Anteprima di un progetto romeno per celebrare il settimo centennario di Marco Polo

Nell’edizione romena di questo stesso numero della nostra rivista ho dedicato un articolo piuttosto lungo ai numerosi eventi con cui Venezia intende celebrare quest’anno il suo eroe e all’eroe stesso, alla sua avventura e al contesto geopolitico che l’ha resa possibile. Ai nostri lettori italiani – che già conoscono tale avventura oppure hanno a disposizione tante altre fonti, più ricche, per ricostituirla e valutarla – mi sembra invece opportuno presentare il progetto più complesso, probabilmente, e più originale con cui la Romania intende unirsi alle celebrazioni veneziane e in genere italiane: un progetto artistico interdisciplinare, un progetto dei giovani per i giovani. Più precisamente si tratta dell’intento di lanciare agli studenti dell’Università di Arte di Bucarest (UNARTE) la sfida di rappresentare visivamente le proprie impressioni ricavate dal testo della celebre relazione di viaggio di Marco Polo, conosciuta in Italia come Il Milione, per poi allestire una o più mostre con i migliori dei loro elaborati.

L’idea non è nuova, anzi, si serve del modello e dell’esperienza del progetto dell’anno scorso (già presentato ai nostri lettori): Dalle città invisibili alla città contemporanea, progetto ispirato alla deliziosa finzione delle Città invisibili di Italo Calvino. In quel progetto un gruppo numeroso di giovani artisti, studenti dei dipartimenti di grafica e di scultura di UNARTE, guidati dai loro professori, hanno trasposto in quadri, sculture o installazioni le favolose città immaginate da Calvino – le città che il protagonista del libro, non altro che Marco Polo, presenta al grande imperatore Qublai-Khan nella capitale cinese dello sterminato impero mongolo. Quel primo progetto, celebrante il centenario della nascita di Italo Calvino, ha coinvolto nelle sue varie ramificazioni specialisti di più campi dello scibile e ha avuto come risultato concreto due mostre con gli elaborati artistici dei giovani, la prima a Bucarest (nella prestigiosa sede di ARCUB), la seconda, più ricca, all’Accademia di Romania in Roma, nonché uno splendido album bibliofilo con il testo di Calvino accompagnato dalle migliori illustrazioni degli studenti. 
Ma la nuova esperienza, pur valendosi della precedente, sarà ben diversa: perché in Calvino ogni città era minuziosamente presentata nella sua configurazione spaziale per colorirsi poi subito di un senso spirituale, metafisico, antropologico e morale, e la sfida lanciata ai giovani artisti era proprio quella di dare una rappresentazione personale a questo passaggio da un registro all’altro. Invece il libro di Marco Polo è la descrizione il più possibile (per quei tempi) esatta e oggettiva dei luoghi (principalmente città o in genere abitati, ma anche caratteristiche naturali) attraversati nel loro grande periplo asiatico dai tre Polo. Ma nel racconto di Marco Polo tale descrizione fisica è sempre integrata da osservazioni sull’economia e sul commercio specifico del posto, sul modo di vivere degli abitanti, su alcune delle loro abitudini e tradizioni, sulle loro credenze e sui loro rituali religiosi, tutto questo in enunciati precisi, oggettivi, stringati. Qui la grande sfida (più grande, secondo me, rispetto alla precedente, calviniana) consiste in non rendere ‘fotograficamente’ le descrizioni di Marco ma, servendosi della precisione di queste, di suggerire l’aspetto favoloso e quasi mitico che esse destavano nel lettore medievale, oppure la stranezza risentita da qualsiasi cristiano occidentale di fronte a certe abitudini asiatiche, oppure l’iperbolizzazione di cui Marco (insieme al ‘trascrittore’ dei suoi ricordi, Rustichello da Pisa) riveste le proprie descrizioni, oppure il suo costante incanto e stupore ecc. La struttura del libro agevola la scelta: perché divisa in capitoli brevissimi descriventi le singole città, intercalati con rari capitoli più lunghi che ricordano famose imprese militari dell’impero mongolo e con pochi frammenti in cui Marco Polo, ripetendo racconti sentiti da altri, si cala nell’immaginario medievale sulle meraviglie dell’Oriente (animali fantastici, uomini con una sola gamba ecc.). Voglio dire che il libro offre molteplici possibilità di scelta, viva rimanendo la provocazione di non seguire il modello (splendidamente illustrativo) dei manoscritti medievali miniati del libro poliano, ma di offrire uno sguardo moderno e personale alle precise descrizioni del grande esploratore.

Come nel progetto dell’anno scorso, gli studenti avranno a disposizione il testo romeno integrale del libro di viaggio di Marco Polo nella più recente ed eccezionale traduzione di Emanuel Grosu (Cartea lui Messer Marco Polo, zis și Milionul, cetățean al Veneției, în care se istorisesc minunățiile lumii, Humanitas, 2004). Saranno invitati a partecipare al progetto il Dipartimento di grafica, il Dipartimento di scultura e il Dipartimento di arti tessili e design tessile e quello di moda. Queste ultime discipline dovranno affrontare però una sfida diversa dalle altre (grafica e scultura) perché nel suo libro Marco Polo non descrive esattamente né costumi né tessuti, ma si riferisce solo in modo generico e ammirativo alla loro ricchezza e varietà. Gli studenti di queste discipline che si accingeranno alla nostra impresa dovranno dunque fare anche un lavoro di documentazione personale, dovranno entrare nelle biblioteche, consultare bibliografie, sfogliare immagini del diversamente fastoso abbigliamento orientale oppure veneziano del Medioevo.  Ma la prova che il libro di Marco Polo incita a una simile ricerca e riscoperta sono le mostre dedicate all’arte dei tessuti e dell’abbigliamento allestite nel quadro delle celebrazioni veneziane di Marco Polo; e ne cito solo due: al Museo di Palazzo Mocenigo (cioè il Museo veneziano di storia del Tessuto, del Costume e del Profumo) è già iniziata la mostra L’Asse del Tempo: Tessuti per l’Abbigliamento in Seta di Suzhou, che presenta creazioni originali di tessuti ma anche repliche di antichi abiti che illustrano la millenaria tecnica della seta nella città di Suzhou – città gemellata con Venezia nel nome di Marco Polo; mentre la Fondazione Venezia 2002 si prepara a  organizzare la mostra Gli abiti di Marco Polo e gli abiti tradizionali in seta di Suzhou – Esposizione di abiti tradizionali e storici delle due città di Marco Polo: Suzhou e Venezia, dando vita così a un dialogo tra due culture così distanti geograficamente ma così vicine nella tecnica e nella raffinatezza dell’arte tessile.
Riassumendo, ci proponiamo complessivamente un progetto di lettura, di comprensione, di documentazione e, poi, di rielaborazione personale in chiave artistica visiva dell’interpretazione personale suggerita, in quest’ampio processo, a ogni singolo studente-artista dal celebre libro di viaggio di Marco Polo. Noi, professori coinvolti nel progetto, faremo del nostro meglio per accompagnare proficuamente le tappe ideative e lavorative dei giovani artisti e per spianare le strade che porteranno alle mostre e agli esiti finali del progetto. Per il momento siamo all’inizio. Ma prometto di tenere informati i nostri lettori, italiani e romeni, sui passi che faremo quest’anno per avanzare nel nostro progetto celebrativo di Marco Polo.






Smaranda Bratu Elian
(n. 3, marzo 2024, anno XIV)