«L’Italia mia» di Otilia Doroteea Borcia

In occasione del 2 giugno, Festa della Repubblica Italiana, Otilia Doroteea Borcia indirizza un inno, L’Italia mia / Italia mea, al paese la cui cultura, intesa in ogni suo settore, la stimata professoressa e italianista ha posto al centro della sua formazione intellettuale, diffondendola poi attraverso il suo magistero di docente universitaria alle/ai discenti romene e romeni. È un’ode impregnata di passione e affetto sinceri per l’Italia, espressa con parole profonde e cariche di sentimento con suggestivi echi storico-culturali.     
Ci uniamo a questo sentito omaggio reso dalla professoressa Otilia Doroteea Borcia, a cui la nostra rivista deve la fortunata serie bilingue Grandi maestri dell’arte italiana / Mari maeştri ai artei italiene, che continuiamo a portare avanti con ogni nuovo numero.



L’ITALIA MIA

So
che non è sempre stata felice
la storia dei tuoi grandi uomini,
che sto leggendo
da duemila anni
nel mio paese di angeli
e di spighe di neve,
in cui i soldati di Traiano
sono arrivati solo
per bere acqua santa dal Danubio
e dal Mar Nero.

Pegno per un ponte
gettato sui Carpazi
loro hanno preso il sole,
tesoro dai Daci,
e dal loro buon Dio,
Zamolxe, il transilvano.

Sono venuti poi per addormirsi qui
nel nostro Pontus Euxinus
anche altri eroi da tempo conosciuti,
Ovidio, cacciato via
da un Augusto spietato
per aver svelato nei suoi versi
amori proibiti,
Ovidio, che ha cantato in pianto
il Daco e il Romano.

So
che non sei solo
"l’Italia del Rinascimento",
e che forse a volte
sei stata
un paese con storie comuni,
sulla malattia, la povertà,
sulla mafia
e sulla disoccupazione …

Ma io ti amo
perché hai lanciato verso i cieli
archi di basiliche
e cattedrali,
in cui sono venuti
per adorare la tomba
di Pietro, il primo apostolo,
quelli con le anime
piene di coraggio,
glorificando,
con canto gregoriano,
Sant'Agostino
e i sognatori
di una nuova Roma,
cuore della nazione.

Io amo
i tuoi poeti e pittori
che hanno arricchito
con Madonne e Bambini
le basiliche
e i musei del mondo,
le biblioteche
e musei vaticani
Jacopo da Lentini,
Giotto e Ghirlandaio,
cantati nelle cappelle benedettine
e nei monasteri
francescani.

Gli errori
commessi a volte,
come ovunque,
sono già stati perdonati,
perché non Tu
ma i tuoi uomini malvagi
hanno esiliato
Dante, il Grande Guelfo,
che sperava ancora
di scoprire
dietro le porti
infernali,
gli orizzonti del Paradiso,
e l'Aquila Romana,
la Firenze imperiale.

E sempre loro,
i tuoi uomini cattivi
hanno tormentato e sciolto
- sublime oro sul rogo -
il lettore dei misteri delle galassie
Giordano Bruno,
e hanno imprigionato poi
in paesi senza Soli
Tommaso Campanella
il grande sognatore

Io ti amo
anche se non hai ascoltato
nemmeno quello
che ha creato nuove storie,
Niccolò Machiavelli,
sperando di avere,
come Petrarca,
il poeta innamorato
di allori e di Laura,
uno stato moderno,
con vecchie glorie
uno stato, "tra i più belli".

Io ti amo
anche se non hai capito
e hai ferito a suo tempo
colui che ha liberato in versi
Il Santo Sepolcro,
il poeta sublime del sud,
Torquato Tasso.

Io ti amo
per i tuoi mari insaziabili,
per le isole
innamorate di tutti i navigatori
della terra
e di Garibaldi, l'eroe
che ha cambiato la tua mappa,

E per il ricamo delle rive,
di promontori e baie,
da dove
ad altre terre volando
i tuoi marinai,
gemellati con la gondola,
con la barca
e con la fregata,
hanno portato in paesi
senza così ricco frutto
il profumo
d’oliva,
d’arancia
e di chitarra.
Io ti amo
per la tua terra
scelta
sulla quale
Etruschi, Greci e Romani
hanno scritto,
con Romolo e Remo,
e con Enea,
una mitologia,
come in un unico paese
in cui sono sorti
dall'era cristiana
il Foro Romano
e quello Imperiale.

Io ti amo
per il tuo cielo di zaffiro
sotto il quale si abbracciano
nella notte che è solo tua,
i mari sotto la miriade di stelle,
nelle tue profonde caverne
di smeraldo,
di topazio e di perle,
sotto la quale veglia
la città eterna del mondo
con il Trono Papale.

Io ti amo
perché in Toscana,
il tuo giardino
sono nati Giotto,
Ghirlandaio e Brunelleschi
e Leonardo Da Vinci,
pittore non solo del sorriso
di Gioconda, Leda e Fornarina,
ma anche la Madonna tra le rocce,
Giovanni Battista
e tutti i santi
dell'Ultima Cena
e scopritore dei segreti
di tutta la natura

E per tutte le lacrime
nascoste nelle conchiglie
dalle quali Botticelli
ha plasmato la sua Dea,
Vergine e Venere,
decorata
con migliaia e migliaia di fiori.

E per i giardini di melograno,
di mandarini
e di fichi,
con cui hai ugualmente nutrito anche tu
papi e condottieri,
commercianti e artisti,
ricchi rimasti spesse volte
poveri, orfani.

E per la via Aureliana
precipitata da migliaia di anni
dall'orgoglioso Appennino,
per legare
Roma
con Venezia,
e anche con Napoli
e Bari,
in passo italico,
in passo romano.

E per
il pennello di porpora,
oro e ametista
con cui hai fatto
esser vestiti Santi,
vergini
re e principi
da Raffaello e da Tiziano.

E per la pietra
di Carrara,
dalla quale Michelangelo ha dato vita
a David
e a Mosè, giusti e saggi.

E per le maschere di rose
e di madreperla
dal tempo dei carnevali,
e per la musica
astrale dagli oratori e
dalle sinfonie,
cantata dove meno te lo aspetti
ma soprattutto
dalle opere
dei tuoi bravi artisti
Vivaldi, Rossini, Puccini,
Verdi e Bellini

Per tutte queste
e per ancora
altri e tanti miracoli
e meraviglie
regalate da Dio
solo a te
come i gigli
concessi unicamente
ai re e alle regine
io ti amo,
e ti chiamo sempre
nel mio pensiero e nel mio sogno
più caro del caro,
o Italia,
orgoglioso arcobaleno e albero
del giorno e della notte!


Otilia Doroteea Borcia
(n. 6, giugno 2022, anno XII)