Le impronte e i segni dell’artista Fernando Pisacane

Fernando Pisacane si muove con tutta evidenza sulla scena visiva nazionale. Da sottolineare che l’artista ha ottenuto un buon successo con la personale, allestita nel centrale spazio napoletano Lineadarte Officina Creativa, intitolata KOSMOS Si può mai dire che il mondo sia un prodotto della caduta e dell’ignoranza? Sarebbe una grande bestemmia!, tra maggio e giugno di quest’anno. Tra le opere presentate, la Sacralità.
L’attività del bravo artista campano, con una solida storia, continua su diverse impronte, su varie tracce e su differenziati campi segnici d’indagine. Sempre a giugno ha partecipato alla valida manifestazione culturale LAQUILART 2021, pilotata dagli abili coordinatori Giancarlo Ciccozzi e Maura De Meo, con l’opera Il Santo e la betulla, tecnica mista su legno, del 2021.
Parteciperà con Sulla Bellezza (olio su tela, preparata a colla, con materie e grafite, cm. 30x45), del 2021, anche al Premio Internazionale Iside, alla IX edizione, nell’Isola di Arturo, volendo ricordare Elsa Morante. Da ricordare che Procida sarà, nel 2022, la Capitale Italiana della Cultura, meritatissima meta di un’attiva comunità, riconosciuta internazionalmente per le sue risorse, che si dividono tra paesaggi e monumenti.



Sacralità, presente in KOSMOS

Fernando Pisacane sarà presente con l’opera ErA, olio, acrilici e vernici con materie su multistrato preparato a colle, cm. 100×100 [foto 4], realizzata in questi mesi, al Premio Sulmona 2021, che sarà inaugurato il 25 settembre, alle ore 17, e si concluderà il 16 ottobre 2021, negli ambienti dell’ex Convento di Santa Chiara della Città di Ovidio.
Invece con Ritmie Musicali (olio, acrilici e vernici con tele juta su multistrato preparato a colla, cm. 80x80), del 2021, sarà presente alla mostra Scambi di Confine/2 all’Arte/Studio-Gallery, Via Sant’Agostino, 15, Benevento, a ottobre 2021, per la serie Incontri ad Arte, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Campania. Questa la compagine che esporrà: Arvedo Arvedi, Beatriz Cárdenas, Alfredo Celli, Anna Donati, Biagio Cerbone, Carlo Curatoli, Alessandra Merenda, Natallia Gillo Piatrova, Mauro Molinari, Viviana Pallotta, Fernando Pisacane, Myriam Risola.


Il Santo e la betulla, tecnica mista su legno, giugno 2021


Ricordiamo che gli ultimi rimandi visivi della sua produzione si dispongono dai coinvolgenti scudi sanniti a un’energica visione d’insieme, nonché a una sostenuta ecologia del pensiero. Difatti, l’artista, nei prossimi mesi, allestirà una personale dedicata alla serie Scudi e ai Sanniti, su cui abbiamo già scritto per il giusto catalogo. La nostra testimonianza critica, che qui segue, sarà integrata nel futuro catalogo:

Gli scudi sono quei diaframmi di protezione nel momento della difesa e di sicurezza nel momento dell’offesa; insomma, devono reggere sempre lo scontro, farlo deragliare nella dinamicità della violenza. Servono in difesa e in attacco, ci risparmiano la vita. Simbolicamente gli scudi sottolineano l’inquietudine della gente, che, a volte, si difende senza neanche conoscere il suo nemico.
L’idea dell’artista vuole essere una composizione di denuncia; così, delinea la visione di chi ha la responsabilità di essere Artista, che deve misurarsi con l’assimilazione della conoscenza della realtà sociale, che è l’ABC di questo mestiere. Il giusto atteggiamento dell’artista, di fronte a una confusione perseverante, che tutti subiamo, è di dovuta apprensione e a questo stato reagisce in senso critico predisponendo una sua lettura della consistenza collettiva, che, per vari versi, agglutina ansia e tratti di disperato temporeggiamento protettivo.
L’artista indica le problematicità, le incongruenze della vita, le impervie correnti che deve risalire e si fa garante di analisi approfondite per scontornare le negatività e limare circostanze sfavorevoli. Fernando Pisacane è artista dalle calde impressioni e vede, assorbe, vive la confusione degli altri e anticipa il declino del pensiero.
C’è chi cerca di non vivere nel mescolante disordine e di uscire da una colonna d’insoddisfatti. Gli uomini come formiche allineate provano a insorgere, a ribaltare un mondo di passatismi, di contingenti appiattimenti dettati da un sistema terribile e atroce, che manipola verità per indurre a calare la difesa; ecco lo scudo.
Fernando Pisacane, dopo la lunga permanenza nella forte e gentile terra d’Abruzzo, in quel di Civitella Alfedena (AQ), si sta spostando a nuove frequentazioni ambientali nel Sannio, che l’hanno portato a ricordare il gladiatore sannita, che lottò generalmente con l’equipaggiamento di un guerriero del Sannio.
Oggi giorno s’affronta una nuova guerra e solo dopo averla vinta porteremo un respiro più sereno dentro di noi. Bisogna sempre lottare e fornirsi di «scudi», reali, mentali, psichici; insomma, gli «scudi», dichiaratamente ipotetici, sono concretamente oggetti di difesa e, pertanto, bisogna fortificarli al meglio per potersi difendere. Si deve competere e sapersi difendere in ogni ordine di gradi; l’altro non è sempre il «prossimo tuo», compagno e amico, e in questa dimensione d’attualità tutto è possibile e tutto può essere contro. Meglio essere guardinghi.
L’artista, da tempo, vive la confusione della gente e, forse, pensa che sia il caso di alzare lo scudo per difendersi, da qualsiasi attacco. Fernando Pisacane sottolinea, tra l’altro: «Certo non avrei fatto gli Scudi!!! Mi difendo da un insieme che degenera, dalla confusione, dal non trovare adeguate risposte, dai falliti riferimenti, dalle illusioni, dalle speranze, dalla mia educazione e dagli intelligenti, quelli scaltri che dicono di aver capito tutto e dai ricchi, dai poveri, dalla cattiva speranza, dall’isolamento, dalla politica e dalle religioni e anche da te che leggi dovendo condividere per poter sopravvivere … da dietro al tuo scudo.»
Nel corso dei giorni, noi semplici mortali, consumiamo o tentiamo di seguire le nuove ricette per deviare «il male», che scattano, però, ogni ventiquattro ore, per cambiare. Quasi non c’è barra che tenga. Questi scudi della sua ultima serie propositiva hanno una significativa disposizione difensiva, null’altro che una posizione vigile e non dimessa.
Le forme che contraddistinguono scudo da scudo sono avanzati proponimenti estetici, in cui l’influsso dei colori trasmigra scene di guerra e gli elementi plastici convergono a esaltare fascini passati e a istradare una complessa combinazione di estremi attendibili, quali segnature del tempo passato incidenti in una contemporaneità possibile.
Lo scudo, nel principio dell’autodifesa, è assunto allegorico e movente metaforico, nonché sipario sensibile, che difende una vitalità personale.
Nella variegata comprensione stilistica degli elementi costituenti, variegatamente compressi, emerge una rete di stesure e di princìpi consolidati, che pulsa, in un gioco sottile, per demarcare una lontananza massima dalla morte.
Lo scudo è una cortina essenziale, da interpretare come necessaria metafora contemporanea, un ausilio a vivere protetto. Le strutture di questi scudi sono composite e articolate e le cromie assunte comunicano una combinazione urlata, quasi un vivo grido sotteso, contrapposto a pericoli supposti.
Costruzione e colorazione si combinano nell’atto di classificare un baluardo, una giusta barriera, una retta realizzazione a contrasto di ingiustizie.
Il tutto, ovviamente, è elaborato come sintesi di una parabola esistenziale, identificativa di postille di resistenza e di resilienza. In quest’ultima notazione bisogna sottolineare che uscire dal disordine, rimbalzante da confusioni incrociate, non è facile.
Quasi ci difendiamo senza opporre resistenza, ci difendiamo dalla giustizia capovolgente non più amica, ma rivale, perciò lo scudo è stato reso vigoroso con ferri antichi, forgiati dell’esperienza sapiente, che pretende vitale coerenza.
Sappiamo bene che fagocitatori dell’inverso modulano scale di falsità e tra questi ci sono quelli che incassano partite monetarie direttamente sui loro conti bancari o replicano nel corrivo talk-show caduche notizie o argomenti triti e ritriti, mentre si resta al palo, bloccati in povertà o senza la speranza e né il potere di incassare crediti attendibili.
Molti si arrendono o si nascondono; si occultano o si celano coprendosi collo scudo, che impermeabilizza e respinge anche gli urli, galoppanti e indistinti flussi vocali inappaganti. Gli scudi sono sigillanti termini, ultimi distacchi che s’inarcano sofferenti e marcano afflizioni indicibili».


ErA, olio, acrilici e vernici con materie
su multistrato preparato a colle, cm. 100x100, 2021


Ma andiamo a vedere la sua attività, sito di riferimento: www.fernandopisacane.it;
Fernando Pisacane è nato a Palma Campania (NA), luogo di crescita e formazione. Nel 1974 si diploma come scenografo presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli; successivamente, nel biennio 2003-2004, si laurea in Tecnica e Discipline pittoriche.
Lavora in RAI, in teatro firma alcune regie, come fotografo è presente in alcuni libri, poi è sempre completamente immerso nella pittura, luogo dell’anima, che non ha mai lasciato, con numerose mostre e collettive.
Hanno scritto di lui importanti giornalisti e critici d’arte, tra cui: Stefano Arcella, Gianni Biccari, Maurizio Caso Panza, Valerio Ceva Grimaldi, Anna Maria Chianese Siena, Gianpaolo Coronas, Pino Cotarelli, Sara Fosco, Clementina Gily Reda, Annarosa Guerrieri, Franco Lista, Roberto Magri, Luciano Minieri, Simona Pasquali, Rosario Pinto, Marta Pisacane, Luca Sorbo, Maurizio Vitiello.


Sulla Bellezza, olio su tela, preparata a colla, con materie e grafite, cm. 30x45, 2021

Dal nostro testo per la futura mostra al PAN, rimandata causa Covid-19 – ancora non edito [Maurizio Vitiello, Men in the global crisis] –, ecco alcune estrapolazioni, a mo’ di asterischi:

*Nelle opere di FernandoPisacane c’è voglia di concretizzare, di motivare e di attivare realizzazioni che rientrano in un noto e largo spettro di partecipazione visiva.
S’intuisce il suo bisogno pressante, palpitante, vitale di proporsi e di relazionarsi, «tout-court», per comprendere meglio la situazione attuale.
Ma c’è anche voglia di colloquiare col mondo, il che è sempre positivo e si presenta, d’altronde, come naturale convenienza sociologica e la vena, profondamente pervia, di questa sua produzione ci offre la possibilità di dibattere e di confrontarci, sino a rinvigorire, in modo conveniente, uno spirito dialogico dinamico e fattivo. La linea efficiente e sociale da cui emerge una gran voglia d’incontrarsi e la solida concretezza del rapportarsi per afferrare e cogliere coniugazioni di codici diversi.
I suoi lavori vivono di «scambi di confine» e suoi segmenti espressivi oscillano dal figurativo all’informale, dal surreale all’astratto.
Il suo occhio vive di rimbalzi e di passioni visive e le opere redatte, preparate nel caldo del suo studio di Civitella Alfedena (AQ), pulsano di condensati di vita e non mancano diversificate riflessioni e interpretazioni sul mondo.
I suoi lavori sono fiamme operative, incendi dell’anima e realizzazioni d’espressione, nonché serie interpretazioni e costruzioni d’intelletto e perciò si pongono come fuochi attivi di conversazioni e di tagli di valutazioni, giudizi, opinioni, ma non solo.
Le sue opere, dalle tecniche miste alle splendide rese fotografiche e sino alle più diverse e differenti declinazioni, si pronunciano e, così, l’emozione prende voce e convinti accenti circolano.
Raccoglierle in una retta e disciplinata comprensione appare, quindi, conveniente, opportuno, adeguato.
Le sue percezioni di dati etici, collettivi ed estetici ricadono, in maniera esemplare, su una rete colloquiale e di livello empatico.

*Per un artista riuscire a raggiungere le vette alte del mercato non è cosa semplice, né da poco.
Il mercato globale dell'arte, ormai senza più paletti, ha le sue vie; comunque, i collezionisti seri o gli appassionati, tra «addetti ai lavori» e veri e sicuri conoscitori-amatori, sanno su chi puntare.
In Pisacane c’è volontà di inserire pratiche e utili modulazioni per poter produrre riflessioni, varie e variegate, sulle facce alternate del mondo e anche per poter dialogare ad ampio spettro.
L’artista, viaggiatore dell’anima e ago di coscienza, deve essere preparato, maturo e consapevole per poter apprezzare le verità del mondo, fondamentalmente, da interpretare e tutte incanalate nell’alveo di cognizioni, che devono essere, selettivamente, metabolizzate.
Le sue composizioni sono in un orizzonte esclamativo e in un’estensione esplicita di sequenze di una storia dell’arte recentissima, ancora tutta da comprendere, nonché sollecita e accelerata teoria di conoscenza di comprensibili gemmazioni.

*Vedendo le opere di Fernando sembra quasi veder scattare una molla di «equilibri disobbedienti», mentre ancorate annotazioni da «appunti onirici» fanno breccia quanto superfici materiche dai colori essenziali e profondi, a volte disturbate da un segno libero o dall’inserimento di elementi strutturati o di riuso. La sua ultima produzione sembra attestarsi sull’attesa, quasi a voler lasciar sempre aperta una finestra da cui potrebbe entrare l'infinito. L’animo elegante di Fernando Pisacane non intende insegnare, ma far sorridere, ma, soprattutto, far riflettere, perché sa che noi umani siamo capaci di sopportare molto di più di quanto pensiamo.

*Gli impulsi di Fernando Pisacane rispecchiano e riflettono una sorta di sollecitazione collettiva o si stringono in un’àncora antropologica. Le sue opere lavorate in mille modi vengono fuori da compensati preparati a colla, dai colori a olio agli acrilici, dagli impasti di paglia a sedimentazioni di materiali metallici. La materia lo intriga e la densità lo agita.
Il suo linguaggio si scioglie nell’immersione multi-convertibile con le sue illuminazioni e con le sue profondità.

*La sua pittura è profondo rammarico, costernata rabbia, raggelante amarezza, quasi un’irritata collera, un’umanissima sofferenza, quasi che la pittura potesse essere provvisorio viatico, libero sollievo, segreto conforto per un volo d’ossigeno. Fernando Pisacane, artista di sereno spessore e dal gagliardo talento, combina, da poliedrico, tele, compensati, paglie, metalli in immagini originali e uniche, in un equilibrio tutto ragionato sulle emozioni, quasi a sottolineare sintesi di concetti e di meditazioni interiori.
Il suo pensiero improntato a resettare i vizi e le cattive abitudini passate e a rinnovare un rapporto critico confermato alla luce di nuove esigenze, che sono di una facoltà esistenziale e autoriale impegnata a registrare il corso del mondo e si badi bene a profilare, in parallelo, considerazioni e richiami.

In conclusione, crediamo che Fernando Pisacane salirà sempre più di quota per queste calibrate produzioni, che ci ricordano il suo impegno fattivo, quasi straripante.


Ritmie Musicali, olio, acrilici e vernici con tele juta
su multistrato preparato a colla, cm. 80x80, 2021




Maurizio Vitiello
(n. 9, settembre 2021, anno XI)