Constantin Noica, la fede di un filosofo

Costantin Noica (1909-1987), come filosofo e saggista, è probabilmente meno conosciuto al di fuori dei confini della Romania rispetto ai suoi due contemporanei – Cioran ed Eliade. Tuttavia, il suo caso è molto interessante, sia nella sua dimensione biografica che in quella intellettuale. Dall'inizio degli anni '30, Noica pratica, in modo abbastanza intensivo, il giornalismo senza tracce rivoluzionarie, benché alcuni titoli dei suoi testi possano suggerire qualcosa di diverso (per esempio: Propun o revoluţie [«Propongo una rivoluzione»], 1933).

Nell'agosto del 1940, nonostante un’obiezione di censura, Noica redige una pubblicazione di quattro pagine, Adsum, in cui inserisce solo i propri articoli intitolati in modo poco sofisticato, ma significativo: Veac de colectivități, așadar de elite [«Il secolo del collettivo, dunque delle élite»], Veac al omului viu [«Il secolo dell'uomo vivo»], Spiritualitate și moarte [«Spiritualità e morte»]. In quest'ultimo articolo, Noica fa una critica fondamentale della democrazia come «sistema reazionario» e si dichiara per le «rivoluzioni spirituali» basate sulla «mistica della morte».

Dopo la Seconda guerra mondiale, Noica decide di rimanere in Romania, che allora si trovava sotto il controllo sovietico. Noica, figlio di un proprietario terriero ed ex simpatizzante della filosofia idealista (sposato, per giunta, con una cittadina britannica), non poteva contare sull'indulgenza del potere comunista. Infatti, nel 1946 fu condannato agli arresti domiciliari a Câmpulung Muscel, città ubicata nel distretto di Argeș. Invece nel 1958, insieme ad altri intellettuali, fu condannato a venticinque anni di carcere e liberato nel 1964 nel quadro dell'amnistia per i prigionieri politici. Tra le accuse mosse contro Noica c'erano: il mantenimento dei contatti con dei «rifugiati della Guardia di Ferro», cioè con Cioran ed Eliade e la diffusione nel paese dei loro scritti e dei suoi propri testi «controrivoluzionari» dedicati a Goethe e Hegel. Il processo (nel febbraio 1960), in cui tentò di assumere la «colpa» su se stesso, fu preceduto da due anni di interrogatori brutali. La liberazione dei condannati è cominciata a partire già dal 1961, ma Noica ha lasciato la prigione per ultimo, nel 1964.

Costantin Noica aveva un forte interesse per la «filosofia pura» e il suo ambizioso piano era di creare una propria teoria ontologica. La realtà politica non poteva in nessun caso sostituire la trascendenza, né essere la fonte della sua origine. Sin dalla sua giovinezza, Noica cercava di praticare la filosofia indipendentemente dall'ambiente politico e della congiuntura culturale. Il filosofo resterà coerente fino alla fine della sua vita nella sua ammirazione per gli Antichi e per l'idealismo tedesco. Inoltre realizzerà il suo sogno ossessivo di fondare una Scuola, una versione contemporanea dell'Accademia di Platone, quando negli anni ’70 e ’80 i suoi seminari a Păltiniș, vicino a Sibiu, riuscivano a riunire un gruppo di giovani straordinariamente dotati (A. Pleșu, S. Vieru, A. Cornea, G. Liiceanu e altri).

Nel 1978, appare una delle sue opere più famose: Șase maladii ale spiritului contemporan, Sei malattie dello spirito contemporaneo, Carbonio Editore, 2017. Questo eccellente e brillante testo non è dedicato solo allo «spirito del popolo rumeno», ma al culmine del comunismo nazionale decretato da Ceaușescu, dove ogni riflessione sulla storia, la filosofia o la cultura in generale doveva necessariamente includere riferimenti e accenti rumeni. La chiave dello sguardo ideologico e metodologico di alcuni saggi pubblicati all’inizio degli anni ‘70 è un tentativo di scoprire come la saggezza popolare può trasformarsi in una riflessione filosofica, in altre parole – un tentativo di scoprire la strada attraverso la quale deve passare «il pensiero rumeno» (cugetul românesc) prima che diventi «la spiritualità rumena» (spiritualitate românească).

Noica rinfresca e arricchisce il linguaggio filosofico rumeno; aveva un talento ammirevole nel sintetizzare difficili questioni intellettuali, proponendo riflessioni originali e dimostrando, allo stesso tempo, una sorta di culto delle fonti filosofiche. L'organizzazione di un seminario per gli studenti fu senza dubbio una delle realizzazioni più grandi di Noica – un fanatico della cultura. Leggendo la sua opera si ha sempre l'impressione che il grande obiettivo da lui perseguito fosse la creazione di una propria teoria ontologica che sarebbe diventata semplicemente una Teoria. Devenirea întru fiinţă cioè il divenire nell'essere, il concetto chiave di Noica, è una conseguenza logica dei tentativi fatti sin da giovane nel voler conciliare la filosofia greca dell'essere (trascendenza) e la filosofia tedesca dello spirito (della trascendenza, del divenire). La cura per il male moderno, secondo Noica, è trovare l'unità della trascendenza e della trascendentalità, di divenire ed essere, attraverso il riconoscimento della natura dialettica del processo nel quale l'essere genera il divenire, mentre il divenire integra nuovamente l'essere. Tuttavia, Noica ha lasciato una traccia indelebile nella storia che non ha nessun rapporto con le controversie intorno alla sua biografia. Questa traccia è iscritta nella chiarezza delle sue idee, alle quali era sempre fedele.



Alina Monica Turlea
(n. 7-8, luglio-agosto 2020, anno X)





Bibliografia

NOICA Constantin, 1978, Spiritul românesc în cumpătul vremii. Șase maladii ale spiritului contemporan, București, Univers.
NOICA Constantin, 1990 (1944), Jurnal filozofic, București, Humanitas.
NOICA Constantin, 1992, Eseuri de duminică, București, Humanitas.