Evento editoriale Ana Blandiana: l’antologia poetica Raccolto d’angeli

Esce per Bompiani l’antologia poetica Raccolto d’angeli di Ana Blandiana. Questa nuova raccolta rappresenta la più ampia silloge in italiano della poesia della poetessa, figura centrale della letteratura romena del Novecento e voce tra le più significative del panorama europeo. Il volume copre oltre sessant’anni di attività poetica, attinta da tredici sillogi, dalla prima del 1964 fino alla penultima del 2018, offrendo al lettore italiano 149 componimenti in traduzione con testo originale a fronte, molti dei quali inediti in Italia.
Il florilegio non solo testimonia la lunga fedeltà della poetessa alla propria vocazione letteraria, vissuta come forma di resistenza morale durante e dopo il regime comunista, ma restituisce anche il suo posto nella corrente neomodernista romena, emersa negli anni Sessanta in reazione al realismo socialista. Blandiana si colloca idealmente lungo l’asse che unisce Eminescu e Blaga, i due maestri a cui si sente spiritualmente affine, riconoscendo nel secondo un ruolo decisivo nella formazione della propria generazione.
Dopo le antologie italiane del 1987 e del 2004, questo terzo volume arriva a distanza di vent’anni e si distingue per completezza, includendo testi successivi al 2000 estendendosi altresì ben oltre le raccolte pubblicate a suo tempo in francese e spagnolo. In questo senso, l’opera costituisce un traguardo editoriale di grande rilievo: un omaggio alla forza poetica e morale di Ana Blandiana e uno strumento fondamentale per comprendere la portata della sua produzione nella sua interezza.
Per dare il benvenuto a questo prezioso evento in celebrazione dell’immensa caratura lirica di Ana Blandiana, per gentile concessione dell’editore siamo lieti di pubblicare cinque componimenti estratti dall’antologia.


Infanzia


Dallo specchio mi guardava un corpo frale
Con la tastiera del costato in risalto
Ne premeva i tasti il cuore grave
E tentava nello specchio di far capolino.

Non l’ho mai vista, ma che nascosta se ne stava
Quasi giocando a rimpiattino lo sapevo
(Così come il cuore dell’acacia alla mia finestra
L’ossame di rami in foglia tramutava).

Mi chiedevo dove i suoi canti imparasse
E se fossero sempre i medesimi
E affinché nel sonno li continuasse,
Paura avevo la notte d’addormentarmi.

 

Copilărie

Din oglindă mă privea un trup firav
Cu claviatura coastelor distinctă,
Inima-apăsa pe clape grav
Și-ncerca să-apară în oglindă.

N-am văzut-o niciodată, dar știam,
Ca-ntr-un joc de-a baba-oarba, că-i ascunsă
(Precum inima salcâmului din geam
Coșul pieptului de crengi o face frunză).

Mă-ntrebam de unde l-a-nvățat și dacă
E aievea cântu-i uniform,
Și ca nu cumva în somn să tacă,
Mi-era frică seara să adorm.

 

Illusione

Immobili, ineffabili,
i due triangoli
la punta in basso
la punta in alto
intrecciati, fusi insieme,
raggi di sesso opposto
in un unico animale
che divora sé stesso con bramosia.
Luce piacevole di un dio istigatore
che genera realtà pronunciandole
lentamente
volta per volta:
donna, uomo, nuvola, fiore.
Nel linguaggio crepuscolare,
al centro del sacro nulla
c’è un dio che si crede parola.

 

Iluzie

De nescos, de nespus,
Cele două triunghiuri
Cu vârful în jos
Cu vârful în sus
Înlănțuite, întrepătrunse,
Raze de sex contrar
Într-un singur animal
Devorându-se pe sine însuși cu dor.
Lumină plăcută zeului incitator
Care naște realitățile rostindu-le
Rar
Rând pe rând:
Femeie, bărbat, floare, nor.
În limbajul crepuscular,
În centrul neantului sfânt
Există un zeu care se crede cuvânt.


Vecchi angeli

Vecchi angeli maleodoranti
con puzzo di rancidume nelle penne umidicce,
nei radi capelli,
nella pelle che si squama in isole di psoriasi,
mappe rigate in profondità
di inquietanti
terre ignote.
Troppo tristi per le annunciazioni
troppo fiacchi per far roteare la spada di fuoco,
si lasciano sotterrare sonnecchianti
come sementi che semini,
con dolorosi reumatismi alle giunture delle ali,
sempre più nascoste nella terra,
sempre più decrepiti, sempre più umani…

 

Îngeri bătrâni

Îngeri bătrâni urât mirositori
Cu iz stătut în penele jilave,
În părul rar,
În pielea scămoșată de insule de psoriazis,
Hărți scrijelite adânc
Ale unor înspăimântătoare
Tărâmuri necunoscute.
Prea triști pentru bunevestiri
Prea slabi pentru sabia de foc,
Se lasă-ngropați dormitând
Ca niște semințe pe care le sameni,
Cu dureri reumatice la încheieturile aripelor
Tot mai ascunse-n pământ,
Tot mai moșnegi, tot mai oameni…


Selezione

Quelli che non hanno ali
si precipitano a ritirarle al guardaroba,
quelli che ce le hanno
le chiudono tirando su con premura la cerniera.
In tali condizioni
è difficilissimo capire
chi sarà in grado di volare
al momento opportuno,
quando la terra
si aprirà
per fare
una tardiva
quanto inutile selezione.

 

Selecție

Cei care n-au aripi
Se înghesuie să le ia de la garderobă,
Cei care au
Trag peste ele, cu grijă, fermoarul.
În aceste condiții
Este foarte greu să știi
Cine va fi în stare să zboare
La momentul oportun,
Atunci când pământul
Se va deschide
Pentru a face
O atât de târzie,
Încât inutilă selecție.


Questa poesia

Questa poesia dura solo il tempo
che ci impieghi a leggerla:
la prossima volta che la leggerai
sarà diversa
perché tu sarai una persona diversa
e, ovviamente, sarà del tutto differente
quando a leggerla sarà qualcun altro.

Essa esiste solo nell’istante
del tuo stato d’animo
che ha plasmato
con ciò che ha trovato in te –

Effimera opera
come un foglio di carta
che scorre sull’acqua
sempre in un’altra direzione,
dove non ha nessuna importanza
chi ha messo il foglio lì
e se ci ha scritto qualcosa.

 

Acest poem

Acest poem durează doar atâta
Cât îl citești:
Data viitoare când îl vei citi
Va fi altul
Pentru că tu vei fi altul
Și, bineînțeles, va fi complet diferit
Atunci când îl va citi altcineva.

El există doar în clipita
Stării tale de spirit
Pe care a construit-o
Din ce-a găsit în tine –

Trecătoare operă
Ca o foaie de hârtie
Pe o apă curgând
Mereu în altă direcție,
Neavând nici o importanță
Cine a pus hârtia acolo
Și dacă a scris ceva pe ea.


Traduzione e cura di Mauro Barindi
(n. 11, novembre 2025, anno XV)