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    «La mia anima screziata». Versi di Riri Sylvia Manor 
       
     
     Riri  Sylvia Manor, nata Aberfeld, trascorre la propria infanzia a Bucarest e inizia  a scrivere poesie già all’età di nove anni. Frustrata dalla forte pressione  ideologica che dominava nelle università di profilo umanistico ai tempi di  Gheorghiu-Dej, rinuncia al suo sogno di iscriversi a Lettere, optando per la  Facoltà di Medicina. Ottiene il permesso di lasciare la Romania nel 1960 per  stabilirsi in Israele, dove si specializza in oftalmologia e  neuro-oftalmologia, con studi anche negli Stati Uniti. Pubblica lavori  scientifici e redige capitoli per manuali di medicina, riscuotendo notorietà a  livello mondiale in qualità di professore presso la Facoltà di Medicina di Tel  Aviv. 
      Dopo  venti anni di «silenzio poetico», ricomincia a scrivere e a pubblicare poesie,  ma in ebraico; le viene assegnato il premio Ofer Lider per la poesia. 
      Nel  dicembre del 1989, durante il drammatico evolversi della situazione in Romania,  traduce poesie di Ana Blandiana, Mircea Dinescu e Marin Sorescu e scrive  inoltre un articolo sulla poesia romena di denuncia, che vengono pubblicati,  riscuotendo un’ampia eco, nel supplemento letterario di uno dei quotidiani di  più ampia diffusione in Israele, l’Idioth Aharonot. Di fatto  è in questa occasione che per la prima volta dei poeti romeni contemporanei  trovano spazio sulla stampa israeliana. 
      Nel  febbraio del 1989 viene invitata a ritornare in Romania: grazie alle sue conoscenze  mediche e scientifiche si prodiga attivamente nella cura dei pazienti con  problemi alla vista, contribuendo, in collaborazione con il Ministero della  Sanità, a modernizzare il settore dell’oftalmologia romena. 
      Parallelamente  a questa attività scientifica e professionale, Riri Sylvia Manor si immerge  nella letteratura romena degli ultimi trenta anni e organizza a Tel Aviv due  eventi dedicati al poeta Nichita Stănescu. A partire dal 2000 Riri Manor  ritorna a scrivere in romeno: «Per me è stato come un miracolo. Ho  ricominciato, dopo quaranta anni, a scrivere poesia in romeno, un fatto che ha  modificato e conferito una nuova dimensione alla mia attività letteraria». Da  allora ha scritto numerose poesie, pubblicate in prestigiose riviste letterarie  romene come «Apostrof», «România Literară», «Ramuri», «Vatra», «Luceafărul», «Dacia  Literară», «Convorbiri Literare», «Contemporanul», e dà alle stampe due  antologie poetiche: Privind, nel 2000 e Save as… nel  2007 che ottiene il premio Lucian Blaga per la poesia. Del 2010 invece è la  raccolta antologica Pestriţ.  
      Assieme  a Ioana Ieronim traduce dall’ebraico in romeno un libro di poesie, Sheherazade, opera  di una delle più importanti poetesse israeliane, Aghi Mishol, pubblicato dalle  edizioni dell’Istituto Culturale Romeno nel 2008. 
      Nello  stesso anno è invitata a Bucarest a tenere una conferenza alla Fiera del libro  Gaudeamus con il tema Lo scrittore –  prigioniero nelle mani del traduttore. 
      Tra il  2009 e il 2010 traduce in ebraico assieme a Ella Blass il celebre libro per  bambini di Cezar Petrescu, Fram, l’orso polare. Dal 2010 si sta prodigando  per pubblicare un numero della rivista Mosnaim dell’Unione degli Scrittori Israeliani dedicato interamente alla letteratura  romena a venti anni dalla caduta del regime comunista, progetto per il quale ha  tradotto e redatto testi dei più importanti scrittori romeni contemporanei. 
      Ha  fondato recentemente un’organizzazione non a scopo di lucro al fine di  promuovere i reciproci rapporti tra la letteratura israeliana e quella romena. 
      È membro  dell’Unione degli Scrittori d’Israele e di quella romena, e la sua attività,  sia scientifica che letteraria, si divide ora tra Israele e Romania.  
      Dalle Note bio-bibliografice nell’antologia di poesie Pestriţ,  Paralela 45, 2010, pp.107-8
  
       
   
 Da Pestriţ,  Ed. Paralela 45, 2010 
  
  
  Screziata 
   
      La mia anima screziata 
      Frugando fra le sue carabattole 
      Rifà un po’ di ordine nelle emozioni, 
      Mette in mostra chi è e chi vorrebbe essere, 
      Incespica tra direttive officiali e oniriche, 
      Sostiene febbrilmente le sue ultime perorazioni da lottatrice non ancora in  pensione, 
      Rimuove la polvere dal bambino immagazzinato nella memoria, 
      Resuscita il giovane ventenne annegato  
      Che ancora non sa nulla 
      Ma che di verità tuttavia è colmo. 
      Toglie le pagine azzurre di sesso e di amore non sgualcite dal tempo 
      Effimere come un orgasmo 
      Ma vive, colorate, selvagge, presenti nelle membra 
      Come se le cose non fossero mai finite 
      O forse finisce sempre 
      Solo quello che esiste già nel presente. 
      La mia  anima screziata 
      Si arrampica appoggiandosi al bastone della memoria 
      Su tutte le rocce per le quali 
      O contro le quali si è battuta 
      Con il cuore o con la dinamite 
      E non le importerebbe cadere ancora in errore o ridere o piangere 
      O spazzata come granello di sabbia tremante e caldo 
      Di qua e di là, verso mari e meduse. 
      O forse impartirebbe ancora banali lezioni sull’esistenzialismo 
      Per gli altri, 
      Portando freneticamente nelle vene i geni dell’allegria ereditata da 
      Qualche assurdo e fraudolento antenato presente nell’albero genealogico, 
      O 
      Pentendosi 
      Mentre con la coda dell’occhio sbircia la data di nascita sul passaporto. 
      La mia  anima screziata 
      In un presto possibile 
      Si spargerà come del sale sulle ali delle farfalle 
      E conoscerà già il cullare del volo fino ad addormentarsi 
      Come se ci fosse stata una volta tanto tempo fa. 
      Come se mai più ci sarà…  
       
       
 
  Pestriţ 
   
  Sufletul meu pestriţ 
  Scotocind-şi boarfele 
  Mai face ordine în emoţii,  
  Dă a iveală cine este şi cine ar vrea să  fie, 
  Se împleticeşte între directive oficiale şi  onirice, 
  Îşi susţine febril ultimele pledoarii de  luptător nepensionat,  
  Curăţă praful e pe copilul înmagazinat în  memorie,  
  Resuscitează înecatul tânăr de douăzeci de  ani  
  Care nimic nu ştie încă 
  Şi plin e totuşi de adevăr.  
  Scoate neboţite de vreme paginile albastre  de sex şi iubire 
  Efemere ca orgasmul  
  Dar vii, colorate, sălbatice, prezente în  mădulare  
  De parcă nici nu s-ar fi terminat  
  Sau poate că întotdeauna se termină  
  Numai ceea ce există acum.  
   
  Sufletul meu pestriţ  
  Se caţără rezemat de bastonul memoriei  
  Peste toate stâncile pentru care  
  Sau împotriva cărora s-a luptat  
  Cu inima sau cu dinamita  
  Şi încă ar mai greşi sau râde sau plânge 
  Sau grăunte de nisip înfiorat şi cald 
  Vânturat încoace, încolo, spre mări şi  meduze,  
  Sau poate ar mai recita lecţii banale  despre existenţialism  
  Pentru alţii,  
  Purtând frenetic în vine genele veseliei  moştenite de la 
  Vreun strămoş absurd sau fraudulos în  arborele genealogic,  
  Sau  
  Pocăindu-se  
  În timp ce ochii îşi trag coada spre data  naşterii din paşaport.  
   
  Sufletul meu pestriţ  
  În curândul posibil  
  Se va împrăştia ca o sare peste aripile  fluturilor  
  Şi va mai cunoaşte legănatul zborului până  la adormire  
  De parcă a fost odată ca niciodată  
   
  De parcă nici nu va fi…    
   
   
   
   
    La mantella 
   
      Sempre esiste in cielo una nuvola 
      con cui asciugarsi 
      le lacrime. 
      Sempre  c’è un versetto nella Bibbia 
      o nel Corano 
      che, come una mantella, 
      serve a coprire 
      il corpo di un soldato di venti anni 
      morto 
       
   
   
  Mantaua 
   
  Întotdeauna există pe cer un nor 
  Să îţi ştergi cu el 
  Lacrimile. 
   
  Întotdeauna există un verset în Biblie 
  Sau în Coran 
  Precum o manta 
  De acoperit cu el 
  Trupul unui soldat de douăzeci de ani. 
   
   
       
       
      Natura Morta  
       
      Lui 
      Si alza dal letto 
      Guarda l’orologio 
      Si riveste 
      Agita la mano in segno di «arrivederci» 
      E ritorna a casa sua – alla loro. 
      Lei 
      Osserva 
      L’impronta lasciata dal suo corpo 
      Sul letto, 
      Protende una parola come una mano  
      Verso lo spazio della camera, 
      Spegne la luce. 
      Vede 
      Il buio. 
       
       
       
      Natură  Moartă 
       
      El  
      Se ridică de pe pat  
      Se uită la ceas  
      Se îmbracă  
      Îşi flutură mâna în semn de «la revedere»  
      Şi se întoarce la casa lui – a lor.  
       
      Ea  
      Îi priveşte  
      amprenta corpului său  
      Pe pat,  
      Întinde un cuvânt ca o mână  
      Spre spaţiul camerei, 
      Stinge lumina  
      Vede  
      Întunericul. 
   
   
 
     
  Dimenticanza  
       
      Nella  mia via 
      Un mattino 
      Qualcuno ha dimenticato 
      Di spegnere 
      I lampioni 
      E  hanno bruciato e bruciato  
      Senza far luce. 
      Nel mio intimo 
      Qualcuno ha dimenticato 
      Di spegnere 
      La gioventù. 
       
       
       
      Uitare 
       
      Pe strada mea  
      Într-o dimineaţă 
      A uitat cineva  
      Să stingă  
      Felinarele.  
       
  Şi ele au ars şi au ars  
  Fără să lumineze.  
   
  În  interiorul meu  
  Cineva a uitat  
  Să stingă  
  Tinereţea.  
   
   
   
   
  Non tentare di capire  
       
      Non  tentare di capirmi troppo in fretta, non lo tentare. 
      Amami senza capire, 
      tanto solo le cose superficiali sono chiare, 
      e le tue domande sono gatti dagli sguardi carnivori 
      che cacciano i topi delle risposte, 
      gatti  che non si sfamano, perché non c’è mai 
      abbastanza carne nelle risposte. 
      Nelle risposte ci sono solo punti esclamativi che non possono 
      saziare dei gatti 
      e neppure gli scienziati. 
      Non tentare di capire. Guarda solo. Ora sono avvolta 
      in tutti i colori dell’arcobaleno anche se non ha piovuto, 
      un attimo dopo tutti i colori si possono fondere insieme e io divento 
      Biancaneve 
      e nonostante tutto mi sento così arancione qualche volta. 
      Ora sono addirittura verde-azzurrissima o più esattamente 
      sono una tovaglia bianca piena di macchie-fatti che la vita mi 
      ha sgocciolato sopra 
      di tanto in tanto, è così che succede. 
      Amami  senza capire. 
      Le mie istruzioni per l’uso le ho perse da un pezzo, 
      a ogni modo ci capiamo anche senza parole. 
      Amami così come respiri, 
      e io 
      – appoggiata tra i sensi e la mente – farò da culla al tuo respiro. 
      Studiami il viso a tentoni come un cieco, sii assetato come lo è il rovo 
      nel deserto. 
      Prendimi in trappola con l’esca delle tue dita vive e con 
      il presente 
      e con il buio e con questo adesso creato da noi, 
      sognami come se io non fossi qui. 
      Non tentare di capire, sii solo ora, 
      sii solo qui. 
      Gettami l’attimo come un guanto 
      Sfidante a duello. 
       
       
       
      Nu  încerca să înţelegi 
       
      Nu încerca să înţelegi prea repede, nu  încerca. 
      Iubeşte-mă fără să înţelegi, 
      oricum numai lucrurile superficiale sunt  clare, 
      iar întrebările tale sunt pisici cu priviri  carnivore 
      fugind după şoarecii răspunsurilor, 
      pisici  care rămân flămânde, căci niciodată nu există 
      destulă carne în răspunsuri. 
      În răspunsuri există doar semne de  exclamaţie care nu pot  
      sătura pisici 
      şi nici măcar oamenii de ştiinţă. 
      Nu încerca să înţelegi. Doar priveşte. Acum  sunt tăvălită 
      prin toate culorile curcubeului deşi nu a  plouat, 
      în clipa următoare toate culorile se pot  contopi şi eu devin 
      Albă ca Zăpada 
      şi cu toate acestea mă simt atât de  portocalie câteodată. 
      Acum sunt chiar foarte verde-albastră sau  mai exact 
      sunt o faţă de masă albă plină de  pete-fapte pe care viaţa mi 
      le-a picurat 
      din timp în timp, aşa se întîmplă. 
      Iubeşte-mă fără să înţelegi. 
      Modul de întrebuinţare mi s-a pierdut de  mult, 
      oricum înţelegem fără cuvinte. 
       
      Iubeşte-mă aşa cum respiri, 
      iar eu  
      – proptită între simţuri şi minte – o să  îţi fiu leagăn la 
      răsuflare. 
      Învaţă-mi faţa prin palpare ca un orb, fii  însetat ca buruiana 
      din deşert. 
      Prinde-mă în capcană prin momeala degetelor  tale vii şi prin  
      prezent 
      şi prin întuneric şi prin acest acum creat  de noi, 
      visează-mă de parcă nu aş fi aici. 
      Nu încerca să înţelegi, fii numai acum, 
      fii numai aici.  
      Aruncă-mi  clipa ca pe o mănuşă 
      Provocatoare de duel. 
       
       
       
       
      Lo stesso letto?  
       
      Lo  stesso mare. Lo stesso albergo. 
      La stessa chiave che 
      Apre la stessa stanza 
      Con la stessa abat-jour 
      Vicino allo stesso letto 
      Sopra cui non c’è neppure più appesa 
      L’iscrizione: 
      «Qui una notte hanno dormito 
      Sorridendo 
      Un uomo e una donna», 
      Apro 
      Nello stesso albergo 
      Con la stessa chiave 
      La porta della stanza 
      In cui ho sentito il mare 
      Eco del tuo corpo, 
      Ma  forse nel frattempo 
      Hanno già cambiato 
      I mobili, il letto, 
      E non ci sono più io 
      E non ci sei più tu, 
      Forse ci hanno sostituiti. 
      O forse siamo 
      Ancora su quel letto 
      Finiti  
      In un angolo di soffitta. 
      Storditi dalla trasferta 
      Ci è sfuggito dalle braccia 
      Il mare… 
       
       
       
      Acelaşi  pat?  
       
  Aceeaşi  mare. Acelaşi hotel. 
  Aceeaşi cheie care 
  Deschide aceeaşi odaie 
  Având acelaşi abat-jour 
  Lângă acelaşi pat 
  Asupra căruia nici măcar nu e atârnată 
  Inscripţia: 
  «Aici au dormit într-o noapte 
  Surâzând 
  Un bărbat şi o femeie»,  
  Deschid 
  În acelaşi hotel 
  Cu aceeaşi cheie 
  Uşa odăii 
  În care am auzit marea 
  Ecou al corpului tău, 
  Mobilele, patul 
  Şi nu mai sunt eu 
  Şi nu mai eşti tu, 
   
  Poate ne-au schimbat. 
  Sau poate că suntem 
  Încă pe acel pat 
  Şi am ajuns cu el 
  Într-un colţ de pod.  
  Năuciţi  de mutare 
  Ne-a scăpat din braţe 
  Marea… 
   
   
   
   
  Il bicchiere di tè  
       
      Quattro  zollette di zucchero 
      Si suicidano 
      Nel bicchiere di tè. 
      Le membra 
      Mi si sciolgono 
      Sul tuo corpo. 
      Il  cucchiaino del bicchiere 
      Cambia forma. 
      Percorrendo il liquido. 
      Io 
      Cambio forma 
      Lungo il tuo corpo 
      Tra 
      La tua pelle e la mia. 
      Spinto 
      Il bicchiere di tè 
      Ruzzola a terra 
      Io 
      Mi infrango in molteplici cocci 
      E ogni coccio 
      È felice, una volta e un’altra ancora. 
      Più  tardi 
      Scendo dal letto 
      Per raccogliere i cocci 
      Del bicchiere di tè 
      Rovesciato.        
       
       
          
  Paharul de ceai 
   
      Patru cuburi de zahăr 
      Se sinucid 
      În paharul de ceai. 
      Mădularele mele 
      Se topesc 
      Peste corpul tău. 
      Linguriţa din pahar 
      Îşi schimbă forma. 
      Străbătând lichidul. 
      Eu 
      Îmi schimb forma 
      De-a lungul tău 
      Între 
      Pielea ta şi pielea mea. 
      Mişcat din loc 
      Paharul de ceai 
      Zboară înspre podea. 
      Eu 
      Mă sparg în cioburi multiple 
      Şi fiecare ciob 
      E fericit iar şi iar. 
      Mai  târziu 
      Cobor din pat 
      Să adun cioburile 
      Paharului de ceai 
      Vărsat. 
   
   
  
  
   
       
       
      A cura e traduzione  di Mauro Barindi 
          (n. 1,  dicembre 2011, anno I)
    
  
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