La riscoperta di una grande pianista romena: la principessa Bibescu

Elena Bibescu, principessa romena, pianista di grande fama nella Parigi della Belle Époque, cui sono dedicate non poche opere e lettere del massimo compositore romeno, George Enescu, stava per sprofondare nel più totale oblio nella sua patria – destino comune soprattutto a tanti eccellenti musicisti del passato che, non avendo inciso dischi, vengono cancellati dalla memoria delle nuove generazioni – quando un altro grande spirito, mosso da riverenza e pietà, l’ha restituita ai romeni. Si tratta di C.D. Zeletin, intellettuale squisito che ci ha lasciato da poco. Raffinato poeta, grandissimo traduttore, autore di oltre 40 volumi di varia letteratura, ma allo stesso tempo insigne scienziato (medico, per molti anni docente di biofisica alla Facoltà di medicina di Bucarest, membro dell’Accademia Romena di Scienze Mediche e Presidente della Società Romena dei Medici Scrittori e Pubblicisti), Zeletin, che, fra l’altro, ha arricchito la cultura italiana dei romeni con la traduzione di tutta l’opera poetica di Michelangelo e con una corposa antologia del sonetto italiano del Medioevo e del Rinascimento, ha pubblicato nel 2007 per l’editrice Vitruviu di Bucarest il volume La principessa Elena Bibescu - la grande pianista. Cronaca, un volume di 800 pagine.
Oriundo dalla stessa città di Elena Bibescu, Bârlad, e permanentemente collegato alle tradizioni e ai ricordi culturali delle loro comuni radici, Zeletin, melomane pure lui, è stato affascinato in maniera costante dalla personalità di Elena Bibescu, sicché per 27 anni ha affiancato alle proprie numerose attività anche una indefessa ricerca delle possibili tracce lasciate dalla geniale pianista: una ricerca paziente, ostinata e piena di curiosità, tradotta in una documentazione ingente ricavata da biblioteche romene e straniere e da fondi privati scoperti in Francia, Inghilterra e persino negli Stati Uniti. Vi compaiono lettere, articoli della stampa romena del tempo, cronache musicali francesi, testimonianze e fotografie concesse dalla Biblioteca Nazionale Francese ecc. Grazie al suo lavoro certosino, Zeletin è riuscito a ricomporre il puzzle completo della vita e dell’attività artistica della protagonista, e intorno a queste, un’intera epoca: una miriade di personalità tra quelle di maggior spicco degli ambienti politici e culturali della Romania e della Francia di fine Ottocento.

Chi era questa donna riportata alla luce con tanta passione e tanto ossequio?
La futura principessa nacque a Bârlad nel 1855, come secondogenita di Maria Sturdza-Bârlădeanu e di Manolache Costache Epureanu, personaggio illustre del tempo, che, come la maggior parte degli aristocratici progressisti romeni di allora, aveva compiuto gli studi in occidente (un dottorato in Germania), aveva frequentato i circoli rivoluzionari parigini intorno al 1848, per poi, ritornato in patria (in Moldavia), diventare un importante leader politico del Partito Conservatore e uno dei fondatori del Partito Nazionale Liberale; fu inoltre più volte ministro (prima e dopo l’Unità dei Principati Romeni, nel 1859) e due volte perfino Presidente del Consiglio. La giovane crebbe, dunque, in un ambiente di elevata cultura e in una casa frequentata da personaggi interessanti e in cui si faceva musica. Il suo talento musicale si manifestò subito, così che, adolescente, fu mandata a Vienna dove per due anni studiò pianoforte al Conservatorio Imperiale che, alla fine, le conferì addirittura una medaglia e un diploma d’onore. Continuò poi gli studi di pianoforte, sempre a Vienna, con il celebre musicista russo Anton Rubinstein, poi a Parigi, con Marc Véronge de la Nux. A 18 anni fece il suo debutto romeno al GranTeatro di Bucarest in un concerto di beneficenza. Questo suo successo ebbe un risvolto inaspettato: alla fine del concerto, il principe Alexandru Bibescu, figlio dell’ex principe regnante della Moldavia, Gheorghe Bibescu, le chiese la mano; e la giovane accettò. La famiglia Bibescu apparteneva alla più alta aristocrazia moldava, e il giovane principe, che viveva la maggior parte del tempo a Parigi, in esilio, era conosciuto come poeta e come alpinista. Con questo matrimonio Elena Epureanu diventava la principessa Bibescu e si imparentava con le grandi famiglie aristocratiche romene: i Brâncoveanu, i Cantacuzino, i Filipescu, i de Noailles ecc. Tale matrimonio significava in quel momento anche la conciliazione di due casate di origine diversa, moldava e valacca, e di orientamenti politici opposti.
Elena non solo si esibì poi in concerti e recital cui assistette a volte la stessa famiglia reale, ma, secondo la moda dei tempi, aprì a Bucarest un salotto musicale frequentato dai più illustri intellettuali del tempo. Intanto frequentava la corte reale in quanto amica intima della regina Elisabetta, moglie di Carlo I, primo re della Romania. Al nome di Elena Bibescu si lega fin da allora la nascita dei concerti chiamati «nazionali» che segnarono la vita musicale della capitale della giovane Romania.
Allontanata dalla corte per aver favorito, insieme alla regina, la relazione del principe erede al trono, Ferdinando, con l’aristocratica romena Elena Văcărescu – relazione che andava contro le disposizioni della recente costituzione romena – la principessa vivrà poi per la maggior parte del tempo a Parigi. Nella capitale francese, all’epoca centro culturale di tutta la vita artistica europea, la principessa animerà un salotto musicale che ospiterà il fior fiore dell’intellettualità calamitata da Parigi. Le sue serate musicali e le sue esecuzioni pianistiche diventarono famose non solo per la loro eccezionale bravura tecnica ma soprattutto per la totale immedesimazione della pianista nei brani eseguiti, per quel rapimento, tanto commentato nelle gazzette parigine, che la portava quasi a perdere i sensi.  Il suo «salotto azzurro», molto celebre all’epoca, era frequentato in primis da grandi musicisti come Franz Liszt, Richard Wagner, Ignacy Jan Paderewski,  Ambroise Thomas, Camille Saint-Saëns, Claude Debussy, Jules Massenet, Vincent d’Indy, Anton Rubinstein, Charles Gounod; ma a questi si aggiungevano volentieri altri generi di artisti e scrittori in voga come  Anatole France e Marcel Proust. L’amicizia di Proust con i figli della principessa fu tale da ispirare al grande romanziere alcuni personaggi e varie situazioni del suo famoso Alla ricerca del tempo perduto.

Ma il contributo che rende probabilmente la principessa Bibescu e il suo salotto musicale di estrema importanza per la cultura romena è l’appoggio e l’incoraggiamento che hanno offerto dal primo momento a un giovane musicista romeno alle prime armi: George Enescu. Nel suo salotto Enescu si esibì davanti a un pubblico di grandi professionisti; in quel salotto, a soli 17 anni, presentò per la prima volta, con grande successo, il suo Poema romeno; accompagnato al pianoforte dalla principessa, dette recital eseguiti con il suo celebre violino. La principessa lo raccomandò ai suoi amici musicisti e lo accompagnò in vari concerti, aprendogli in questo modo le porte della Parigi musicale. Ma lo raccomandò anche ai reali di Romania, di cui Enescu diventò il musicista preferito. Questo suo appoggio durò incessantemente (fino alla sua morte prematura) tanto da essere considerata dal futuro grande compositore una seconda madre, cui dedicò gran parte delle sue composizioni. Ma la gentile principessa influenzò in modo determinante con la sua cultura e le sue opinioni artistiche non solo la formazione e la carriera di Enescu o di Paderewski, musicisti, ma anche quelle di scultori e pittori come Maillol o Vuillard.
Esistono in ogni paese e in ogni tempo personalità carismatiche che danno un contributo fondamentale alla formazione dei grandi creatori che rimarranno nella storia, e dunque all’andamento di una certa cultura, ma le cui tracce sfumano e si cancellano quasi subito dopo la loro scomparsa. Elena Bibescu è una di loro. Ed è nostro vanto e onore che un grande spirito come C.D. Zeletin si sia impegnato a riportarcela alla memoria. Infatti, prima di dare alle stampe l’impressionante monografia, era stato lo stesso Zeletin a realizzare nel 2002 un ampio progetto in onore della principessa nel centenario della sua morte: un convegno nazionale, la coniazione di una medaglia, l’intitolazione dell’ex Scuola d’Arte e Mestieri di Bârlad alla Principessa Elena Bibescu, e l’esposizione di una targa commemorativa che ricorda i meriti di questa grande donna.  
Elena Bibescu morì giovane, a soli 47 anni, in patria, e fu sepolta nella città natale, nella tomba di famiglia. Ora, dopo un secolo di oblio, chi passeggerà per i viali del cimitero della graziosa cittadina moldava saprà dove sostare un momento, in raccoglimento, con pietà e rispetto, davanti al suo nome scolpito per sempre nella pietra.









Smaranda Bratu Elian
(n. 3, marzo 2021, anno XI)