«La pittura, un supporto all’equilibrio affettivo». Il credo artistico del maestro Ciprian Radovan

Invitato a «Orizzonti d'arte» è il maestro Ciprian Radovan, uno degli esponenti più rappresentativi dell’arte romena contemporanea. Nato il 13 maggio 1939 a Sânmihaiul Român, Timiş, è membro dell’Unione degli Artisti Plastici della Romania (UAP), sezione pittura, dal 1966, e membro dell’AIAP/IAA (International Association of Art) dal 1997. Parallelamente all’attività artistica e professionale, si impegna nella ricerca scientifica e svolge l’attività accademica come professore di elettrochimica all’Università dell’Ovest di Timişoara.
La sua creazione artistica conosce diversi periodi: 1956-1962, disegno ed esercizio pittorico; 1963-1972, esplorazione onirica ed esperimento; 1972-1974, relazioni cromatiche e ambiente psicocromo; 1974-1984, ritratti onirici, ritmi vegetali, «specchi»; 1984-1987, aspirazione a un «misticismo» vegetale; 1987-1995, studio della natura; dopo il 1995, «fusione» con il vegetale, aspirazione alla limpidezza del colore e rivelazione della  «ripresa» intesa come recupero culturale, «nuovo inizio»; dopo il 1970 pubblica cronache e testi sull’arte e presenta numerose esposizioni di colleghi (anche dopo il 1990).
A partire dal 1962, anno che segna il debutto espositivo, partecipa a circa 300 esposizioni, tra cui: i  saloni annuali dell’Unione degli Artisti Plastici di Timişoara, esposizioni nazionali (pittura, grafica) ed esposizioni collettive a Bucarest, Reşiţa, Cluj, Arad, Iaşi, Galaţi e in altre località della Romania, così come esposizioni di arte romena all’estero: Berna, Torino, Tunisi (1968-1970), Novi-Sad, Belgrado (1969-1970), San Giovanni Valdarno (1973), Modena (1974), Gera-Jena (1982), Novi Sad (1989), Szeged (1972), Zug, Svizzera (1991), Tirolo (1991), Landshut (1993), Essen (1995), Szeged (1995), Krya Vrisi, Grecia (1995), Amburgo (1997), mostre collettive della galleria «Dure» in Norvegia (Oslo, Enerbak, Sandvika, Bergen, Moirana, Stein-Kier, Namsis, 1997), in Danimarca (Copenhagen, 1998), in Austria (Vienna, 1998), negli Stati Uniti, Springfield, Missouri (1999). Tra le altre partecipazioni: Triennale Internazionale di Disegno, Breslavia (1974, 1978); 11a Mostra Internazionale di Disegno Originale, Fiume e Zagabria (1988); Esposizione internazionale di Gera (1993); partecipazione alla Mostra Retrospettiva del pittore George McCullough con il «Ritratto dell’Artista» alla Lincoln National Co., Fort Wayne, SUA (1995).
Insignito di numerosi premi e distintosi per la sua attività artistica, il pittore Ciprian Radovan è presente con opere in collezioni private e nazionali in Romania e in collezioni private all’estero: Germania, Italia, Iugoslavia, Austria, Inghilterra, Brasile, Canada, Stati Uniti, Svizzera, Grecia, Israele, Giappone, Olanda, Svezia, Francia.



Ciprian Radovan nel 2013


Ciprian Radovan: Una testimonianza (ottobre 2020)

Ho sempre considerato la pittura un supporto all’equilibrio affettivo. In modo apparentemente paradossale, credo che la ricerca scientifica e quella artistica abbiano elementi comuni che vanno dalla documentazione e dalla cultura in materia alla pratica minuziosa e costante, fino a un’intuizione profonda e a una logica interiore, il tutto sostenuto dalla passione. La pittura ha il vantaggio di offrire quel sentimento di libertà che deriva dall’esplorazione del momento affettivo, da quell’ingresso impercettibile nel mondo della fantasia.
I critici che si sono avvicinati meglio al mondo dei miei interessi artistici, che hanno una certa particolarità e apparenze spesso insolite, dominate da segni, associazioni, molte volte bizzarre, fuori del comune, in sostanza costanti prevalentemente complesse, sono stati Deliu Petroiu e Mihai Ispir (quest’ultimo ci ha lasciati a neanche quarant’anni), coinvolti emotivamente, che hanno dimostrato un certo grado di pertinenza con il mio programma. Legata, inoltre, alla mia pittura, ma da un punto di vista più intellettuale, Ileana Pintilie ha preferito un approccio misto, sia avvicinando sia integrando punti di vista opposti, arrivando alla fine a una media costruttiva e realista e ponendo l’accento sul mio perseverare nell’espressività del segno. Indipendentemente da ciò che può insegnare uno sguardo esteriore, che potrebbe essere anche discreto, il mio sguardo interiore, che mi ha guidato per tutta la vita, è una mia convinzione personale, è stato appunto interpretare la pittura come modalità specifica di autodefinirmi ed equilibrarmi sul piano esistenziale, con dedizione e passione.



Ciprian Radovan nel 1968

Pubblichiamo, qui di seguito, alcuni estratti critici tratti da Artindex.ro con l’autorizzazione di Mihai Constantin, autore del sito, e una galleria rappresentativa dei lavori del maestro Ciprian Radovan, con fotografie del suo archivio personale.


Mihai Ispir: Nell’atelier del pittore Ciprian Radovan

Passeggiare per il centro storico di Timişoara, per le sue vie e le sue piazze, e godersi il «fascino discreto» dell’architettura secessionista, costituisce il miglior viatico per un approccio alla pittura di Ciprian Radovan nella sua fase attuale. Da qui ci dirigiamo all’atelier del pittore, dove potremo ammirare, tra l’altro, una ricca e accurata documentazione fotografica, capace di riunire i dettagli degli edifici storici visti poco prima: finestre, sculture decorative fantastiche, scale con balaustre capricciose, elementi architettonici floreali realizzati in ferro, di nuovo finestre. Sviluppate in bianco e nero o con sfumature seppia, le fotografie testimoniano quel qualcosa che va dall’applicazione all’analitico (…), quel qualcosa che nasce, in pari modo, da una vocazione a seguire la metamorfosi della materia, vocazione e chiara perfezione appena sotto il segno dei suoi esperimenti pittorici. Se abbandoniamo poi, temporaneamente, le seduzioni retrò, e ci soffermiamo sull’atelier, ciò che attirerà subito la nostra attenzione sarà probabilmente lo stato di tensione, più o meno latente, di cui è impregnato l’ambiente di lavoro quotidiano dell’artista. Un certo permanente sarebbe qui legge dominante, ne è un esempio persino la copertura del cavalletto con una scrittura plastica «coup de fouet», ma dalle risonanze piuttosto «pop-psichedeliche». A conferma e dimostrazione di quest’ultima associazione, può essere utile fare riferimento a un testimone isolato dell’esposizione del 1973 alla Galleria «Apollo» – una delle componenti oggettive della scenografia «pop», sui generis, creata allora. L’apprensione per la sintesi delle arti e l’organizzazione plastica dello spazio sono state, tuttavia, convertite da Ciprian Radovan, gradualmente, in una concentrazione assoluta sul cavalletto, parallela all’attacco completamento disinibito di uno «storicismo» di natura speciale. Ciò che ossessiona ora l’artista è il recupero della vitalità dell’immagine biomorfica del fiore di tipo «Art Nouveau», senza temere una modernità che adotta come linguaggio corrente la demistificazione. Procediamo, fra le tele del pittore, come in un familiare Bomarzo, all’inizio stupiti, condotti alla fine, per mezzo dell’immedesimazione, nel vortice degli arabeschi astratti o figurativi che lo popolano. Il modello, la struttura dei lavori, rimane ovunque omogeneo, sia che si tratti di sistemi di segni puri, che emergono dallo scatenarsi di gesti, sia che ci vengano presentate «citazioni» di dettagli architettonici, e quelle «secessioniste», sicuramente (finestre, per esempio), esposte nei set fotografici precedentemente citati, o vortici dalle forme vegetali. Più curiosi sono gli accostamenti decorativi e le figure umane trattate in maniera «realista», sintagma visivo, come è ben noto, preso con l’evidente consapevolezza del suo eclettismo bizzarro, ma senza ironia, con una audacia promettente. Il pittore ostenta chiaramente una certa trascuratezza dei canoni classicheggianti insiti nell’arte moderna di tipo reine Sichtbarkeit (pura visibilità), in favore dello shock espressivo, della virulenza comunicativa. A Timişoara Ciprian Radovan ha scoperto da molto tempo un «genius loci» che appartiene in ugual misura alla città e a lui stesso.

(Mihai Ispir, «Arta», n. 7-8, Ateliere timişorene, pag. 59, 1982)


Ciprian Radovan nel 1969



Deliu Petroiu: Atttudine di fattura «postmodernista»

Ciprian Radovan (Helios, Timişoara), nel complesso della pittura timiscioregna, rappresenta, in una postura che si è andata cristallizzando negli ultimi anni, un’attitudine di fattura «postmodernista». L’affermazione si riscontra nelle suggestioni espresse recentemente da alcuni storici dell’arte (Mihai Ispir, Livius Ciocârlie) a proposito della sua arte in cui il fervore avanguardista dei primi tempi (tentativo espressivo inedito e scioccante) si trasforma in un’imperiosa e apparentemente umile necessità di mettere in discussione figure e forme appartenenti a stili passati.
In un accordo naturale – e, dunque, forse più rilevante – con l’idea bachtiana, «…qualsiasi orientamento avrà, in tempo utile, il giorno della sua rinascita», il pittore fa rivivere, per mezzo di un dialogo largamente aperto e concepito sotto la propria regia, reminescenze barocche, secessioniste o di tipo «Arte 1900», ancora presenti in certi angoli urbanistici timiscioregni. A ciò si aggiungono le strutture compositive, ritmiche e cromatiche della tradizione locale, bizantina ed etnologica, il tutto riformulato e ridistribuito in una visione originale. L’elemento vegetale si ritrova, come un «etimo», in migliaia di volti, logoro, fresco, insinuante o diffuso, adiacente e soggiacente in «spazi pittorici», con punti di partenza nel paesaggio, nella natura morta o nel ritratto. Superando il rigore dei generi, questa pittura è una metafora, prevalentemente simbolica, che rivela zone psico-morali profonde, a dispetto degli splendori quasi decorativi di colore e luce. I giacconi di montone lavorati minuziosamente dagli artigiani del Banato, le decorazioni sfavillanti dei vecchi abbecedari sono fonte di fascinosa gioia per gli occhi, che celebrando, tuttavia, allo stesso tempo l’idea di simmetria, intesa come riflesso di una profonda armonia tra razionalità e affetto.

(Deliu Petroiu, «Arta», n. 11, Jurnalul Galeriilor, pag. 32, 1985)




Ciprian Radovan in Germania nel 1993



Ileana Pintilie: Autonomia del segno plastico e spazio affettivo

L’evoluzione creativa di Ciprian Radovan, artista legato allo spazio del Banato per eccellenza, si è costruita sulla sua speciale struttura interiore, incline al sogno e all’affettività, su determinate varianti stilistiche e tematiche costanti, con una certa ciclicità. L’appetenza per la rêverie e l’opulenza di una visione astrattamente decorativa hanno sempre inseguito l’artista che è riuscito a tracciare un proprio tragitto nell’arte locale e nazionale, spesso in controtendenza con la corrente generale, i modi e i modelli unanimamente accettati.
A prescindere dalla tematica affrontata nelle sue opere, l’artista ha raggiunto una certa autonomia nel segno plastico, diventato astratto, mentre attraverso il metodo della ripetizione e dell’agglomerazione di questi segni, che rimandano una struttura di tipo horror vacui, è riuscito a creare un certo spazio affettivo in cui si immerge lo spettatore. E ciò perché questa affettività sembra essere il collante dell’intera sua costruzione e si basa su un’attitudine conciliante e unificatrice di tipo «New Age» (riconosciuta chiaramente dallo stesso artista).
La mostra più recente di Radovan, inaugurata in giugno a Timişoara, e intitolata «Transornamentale», permette di interpretare la trasgressione dell’ornamento, di fatto del segno plastico divenuto autonomo, come qualcosa che sconfina in una zona in cui trova la libertà di proliferare… per il desiderio esplicito di comunicare con lo spettatore in maniera empatica…

(Ileana Pintilie, rivista «Orizont», n. 7, 2012)




Paesaggio (1960)



Paesaggio sul Bega (1961)



Ceramica (1963)



Universo affettivo afflitto (1966)



Formule frammentate (1969)



Silhouette (1969)



Oltre (1970)



Abitanti del Banato nel 1900 (1970)


Sdoppiamento (1971)



Propagazione (1973)



Spazio cromatografico (1974)



Bambino (1976)



Testa di bambino (1976)




Dono (1977)



Miraggio affettivo (1983)



Porta con sorgente (1985)



Villaggio (1989)



Mostra retrospettiva - L'avanguardia di Timisoara: Creazione e Sincronismo Europeo
Museo d'Arte di Timisoara, 1991




Fiori (1994)



Ninfea (1995)


Ninfee (1996)



Estate a Sânmihai (1996)


Ai margini del villaggio (2003)



Segni (2004)



Luca (2005)



Giardino iconico scintillante (2008-2009)



Giardino Iconico II (2009)



Giardino Iconico III (2009)



Giardino Iconico IV (2009)



Sognare blu (2009)



Sognare nello spazio caldo (2009)



Tramonto enigmatico (2009)



Strutture Transornamentali (2011)



Fantasia Astrale I (2011)



Fantasia Astrale III (2011)



Fantasia Astrale IV (2011)



Fantasia Astrale V (2012)



Astrale I (2011)



Astrale II (2011)



Illusione spaziale (2012)



Porte Finestre II (2012)



Tormento (2016)



Miraggio del giardino (2018)



Sogno di primavera (2020)



Capovolgimento (2020)



Pagina realizzata da Afrodita Carmen Cionchin
Traduzione di Elena di Lernia
(n. 11, novembre 2020, anno X)