Ștefan Călărașanu, i rintocchi della sua Campana giungono in Italia

Esistono, devono esistere nella vita di ognuno di noi, persone che hanno creato momenti importanti di vita vissuta capaci di rendersi indelebili nella nostra mente e che, oltre al resto, ogni volta che vengono rievocati nell’intimo dei nostri pensieri, incutono rispetto.
Per i casi della vita, attorno cui tutto si forma, conobbi l’artista ad una cena dove c’erano almeno altre dieci persone, tra cui altri importanti artisti romeni e non. Ștefan Călărașanu, un uomo complesso capace di trasmettere la sua umanità con una forza ed un pathos unici, sia per il mezzo della sua arte che con la sua voce dirompente.

Mani forti, formatesi con anni di allenamento creando gioielli dalla pietra, fosse essa docile marmo o nera andesite. Pelle arsa dalle polveri delle sue idee e dal sole riflesso dal canale Bega che attraversa la città di Timisoara, segni evidenti lasciati da anni trascorsi tra mille difficoltà anche, e soprattutto, dettate dalla feroce incomprensione che circondava lui, la sua vita e le sue opere.
Verso la fine, quando da dirompente, la sua voce, inesorabilmente ed impietosamente, diventava appena percettibile, il pathos di qualche anno prima e l’amicizia creatasi, regalava, a gente lontana, un’opera che riusciva, nel vero senso del termine, a commuovere tutti.

Per le regole del caos era l’anniversario di un tragico evento, il quarantacinquesimo. Un terremoto aveva lacerato anime e beni in una valle siciliana già ospite, di altri artisti, da secoli. Custonaci, cave greche, offrivano la materia e l’artista, ormai afono, senza apparente conoscenza dei particolari anniversari, tra l’ammirazione e amicizia di un paese al completo, creava una tra le sue più riuscite campane. La concomitanza dell’evento storico rendeva naturalmente chiaro che quell’opera sarebbe stata ‘la campana della memoria’.  Così è stato.

Dopo Ștefan, dopo aver svuotato il suo atelier, chissà dove sono i piedi del suo serpente, sessantasei dovevano essere, una sindaca illuminata dalle idee di un uomo del posto, quest’anno, il 2019, ha definitivamente regalato l’esatta locazione alla campana della memoria. Se di memoria si deve parlare, oggi, l’opera di Stefan Calarasanu si trova esattamente dove, ormai 51 anni orsono, il terremoto fece cadere la campana della chiesa Madre di Menfi. Era il 16 gennaio 1968. È il 16 gennaio 2019.

È il rispetto per un grande artista che, tra i misteri del caso, ha portato gente lontana a rionorare la memoria sia dell’evento tellurico che dell’artista stesso. Quella gente lo ha ricordato con la stessa enfasi e la stessa passione che l’artista ha impegnato per le sue creazioni. Quello stesso rispetto, inconsciamente, ha trasmesso un duro monito ai suoi connazionali, che al contrario si sono dimenticati completamente di Stefan, uomo ed artista. Timisoara ha consegnato, come ultimo indefinibile gesto, la memoria di quello che per anni era stato il luogo dove l’artista ha vissuto, lavorato e creato, vivendo intensamente ogni attimo della sue azioni, alle ruspe che impetuosamente hanno cancellato tutto. Alcune persone, catalogate al quarto posto della lista di Sciascia, non potranno mai comprendere lo scempio del loro gesto, soprattutto, non meritano nemmeno di presentarsi quali ereditieri del suo patrimonio culturale.

Noi, tra i tanti, apprezziamo con profondo rispetto il lavoro che la creatività, l’ingegno, la passione di uni hanno saputo regalarci, consapevoli e coscienti che non sono questi a rendere migliore il mondo ma, altrettanto consapevoli che con la forza con cui il battito d’ala di una farfalla cambia le sorti del mondo, hanno modificato qualcosa in noi.

Poche parole per ricordare un grande artista e l’amore nei suoi confronti oltre che la passione per le sue opere che, nonostante l’attuale apparente oblio, rimangono un caposaldo della forza creativa di un romeno vero, innamorato della città che l’ha ospitato, quasi inconsapevolmente per tanti anni e che, a ringraziamento, ha posato alcune tra le sue più belle opere in diversi luoghi della città, uno tra tutti la filarmonica. Nel privato, pochi fortunati custodiscono eccellenze create dalle idee di Ștefan e, quei pochi continueranno a brindare alla sua memoria, alla stregua di tutti quelli che, passeggiando nella piazza principale di Menfi, potranno leggere il suo nome sul nuovo basamento dove poggia la sua campana, la campana della memoria.








Gianluca Testa
(n. 5, maggio 2019, anno IX)