L'italianistica a Bucarest. Alexandru Marcu, continuatore di Ramiro Ortiz

Alexandru Marcu – dati bio-bibliografici

Alexandru Marcu è uno dei più grandi e poliedrici italianisti romeni. Si è affermato tanto nel campo della storia e storia della letteratura, quanto in quello letterario con le sue numerose traduzioni dall'italiano in romeno e dal romeno in italiano. Grazie alle cariche istituzionali avute (in particolare a quella di ministro della Propaganda Nazionale negli anni 1941-1944), è stato uno dei più assidui propagatori della cultura italiana in Romania.
Alexandru Marcu nacque il 30 dicembre 1894 a Burdujeni [1], in provincia di Botoşani. Era figlio di Dumitru e Agrippina Marcu [2]. La famiglia del padre, lavoratore presso le Ferrovie, era di antica tradizione moldava. La ricorderà Alexandru e la farà pubblica, più tardi, ricordando anche il nonno Constantin Marcu, il fondatore di una chiesetta a Borolea, in provincia di Vaslui [3]. I ricordi delle belle zone della Moldavia accompagneranno il giovane recatosi a studiare a Firenze all'inizio del terzo decennio del Novecento, specialmente nei giorni di festa quando, nostalgico della propria casa, pensava amorevolmente a suo padre e ai suoi racconti sulla nativa Borolea.
Il Marcu conseguì gli studi ginnasiali e liceali a Craiova, conclusi nel 1914. Negli anni della Prima guerra mondiale seguì i corsi della Facoltà di Lettere dell'Università di Bucarest, avvicinandosi al professore italiano Ramiro Ortiz, e dopo la guerra studiò all'Università di Firenze, dove ottenne il dottorato in Lettere nel 1922 con una tesi su Ippolito Nievo. Tra gli anni 1922-24 si annoverò tra i primi soci della Scuola Romena di Roma, aperta nel 1922 grazie all'impegno dell'accademico Vasile Pârvan. Alexandru Marcu vi elaborò e pubblicò i saggi Riflessi di storia rumena in opere italiane dei secoli XIV e XV (1923), Un pittore rumeno all'Accademia di S. Luca. Giorgio Tatarescu (1923), I romantici italiani ed i romeni (1924) e La Spagna ed il Portogallo nella visione dei romantici italiani (1924).
Nel 1926 il Marcu divenne professore associato di Lingua e letteratura italiana all'Università di Bucarest, dove lavorò fino al 1933 sotto la diretta guida del professore Ramiro Ortiz. Pubblicò numerosi saggi e traduzioni – tra i quali il contributo Cospiratori e cospirazioni nell'epoca della Rinascita politica della Romania (1848-1877) (1930) e si dedicò alla traduzione della Divina Commedia, pubblicata tra il 1932 ed il 1934.

Nomina a professore ordinario di lingua e letteratura italiana all'Università di Bucarest

Il periodo 1933-1944 ha rappresentato una tappa distinta nell'attività scientifica di Alexandru Marcu. Il momento 1933 ha segnato specialmente la sua carriera didattica perché fu l'anno in cui divenne titolare della Cattedra di lingua e letteratura italiana dell'Università di Bucarest. La sua nomina a professore universitario il 1 dicembre 1933 [4] avvenne dopo la partenza a Padova, all'inizio dell'autunno dello stesso anno, del professor Ramiro Ortiz, per occupare la Cattedra di lingue e letterature neolatine della Facoltà di Lettere e Filosofia in seguito alla scomparsa del noto filologo Vincenzo Crescini [5]. A cominciare da questa data, e fino all'autunno del 1944, quando fu stato allontanato dall'Università per motivi politici, Al. Marcu ha lasciato le sue forti impronte, tramite la sua personalità e l'attività didattica e scientifica, nella storia di questa cattedra e, implicitamente, nell'evoluzione dell'italianistica romena.
Il ritiro di Ramiro Ortiz dalla Cattedra e dal paese ha fatto circolare voci che hanno accusato il Marcu di opportunismo e anche di presupposti intrighi propensi ad allontanare il maestro dall'Università della Capitale romena. Nelle sue memorie, Alexandru Ciorănescu descrive questo avvenimento in colori bui: «Ortiz è partito in Italia in situazioni molto spiacevoli per lui. La sua Cattedra d'italiano disponeva, oltre ad un assistente, di un posto di professore aggregato, occupato da Alexandru Marcu, una persona molto bene preparata, ex alunno della Scuola di Roma, autore di saggi seri ed interessanti, un buon traduttore di Dante e Papini, però di carattere esecrabile. E siccome era anche ambizioso, ha fatto tutto il possibile per obbligare Ortiz a partire, e alla fine ci è riuscito. Quando ho saputo che la partenza di Ortiz era imminente, sono andato a salutarlo [...]. Partiva a Padova, dove gli era stato offerto un posto di professore di filologia romanza, credo grazie agli interventi di Tagliavini. Non era più l'uomo vivace e tondo che credevo di conoscere. Ho parlato con lui, però non si è lamentato di nessuno e niente. Mi disse solo che gli rincresceva il cambiamento del luogo e della vita» [6]. Allo stesso tempo, e sempre in relazione a questo evento, Ciorănescu traccia un ritratto sfavorevole a Marcu: «Non gli posso rimproverare qualcosa, non ho mai avuto motivi per lamentarmi di lui; anzi, l'ho apprezzato sinceramente al suo vero valore di italianista, però non mi sono accontentato del suo modo di essere, orgoglioso ed intrigante, benevolo ed attento con superiorità, condescendente piatto di bilancia a due faccie, fiorentino e machiavellico dalla testa ai piedi» [7].
Consideriamo, al di là di una normale aspirazione del Marcu di arrivare, in prospettiva, alla direzione della Cattedra che sarà ammirevolmente rappresentata da lui, con tutta la sua attività didattica e scientifica, che le critiche siano infondate, soprattutto se teniamo presente che ottenere una cattedra in Italia, ad un'Università rinomata come quella di Padova, era un'importante riconoscimento dell'attività e dell'opera scientifica di un'intera vita per il professor Ortiz.
Difatti una lettera dell’11 febbraio 1923 che Ramiro Ortiz mandò a Giuseppe Lugli – noto filoromeno, archeologo e storico dell'antichità, docente di topografia antica all'Università di Roma, coinvolto dall'accademico Vasile Pârvan nel progetto di fondazione della Scuola Romena di Roma – indica il fatto che il professore d'italiano dell'Università di Bucarest desiderava tanto rientrare in patria, essendo disposto a funzionare anche come professore ad un liceo italiano [8]. Allo stesso tempo, anche se ci sono stati alcuni momenti tensionati tra il professor Ortiz e Marcu, forse nel contesto delle preferenze del professore per uno o altro dei suoi discepoli, oppure per motivi scientifici (non dobbiamo dimenticare le opinioni differenti dei due, relative all'opportunità di una o altra variante della Divina Commedia di Dante in lingua romena), il rispetto per colui che lo iniziò al campo dell'italianistica è rimasto costante. Simili tensioni, generate spesse volte da dispute scientifiche, e, talvolta, dall'orgoglio personale, sono state abbastanza frequenti nel mondo universitario antebellico ed interbellico. Molte volte «la colpa» di avvicinarsi ad una certa personalità generava un atteggiamento freddo da parte di un'altra personalità, un esempio in tal senso è proprio l'atteggiamento di Nicolae Iorga verso Alexandru Marcu. Dal punto di vista scientifico, Nicolae Iorga ha apprezzato molto il Marcu e ne sono testimoni le ampie recensioni dedicate ai suoi primi lavori, apparse su «Revista Istorică». Poi, in connessione al rispetto diventato quasi un culto dei membri della Scuola di Roma ed, implicitamente, di quello di Al. Marcu, dovuto alla personalità di Vasile Pârvan, da loro considerato il fondatore incontestato dell'istituzione, l'atteggiamento di Nicolae Iorga soffre una modifica. Dopo che, nel 1930 fa una recensione critica all’articolo del Marcu sulla Scuola Romena di Roma, insisterà sul ruolo minore avuto dal Pârvan nella fondazione dell'istituto, opera che si è interamente attribuita [9], Nicolae Iorga si limita a segnalare solo di sfuggita gli scritti di Marcu, è vero che tra quelli migliori e fondamentali, e diventa bruscamente privo di parole lodevoli; cambierà atteggiamento solo tardi, verso il 1940. Queste situazioni, di apparente tensione, diventate generose fonti di chiacchiere, sono state, e non poche volte, alla base della presentazione di un evento da un certo punto di vista e spesso di parte. Probabilmente ne avrà contribuito anche la personalità decisa ed ambiziosa di Alexandru Marcu. Perché, per quanto riguarda le relazioni col professor Ortiz, non dobbiamo dimenticare che il Marcu si è annoverato tra i principali iniziatori del volume in omaggio a Ramiro Ortiz, realizzato dai suoi collaboratori nel 1929, quando il maestro compiva vent'anni di attività in Romania; il Marcu ha curato il volume, dall'arrivo dei manoscritti fino alla stampa [10], parlando caldamente ai festeggiamenti in onore del professore [11].

Per quanto riguarda l'atteggiamento del professor Ortiz verso il Marcu, desideriamo ricordare un altro momento dei rapporti tra i due, della primavera del 1940. In occasione della vincita del premio italiano «San Remo» destinato agli autori stranieri che hanno coltivato e diffuso nei loro paesi la cultura italiana, Alexandru Marcu ha compiuto, insieme alla moglie, un viaggio in Italia, partendo dalla Romania nel periodo 18-20 marzo, fermandosi a Venezia e Milano, e presentandosi a San Remo il 30 marzo 1940 per prendere il premio, poi proseguirono per Roma, dove arrivarono all'inizio d'aprile e vi trascorsero l'intera vacanza pasquale. In quest'occasione sembra che Alexandru Marcu avesse voluto visitare Ramiro Ortiz, i cui meriti nella diffusione della cultura italiana in Romania proprio allora erano stati riconosciuti dall'Accademia d'Italia, però il professore si era rifiutato di accoglierlo. In una lettera spedita da Roma il 25 aprile 1940, il filologo Claudiu Isopescu scriveva a Liviu Rebreanu: «Ho sentito alla radio, qui, che è arrivato un gruppo romeno numeroso, insieme a dei giornalisti, a Milano, gruppo che visiterà più città. Sarà venuto anche Lei? Non ci credo! [...] Ho visto Ortiz, che ha avuto “una lauda solenne” da parte dell'Accademia d'Italia per il lavoro svolto da noi, a favore della cultura italiana. Era contento, però ha considerato il gesto normale, perché si trattava della sua stirpe che apprezza nel più alto grado il lavoro a favore dell'Italia oltre i confini. [...] Marcu è andato a fare una visita ad Ortiz, però questi non ha voluto accoglierlo» [12]. L'informazione, o almeno le sue sfumature devono essere prese con cautela, dato che si conosce l'atteggiamento di Claudiu Isopescu verso il Marcu nei rispettivi anni, un'opinione fortemente influenzata dalla gelosia accademica per il successo dell'ultimo. È rilevante in tal senso una lettera di Claudiu Isopescu, rivolta sempre a Liviu Rebreanu, datata 13 aprile 1940, una lunga epistola in cui espone l'amarezza per il non riconoscimento dei suoi meriti in Italia:
«Vi convincerete anche Voi quanto è difficile lavorare in un paese grande per un paese piccolo. È facile lavorare da noi per una grande cultura, perché tutte le culture hanno lunghe tradizioni, sia per traduzioni (a cominciare dal secolo XVI, come succede con quella italiana), sia per l'insegnamento. Qui, traduzioni nostre sono state fatte solo nel XX secolo, e l'insegnamento del romeno è esistito un anno o due, nel 1864 a Torino e nel 1883 a Venezia, poi basta. Io non ho trovato tradizione per la nostra cultura qui, ho dovuto iniziare l'insegnamento del romeno qui a Roma, dove prima non ce n'era, l'ho fondato poi a Torino, a Milano, a Firenze e a Napoli. Ho pubblicato più di 35 volumi di traduzioni dalla nostra letteratura, migliaia di articoli; e, invece, qual'è stata la mia soddisfazione: sono stato sempre colpito !! Il vincitore del premio a S. Remo, di cui si è detto qui sulla stampa che è “una delle più luminose figure della letteratura romena” (ha, probabilmente, romanzi, poesie, drammi, che io non conosco), non ha fatto altro se non colpire nelle traduzioni i suoi studi italiani, che hanno solo il merito di non essere molto letti. Marcu ha tradotto Papini, a cui l'anno scorso è stato proposto un elogio dall'Accademia d'Italia per la propaganda della cultura italiana da noi; anche se grandi personalità italiane riconoscono che il mio lavoro è stato estremamente difficile qui, dovendo aprire strade nuove e creare tutto, non trovandoci alcuna tradizione, ho avuto però la più piccola attenzione da parte della Società degli Scrittori Romeni o dell'Accademia Romena?»[13]. Attraverso questa prospettiva, della naturale invidia scientifica, si devono guardare le frequenti critiche che Isopescu faceva all'attività di Marcu, compresa l’attività che questi svolgeva, a cominciare dal 1941, a capo della Propaganda Nazionale. [14]

Invece, uno scambio di lettere e telegrammi tra il nuovo ministro d'Italia a Bucarest, Ugo Sola, ed il ministro Pietro Parini [15], incaricato della Direzione delle Scuole nel Ministero degli Affari Esteri italiano, carteggio che risale ai primi mesi del 1933, mostra l'indecisione di Ramiro Ortiz nel partire per Padova. Il professore pensava di rimanere a Bucarest a capo dell'Istituto di Cultura Italiana riorganizzato dall'inizio dell'aprile dello stesso anno come istituzione di stato con chiari fini di propaganda, pertinenti al secondo decennio del Ventennio [16]. Difatti, dallo stesso carteggio diplomatico emerge il fatto che le autorità italiane, in particolar modo il ministro Sola, desiderarono il rientro di Ramiro Ortiz in Italia ed influirono sulla rapida sistemazione del professor Ortiz alla Cattedra di letteratura romanza di Padova. Il professor Ortiz veniva considerato dal Sola una persona di «mentalità troppo invecchiata e uomo che non ha più larga presa in nessun ambiente», cioè non conforme alle nuove esigenze della propaganda fascista. In cambio, il Sola voleva Alexandru Marcu – «uomo attivo, intelligente e che ha fatto della propaganda italiana articolo di fede» [17] – alla direzione dell'Istituto di Cultura Italiana e probabilmente questo fu il vero motivo per cui in alcuni circoli politici e culturali bucarestini si parlò di un allontanamento di Ramiro Ortiz dalla vita culturale della capitale romena, il pomo della discordia essendo infatti la direzione dell'Istituto di Cultura Italiana e la sua politica e non la Cattedra di italiano. [18]                    

L'attività didattica e scientifica negli anni 1933-1944. Il «laboratorio»: corsi, seminari, biblioteca

A capo della Cattedra diretta per un intero decennio, Alexandru Marcu ha cercato di essere un degno continuatore di Ramiro Ortiz per quanto riguardava lo studio della lingua e della letteratura italiana in Romania e per le ricerche di letteratura comparata. Ha tenuto ai suoi studenti relazioni sulla Cultura italiană în Settecento (La cultura italiana nel Seicento) (1933-1934), su Evul Mediu Italian (Il Medioevo Italiano) (1934-1935), su Dante şi Petrarca (Dante e Petrarca) (1935-1936 e 1940-1941); ha presentato loro il mondo affascinante del Rinascimento italiano: Figuri din Renaşterea Italiană (Figure del Rinascimento Italiano) nell'anno accademico 1936-1937, Epica Renaşterii (L’Epica del Rinascimento) nel 1937-1938, Viaţa de curte în Renaştere (La vita di corte nel Rinascimento) nell'anno 1938-1939, corso che alternava, settimanalmente, con quello dedicato alle Originile Literaturii Italiene (Origini della Letteratura Italiana) – quest'ultimo sarà ripreso nel 1943-1944 –, Renaşterea la Ferrara (Il Rinascimeto a Ferrara), nel 1939-1940, che alternava, settimanalmente, con quello dedicato a Ugo Foscolo, della cui personalità ed opera ha parlato agli studenti anche nell'anno universitario 1942-1943 e, in fine, Valoarea Artei în Renaştere (Valore dell’Arte nel Rinascimento), nell'anno 1941-1942. [19]
Per offrire il materiale fondamentale necessario all'attività del Seminario d'italiano ha curato una serie di manuali didattici, includendovi frammenti significativi delle opere dei più importanti scrittori italiani, accompagnati, per ogni autore, da indicazioni biobibliografiche o da brevi presentazioni. Queste Letture scelte avevano il grande vantaggio di offrire, in originale, i riferimenti più importanti della letteratura italiana e di costituire il materiale fondamentale per le ore di seminario (letture in lingua italiana, interpretazioni di testi). La serie delle raccolte di testi, col titolo generico di Corso di letteratura italiana, è apparsa a cominciare dal 1934 fino al 1939, e ricopre il periodo dei secoli XVI-XIX [20]; e poi, nel 1943, Al. Marcu pubblicò con la Casa editrice Cartea Românească un volume di Letture scelte dalle origini ai giorni nostri, che riuniva i brani necessari già pubblicati, completati con altri, che mancavano, costituendo così un materiale proficuo tratto dall'opera di 74 autori, raggruppati per periodi storici (Duecento e Trecento, Quattrocento e Cinquecento, Seicento, Settecento, Ottocento e Novecento), e offriva un panorama della letteratura italiana, da San Francesco d'Assisi e Jacopone da Todi a Marinetti, Sofici e Papini [21]. Allo stesso tempo, i suoi corsi universitari apparvero litografati sotto l'egida della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Bucarest, e messi in questo modo alla disposizione degli studenti.
Come conoscitore della letteratura italiana dei secc. XVI-XVIII, dotato dell'esperienza dello specialista della letteratura comparata, il professor Marcu era spesse volte consultato dagli altri colleghi filologi quando necessitavano di spiegazioni relative agli antichi testi italiani. Ad esempio, il filologo e storico della letteratura Nicolae Cartojan, titolare della Cattedra di storia della letteratura romena antica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università bucarestina, lo ha consultato spesse volte per quanto riguardava i testi di letteratura italiana del XVII secolo, prendendo, come punto di riferimento, l'opinione di Marcu [22]. Allo stesso modo, in conformità all'obbligo principale di un ricercatore, e cioè di essere informato sulle più recenti novità nel campo e di abbracciare un'area bibliografica quanto più ampia possibile, il Marcu è stato tra i primi nel Paese ad avere un abbonamento alla «Revue de littérature comparée», pubblicata dalla editrice Boivin&Co, a cura di Ch. Henri Leduc [23]. Difatti, dai lavori di Al. Marcu sui rapporti culturali italo-romeni emerge una sua ottima conoscenza dell'evoluzione delle idee pertinenti al comparatismo europeo. La sua opera al riguardo fu contrassegnata all'inizio dai concetti promossi dalla «Revue de littérature comparée». Negli anni '30 il Marcu oltrepassò i rigidi principi sostenuti dalla Scuola di Sorbona, identificando nei suoi scritti non solo i problemi dell'influenza letteraria e dei suoi agenti, ma anche quelli dei parallelismi e delle coincidenze tematiche. Infatti, la stessa evoluzione è da notare nel suo stile, da quello degli inizi, considerato presuntuoso accademico, a quello degli ultimi lavori, che godono di una forma più attraente, sobria e chiara [24].
Un altro contributo notevole di Alexandru Marcu all'attività del seminario di letteratura italiana riguarda l'aumento numerico dei volumi della biblioteca specialistica, che comprendeva oltre 5.000 libri, importanti per conoscere la cultura italiana. Non mancavano i principali strumenti del lavoro scientifico: la grande Enciclopedia Treccani (tra i cui collaboratori si annoverava anche il professor Marcu), vari dizionari e monografie, biografie e bibliografie, le più importanti storie della letteratura italiana (Francesco de Sanctis, Luigi Settembrini, Giuseppe Zonta, Francesco Flora, Benedetto Croce), la straordinaria Storia Vallardi, uscita in otto volumi, le storie letterarie di Eugenio Donadoni, Paul Hazard, Giovanni Papini, Galletti-Alterocca, la tradizionale Storia della letteratura di Girolamo Tiraboschi o la collana completa dei classici della letteratura italiana pubblicata dalla Casa editrice La Terza di Bari. I futuri italianisti romeni avevano la possibilità di consultare la serie completa dei più noti periodici italiani dell'epoca («Giornale storico della letteratura italiana», «La Critica», «Rassegna storica del Risorgimento», «L'Italia che scrive», «Leonardo», «Il Frontespizio», «Belfagor», «Marzocco» e. a.) [25].
L'intera attività di Alexandru Marcu è sempre stata sotto il segno delle ricerche e dell'acribia scientifica. Ha incessantemente cercato di offrire agli studenti un contatto con la grande letteratura italiana, preoccupandosi di sviluppare in loro un vero culto per l'originale, per la fonte a cui è obbligatorio rivolgersi per evitare le inesattezze ed i possibili errori nel caso siano prelevate da intermediari. Attenendosi a questi principi, che lo hanno determinato a dare una variante della Divina Commedia quanto più vicina all'originale, Marcu ha cercato di presentare ai suoi studenti un Dante nella sua forma più diretta, consacrando ogni settimana un'ora alla lettura della sua opera fondamentale: «Ecco perché, – affermava egli nel 1943 – da più di un decennio, invece di un corso generico su Dante, in cui era forse più sbrigativo far prevalere l'elemento biografico, esso pure suggestivo, o quello critico, ricco di tanti problemi interpretativi, ho consacrato ogni settimana un'ora alla lettura diretta della Divina» [26]. Insieme alla Lectura Dantis, il professor Marcu si occupava direttamente dei suoi studenti anche durante le ore di seminario, dedicate agli esercizi pratici di conversazione per i principianti del primo anno e di traduzione e interpretazione letteraria per gli studenti degli ultimi anni. Allo stesso modo, un'ora alla settimana, il professore rimaneva a disposizione dei suoi studenti per consigliarli sulla bibliografia e per offrir loro spiegazioni relative allo studio e chiarire le eventuali difficoltà. Ha orientato, così, gli studenti su argomenti interessanti di letteratura italiana per le loro tesi di laurea, le migliori pubblicandole sulla rivista «Studii Italiene».

In tutti questi anni, insieme ai suoi collaboratori alla Cattedra (la docente e poi professore aggregato Anita Belciugăţeanu, i lettori Bruno Manzone, Umberto Cianciolo e  Paolo Soldati, gli assistenti L. Diculescu e C. H. Niculescu) è riuscito a imporre definitivamente la scuola italianistica di Bucarest, dalle successive promozioni di studenti facendo parte anche nomi conosciuti nel campo: Maria Elena Coandă, Alexandru Balaci, George Lăzărescu ed altri ancora. Ha cercato di dare una dignità speciale a questa scuola non solo tramite la rimarchevole attività didattica della Cattedra, ma anche tramite un'iniziativa che aveva lo scopo di avvicinare i giovani italianisti: proponendo ai suoi studenti di costituire una loro società, destinata a rafforzare lo spirito di gruppo degli attuali e degli ex studenti del corso d'italiano e a organizzare viaggi nel Paese e all'estero, preferibilmente in Italia, a espletare piacevolmente l'attività universitaria per il tramite di riunioni letterarie ed artistiche e l'istituzione di premi concessi alle migliori traduzioni dall'italiano. L'iniziativa del professore è stata ripresa da un gruppo di studenti del Seminario d'italiano (Elisabeta Grecescu, Viorica Adamiu, Iuliana Beda, Constantin Stănescu, C. H. Niculescu e Alfred Victor), il 3 febbraio 1934 costituendosi «Societatea “Leonardo” a studenţilor Seminarului de limba şi literatura italiană» (La Società “Leonardo” degli studenti del Seminario di lingua e letteratura italiana) presso la Facoltà di Lettere di Bucarest; il Rettorato dell'Università ha approvato gli statuti dell'Associazione il 27 marzo 1934,  rilasciandole la licenza di funzionamento il 22 giugno 1937 [27].
Il nome della società era suggestivo, ricordava il grande spirito del Rinascimento italiano, Leonardo da Vinci. Lungo gli anni, avendo come principali rappresentanti i migliori studenti e come presidente onorario lo stesso Marcu, l'Associazione ha mantenuto la sua attività sulle coordinate esposte negli statuti. Fu istituito, sin dal primo anno di attività, un premio di 500 lei per la miglior traduzione di poesia e narrativa, su determinati argomenti; l'Associazione ha organizzato riunioni e conferenze: il 22 marzo e il 5 aprile 1935, all'Istituto di Cultura Italiana di Bucarest, due riunioni dedicate a Pirandello; e sempre là, l'8 dicembre 1935 un'altra, dedicata a Carducci; nel febbraio 1936, nella sala dell'Istituto di Cultura Italiana, una serie di riunioni dal titolo Italia văzută de câţiva studenţi români (L’Italia vista da alcuni studenti romeni) e nel marzo dello stesso anno, all'Accademia Commerciale, una conferenza di Nicolae Iorga dedicata all'Italia – Cele dintâi drumuri ale mele în Italia (I miei primi viaggi in Italia); il 25 gennaio 1937, alla Facoltà di Lettere, una commemorazione di Pirandello, la parola d'introduzione spettando al prof. Marcu; il 21 marzo 1938 una riunione dedicata alla commemorazione di Gabriele D'Annunzio e Angiolo Silvio Novaro, e il 22 maggio 1939 una commemorazione dedicata al patrono della Associazione, Leonardo da Vinci, azioni aperte sempre dalle parole d'introduzione del professore.

Le relazioni internazionali della Cattedra di italiano dell'Università di Bucarest: i rapporti con la Penisola

Alexandru Marcu ha appoggiato, specialmente in collaborazione con l'Istituto di Cultura Italiana, la partecipazione degli studenti del Seminario ai corsi estivi delle Università italiane, offrendo loro borse di studio (le borse consistevano, generalmente, nell'aiuto materiale per ricoprire le somme necessarie a pagarsi il biglietto in treno di andata e ritorno e le spese per il vitto e l'alloggio per il periodo della borsa) [28]. Era interessato specialmente a sostenere la partecipazione degli studenti ai corsi estivi dell'Università per Stranieri di Perugia. Fondata nel 1926 come Istituto Superiore di Cultura Italiana per gli Stranieri che avrebbero desiderato conoscere, insieme alla lingua, l'arte, la letteratura, il pensiero, la storia, la scienza e le pubbliche istituzioni politiche ed economiche d'Italia, l'istituzione ha goduto della partecipazione dei migliori professori italiani nei vari campi di attività, conferendo diplomi a quelli che sostenevano gli esami con risultati favorevoli [29].
Allo stesso tempo, l'Università aveva contatti con l'ambiente accademico di ogni paese, specialmente per il tramite degli Istituti di Cultura Italiana ed i suoi rappresentanti. In Romania, fino al 1933, il professor Ortiz ha appoggiato la partecipazione di alcuni dei suoi studenti del Seminario d'italiano ai corsi tenutisi a Perugia nei mesi luglio-settembre di ogni anno. Dopo questa data, Alexandru Marcu diventa il rappresentante per la Romania dell'Università per Stranieri di Perugia, facilitando così la partecipazione annua di un gruppo di studenti ai corsi estivi dell'istituzione italiana (avevano alloggio gratuito di passaggio per Venezia presso la Casa Romena, grazie a Nicolae Iorga, la riduzione delle tasse d'iscrizione e persino la concessione di borse di studio da parte dello Stato italiano) [30]. Il contatto diretto degli studenti con la lingua e la cultura italiana ha offerto loro la possibilità di approfondire le conoscenze, e non in ultimo, di ammirare le bellezze d'Italia. Il collegamento con l'ambiente letterario ed universitario italiano si è realizzato anche grazie alle visite in Romania di una serie di personalità italiane interessate anche all'attività della Cattedra diretta dal Marcu; tramite questi, gli studenti potevano dialogare direttamente con importanti professori o scrittori italiani, potevano partecipare, nell'ambito del seminario, alle loro relazioni e conferenze.

I rapporti del capocattedra Alexandru Marcu con gli studenti e con le altre istituzioni

Desideroso di continuare l'iniziativa più vecchia del professor Ortiz, il Marcu ha patrocinato la fondazione di un Cerchio di Studi degli studenti del Seminario di letteratura italiana della Facoltà di Lettere di Bucarest, la riunione d'apertura svolgendosi il 7 novembre 1940. All'inizio, l'attività del Cerchio si svolgeva nell'ambito delle riunioni settimanali, dove si presentavano e discutevano lavori su argomenti di letteratura italiana, organizzandosi serate commemorative per diverse personalità delle lettere italiane, però anche feste per gli studenti (serate di ballo, gite tradizionali primaverili a Snagov o Comana e.a.) [31].
Lungo questo decennio (1934-1944), il professor Marcu ha illustrato con la sua personalità scientifica non solo l'attività della Cattedra di lingua e letteratura italiana dell'Università bucarestina, ma anche quella della Facoltà di Filosofia e Lettere, rappresentandola, in veste di preside, nell'intervallo 9 ottobre 1940 – 4 dicembre 1941 (data quando diventa ministro sottosegretario di stato alla Propaganda Nazionale), nel mondo universitario romeno ed internazionale [32]. Dopo il 4 dicembre 1941, la carica di preside della Facoltà di Filosofia e Lettere sarà affidata a Gh. I. Brătianu, che la ricoprirà fino al 1 ottobre 1943 [33]. La personalità di Alexandru Marcu in questa carica universitaria è evocata con belle parole da Alexandru Balaci, in occasione della ripubblicazione, nel 1984, dell'opera fondamentale del professore, Valoarea artei în Renaştere (Il valore dell’Arte nel Rinascimento). Al di là del tentativo di reabilitare il Marcu, fatto, certamente, nello spirito dell'epoca, resta un fatto importante a confermare la posizione del professore nell'agitato e pieno di eccessi periodo della Romania legionaria: nella sua veste di preside ha avuto il coraggio di inalberare la bandiera di lutto, dopo l'assassinio di Nicolae Iorga, sul portone della Facoltà, rendendo, con il suo gesto, un ultimo omaggio ad una delle più importanti personalità della cultura romena in un momento in cui la miseria della vita politica la condannava ad una morte criminale [34]. Il suo schieramento contro i legionari e la sua posizione pro Antonescu risulta anche dall'aver firmato, in qualità di preside della Facoltà, la lettera collettiva rivolta al generale Antonescu dai professori della Facoltà di Lettere e Filosofia di Bucarest, nella quale si esprimeva la gratitudine perché aveva ristabilito l'ordine nel paese dopo la repressione della ribellione dei legionari del 21-23 gennaio 1941 [35]. Allo stesso tempo, ha permesso, nei rispettivi anni, frequenti riunioni, nell'ambito della biblioteca della Facoltà (il cui custode era allora il giovane Alexandru Balaci), del collettivo di redazione della rivista «Cadran» [36] che militava per la condanna del fascismo.
Conosciuto perché fondatore di scuola e per aver trasposto uno spirito novatore nel campo della filologia e dell'italianistica, il Marcu è stato sollecitato, nella sua veste di preside di facoltà, ad appoggiare alcune iniziative innovatrici nel campo della ricerca filologica e storica. Così, nell'ottobre del 1941, Gh. Brătianu gli chiedeva di sostenere il trasferimento dell'Istituto di Turcologia da Iaşi nella Capitale [37].      
Negli anni universitari 1936-1937, rispettivamente 1937-1938, Alexandru Marcu tenne, insieme al professore titolare Carlo Perussi, il corso di lingua e letteratura italiana presso l'Accademia di Alti Studi Commerciali ed Industriali di Bucarest [38].

«Il più caro dei sforzi universitari» di Alexandru Marcu – il progetto «Studi Italiene»

Un altro importante aspetto dell'attività di Alexandru Marcu è stato quello di ristrutturare su nuovi principi la rivista «Roma», pubblicazione di cui si doveva occupare dopo la partenza definitiva dal paese del professor Ramiro Ortiz. Anche in questo campo il Marcu si è rivelato uno spirito critico rigoroso, che desiderava la trasformazione della vecchia rivista di «divulgazione» della cultura italiana in Romania in una pubblicazione di alto livello scientifico, destinata agli specialisti, e necessaria nelle condizioni dell'imposizione di una scuola di italianistica. Per questo motivo le ha cambiato il nome in «Studii Italiene», conservando però anche il vecchio sottotitolo (quello di «Roma», Nuova Serie), come segno di rispetto per il periodo degli inizi («Però col tempo – e questo è uno dei meriti incontestabili della rivista “Roma” – ha raggiunto la sua meta diventando “quaderno” trimestrale, pubblicando, oltre a traduzioni ed articoli divulgativi, studi veri e propri, dovuti, in gran parte, agli studenti di lingua e letteratura italiana di Bucarest [...]. Sia perché è stata una preoccupazione scientifica nel programma di “Roma”, sia per deferenza verso gli sforzi dei predecessori nei buoni pensieri di colui che oggi prende l'iniziativa di pubblicare questi “Studii”, essi prenderanno il sottotitolo di “Roma”, nuova serie») [39]. La rivista, nel modo in cui era concepita da Alexandru Marcu, aveva come punto centrale del suo programma la pubblicazione di ricerche di letteratura comparata, connesse, specialmente, all'influenza della cultura italiana su quella romena, rivolgendosi ad una cerchia ristretta di lettori (per questo motivo sarebbe pubblicato un solo numero all'anno), agli specialisti romeni ma anche stranieri e prima di tutto italiani (i saggi sarebbero redatti in italiano e nel caso in cui pubblicati in romeno era previsto un riassunto analitico in italiano); allo stesso tempo, la rivista doveva rispondere alla necessità di creare lo spazio necessario per la pubblicazione dei più valorosi materiali degli studenti del corso d'italiano.
Insieme agli articoli di storia letteraria, ci sarebbero stato uno spazio dedicato ai contributi di minori dimensioni: appunti (la rubrica «Miscellanea»), recensioni, note bibliografiche; un'importanza speciale avrà la rubrica intitolata «Cultura italiană în România», un ampio rendiconto annuo di tutti gli eventi culturali italiani, a cominciare dall'attività dei docenti e delle scuole d'italiano, dell'Istituto di Cultura Italiana in Romania e fino agli eventi editoriali nel campo, nonché alle conferenze ad argomento specifico, alle manifestazioni teatrali, sinfoniche, costituendosi in una vera e propria radiografia dei rapporti culturali romeno-italiani del rispettivo anno.
La «Studii Italiene» cominciò ad apparire nel 1934 e fino all'ultimo anno di apparizione, il 1943, furono stampati 10 numeri. Il loro contenuto ha rispettato il programma già elaborato dal suo direttore nella prefazione al primo numero; dunque, furono pubblicati articoli scientifici dovuti ad Alexandru Marcu e ai suoi collaboratori alla Cattedra (Anita Belciugăţeanu, Umberto Cianciòlo, C. H. Niculescu, Leon Diculescu) e ad altri noti italianisti o ricercatori che si erano occupati di diversi momenti dei rapporti culturali romeno-italiani, molti di loro ex soci della Scuola Romena di Roma (Ninette Façon, Titu Pârvulescu, Alexandru Busuioceanu, Dumitru Găzdaru, Alexandrina Mititelu, Dumitru Bodin, Mihail Berza, Francisc Pall, Alexandru Ciorănescu e.a.). Allo stesso tempo, vi erano inclusi saggi dovuti a filologi e storici italiani che si erano occupati dello spazio culturale romeno (Carlo Tagliavini, Lilio Cialdea, Giandomenico Serra, Giovanni Alessio) e, non in ultimo, i lavori che il professore considerava meritevoli, lavori dovuti ai suoi studenti, alcuni dei quali divennero, finiti gli studi, collaboratori di Marcu alla Cattedra e nomi conosciuti nell'italianistica romena (ad esempio C. H. Niculescu, Radu Silvestru, Ştefan Crudu, Alexandru Balaci e. a.).
I loro contributi furono pubblicati tanto in romeno, quanto in italiano e francese, incentrati, come si è già affermato, su argomenti di letteratura italiana e letteratura comparata, di filologia italiana e filologia romanza, sulla problematica delle relazioni culturali romeno-italiane. Seguendo fino ad un certo punto il modello della «Revista Istorică» di Nicolae Iorga, Al. Marcu apriva la rivista da lui diretta con i propri saggi e offriva note di espletamento agli studi appartenenti ad altri autori; per alcuni anni ha sostenuto da solo la rubrica «Miscellanea», ha firmato gran parte degli appunti bibliografici ed una serie di recensioni (ricordiamoci «Dări de samă», «Cronica» e Notiţe» della «Revista Istorică», in cui trovavano luogo le considerazioni di Nicolae Iorga sui principali eventi editoriali e su diversi avvenimenti storici ancora non chiariti), e preparava, insieme ai suoi studenti, il rendiconto relativo alle manifestazioni culturali italiane in Romania nel rispettivo anno. Tanto che, in tutti gli anni d'apparizione, la «Studii Italiene» è indissolubilmente legata alla personalità e ai contributi scientifici di Marcu; e che la rivista è stato uno dei suoi più cari progetti ce lo dichiara proprio lui nella prefazione al decimo numero (scritta alla fine di gennaio 1944):
«Alla stessa scrivania [...] dove scrissi dieci anni orsono la prefazione al primo volume di Studii Italiene, scrivo ora questo epilogo al primo decennio che è allo stesso tempo anche il prologo del decennio a venire [...]; e ringrazio Dio che mi ha concesso di compiere un decennio di pubblicazione ininterrotta, e della stessa qualità, degli Studii Italiene: il più caro dei miei sforzi universitari. [...] E so soltanto che non mi sono mai allontanato dal programma stabilito allora, perché non era un'improvvisazione o un luogo comune dei desiderati universitari, ma una convinzione, tanto di Pedagogia accademica, quanto di Cultura romena» [40].
Come se avesse indovinato la tragedia dei suoi ultimi anni di vita, Alexandru Marcu lascia con questa prefazione un vero testamento intellettuale ai giovani italianisti creati alla sua scuola:
«Mi auguro, come ricompensa per questi dieci anni, non potendo prevederne altrettanti fino alla fine, che un gruppo di più giovani collaboratori ed ex alunni, qualunque fosse la strada della mia vita e, con essa, anche oltre, che potessero portare avanti questi Studii Italiene, raggruppati in un comitato direttivo, cioè di lieto lavoro, ininterrotto e severo, come tante altre volte, per gli studi, in casa mia» [41].
Le parole del maestro non saranno dimenticate lungo il tempo; e anche se il suo nome è entrato, per molti anni, in un cono d'ombra per una immeritata discriminazione politica, il tentativo di conservare la tradizione di «Studii Italiene» vi è rimasto (ad esempio, Alexandru Balaci ha pubblicato tra gli anni 1958-1968 quattro volumi d'autore di Studii Italiene, comprendenti un grande numero di contributi nell'ambito della cultura e della storia italiana, da Francesco D'Assisi e Jacopone da Todi a Palmiro Togliatti e Antonio Gramsci).

Il destino tragico e l'eredità culturale

Per quanto riguarda l'attività scientifica di Alexandru Marcu nel periodo 1933-1944, si può rilevare l'esistenza di quattro direzioni in cui si è manifestata: storia dei rapporti politici e culturali romeno-italiani, con un accento speciale sul XIX secolo; la problematica del Rinascimento italiano; il campo della critica e della teoria della letteratura italiana principalmente e delle letterature neolatine in generale; e non in ultimo, il campo delle descrizioni di viaggio nello spazio italiano, messo in valore per il tramite del permanente raffronto con la storia e la cultura italiana. In stretto legame con le descrizioni delle regioni e dei monumenti d'Italia, Alexandru Marcu pubblicava anche una serie di saggi (molti di loro sono i testi delle conferenze tenute alla Radio Bucarest o nell'ambito delle manifestazioni culturali) che hanno come argomento la presentazione dell'Italia mussoliniana e le realizzazioni del regime. Questi articoli, favorevoli se non addirittura encomiastici in riferimento al Duce e alle realizzazioni sotto la sua guida e, soprattutto, la sua partecipazione al Governo nel periodo del Maresciallo dell’esercito Ion Antonescu, saranno i principali motivi d'accusa e condanna, dopo il 1945, a numerosi anni di prigione che stroncarono la vita di Alexandru Marcu il 27 febbraio 1955 [42].

L'eredità del Marcu nel campo dell'italianistica bucarestina costituisce senz'altro un punto cardine nell'evoluzione della cattedra fondata agli inizi del Novecento dal professor Ortiz. Difatti, il contributo di Alexandru Marcu allo sviluppo della predetta Cattedra – tanto complesso, da individuarlo a livello dell'organizzazione istituzionale, dell'arricchimento della biblioteca, dell'attività scientifica e didattica, del lavoro con gli studenti, della pubblicazione di una rivista specialistica, della formazione di un'illustre scuola di italianistica nella capitale – lo propone come un secondo fondatore della linea di studio dedicata alla coltivazione della lingua, letteratura e cultura italiana in Romania.

Veronica Turcuş
Istituto di Storia „George Bariţiu” di Cluj-Napoca
(n. 4, aprile 2012, anno II)

NOTE

[1] Per dettagli relativi alla località vedi Elena Costache Găinariu, Monografia comunei Burdujeni, plasa Bosancea, judeţul Suceava. Con mappa e 16 fotografie, Bucarest, Tip. Seminario monacale Cernica, Ilfov, 1936, 128 pp. Nell’organizzazione amministrativa della Grande Romania (la nuova divisione amministrativa del 1926), la località era passata in provincia di Botoşani, distretto di Bucecea, nella regione di Suceava. La tradizione dell’insegnamento romeno era ben rappresentata nella provincia, la scuola primaria locale era della metà del XIX secolo. Ibidem, pp. 5-29. Si deve pensare che Burdujeni è anche il luogo che ha dato le origini a Jean Bart (Eugeniu P. Botez), che vi nacque il 28 novembre 1874. Si veda Constantin Mohanu, Jean Bart (Eugeniu Botez). Viaţa şi opera, Bucarest, Biblioteca Bucureştilor, 2001, 436 pp.
[2] In base alla matricola scolastica della I-a classe di liceo che si conserva nell'Archivio Nazionale, direzione provinciale Dolj, Craiova, nel fondo «Liceul Carol I», per l'anno 1906-1907. Il giorno di nascita appare talvolta indicato il 31 dicembre 1894 (in alcuni «Annuari» dell'Università di Bucarest o in Lucian Predescu, Enciclopedia Cugetarea. Material românesc, oameni şi înfăptuiri, Bucarest, Ed. Cugetarea, 1939/1940, p. 521).
[3] Accusato di un'ipotetica origine ebraica da Al. Popescu-Telega col quale era in polemica, Al. Marcu gli dava la seguente risposta: «Quando sarà partito dalla sua Telega di Prahova per imparare in città, l'ideale che gli permetteva l'orizzonte dell’infanzia era vedersi seminarista. Il Destino, imprudentemente, gli ha indirizzato l'incerto divenire ad un indulgente liceo. Se non avesse voluto così il Destino, chissà se il seminarista delle vicinanze di Telega avrebbe scoperto il vero richiamo nella chiesetta di Borolea di Vaslui, edificata dal nonno Constantin Marcu». Cfr. «Viaţa Literară. Revistă de informaţie, critică literară şi artistică», Bucarest, a. IV, no. 104, 2-16 mar. 1929, p. 2 e «Ramuri. Revistă literară», Craiova, a. XXIII, no. 2-3, febb.-mar. 1929, pp. 102-103.
[4] «Anuarul Universităţii din Bucureşti, 1933-1934», p. 73.
[5] Ramiro Ortiz, Despărţire, «Roma. Revistă de cultură italiană», Bucarest, a. XIII, no. 3, lugl.-sett. 1933, pp. 3-4 (lettera indirizzata al giornale «Universul» pubblicata nel rispettivo giornale del 26 agosto).
[6] Alexandru Ciorănescu, Amintiri fără memorie. I. 1911-1934, Bucarest, Ed. Fundaţiei Culturale Române, 1995, pp. 104-105.
[7] Ibidem.
[8] Il documento si conserva alla Biblioteca dell'Accademia di San Luca a Roma, nel Fondo Giuseppe Lugli e fa parte del volume in preparazione Accademia di Romania. Documente. Corespondenţa directorilor şi elevilor Şcolii Române din Roma, lavoro che presenta tutto il materiale archivistico al riguardo dal Fondo Lugli. La lettera si trova nel suddetto fondo, coll. Corrispondenza, Corrispondenza varia, cartella 04, foglio 190. Sul problema vedi V. Turcuş, Intorno alla biografia di Ramiro Ortiz: elementi inediti, saggio che uscirà su «Revue Roumaine d'Histoire», tome L, 2011, nos. 3-4.
[9] [N.Iorga], [«Boabe de Grâu», I, 3], «Revista Istorică. Dări de samă, documente şi notiţe», Vălenii de Munte, a. XVI, no. 4-6, apr.-giu. 1930, pp. 121.
[ 10] Il volume è intitolato Omagiu lui Ramiro Ortiz cu prilejul a douăzeci de ani de învăţământ în România comparso a Bucarest nel 1929; relativamente allo stesso problema G. Călinescu şi contemporanii săi (Corespondenţă primită), edizione a cura, note ed indici di Nicolae Mecu, vol. II, Bucarest, Ed. Minerva, 1987, pp. 148-149.
[11] Si veda anche il discorso di A. Marcu in occasione ai festeggiamenti del Prof. Ortiz, pubblicato su «Roma», a. X, no. 2, apr.-giu. 1930, pp. 31-33.
[12] Claudiu Isopescu, mesager al spiritualităţii româneşti în Italia. I. Corespondenţă (1926-1942), edizione, prefazione e studio introduttivo di D. Vatamaniuc, nota sull'edizione di Elena Pascaniuc, Bucarest, Ed. Academiei Române, 2006, pp. 215-216.
[13Ibidem, p. 213.
[14] Nella lettera di Isopescu a Liviu Rebreanu del 6 aprile 1942 compaiono critiche vaghe all'attività di traduttore di  Alexandru Marcu: «Su “Meridiano di Roma” ha pubblicato un romeno un articolo su Dante in rom. [l'articolo di Dragoş Vrânceanu, La traduzione romena della «Divina  Commedia», sul no. 14 del 1942 della rivista, alla p. 4], in cui si afferma che la traduzione di Marcu è migliore di quella di Coşbuc. [Cornelio] Di Marzio [il presidente della Confederazione dei professori e degli artisti e redattore della rivista “Meridiano di Roma”] mi diceva che se avessi saputo fare propaganda, questo articolo avrebbe dovuto essere scritto da un italiano, “cosi si sente che l'articolo gli è stato richiesto”». Mentre in un'altra lettera del 31 luglio 1942, indirizzata sempre al Rebreanu, Claudiu Isopescu si lamentava dell'attività del ministero guidato da Marcu: «In ciò che riguarda la propaganda, ti posso dichiarare che, anche se abbiamo dieci propagandisti con stipendi tra 6500-20000 lire mensili, non si è risposto niente ad un libretto di Galdi, ai 4 volumi pubblicati contro di noi, che l’ufficio culturale non ha pubblicato assolutamente niente e non ha stimolato la pubblicazione di alcun articolo. Da quando sono in Italia, mai sono stati così pochi gli articoli sulle riviste e sui giornali italiani. […] Visto il mancato interesse del Ministero della Propaganda per la cultura di qui, la Sig.ra Silvestri mi ha dichiarato che da adesso non traduce più dal romeno; le ho detto che i nostri vogliono arricchire e non lavorare per il paese». Ibidem, pp. 221, 225.
[15] Pietro Parini (1894-1993) venne nominato, nel 1929, segretario generale dei Fasci all'Estero, nel 1930 direttore generale degli Italiani all'Estero e Scuole e console generale di prima classe, mentre nel 1932 venne nominato ministro plenipotenziario e direttore generale del Lavoro Italiano all'Estero.
[16] Nell'aprile del 1924, con il contributo del professor Ortiz, fu fondato l'Istituto di Cultura Italiana di Bucarest, sorto come iniziativa personale e finanziato dallo stato italiano solo dal 1933, quando diventò uno dei suoi organismi ufficiali. Ramiro Ortiz, Institutul de Cultură Italiană, «Roma», a. VII, no. 1, 1927, pp. 42-45.
[17] Anamaria Gebăilă, Documente din arhive italiene, in Un secol de italienistică la Bucureşti I. Ctitorii, coord. Doina Condrea Derer, Hanibal Stănciulescu, Bucarest, Ed. Universităţii din Bucureşti, 2009, pp. 34-38.
[18] Alla fine, la direzione è stata assegnata ad un italiano, Bruno Manzone, ed il Parini ha insistito molto, nell'estate del 1933, per una candidatura italiana alla Cattedra di lingua e letteratura italiana dell'Università di Bucarest, cioè un incarico a contratto sul tipo di quello che aveva l'Università di Cluj con il professore Giandomenico Serra. Ibidem, p. 38.
[19] Riferimenti nell'«Anuarul Universităţii din Bucureşti» per gli anni 1933-1943 e nella rubrica intitolata Cultura italiană în România alla fine di ciascun numero della rivista «Studii Italiene».
[20] A. Marcu, Corso di letteratura italiana. Letture scelte del secolo XIX, Bucarest, Tip. Bucovina, 1934, 112 pp.; Idem, Corso di letteratura italiana. Letture scelte del secolo XVIII, Bucarest, Tip. Bucovina, 1936, 109 pp.; Idem, Corso di letteratura italiana. Letture scelte dei secoli XVI-XVII, Bucarest, Tip. Bucovina, 1939, 128 pp.
[ 21] Idem, Corso di letteratura italiana. Letture scelte dalle origini ai giorni nostri, Bucarest, Ed. Cartea Românească, 1943, 572 pp.
[22] Nell'estate del 1936, N. Cartojan preparava la pubblicazione su «Revue de littérature comparée» dello studio Le modèle français de L'«Erotokritos», poème crétois du XVII-e siècle, che in seguito comparirà sul numero di aprile-giugno della rivista. Si è consultato con Marcu per quanto riguardava la trascrizione corretta del titolo dell'opera di Angelo Albani Orvietano, Innamoramento di due fedelissimi amanti, edizione del 1626, ed ha adottato la variante proposta da lui. Si veda la lettera di N. Cartojan a Basil Munteanu del 7 agosto 1936 in Basil Munteanu, Corespondenţe, Paris, Ethos, 1979, p. 275.
[ 23] Si veda la lettera di N. Cartojan a Basil Munteanu del 3 agosto 1936. Ibidem, p. 274. 
[ 24] D. G. [Dan Grigorescu], Marcu, Alexandru, in Dicţionarul general al literaturii române. L/O, Bucarest, Ed. Univers Enciclopedic, 2005, pp. 221-223.
[25] Alexandru Balaci, Cuvânt despre Alexandru Marcu, in Alexandru Balaci, În fluxul spiritualităţii, Bucarest, Ed. Eminescu, 1987, pp. 195-196.
[26] A. Marcu, op. cit., pp. 7-8.
[27] Si veda «Studii Italiene. “Roma” N.S.», Bucarest, I, 1934, p. 189; IV, 1937, p. 204.
[28] «Studii Italiene», I, 1934, p. 189; II, 1935, pp. 259-261; III, 1936, pp. 247-251; IV, 1937, pp. 203-204; V, 1938, pp. 207-208; VI, 1939, pp. 206-207.
[29] Un Institut de Înaltă Cultură Italiană pentru streini la Perugia, «Roma», a. VI, no. 4, apr. 1926, p. 16.
[30] Si veda «Studii Italiene», I, 1934, p. 189; II, 1935, p. 261; III, 1936, p. 251; IV, 1937, p. 204; V, 1938, p. 208; VI, 1939, p. 207.
[31] «Studii Italiene», VII, 1940, pp. 256-257; VIII, 1941, p. 238; IX, 1942, p. 239; X, 1943, p. 322.
[ 32] «Anuarul Universităţii din Bucureşti, 1940-1941, 1941-1942», p. 188.
[33] Victor Spinei, Reprezentanţi de seamă ai istoriografiei şi filologiei româneşti şi mondiale, Brăila, Muzeul Brăilei – Ed. Istros, 1996, p. 211.
[34] Alexandru Balaci, Cuvânt despre autor sulla riedizione del 1984 del volume A. Marcu, Valoarea artei în Renaştere, Bucarest, Ed. Meridiane, 1984, p. 8. 
[35] Tra i firmatari del documento c'erano I. Andrieşescu, Gh. Brătianu, Al. Busuioceanu, N. Cartojan, Şt. Ciobanu, C. C. Giurescu, D. Gusti, I. Nistor, I. Petrovici, D. Pippidi, Al. Rosetti, T. Vianu ecc. V. Spinei, op. cit., pp. 205-206.
[36] Nicolae Andrei, Voievozi ai spiritului, Craiova, Ed. Alma, 2000, p. 198; A. Balaci, Cuvânt despre Alexandru Marcu, in A. Balaci, În fluxul spiritualităţii, p. 197.
[37] Con gli interventi fatti da Gh. Brătianu nell'autunno del 1937 alla presidenza della Facoltà di Lettere di Iaşi, il noto orientalista Franz Babinger – che era stato per un periodo a Bucarest, all'Istituto di Studi Sud-Est Europei di Iorga – fu  assunto all'Università di Iaşi per un corso di turcologia. La presenza del Babinger lì aveva determinato la creazione, all'inizio del 1940, di un Istituto di Turcologia nel rispettivo centro accademico, istituzione messa sotto la direzione dello scienziato tedesco. Quale assistente fu chiamato Mihail Guboglu. Dopo il trasferimento del Brătianu a Bucarest, l'1 ottobre 1940, ha richiesto nell'ottobre 1941 alla presidenza della Facoltà di Filosofia e Lettere di Bucarest di trasferire l'Istituto di Turcologia nella capitale. Ştefan S. Gorovei, Petre Ţurlea, Lucian Nastasă, «Şcoala nouă» de istorie. Mărturii documentare (I), «Anuarul Institutului de Istorie şi Arheologie “A. D. Xenopol”», Iaşi, a. XXII, no. 1, 1985, pp. 339, 373-374; V. Spinei, op. cit., pp. 191-192. 
[38] «Studii Italiene», IV, 1937, p. 194; V, 1938, p. 197.
[39] A. Marcu, [Prefazione], «Studii Italiene», I, 1934, pp. V-VI.
[40]Idem, Acum zece ani, «Studii Italiene», X, 1943, p. 5.
[41] Ibidem, p. 6.
[42] Sul destino professionale e personale di Alexandru Marcu vedi anche Tatiana Slama-Cazacu, Alexandru Marcu, cărturar şi profesor cu vocaţie. Evocare, in Un secol de italienistică la Bucureşti I. Ctitorii, pp. 111-133 (per gli ultimi anni della vita, pp. 129-133).