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 |  | Scrittura migrante romena: Manuela Pană e le sue «Parole dal silenzio»
 
  Manuela Maria  Pană è nata il 31 dicembre 1973 a Timişoara e, nel 1992, dopo aver preso il  diploma di maturità linguistica, si trasferisce a Firenze continuando gli studi  presso L’Ateneo fiorentino e comincia il suo percorso letterario in italiano. Ha  al proprio attivo diversi scritti inediti inerenti alla narrativa ed alla  poesia. È attiva nella cultura fiorentina come socia dell’associazione Giglio Blu e membro del Consiglio  dell’antica Istituzione Letteraria Camerata dei poeti di Firenze. 
 È presente anche nelle seguenti antologie: La grande pittura per la grande  letteratura (Premio Internazionale Lilly Brogi - La Pergola Arte  2009), Sparsa colligere (Antologia dell’associazione culturale  fiorentina Giglio Blu 2009), I Poeti Contemporanei e la Critica (Antologia Bastogi a cura di Lia Bronzi e Angelo Manuali 2009), La  Voce del Cuore (IV edizione del Premio di poesia Anteas  Arezzo 2010), Toscana in Poesia (Premio Internazionale di letteratura  Viareggio 2010), Voci dell’anima (Premio Letterario Internazionale Il  Molinello 2010), Dizionario biobibliografico dei poeti e dei narratori italiani (2010), Cento voci verso il cielo (La Pergola Arte Firenze 2011), Collana  di perle 3 Rubino (2011), Sacravita (Premio di Poesia dell’Arciconfraternita  della Misericordia di Firenze 2011), Arte Solidale tra Musica e Memoria (Antologia  del Premio Letterario Nazionale di Narrativa 2011).
 
 Ha ricevuto diversi premi: II Premio Silloge Poesia Inedita al Premio  letterario internazionale “Lilly Brogi la Pergola Arte Firenze  2009″; II  Premio  Narrativa inedita al Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa “Città  di Fucecchio” Ad  memoriam  Idro Montanelli 2009; I Premio al  Concorso di poesia “Anima mundi” sul portale del comune di Figline Valdarno  (figline.it); Premio “Il Delfino” 2010 sezione narrativa con Parole dal silenzio; Premio speciale Eva  Komorowska al Premio letterario internazionale “La Pergola Arte Firenze 2010”;  Premio Letterario “Il Marzocco” Firenze 2011 Sezione Narrativa; Premio Letterario  “Il Semaforo” Firenze 2011 Sezione Libro Edito; Premio Internazionale di  Letteratura Viareggio “Toscana in Poesia”
      2011 Sezione narrativa; Premio assoluto della giuria per la sezione libro edito  2011 al Premio Il Boccale 2011; Premio Speciale della giuria del Comitato  ProLoco del Comune Marina di Pisa 2011 – sezione Memoriale ed il litorale  pisano - poesia inedita; II  premio sezione silloge al Premio letterario  internazionale “Lilly Brogi la Pergola Arte Firenze 2011″.
 Dopo aver pubblicato  la sua prima raccolta di poesie dal titolo Radici d’anima (Bastogi 2010), sta preparando un   romanzo, di cui presentiamo qui un estratto. Sul passaggio dalla poesia alla  narrativa nella sua scrittura, Manuela Pana ci ha confessato: «Non saprei dire cosa sia successo. Inizialmente sono partita con una  istintiva leggerezza di scrivere pensieri che sono diventati versi. Poi via via  qualsiasi pensiero si formava nella mia mente diventava quando verso, quando aforisma, racconto o come adesso piccoli passi in un qualcosa di più  grande, come il romanzo. Qualche volta butto giù qualche capitolo, poi  cancello, poi riparto di getto, poi mi fermo. Un libro nella mia visione non è  una costruzione astratta al tavolino, dopo un corso di scrittura creativa. Un  libro prima di tutto è vita che pulsa e che ti da emozioni così forti da farle  diventare quando parole, quando silenzi. Un libro è sentire ogni mormorio  intorno a se. Il libro sono Io».
 
 Brani inediti dal romanzo Parole dal silenzio Si sentiva confuso, e quest’amore che  di nuovo lo sfiorava per quanto voleva negarlo era qui, davanti a lui, a  distanza di uno sguardo. Aveva un’impercettibile sensazione che quei due occhi  nero cristallino, profondi e malinconici, potevano mettere a soqquadro la sua  vita. Decise di andarsene via per un po’ e fare un lungo viaggio. Voleva capire  se era pronto a ricominciare a fidarsi e amare. Si, amare,  come lui sapeva fare. Perché lui, quando amava,  era come un tuffo in apnea in un mare che sapeva d’infinito. E lei sapeva  d’infinito.Maya rimase in silenzio. Lo salutò  con un sorriso leggermente accennato senza lasciar trasparire minimamente il  dolore che invadeva ogni cellula  del suo  essere fragile. Mascherava bene. Era abituata a mascherare il buio che  s’annidava in fondo agli occhi e all’anima. Anche lui se ne andava. Scappava  allo stesso modo come tutti gli altri e, mentre guardava il traghetto che pian  piano s’allontanava, un gran senso d’abbandono e di  vuoto   devastava la sua parte più profonda.
 * Passò un mese, poi un altro, poi un  altro ancora, e così volarono tanti altri senza contarli nemmen’ più.  * Abitava vicino al porto e ogni tanto  usciva per fare un giro sul molo. Qualche volta andava a vedere gli arrivi  nelle navi. Osservava il via vai dei turisti, il ritorno dei paesani, i saluti,  i baci, gli abbracci, le lacrime, le promesse, teste che stavano girate a lungo  fino a quando la nave non s’allontanava del tutto, e quelle che neanche  guardavano chi giù ci restava con occhi inumiditi. Qui, lei non aspettava più niente. Guardava  come uno spettatore distratto e basta. Nessuno se ne andava e neanche  l’aspettava da un pezzo. Un buio profondo aveva congelato dentro di se quella  partenza ed era troppo tempo che non succedeva mai niente in questo piccolo  borgo ai piedi del porto.
 * Quella sera era uscita per la solita  passeggiata. Una nave si stava avvicinando ma non le aveva dato molta importanza.  Camminava lentamente per svagare la sua mente dall’incertezza sulla decisione  che stava per prendere perché stava per andarsene definitivamente da quel posto  e rompere con tutti i ricordi del passato. «Vado a fare un ultimo saluto al  nostro bar, pensò... il bar dove ci siamo conosciuti».
 Distrattamente s’intrufolò fra la  gente appena arrivata. L’idea di salutare quel posto che tanto aveva amato la  turbava profondamente. Salì sul piccolo bus e come al solito s’accomodò in  fondo appoggiandosi alla ringhiera con le spalle ai viaggianti. Non dava  importanza agli spintoni, era normale fra la calca di gente e valige.
 Sentì un profumo conosciuto ma non si  girò, e solo il cielo sa quanto amava quel profumo. Poi, una mano sulla spalla  e un respiro caldo sul suo collo. Chiuse gli occhi abbandonandosi per un attimo  nel delirio del ricordo e nel desiderio di lui. Perché solo il ricordo e il desiderio  di lui potevano  essere, pensò lei…
 «Sono tornato»… sussurrò lui.
 Poi, un abbraccio, una voce  conosciuta e il solito respiro sul suo collo che lei conosceva tanto bene.
 «Maya, girati, sono io».
 Sentì un brivido lungo la schiena mentre  le sue braccia forti la stringevano a se. Poi un maledetto senso di abbandono,  paura  e piacere avvolse tutto il suo  essere.
 «Ma…» disse lei…
 «Sono tornato da te»…
 «E per restare questa volta».
 Una lacrima calda scendeva lungo il  viso mentre lui si piegò per asciugarla con un bacio.
 «Le mie mani hanno bisogno di  riconoscerti»... disse lei.
 «Non le prendere d'assalto come  fossero già tue, ma esplorale, dolcemente sfiorale e quando tremeranno, accarezzale.  Guarda questo palmo. È come un'antica carta da esplorare in attesa di conquista.  Se solo riuscirai a trovare la Via Maestra, potrai prenderle fra le tue grandi  mani. E anche allora, solo, se vorrai non lasciarle mai più».
 * Una parte del suo cuore sorrideva. Era  il suo sorriso giocherellone. Un’altra parte del suo cuore piangeva. Era la sua  inguaribile malinconia. Forse riderà e sarà la sua risata inconfondibile. Forse  piangerà e sarà la sua infinita nostalgia di Luce. Da qualche parte, in qualche  angolo nascosto del suo cuore stava  per  nascere un pensiero di speranza….
 
 Manuela Pană(n. 5,   maggio 2012,  anno II)
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