Miki Velciov, Land Art e interventi nel paesaggio

Le opere di Miki Velciov realizzate in natura variano tra diverse modalità tecniche descritte in generale con termini come Land Art, interventi nel paesaggio, lavori site-specific, installazioni in natura. La sua attenzione ai materiali naturali, perché la terra è considerata un ambiente artistico di per sé, ha avuto inizio già durante gli anni universitari. Miki Velciov ha studiato pittura presso la Facoltà di Arte e Design di Timișoara, e la sua tesi, intitolata Un metro cubo di vita (2015) è stata il risultato di una ricerca scandita per tappe che ha avuto alla base l’idea dell’esposizione visiva delle tracce che le forme di vita inaccessibili alla percezione umana lasciano sulla materia. In base all’infinità di microuniversi vivi che la natura in tutta la sua complessità contiene, questo progetto artistico procedurale si è soffermato sul suolo e sui segni impressi nei suoi strati da diverse forme di vita che gli sono proprie. L’intervento diretto nell’ambiente naturale ha richiesto lo scavo di un metro cubo di terra, il consolidamento e il fissaggio delle superfici interne della forma cubica negativa e poi il prelevamento di queste superfici intatte per ottenere delle forme positive. La struttura che ne è risultata è liberata dal suo contesto iniziale, è portata progressivamente in superficie senza che la stratificazione naturale del terreno sia in qualche modo compromessa, conservando le impronte che la vita all’interno della materia ha impresso su di essa. La terra è quindi analizzata come supporto per il mondo vivo, vegetale o animale, che si trova in una trasformazione rigenerativa continua.










Anche negli ultimi anni, il rapporto con la natura è stato alla base della creazione di Miki Velciov: un percorso che va dal prelevamento della materia naturale e dal suo trasferimento in installazioni indoor, fino ai progetti di Land Art, isolati ed effimeri, o ai progetti di grandi dimensioni e interventi permanenti nel paesaggio, realizzati con materiali durevoli.
La sua pratica si inquadra all’interno di un lungo percorso di storia delle neo avanguardie artistiche degli anni ’60-’70, periodo in cui la rivalutazione della natura come luogo privilegiato per concepire opere che parlino della relazione della specie umana con il pianeta che lo popola diventa per molti artisti un tema particolarmente sentito. Alla fine degli anni ’60, sia nel mondo occidentale, sia nei paesi dell’ex blocco comunista, apparivano tendenze estetiche di questo tipo. Se in America e in Europa occidentale esse sono visibili nelle mostre [1] e sulla stampa [2], in Romania, Ungheria, Polonia, Cecoslovacchia e Jugoslavia gli artisti realizzavano azioni solitarie in natura, che raramente venivano riconosciute dall’ambiente artistico ufficiale, dalle associazioni di artisti e dalle istituzioni d’arte.

Timișoara è stato uno dei centri artistici che negli anni ’70, tramite l’attività del Gruppo Sigma, ha incoraggiato tra allievi e giovani artisti le pratiche della Land Art e un tipo di arte concettuale che si basava sull’osservazione diretta della natura, ispirata alla bionica e alla matematica.
Negli ultimi anni tuttavia, l’esempio di Miki Velciov è quasi un unicum a Timișoara e nel resto della Romania, soprattutto dal momento che le sue opere di Land Art sono concepite secondo i principi dell’anamorfosi visiva. I suoi progetti mirano al gioco della percezione, una struttura concepita dall’artista che si compone sulla retina dell’osservatore da un unico angolo visivo, il cosiddetto «punto privilegiato». Ciò conferisce all’intervento un carattere preciso e razionale, dato da calcoli matematici, schemi geometrici e misuratori topografici che l’artista è tenuto preventivamente a fare. Il rapporto tra gli elementi dell’insieme, ma anche dell’intero con il rilievo e la vegetazione fanno sì che la loro integrazione nel paesaggio abbia sfumature architettoniche chiare anche quando gli interventi sono temporanei.


Un materiale speciale a cui ricorre spesso Miki Velciov è lo specchio. Per l’intervento Cumulus (2016), realizzato al Simposio di Land Art di Nisovo (Bulgaria), utilizza un considerevole numero di dischi a specchio sistemati in un ammasso che dal punto di vista privilegiato crea una composizione quasi circolare. Le diverse angolazioni in cui sono disposti i dischi riflettono il cielo con vari effetti di luce, creando una moltitudine di sfumature di blu e grigio, un gioco cromatico che entra in contrasto con lo strato d’erba su cui l’opera è collocata.













Temporary Fencing (2016) segue lo stesso principio di rivelazione di una forma circolare perfetta che tuttavia si dissipa nel momento in cui l’osservatore supera il punto privilegiato. 245 specchi circolari disposti all’interno della fortezza medievale di Aiud si estendono in una disposizione ellissoidale per più di 24 m. Vista da lontano, dal punto prestabilito dall’artista, l’ellisse diventa un cerchio perfetto.













L’opera Triandra, proposta nel 2019 nel contesto della residenza artistica Cetate Arts Danube è, per dimensioni e durata, il più importante intervento nel paesaggio realizzato da Miki Velciov. L’anamorfosi qui ha lo scopo di creare una composizione in cui 12 cilindri di cemento disposti in forma di triangolo creano l’illusione che tutti abbiano la stessa dimensione, anche se in realtà dimensione, altezza e diametro variano tantissimo in funzione della distanza da cui si trovano rispetto al punto privilegiato. L’opera, che fa uso anche di una cromatica forte, parla del sistema complesso della ciclicità della natura, della precisione con cui si ripetono annualmente i fenomeni e le situazioni del mondo vivente.













L’anno della pandemia ha permesso a Miki Velciov di realizzare due interventi solitari, visitati da un pubblico molto ristretto, ma documentati da fotografie. (UN)parallel, realizzato nel marzo del 2020 nel villaggio Saravale della contea di Timiș, parte dall’idea dell’illusione di Hering, in cui due linee parallele appaiono deformate – concave o convesse – in funzione dello sfondo in cui sono sistemate. L’opera offre il contrario di questa situazione, cercando soluzioni matematiche affinché le linee convergenti in un punto immaginario appaiano parallele nel momento in cui sono viste dall’angolazione prestabilita.










L’opera Self Defense, realizzata nella Pădurea Verde (Bosco Verde) (Timișoara/Giarmata Vii), formata da una serie di elementi dall’aspetto di spine sovradimensionate, considera gli aspetti legati all’istinto di sopravvivenza, inteso sia in senso fisico, sia psicologico. Queste spine bianche di materiale tessile teso su un telaio dalla base ellissoidale popolano uno spazio naturale, creando un contesto di intimidazione e difesa di fronte a situazioni potenzialmente dannose. Così come la natura sviluppa i propri sistemi di difesa, imponendo un determinato tipo di comportamento dei fattori esterni con cui entra in contatto, la disposizione degli elementi nel quadro di questa installazione obbliga a una coreografia dei movimenti in funzione delle loro coordinate spaziali. L’equilibrio precario tra la vulnerabilità e l’aggressività è messo in discussione dall’apparente rigidità delle spine, che entrano in contraddizione con il materiale morbido e flessibile con cui sono realizzate. Si rimanda, così, ai meccanismi complessi dell’istinto di conservazione che la natura genera, superando le forme rudimentali di autodifesa. Trasferiti sulla psiche umana, questi principi implicano strategie sofisticate nel fronteggiare la realtà, nell’accettare le debolezze e nel creare contesti favorevoli alla loro trasformazione in punti di forza.










Tra le ultime opere di Land Art si annoverano Crescent (2021), in occasione del simposio organizzato dalla Fondazione Herczeg a Gărâna, Bromus Tectorum (2021), per il Gabrovtsi ART-NATURE Symposium, Labirint (2021), nella residenza offerta dalla Fondazione Archaeus al Dealul Cerului e Hybrid (2021), alla mostra Oasis. Green Indentity presso la Stazione dei Giovani Naturalisti di Timișoara.
Per Crescent e Labirint l’artista ricorre alla tecnica della rimozione o dello schiacciamento dello strato d’erba per lasciare determinati solchi nel paesaggio. La grande dimensione delle superfici contrasta con il carattere effimero degli interventi. Entrambe le opere spariscono in breve tempo, una volta che la natura fa rivalere i propri diritti.


Crescent












Labirint








Bromus Tectorum riprende l’idea della creazione dell’illusione di uguaglianza dei pezzi – moduli di tronchi di alberi sezionati in obliquo – nonostante che, osservate in movimento da altre angolazioni diverse da quelle imposte dall’artista, si produce un evidente cambio del rapporto tra la dimensione degli elementi e le distanze tra di essi.










La manipolazione della percezione visiva tramite correzioni ottiche è uno degli effetti sorprendenti che l’artista ha perseguito con il progetto Hybrid, che fa riferimento al processo attraverso cui l’agricoltura tradizionale, basata su varietà autoctone, è stata sostituita dalla coltivazione industriale, ipermeccanizzata e automatizzata. Viene posto il problema dello squilibrio tra la produttività dei semi degli ibridi nel primo anno di coltivazione e la loro graduale diminuzione in efficienza.











L’opera di Miki Velciov è una sintesi affascinante tra Land Art e immagine anamorfica. I principi delle illusioni prospettiche sono stati usati in diverse tappe della storia dell’arte per correggere le immagini in architettura (il Partenone nell’antica Grecia, Palazzo Spada nell’Italia barocca) o in funzione metaforica (il dipinto di Hans Holbein, Ambasciatori). L’arte contemporanea offre diverse visioni, a volte puramente formali (Felice Varini), altre ancora come arte di attivismo sociale e politico (El Seed, Praneet Soi). La posizione di Miki Velciov, nel sondare le leggi della prospettiva e del gioco anamorfico, spesso porta con sé messaggi ambientalistici, con comportamenti che implicano una riconsiderazione del nostro rapporto con la natura intesa come parte e un tutt’uno.


Maria Orosan-Telea
Traduzione a cura di Serafina Pastore
(n. 12, dicembre 2021, anno XI)



NOTE

1. Esposizione Earthworks, Dwan Gallery, New York, 1968; Esposizione Earth Art, Andrew Dickson White Museum of Art, Ithaca, 1969, Esposizione Ecologic Art, John Gibson Gallery, New York, 1969.
2. Howard Junker, The New Sculpture: Getting Down to the Nitty Gritty, Saturday Evening Post, novembre, 1968; Land Art, spettacolo realizzato da Gerry Schum, trasmesso in tv dalla Sender Freies Berlin, marzo 1969.