(Ri)scoprire «Le novelle per un anno» di Luigi Pirandello, a 150 anni dalla nascita

Quest’anno il mondo letterario celebra i 150 anni dalla nascita di Luigi Pirandello (insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1934), e con l’occasione la casa editrice Humanitas pubblicherà un volume di ventisei novelle dello scrittore agrigentino nelle accurate e eleganti traduzioni di due fra i più insigni traduttori in lingua romena di importanti opere della letteratura italiana: Mihai Banciu e Florin Chiriţescu. La presente edizione, a cura e con la prefazione di Miruna Bulumete, docente di lingua e letteratura italiana presso l’Università di Bucarest, invita il lettore rumeno a scoprire alcune delle sue migliori novelle, scelte appositamente per rispecchiare le varie fasi creative della vasta produzione dello scrittore italiano. Tali fasi rilevano, così come la critica ha quasi unanimemente evidenziato, un primo momento di ispirazione verista, seguito da una moderata apertura verso le avanguardie letterarie dei primi decenni del ventesimo secolo, e di queste soprattutto verso le deformazioni e il pathos dell’Espressionismo, e, infine, negli ultimi anni della vita dello scrittore, verso atmosfere e tonalità surreali. Indipendentemente, però, dall’epoca in cui sono state scritte, in tutte le novelle si ritrovano in nuce o in piena fioritura, condensate nelle situazioni narrative e nei personaggi, le costanti della filosofia pirandelliana: angosciosi interrogativi sul senso dell’esistenza, il relativismo gnoseologico, lo sfaldamento dell’io sotto l’influsso di fattori alienanti, il tema delle innumerevoli maschere, ossia delle «forme» dalle quali l’essere umano non può liberarsi, se non a costo di vedere il proprio mondo devastato, di finire escluso dalla comunità e, eventualmente, come malato mentale. Il pantragismo di tale filosofia è controbilanciato nella scrittura dall’umorismo: una comicità sottile e penetrante che porta alla luce ciò che si cela dietro le apparenze e invita alla riflessione. Definito da Pirandello stesso «sentimento del contrario», l’umorismo è proprio la strategia delegittimante delle «forme» tramite la quale il lettore è spinto non solo a guardare al di là della maschera, ma anche a cogliere il pieno significato della sua scoperta, con tutto lo strascico delle sue possibili conseguenze. Sebbene il sorriso suscitato sia allo stesso tempo amaro e pieno di compassione, l’effetto di tale umorismo è, appunto per il suo valore euristico, stimolante o addirittura tonico.
Oltre a essere uno specchio fedele della Weltanschauung del loro autore, le novelle, molte delle quali sono dei capolavori, rappresentano anche dei veri e propri laboratori e serbatoi di creazione, in cui Pirandello per la prima volta utilizza temi, motivi, personaggi, situazioni drammatiche, effetti stilistici e addirittura teatrali integrati in seguito dallo scrittore nei romanzi e nei lavori drammaturgici (molti dei quali rappresentano proprio la trasposizione in forma drammatica di certe novelle).
Dal punto di vista contenutistico, le novelle del presente volume potrebbero essere suddivise come segue: da una parte, ci sono quelle che trascendono una specifica determinazione storica – sia perché si sviluppano in un registro fantastico (come Soffio, Una giornata o Di sera, un geranio), sia perché i personaggi potrebbero essere collocati anche oggi o in qualsiasi momento della storia degli ultimi secoli (come I nostri ricordi, La toccatina, Risposta, L’eresia catara, Se, Il treno ha fischiato, Filo d’aria o Un mondo di carta), e infine perché presentano un contenuto meditativo, in forma dialogica come in Sopra e sotto, o di monologo, come in Trappola; dall’altra, si trovano le novelle che rispecchiano la realtà dei tempi in cui sono state scritte (gli ultimi decenni dell’Ottocento e i primi del Novecento). In queste opere, il lettore è introdotto in media res nella vita di alcuni protagonisti del mondo rurale siciliano, dominato da pregiudizi, tabù, superstizioni, ipocrisia, violenza, dalla discriminazione della donna, considerata un essere inferiore, e da un eccessivo attaccamento alla roba, oppure in quella di alcuni piccolo-borghesi, di estrazione cittadina, ambiente soffocato però anch’esso dalla mancanza di orizzonte, dall’adulterio, da calcoli meschini e da innumerevoli espedienti il cui scopo è salvare le apparenze.
Anche i personaggi appartenenti a questa seconda categoria di novelle superano, però, il loro ancoraggio storico e assurgono per certi versi a esseri paradigmatici. Le situazioni di vita di cui sono i protagonisti, benché siano costruite con naturalezza e veridicità, spesso stupiscono per l’elemento assurdo e paradossale che vi si scorge.
Ciò che maggiormente tormenta il personaggio pirandelliano, spingendolo, a volte, all’autodistruzione, è proprio il confronto con le verità degli altri, le quali rappresentano per lui altrettante falsità. Visioni del sé e del mondo edificate nel tempo, ordini meticolosamente costruiti, lotte condotte per l’affermazione delle proprie verità, sentimenti di amicizia e di amore, interi microuniversi crollano miseramente quando si incontrano con la verità dell’Altro. Nell’immaginario pirandelliano solo la morte può rivaleggiare nei suoi effetti disastrosi con la consapevolezza di tale relativismo.
Pirandello dimostra una particolare propensione al tanathos e nelle sue novelle lo sperimenta in un’ampia varietà di registri e forme, mettendo quasi sempre in luce le conseguenze che la sua presenza provoca su coloro che rimangono in vita. Senza riserve o riguardi, lo scrittore svela le molteplici vulnerabilità dell’essere umano, sottoposto a pericoli di ogni tipo, all’incombenza della morte che può essere provocata dalle cause più diverse: dagli insetti ai disastri naturali fino ai crimini e alle varie malattie. Tale fragilità fisica è duplicata da quella psicologica: in un universo ostile, sotto i colpi imprevedibili della vita, i protagonisti sperimentano a volte il più cupo sentimento di straniamento da tutto ciò che li circonda. Nella visione pirandelliana tale sentimento di angoscia e di mancanza di senso appartiene persino all’anima, staccata dal corpo dopo la morte, come nella novella profondamente poetica intitolata Di sera, un geranio.
Data la loro varietà e complessità, le novelle del presente volume permettono di penetrare nell’essenza della letteratura pirandelliana, una letteratura definita dall’autore stesso – in un’intervista* rilasciata proprio qualche mese prima di spegnersi – come «pericolosa» e coinvolgente nel senso che «vuole tutta la partecipazione dell’entità morale dell’uomo». Così, il lettore avrà l’opportunità di scoprire non solo uno stile di grande forza suggestiva, incisivo e conciso, ma anche una visione del mondo di una lucidità disarmante e avvincente.


*
Giovanni Cavicchioli, Pirandello e la fede, intervista a Luigi Pirandello, Termini, 1936.

Miruna Bulumete
(novembre 2017, anno VII)