Ponte tra Italia e Romania e progetti per i giovani: il contributo degli italianisti romeni al Salone

Credo che l’immagine della Romania al Salone Internazionale del Libro di Torino 2012 in qualità di ospite d’onore sia stata «onorata» in modo esemplare: la posizione e la suggestività dello stand, il numero delle personalità di spicco della cultura romena che vi hanno preso parte, l’impegno dei giornalisti e dei fotoreporter romeni e italiani, ma soprattutto la stretta collaborazione con gli organizzatori italiani e il dialogo con alcuni protagonisti del dibattito culturale italiano hanno assicurato la visibilità e il successo degli eventi romeni. Il mio intento è di presentare brevemente il contributo del Collettivo di italianistica dell’Università di Bucarest a questo successo, in quanto partner ufficiale degli organizzatori. Eppure non posso fare a meno di esprimere prima le mie impressioni sull’insieme di questo importante evento culturale.


La Romania al Salone: una strategia di successo

Il fulcro delle manifestazioni romene è stato lo stand, un’originale costruzione, leggera quanto imponente, che dava libero accesso alla consultazione dei libri e al banco vendita, per diventare, guardato da un altro lato, il Memoriale di Sighet, e da un altro ancora, l’accesso, tramite due rampe di scale, a un piano sopraelevato arredato e attrezzato come sala conferenze. Qui, in questa sala, si sono svolte ininterrottamente presentazioni di libri, tavole rotonde, incontri con gli autori più rappresentativi della letteratura e saggistica romena odierna, dialoghi fra scrittori romeni e scrittori italiani ecc. Ma lo stand, ottimamente collocato a uno dei principali ingressi del Salone, è stato solo il «pied à terre» dei partecipanti romeni: perché la strategia degli organizzatori romeni è stata quella di diffondere la cultura romena e di far sentire la sua voce in tanti altri posti, nell’immenso Salone, ma anche della città stessa di Torino. Perciò vari incontri si sono svolti nelle sale-conferenze sparse per il grandioso capannone delle fiere, altri nel Bookstock Village – enorme spazio di dibattito, consegnato ai giovani, altri ancora nelle aule (dedicate agli incontri culturali) delle varie circoscrizioni della città o in librerie, dove scrittori romeni hanno avuto l’opportunità di dialogare in modo informale con i propri lettori, italiani o romeni stabiliti in Italia. Parte importante di questa strategia di aprirsi alla città tutta quanta, vale ricordarlo, sono stati anche i due eventi inaugurali: il festival del film romeno, organizzato la settimana precedente all’apertura del Salone nel prestigioso Cinema Massimo di Via Verdi, e l’esordio della partecipazione della Romania al Salone del libro con un Gran Concerto di Gala nello splendido Auditorium Giovanni Agnelli del Centro Congressi Lingotto, opera del famoso architetto Renzo Piano, concerto preceduto dai saluti delle massime autorità italiane e romene presenti al Salone.  Ho sentito il bisogno di questa breve rassegna e di alcuni superlativi per suggerire la dimensione straordinaria del progetto romeno e la formidabile mobilitazione prima e durante le giornate del Salone. Per l’immagine di sé che è riuscita a trasmettere in quest’occasione, immagine riflessa dalla stampa italiana nazionale e locale, la Romania deve essere riconoscente ai principali organizzatori: l’Istituto Culturale Romeno, il Centro Nazionale del Libro e specialmente l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia – il cui entusiasmo, infaticabile lavoro e determinazione hanno preparato da molto tempo, con tenacia, questa eccezionale presenza della Romania.


Tre progetti preparatori con un unico obiettivo: i giovani

Ritornando al contributo della cattedra di italianistica dell’Università di Bucarest – che ora è parte del Dipartimento di Linguistica Romanza, Lingue e Letterature Ibero-romaniche e Italiano – , in quanto partner, considero significativo che tale partenariato ha prodotto più progetti culturali che hanno confluito poi nella nostra partecipazione al Salone. I progetti che hanno preceduto il Salone sono stati generati sia dalla collaborazione fra la nostra cattedra, per il tramite di Oana Boşca-Mălin, con la «Fondazione Goffredo e Maria Bellonci» di Roma (la fondazione che, fra tanti altri progetti culturali, ha creato e organizza il famoso premio letterario «Strega»), sia da quella con la Sezione Giovani del Salone del libro, coordinata dallo scrittore Andrea Bajani. Da queste collaborazioni sono nati e  sono stati condotti in porto tre progetti che hanno anticipato e preparato la nostra presenza al Salone del libro e che aprono prospettive promettenti. Li presenterò brevemente.


Letteratura romena nei licei di Roma

Il primo di cui voglio parlare inseriva in un progetto preesistente della Fondazione Bellonci la letteratura romena. Mi spiego: da parecchio tempo la Fondazione Bellonci svolge un progetto di lettura per i giovani, nel quale gli studenti di 40 licei di Roma sono invitati a leggere volumi della più recente letteratura italiana; in seguito, i giovani esprimono il loro parere sui rispettivi libri in brevi saggi che vengono selezionati e pubblicati on-line e hanno un incontro e un dialogo diretto con gli autori. Quest’anno, grazie all’accordo mediato dalla nostra cattedra, i libri proposti ai licei di Roma sono stati tre volumi di autori romeni, ovviamente tradotti in italiano (Nostalgia di Mircea Cărtărescu, a cura di Bruno Mazzoni, apparso presso l’editore Voland, Zogru di Doina Ruşti, Bonanno Editore, a cura di Roberto Merlo, e Gli occhi di Beatrice. Come era davvero il mondo di Dante di Horia Roman Patapievici, Bruno Mondadori Editore, a cura di Smaranda Bratu Elian). La lettura nei licei si è conclusa, come al solito, con un incontro-dibattito fra i giovani e i tre autori romeni. L’incontro è avvenuto l’8 maggio nella prestigiosa istituzione «Casa delle letterature» nel centro storico di Roma. I tre autori romeni sono stati presentati da Stefano Petrocchi, segretario scientifico della Fondazione Bellonci, poi ciascuno ha presentato la propria visione sul libro proposto ai giovani e, dopo, sono venute le domande, le risposte, i commenti. E stata una serata vivacissima e cordiale, il cui successo è stato assicurato anche dall’eccelente traduzione fatta da Oana Boşca-Mălin. Non credo necessario spiegare quanto è importante per la letteratura romena di oggi penetrare nelle scuole italiane. Ciò che ci interessa dopo questo successo è trovare le modalità di continuare questa esperienza: adattandola agli interessi dei giovani e delle case editrici italiane e romene, così da mantenerla vitale ed estenderla. 


Letteratura italiana nei licei romeni: il Festival di Lettura Giovane

Il secondo progetto generato dalla collaborazione con la Fondazione Bellonci è stato il Festival di Lettura Giovane, un festival creato qui, da noi, come risposta all’accoglienza fatta alla Romania nel progetto romano appena presentato. Questo progetto romeno è stato ideato e organizzato dalla nostra cattedra (precisamente da Oana Boşca-Mălin e da chi scrive) in stretta collaborazione con i cinque licei bilingui (italiano-romeno) del Paese e del loro principale rappresentante, il professor Giancarlo Repetto. Il progetto è stato accolto con interesse non solo dai suoi destinatari (per questa prima edizione solo i licei bilingui) ma anche da importanti istituzioni che ci hanno dato il loro supporto:  l’Ambasciata d’Italia in Romania che ci ha offerto il patrocinio e ci ha appoggiato generosamente, l’Istituto Italiano di Cultura «Vito Grasso» di Bucarest, la Banca Intesa Sanpaolo, le case editrici Humanitas e Polirom. Con questi aiuti e incoraggiamenti siamo riusciti a mandare ai cinque licei un numero sufficiente di copie di tre romanzi italiani contemporanei (Se consideri le colpe di Andrea Bajani, ed. Humanitas; Come Dio comanda di Niccolò Ammaniti, ed. Humanitas; Vita di Melania Mazzucco, ed. Polirom) in versione romena, e di istituire un concorso di recensioni. Le recensioni, selezionate nei licei stessi, sono state poi valutate dalla giuria della nostra cattedra e il 2 maggio, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Bucarest, si è svolta la cerimonia di premiazione. I migliori elaborati saranno pubblicati sul sito della Fondazione Bellonci e, come riconoscimento dell’eccezionale impegno in questo progetto del liceo «Dante Alighieri» di Bucarest, la Fondazione Bellonci offre a questo liceo di far parte, l’anno prossimo, della Giuria-giovani della prossima edizione del premio Strega. Va sottolineato che in tale giuria sono stati ammessi solo due licei stranieri, il secondo essendo uno della Germania. Mi affretto a dire che in questo momento già pensiamo a come continuare ed ampliare il Festival fin dal prossimo anno. Ma torniamo a questa prima edizione del Festival:  il primo premio è consistito nella partecipazione diretta al Salone Internazionale del Libro di Torino e il coinvolgimento dello studente premiato, per tutta la durata del Salone, nelle attività svolte dalla Sezione Giovani. Questo è stato uno dei quattro studenti che ci hanno accompagnati a Torino e hanno partecipato attivamente al Salone. Gli altri tre facevano parte del terzo progetto preparatorio del Salone.


Studenti romeni al Salone
    
Questo terzo progetto è dovuto all’iniziativa dello scrittore Andrea Bajani, amico e collaboratore del nostro collettivo. In qualità di coordinatore della Sezione Giovani del Salone torinese, Bajani ha invitato tre studenti liceali romeni, conoscitori della lingua italiana, ad aggregarsi al gruppo dei giovani italiani con cui stava preparando il complesso programma del Bookstock Village. I tre studenti, scelti dal loro professore Giancarlo Repetto fra i più bravi del liceo «Dante Alighieri», hanno cominciato la collaborazione un mese prima del Salone tramite incontri di gruppo via skype. Anche questi tre studenti ci hanno accompagnato al Salone e hanno partecipato insieme ai loro (ormai) amici e ospiti italiani agli innumerevoli eventi della Sezione Giovani. E speriamo che anche questa collaborazione possa, in un modo o in un altro, continuare nel futuro.


La Cattedra di italianistica al Salone, ponte linguistico e culturale fra Italia e Romania

E adesso veniamo alla nostra partecipazione agli eventi stessi del Salone torinese. In quanto partner dell’Istituto Culturale Romeno e dell’Istituto di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, la nostra cattedra si è assunta più missioni: quella di ideare, organizzare e/o moderare alcuni eventi del Salone e quella di assicurare la traduzione simultanea o consecutiva di gran parte degli incontri e delle tavole rotonde organizzate dalla Romania. Comincerei con quest’ultima: quattro giovani professoresse della nostra cattedra, precisamente Oana Boşca-Mălin, Anamaria Gebăilă, Corina Anton e Aurora Firţa, hanno creato con la loro eccelente traduzione quel legante linguistico e culturale che ha permesso la scorrevolezza e la cordialità dei dibattiti, il successo degli incontri di molti scrittori romeni (Mircea Cărtărescu, Norman Manea, Doina Ruşti ecc.) con personalità di prestigio della cultura italiana (Emanuele Trevi, Stefano Petrocchi, Marco Dotti, Fabio Geda, Igor Agostini, Alvise La Rocca ecc.), l’efficienza delle interviste di non pochi partecipanti romeni ai giornalisti italiani e, negli ultimi giorni, anche la voce narrante dello spettacolo «Le statue» del Teatro Masca.
Quanto all’organizzazione di alcuni eventi, il collettivo di italianstica si è implicato direttamente proponendo i temi e gli interlocutori, intermediando i contatti e coordinando i dibattiti di una serie di incontri: «Dante in Romania» in cui chi scrive ha fatto un breve excursus nelle traduzioni e nella saggistica romena dedicate al grande fiorentino, introducendo poi la presentazione di Horia Roman Patapievici del proprio saggio sul cosmo dantesco, e quella di Irina Papahagi e di Corrado Bologna del più recente contributo romeno alla cultura dantesca, ossia la traduzione di Marian Papahagi dell’Inferno, pubblicato postumo (Humanitas, 2012) con l’eccellente apparato critico curato da Mira Mocan e Irina Papahagi. E stato un incontro ricco di cultura e di visioni personali sul testo dantesco, svolto di fronte ad un pubblico numeroso ed interessato.
Un altro evento della stessa serie è stata la presentazione di due progetti eccezionali dedicati alla cultura italiana, risultati della collaborazione della nostra cattedra di italianistica  con la casa editrice Humanitas: la collana bilingue di classici italiani «Biblioteca italiana» e «Le Serate Italiane» – incontri mensili nella Libreria Humanitas-Kretzulescu di Bucarest degli studenti italianisti con personalità di spicco della cultura romena che, prendendo lo spunto da  un classico italiano,  dibattono temi di grande attualità. La presentazione è stata affidata ai due coordinatori della collana bilingue: chi scrive ha presentato lo storico e le prospettive della collana e del progetto «Le Serate» e l’importanza della loro apertura verso il pubblico giovane, mentre Nuccio Ordine, in un intervento entusiastico e ricco di esempi, ha sottolineato l’importanza dei classici nella formazione delle nuove generazioni. 
Nella stessa serie di eventi proposti e intermediati dal nostro collettivo, un posto  importante l’ha avuto la serie «Dialoghi» fra uno scrittore romeno e uno scrittore o critico italiano, serie organizzata in collaborazione con la Fondazione Bellonci: l’incontro dello scrittore Dan Lungu con Fabio Geda, coordinatore Paolo di Paolo, quello di Răsvan Popescu con Marco Dotti, coordinato da Oana Boşca-Mălin, e soprattutto quello di Mircea Cărtărescu con Emanuele Trevi, coordinato da Stefano Petrocchi, segretario scientifico della Fondazione Bellonci, hanno destato un vivo interesse nel pubblico, venuto in gran numero anche nelle ore in cui gli italiani sogliono pranzare a casa (l’incontro Cărtărescu-Trevi, per fare un esempio, si è svolto in una delle grandi sale-conferenze  del Salone, piena anche se l’evento è cominciato alle 14).
Come ultimo fra i contributi del nostro collettivo agli eventi romeni del Salone ricorderei altri due interventi di chi scrive: in veste di coordinatrice, insieme a Mariagiovanna Italia, dell’incontro «Scrittori romeni oltre confine», dove tre scrittori romeni stabiliti in Italia, che scrivono e/o pubblicano in italiano, Eugenia Bulat, Mihai Mircea Butcovan e Ingrid Beatrice Coman, hanno avuto occasione di presentare la loro esperienza di scrittori-emigranti; e in veste di relatrice, accanto a Mara Chiriţescu, allo stand della Regione Piemonte, al «Remember» dedicato a Cesare Pavese, presentando la diffusione e la conoscenza dell’opera pavesiana in Romania.


Un entusiasmo che produce futuro

Tutto sommato, credo di poter affermare che il partenariato fra il nostro collettivo di italianisti e le istituzioni romene che hanno realizzato l’impressionante serie di manifestazioni romene al Salone di Torino sia stato, quantitativamente e qualitativamente, proficuo per la realizzazione del progetto e per l’immagine della  Romania. Noi abbiamo vissuto questa partecipazione con entusiasmo e con gioia e quello che ce ne resta, oltre al ricordo incancellabile, è la volontà di continuare la collaborazione nostra e dei nostri studenti con i licei romeni e italiani, in vista di una sempre maggiore diffusione delle due letterature fra i giovani dell’altro paese, e la speranza che la nostra collaborazione con l’Istituto Culturale Romeno possa proseguire – nei futuri progetti dedicati al maggior prestigio della Romania nel mondo.

Smaranda Bratu Elian
(n. 6, giugno 2012, anno II)