       
          Dan Perjovschi 
      Presentazione a cura di Afrodita Cionchin 
          (n. 8,  agosto 2012, anno II) 
       
       
        * L’intervista citata, realizzata da Andrea Fogli,  è accessibile qui. 
      
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