Evento editoriale. Finalmente in romeno «Le Deche» di Machiavelli

Atteso da decenni in Romania da storici, politologi e filologi, il secondo grande libro politico di Niccolò Machiavelli, Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio, è stato finalmente messo a disposizione del pubblico romeno. Il volume, apparso nella ben nota collana «Biblioteca Italiana» della casa editrice Humanitas di Bucarest (Niccolò Machiavelli, Comentarii la prima Decadă a lui Titus Livius, traducere, note, glosar și indice de Gabriel Purghel. Cronologie și control științific Smaranda Bratu Elian, cu o prefață de Gian Mario Anselmi, Humanitas, București 2019), è il risultato della passione, della rigorosità scientifica e del lungo lavorio stilistico e documentario del curatore, il giovanissimo Gabriel Purghel. Nato come un hobby, lo studio delle opere del Segretario fiorentino è diventato per Purghel (due lauree e un lavoro in una multinazionale) negli anni la ricerca vera e propria di un agguerrito professionista. Questa trasformazione è avvenuta sotto i miei occhi in quanto direttrice della collana. L’incontro mio e della collana con questo giovane è stato un gran colpo di fortuna – per usare un concetto tipicamente machiavelliano – che voglio raccontare subito.

Nel gennaio del 2017, alla fine della Serata Italiana dedicata alla presentazione della prima traduzione romena delle Lettere di Machiavelli, pubblicate in versione bilingue nella già ricordata collana, presentazione affidata ad alcuni specialisti romeni di spicco nel campo della storia e della politologia, il pubblico, come sempre, è stato invitato a intervenire. In quell’occasione dal pubblico è venuto un brevissimo commento così appropriato e documentato da destare meraviglia. A farlo era un giovane esile e introverso, che stava in piedi in un angolo perché non aveva più trovato posto. Incuriosita, una volta finita la presentazione, mi sono avvicinata a lui, gli ho chiesto chi fosse e come mai conoscesse così bene Machiavelli.  E lui, su due piedi, mi ha confessaro che aveva preso una cotta per Machiavelli e che aveva già tradotto integralmente i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio. Ora chi legge queste righe deve sapere che questa traduzione era sempre stata considerata dagli specialisti stessi un’impresa difficile e che alcuni di essi avevano fatto dei tentativi sporadici e che io pure avevo lungamente accarezzato l’idea di arrivare in un modo o in un altro a offrire quel libro fondamentale del pensiero politico italiano alla cultura romena. La dichiarazione semplice e modesta di quel ragazzo di avere con sé il manoscritto della traduzione mi ha tolto il fiato. E tutto è cominciato in quel momento, con quella prima stretta di mano che avrebbe inaugurato una collaborazione e un sodalizio che spero possa offrire alla cultura romena altri testi inediti del grande fiorentino. Certo, dopo questo primo incontro e dopo il mio primo contatto con la traduzione sono seguite due meticolose revisioni stilistiche, un riorientamento e una rielaborazione dell’impressionante corpus di note, ma la comprensione del testo, la documentazione, il ricorso alle fonti primarie di Machiavelli e a quelle secondarie di un ingente materiale critico erano già tutti lì dall’inizio. Voglio dire che oltre alla gioia recata dalla pubblicazione di un’opera essenziale della cultura europea in romeno, c’è stata e c’è anche la gioia, per chi ha collaborato a quest’impresa, di veder nascere un autentico specialista romeno in Machiavelli e, grazie alla sua età, anche la fiducia nel futuro degli studi machiavelliani in Romania.

Non intendo presentare ai lettori italiani l’importanza di questo secondo grande scritto teorico del Machiavelli, dedicato, non come Il principe, alle monarchie, ma alla repubblica: più esattamente alle repubbliche in genere e particolarmente alla repubblica della sua vita e del suo cuore, decaduta e male governata, quella di Firenze; e ciò partendo da crisi e soluzioni concrete, suggerite dall’antica repubblica romana, per Machiavelli modello di efficienza e di longevità. Mi limiterò soltanto a presentare il volume romeno. Esso si inserisce armonicamente nella rispettiva collana però presenta anche alcune specificità che vale la pena ricordare.

Come tutti i volumi della collana «Biblioteca Italiana» anche questo volume è introdotto dalla prefazione di un insigne specialista italiano: Gian Mario Anselmi, professore alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna, noto studioso di letteratura italiana del Medioevo e del Rinascimento e di letteratura latina medievale e umanistica. Fra l’altro Anselmi ha curato a sua volta, insieme a Carlo Varotti, una ben conosciuta edizione delle grandi opere politiche del Machiavelli fra cui anche i Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio (Bollati Boringhieri, Torino, 1993).  La prefazione spiega l’approccio politico e antropologico machiavelliano, le differenze e le similitudini che intercorrono nella sua visione fra le due principali forme di governo, ma si focalizza felicemente tanto sull’attualità del pensiero del Segretario fiorentino quanto sull’originalità e modernità della sua scrittura.

La prefazione è seguita da una dettagliata cronologia che mette continuamente in rapporto le vicende esistenziali e creative di Machiavelli con gli avvenimenti storici e politici che lo coinvolgono e condizionano il suo pensiero.
La nutrita nota dedicata dal curatore alla sua edizione spiega le difficoltà e le sfide che il testo machiavelliano lancia a qualsiasi traduttore, specie se distante cinque secoli dall’autore, e il modo in cui le ha affrontate nella presente edizione. Le note, poi, estremamente ricche, che occupano quasi la metà del volume, rispondono a due esigenze complementari, che dimostrano la visione del curatore sul pubblico cui è rivolta l’edizione: note che spiegano fatti e personaggi storici o mitologici ricordati dall’autore, rivolte a un vasto pubblico, desideroso di capire i riferimenti o le allusioni di Machiavelli, poi note rivolte agli specialisti, dove si evocano le fonti dell’autore oppure si menzionano varianti interpretative del testo o si rivelano le relazioni con gli altri scritti di Machiavelli che illuminano in questo modo la complessità e la coerenza del suo pensiero politico.

Ma l’apporto più originale e del tutto personale del curatore consiste in un glossario di termini machiavelliani: 20 termini continuamente ricorrenti nei suoi testi la cui polisemia crea a qualsiasi traduttore grandi difficoltà e non pochi sentimenti di colpa. Perché il senso di ciascuno di questi termini dipende fondamentalmente da un contesto, un contesto sempre vario, così che il traduttore è costretto a usare tutta una gamma di equivalenti, tradendo costantemente la densità terminologica dell’originale. Il glossario, nato per giustificare le proprie scelte traduttologiche, diventa però qui uno scavo profondo nel pensiero del Nostro a partire dal manto sottile delle parole.

Ho scritto questa breve presentazione per questa ammirevole impresa di traduzione perché sentivo il bisogno di condividere la mia gioia con i lettori italiani della nostra rivista ma anche per far notare agli specialisti italiani che la complessità e la serietà di questa edizione la situano al più alto livello delle edizioni italiane e non esistenti in questo momento al mondo.


Smaranda Bratu Elian
(n. 12, dicembre 2019, anno IX)