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    Inchiesta esclusiva sull'attuale status della letteratura al femminile (I) 
       
     
     La nostra rivista ha avviato, in esclusiva, un'ampia indagine  sull’attuale  status della letteratura al femminile tra decine di critici e scrittori italiani, nell’ambito delle serie Incontri  critici, Femminile plurale e Scrittori per lo Strega, di cui proponiamo qui le prime articolate  risultanze, divise in tre dense pagine: parte prima, parte seconda e parte terza.  
  
 L'inchiesta è  a  cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone. Tutti i contributi sono riuniti nel nostro spazio appositamente dedicato, consultabile qui.     
In questa prima  parte della nostra inchiesta riuniamo, in 20 interviste, i  critici e gli studiosi che abbiamo finora ospitato nella serie Incontri critici: Giovanni Bitetto, Claudia Boscolo, Davide Brullo, Rosaria Catanoso,    Andrea Caterini, Donato Di Poce, Gianfranco Franchi, Fabio Francione,  Filippo La Porta, Paolo Landi, Antonio Limoncelli, Rosella Lisoni, Daniela Marcheschi, Matteo   Marchesini, Vincenzo Maria Oreggia, Massimiliano Parente, Giacomo Raccis, Alberto Ravasio, Alessandro Raveggi, Vanni Santoni. 
           
        
  
      Dalla serie INCONTRI CRITICI 
     
      GIOVANNI BITETTO (intervista  integrale qui) 
                     
La scrittura contemporanea può  annoverare letterate illuminate,   vere pioniere quanto a innovazione e rispetto  della tradizione. Qual  è l'attuale status della letteratura esperìta da donne? 
                     
          Di scrittrici brave ce ne sono un numero  esorbitante, al giorno d'oggi   possono parlare più liberamente perché il mercato  editoriale riflette i   cambiamenti in atto nella società. Tuttavia c'è ancora  molto da fare:   gli organigrammi delle case editrici sono ancora a prevalenza  maschile,   ma soprattutto gli uomini occupano ancora i ruoli apicali delle    stesse. 
 
 
 
CLAUDIA BOSCOLO (intervista integrale qui) 
             
          La scrittura contemporanea può annoverare letterate illuminate,    vere pioniere quanto a innovazione e rispetto della tradizione. Qual è    l’attuale status della letteratura esperìta da donne? 
   
  Credo che su questo argomento ci  siano percezioni   molto diverse. In generale, questo è un buon momento per le  scritture   femminili, tuttavia non sono certa che le istanze femministe siano    rappresentate in maniera ottimale in questa produzione. Innanzitutto, vi   è una frammentazione  tale nel femminismo italiano da non permettere di   parlare di scrittura  femminista tout court. È necessario indagare a   fondo le istanze promosse da  questa prosa e lo stesso discorso vale per   la poesia. A volte si tratta di  scrittura di empowerment mutuata   direttamente dagli Stati Uniti. Ciò che è  positivo è che le scrittrici   italiane hanno trovato la forza di far emergere  temi scandalosi come la   violenza domestica e il femminicidio, e quello molto  diffuso della   disparità di condizioni nel lavoro, dello sfruttamento del lavoro    femminile in ogni campo. La letteratura femminile italiana è   generalmente  apprezzata, ma ripeto, è difficile comprendere di primo   acchito quali  posizionamenti adottino certi testi all’interno della   galassia femminista, e se  il sottotesto e gli impliciti siano   intenzionali o emergano anche come riflesso  delle posizioni di chi li   interpreta. 
   
   
  Le scrittrici sono e sono state sensibili   a diverse ideologie, visioni del  mondo, sensibilità politiche e   filosofiche; personalità diverse tra loro e  spesso assolutamente   inconciliabili. Riesce a scorgere un fil rouge che annoda le plurime e molteplici anime della  letteratura declinata al femminile? 
   
  No, come dicevo sopra non c’è alcun fil rouge.   C’è sicuramente un legame di  amicizia e collaborazione fra certi   gruppi di scrittrici, ma la scrittura  femminile oggi è più che altro un   caos, da cui emergono alcune voci molto  rilevanti. La tematica che   accomuna sicuramente è la questione della agency femminile, ma   trattandosi di una  tematica complessa e, soprattutto, visto che il   femminismo europeo e italiano  conta, a partire dalle sue stesse   origini, voci diverse e dissonanti, ogni  autrice si appoggia ai   riferimenti in cui meglio si identifica, senza che  emerga un vero e   proprio filo conduttore. A volte, come nel caso della  Ferrante, il tema   è quello dell’amicizia femminile, oppure in altri casi può  essere   quello della memoria famigliare sul modello di Natalia Ginzburg, ma non    manca quello della violenza, anche in ottica Lgbtq.   
           
                       
                       
                      DAVIDE BRULLO (intervista integrale qui) 
                       
                      La  scrittura contemporanea può annoverare letterate illuminate,   vere pioniere  quanto a innovazione e rispetto della tradizione. Qual è   l’attuale status della  letteratura esperìta da donne? 
                       
                      Non mi dispiacerà scrivere vestito da donna,   pitturandomi gli occhi e le  labbra: il Davide di Valentin De Boulogne,   caravaggista di assoluto genio, è un  ragazzo col rossetto, il   cerchietto, i capelli e il viso acconciati per la  prostituzione: dopo   aver mozzato il cranio di Golia, un cliente come un altro,  si appresta a   darsi ai soldati, neri e nerboruti, che lo scortano. Incantatorio  mi   pare il ritmo di donne inattuali, barbariche corsare del linguaggio:   Maria  Maddalena de’ Pazzi, Veronica Giuliani, Louise du Néant, Margot   Ruddock. 
Nella sua entità, intendo,  la domanda mi è ignota, rispondo ricalcando Rainer Maria Rilke nel Malte:   «L’impeto del suo cuore la cacciò per terre e terre sulla traccia di   lui,  e infine fu esausta; ma la mobilità del suo essere era così forte   che ella,  caduta, riapparve di là dalla morte come sorgente, rapida,   come rapida  sorgente. Che altro è accaduto alla Portoghese, se non che   all’interno ella  divenne sorgente? E a te, Eloisa? che altro a voi,   amanti, le cui lamentazioni  ci sono giunte: Gaspara Stampa; la contessa   di Die e Clara d’Anduze; Louise  Labé, Marceline Desbordes, Elisa   Mercoeur? Ma tu, povera Aïssé fuggitiva, tu già esitavi e cedesti.   Stanca Julie Lespinasse.  Sconsolata leggenda del parco felice:   Marie-Anne de Clermont».   
           
           
           
          ROSARIA CATANOSO (intervista integrale qui) 
           
          La scrittura contemporanea può  annoverare letterate illuminate,   vere pioniere quanto a innovazione e rispetto  della tradizione. Qual è   l’attuale status della letteratura esperita da donne? 
           
          Letteratura  esperita da donne e pensiero femminista si   fondono, pur, distinguendosi. Il  pensiero della differenza nasce dalla   critica alle battaglie per  l’emancipazionismo egualitario. Il   femminismo che si ispira alla teoria e alla  pratica della differenza   sessuale nasce negli anni Settanta e si sviluppa  inizialmente in   Francia con Antoninette Fouque e Luce Irigaray. La prima ci ha  lasciati   nel 2014, la seconda novantenne è ancora attiva e faro per tante    studiose e per tutte noi donne.  La tesi  di Luce Irigaray è   importantissima. Infatti, la studiosa coglie come «la  differenza   sessuale rappresenti uno dei problemi o il problema che la nostra  epoca   ha da pensare». Irigaray nelle evoluzioni della sua filosofia orienterà    sempre più verso l’analisi del linguaggio la sua critica sino a   giungere in Io Tu Noi. Per una cultura della differenza (1992)   all’idea che sia necessario costruire un linguaggio e una cultura    femminili capaci di esprimere un modo altro di pensare e di agire. Si   tratta di  una necessità vitale per difendere la dimensione relazionale   dell’essere umano,  in quanto l’omessa esperienza dell’alterità   femminile nel corso della storia  millenaria del patriarcato è diventata   mancata esperienza dell’altro in quanto  tale. Per Irigaray è giunto il   tempo di costruire, partire dalla differenza  sessuata, un’altra   cultura, anzi due. La prima appropriata alla soggettività  femminile e   la seconda relativa alla relazionalità espressa nella formula    io-tu-noi, in grado di rompere la ripetitività dei discorsi e di   sviluppare le  potenzialità dialogiche della lingua. 
           
           
          E se prendiamo in considerazione la  situazione italiana? 
           
          In  Italia ruoli importanti sono svolti da Carla Lonzi,   Luisa Muraro, Lia  Cigarini. Queste femministe italiane  appartengono   alla Libreria delle donne di Milano, fondata nel 1975. L’impegno  anche   filosofico prende corpo nel volume manifesto del 1987 intitolato Il pensiero della differenza sessuale.    Tale realtà politica e culturale è incentrata sullo scambio di idee e   sulla  discussione che si occupa, tra le altre attività di allestire   proprie  pubblicazioni. Il nucleo della loro posizione teorico-politica è   il rifiuto  delle tesi emancipazioniste del vecchio movimento   femminista in nome di una  posizione differenzialista che sostituisce la   rincorsa alla parità di genere  con la rivendicazione della diversità   ontologica del femminile rispetto al  maschile. Oltre a quelle della   Libreria delle donne, sono tante altre le  studiose che insieme ai   numerosi collettivi e ai vari Centri di documentazione  daranno vita a   un movimento culturale e politico che ben presto si diffonde in  Europa.   Il dibattito è vivo, considerando, anche, le molte critiche. A questa    esperienza sono riconducibili la comunità filosofica Diotima, nata a   Verona nel  1984. Importante è il volume del 1987 Non  credere di avere dei diritti, pubblicato a Milano. Il sottotitolo  dell’opera – La generazione della libertà  femminile nell’idea e nelle vicende di un gruppo di donne –   ben sintetizza  l’esperienza e i temi del dibattito politico del   tempo.  Lo scopo del dibattito è favorire  l’aggregazione fra donne e il   loro conseguente processo di consapevolezza. Però  sono accusate di   aver assunto l’ordine simbolico e il sistema di potere  maschile come   parametro di riferimento, misura e principio unico di realtà. Per    questa ragione, secondo le teoriche della differenza, le politiche di   parità  rischiano di riprodurre l’adeguamento, il conformismo e   l’omologazione ai  modelli maschili, con la conseguente cancellazione o   marginalizzazione della  piena e libera soggettività femminile e di un   differente principio di realtà.  La differenza sessuale pone al centro   dell’elaborazione teorica e della sua  ricaduta pratica la creazione di   un diverso ordine simbolico, che renda  possibile la ricomposizione del   pensiero con l’esperienza soggettiva, la  materialità dei corpi e la   forza delle relazioni, attraverso modalità originali  e autentiche. 
Ruolo  importante riveste, di certo, la studiosa Adriana   Cavarero, che si distaccherà  nel 1991 intraprendendo un’autonoma   direzione di ricerca, con il proposito di  elaborare un pensiero   italiano della differenza.  Tale gruppo di filosofe si propone di    osservare criticamente la storia del pensiero occidentale con l’occhio   della  sola figura femminile del Simposio di Platone, cioè attraverso lo   sguardo di  Diotima. 
Cavarero  difende l’idea di un pensiero duale che riconosca e   dia eco alla differenza  sessuale. Muraro sostiene l’alleanza tra donne   attraverso il concetto di affidamento  che crea quei legami di sostegno   necessari per non soccombere in una società  maschile. Importante è il   tema della genealogia al femminile che prende le  mosse dalla   rivalutazione paradigmatica del rapporto madre-figlia, come accade  nel   libro di Muraro L’ordine simbolico  della madre, del 1991, che   recupera alcune tematiche affrontate dalla  semiologa e psicoanalista   francese Kristeva, allieva di Lacan. Un elemento  fondamentale comune   alle teoriche della differenza è la questione del  linguaggio e del peso   specifico che esso comporta nell’acquisizione delle  strutture   simboliche, tema sul quale Kristeva ha insistito con la sua teoria    dell’ordine semiotico materno. 
In linea  con la riflessione intorno al linguaggio è quella   relativa alla scrittura  articolata all’interno di uno dei testi   fondanti del femminismo, Il riso della Medusa di Hélène Cixous    del 1975, scrittrice e fondatrice del Centro di studi femminili   dell’Università  di Vincennes. In questo volume la lettura misogina che   Freud pone del mito di  Medusa, nel saggio del 1922 La testa di  Medusa,   equiparando la testa mozzata e orripilante della figura mitologica  ai   genitali femminili, creando così l’associazione tra decapitazione ed    evirazione, viene ribaltata traducendo la risata gioiosa di Medusa in   una sfida  vincente al patriarcato che ogni donna può sconfiggere   adoperando la scrittura  per ritornare al proprio sé e al proprio corpo,   emendandola dai codici  fallocentrici che condizionano. 
Di  recente, la perdita per l’Europa di Ágnes Heller è stata una   grande mancanza.  La studiosa, appartenente alla scuola di Budapest,   corrente filosofica del  marxismo facente parte del cosiddetto «dissenso   dei paesi dell’Est europeo»  prima del crollo definitivo dei regimi   dell’Est europeo, ha dato un contributo  importante alle teorie etiche,   morali, alle concezioni sul bene e sulla  giustizia. 
Per quel  che riguarda, diciamo così, il panorama giovanile   penso che vadano annoverate  donne come Francesca Romana Recchia   Luciani, Maura Gancitano, Lucrezia Ercoli,  che in forme diverse   rappresentano figure diverse di una riflessione sempre  attenta alle   questioni attuali, dai saperi di genere, alla popsophia, sino al  ruolo   svolto dai nuovi media. 
           
           
           
          ANDREA CATERINI (intervista integrale qui) 
           
          La  scrittura contemporanea può annoverare letterate illuminate,   vere pioniere  quanto a innovazione e rispetto della tradizione. Qual è   l’attuale status della  letteratura esperìta da donne? 
           
          Se devo  essere totalmente onesto, non credo esiste una   letteratura femminile e una  maschile. Esistono i libri buoni e quelli   cattivi. Esiste la vera letteratura e  quella che fa solo il verso alla   letteratura, o insegue logiche di mercato o  mode vacue destinate a   estinguersi in poco tempo. Per non eludere la domanda,  risponderò che   non mi sembra di rilevare un libro davvero significativo di una  donna   oggi in Italia. Le scrittrici mi sembrano molto più interessate alla   carriera,  e più in generale a quelle cose che con la letteratura non   hanno nulla a che  fare. Si servono della letteratura per scopi che con   la letteratura non  c’entrano nulla. Poi, dovessi fare due nomi di   scrittrici che mi interessa oggi  leggere in Italia, direi Simona Vinci e   Deborah Gambetta. 
           
           
           
          DONATO DI POCE (intervista integrale qui) 
           
          La scrittura contemporanea  può annoverare   letterate illuminate, vere pioniere quanto a innovazione e  rispetto   della tradizione. Qual è  l’attuale status della letteratura esperìta da donne? 
    
 Da anni sono un  convinto sostenitore della specificità e qualità artistiche e poetiche delle  Donne (vedi i miei libri: Rompete le  righe, Campanotto Editore, e Donne per l’Arte,   I Quaderni del Bardo Edizioni). Sono  altrettanto convinto che le Donne   non hanno bisogno di fans e di garanti, ma  solo di opportunità e di   spazi per la loro creatività. Ho conosciuto una grande  Donna come Alda   Merini, che ha trovato spazio e fortuna solo dopo la    spettacolarizzazione della TV, e Maria Pia Fanna Roncoroni, grandissima   Artista  che non ha avuto il riconoscimento che meritava. Conosco molte   Artiste  contemporanee (Anna Boschi, Aurora Maletik, Carmela Corsitto,   Maria Micozzi, Tiziana  Cera Rosco e Poetesse contemporanee (Fernanda   Ferraresso, Antonella Anedda,  Anna Lauria, Anna Maria Farabbi, Gabriela   Fantato, Mariella De Santis) di  grande valore e che faranno molto   parlare di sé.  
      In generale, vedo un  panorama ricco e vitale per le Donne in   ogni campo della cultura, non solo  della letteratura, dal giornalismo   alla filosofia, dalla scienza  all’aeronautica etc., ripeto, basta solo   dare loro spazi e opportunità. 
       
       
           
          GIANFRANCO FRANCHI (intervista integrale qui) 
           
          La scrittura contemporanea  può annoverare letterate illuminate,   vere pioniere quanto ad innovazione e  rispetto della tradizione. Qual è l’attuale status  della letteratura esperìta da donne? 
           
          Non ho mai fatto distinzione tra maschi e femmine se   non a letto,  perché io sono etero e ho sempre preferito le femmine, sin   dall'adolescenza. La  risposta che ti do è questa: per me la   letteratura è una. E la letteratura non  è una questione femmina o   maschio o transessuale o gay o lesbica o quel che  sia. La letteratura è   letteratura e basta. Mi spiace, ma considero certe  posizioni   veterofemministe profondamente condizionate da un'ideologia sbagliata  e   facilmente riconoscibile, ormai mi annoiano tantissimo e anzi: mi    imbarazzano. L'Europa è una confederazione di popoli più o meno antichi,   liberi  e democratici e abbiamo ben altri disastri da affrontare   (impuniti tiranni  asiatici alle porte, imperialismo cinese, turco e   russo, varie «quinte colonne»  sul territorio nazionale, ecc.).  
           
           
           
          FABIO FRANCIONE (intervista integrale qui) 
           
          La scrittura contemporanea può  annoverare letterate illuminate,   vere pioniere quanto a innovazione e rispetto  della tradizione. Qual è   l’attuale status della letteratura esperita da donne? 
           
          Io non faccio alcun tipo di distinzione, per me se    tu scrivi sei una scrittrice, non ti definisco come una Elsa Morante che   diceva  «no, io sono uno scrittore», mi fa ridere questa cosa, si entra   in un campo che  effettivamente non mi piace. Per me la donna, la   femminilità è notevolissima e  importante, quando poi si degenera la   cosa non mi piace: che si mettano in  opposizione le cose. Di certo la   donna ha una propria sensibilità e qualche  volta ha anche la capacità   di essere maschio, l’uomo viceversa. Per quanto  riguarda me, non ho   alcun tipo di preclusione, di preconcetto, anzi, non me ne  frega   niente, se una cosa mi piace, mi piace. Poi, va bene, vedo pubblicati   più  uomini che donne, ma per me non c’è alcun tipo di prevaricazione,   non ho proprio  questa cosa l’uomo è l’uomo e la donna è la donna, tu   stai al tuo posto, il  romanzo lo devo scrivere io, non mi importa   nulla, se lo scrive una donna va  bene, se lo scrive un uomo va bene lo   stesso, l’importante è che sia una cosa  scritta bene, avvincente, che   dia qualcosa, che sia universale.  
           
           
           
          FILIPPO LA PORTA (intervista integrale qui) 
           
          La scrittura contemporanea può  annoverare letterate illuminate,   vere pioniere quanto a innovazione e rispetto  della tradizione. Qual è   l’attuale status della letteratura esperìta da donne? 
           
          Parlo dell’Italia (ho già detto che amo molto la    Ernaux, cui aggiungo Alice Munro e Anita Desai): Elsa Morante e Anna   Maria  Ortese sono i grandi modelli, scrittrici di valore assoluto,   impegnate in  battaglie civili e con posizioni radicali sui temi dei   diritti degli animali,  della bomba atomica, della crisi della nostra   stessa civiltà... Oggi ce ne sono  varie, alcune già le ho citate:   aggiungo almeno Simona Vinci, Sandra Petrignani,  Valeria Parrella ecc.,   ma in Italia esiste anche una letteratura semisommersa,  perlopiù di   piccoli editori, con autori interessantissimi... solo che non  faccio   dei nomi perché i loro libri spesso non si trovano neanche su Amazon. 
           
           
           
            PAOLO LANDI (intervista integrale qui) 
           
            La scrittura contemporanea può annoverare letterate illuminate,    vere pioniere quanto a innovazione e rispetto della tradizione. Qual è    l’attuale status della letteratura esperìta da donne? 
             
            Non  mi interessa la categoria «letteratura femminile»,   così come aborro la  definizione «letteratura gay», ma mi piacciono   molto alcuni romanzi scritti da  donne. Ho letto recentemente la   bellissima epopea africana di Namwali Serpell  (in italiano Capelli, lacrime e zanzare,   Fazi editore), ho scoperto  la scrittrice di origine italiana   naturalizzata francese Inès Cagnati (Adelphi  ha tradotto ora un suo   libro del 1976, Génie la matta). Certo non  perdo tempo con le   scrittrici-sociologhe del #metoo o dell'ideologia woke,  quelle che   scambiano la lotta di classe con la lotta di genere. 
           
           
           
          ANTONIO LIMONCELLI (intervista integrale qui) 
           
          La scrittura contemporanea può annoverare letterate illuminate,    vere pioniere quanto a innovazione e rispetto della tradizione. Qual è    l’attuale status della letteratura esperìta da donne? 
           
          Non ho mai fatto distinzione tra letteratura al  femminile e al maschile, ho sempre pensato alla persona che scrive, per me  l’autore non ha sesso. La distinzione di genere nella cultura è un’ulteriore  prova di discriminazione che io non riesco ad accettare. Detto questo,  considero le donne, vere pioniere e grandi innovatrici perché hanno prodotto  una letteratura meno visionaria e trovato il giusto equilibrio tra testo ed  extratesto. Il femminile concretizza la cultura, la rende servizio, emozione,  condizione sociale meglio di quanto riesce a fare l’uomo che resta per natura  legato all’astrazione. 
           
           
           
          ROSELLA LISONI (intervista integrale qui) 
           
          La scrittura contemporanea può annoverare letterate illuminate,    vere pioniere quanto a innovazione e rispetto della tradizione. Qual è    l’attuale status della letteratura esperìta da donne? 
           
          La letteratura, che deriva da littera (lettera), nasce nella preistoria, non ha genere, ha i generi. La poesia deriva dal latino poesis: fare, comporre, ed è femminile. La letteratura quindi è donna e madre in quanto si dà e in quanto si offre. Fino all’inizio dell’800 ben poche sono le donne autrici letterarie, normalmente esse sono oggetti, personaggi presentati da uomini, sotto forma di modelli. 
          Nella letteratura del ’900 esiste, a mio avviso, una poetessa che raggiunge vertici elevati, legati anche alla malattia: Alda Merini.Dotata di una capacità descrittiva eccezionale, di uno stile passionale e irruento che le permette di mettere a nudo la sua anima. Attraverso un percorso di vita fatto di dolore, internamenti in istituti psichiatrici, non rinuncia alla sua capacità di rinascere e dar vita a figure di donne rivoluzionarie. Donna complessa, impegnativa ma ahimè sottovalutata. 
          Vincitrice del premio strega con L'isola di Arturo (1957), come non ricordare Elsa Morante, moglie di Alberto Moravia, dal quale si separa. Donna sensibile, dotata di un talento straordinario, posseduta da una forte fragilità, vive con grande angoscia gli orrori della guerra per uscirne nel dopoguerra. 
          Rivoluzionaria e grande viaggiatrice, terminato il liceo vive e si mantiene da sola nei primi anni ’30, amica dei grandi intellettuali del ’900, Saba, Pasolini e Natalia Ginzburg, e di molti registi con i quali collabora. Anch’essa fragile e irrisolta ma di eccezionale talento, descrive il tema della famiglia e i rapporti tra madre e figlio, celebra l’universo femminile che cerca di liberarsi da preconcetti borghesi e moralisti, mai disgiunto dall’elemento fiabesco e dal mito dell’infanzia perduta. 
          Letteratura legata ancora all’ambito familiare è quello di Natalia Ginzburg,che nel raccontare la sua storia e quella della sua famiglia, si allarga a raccontare la Nostra Storia per oltre 50 anni, con uno scritto musicale, con parole sospese a mezz’aria, come un ‘opera musicale. In lei la storia è ciò che le parole fanno accadere, lei è l’«inventrice della lingua», colei che inventa la storia. Pratica il racconto, il romanzo breve, il romanzo autobiografico, pensiamo al famoso Lessico famigliare. Fu una grande giornalista, assertiva e decisa, quasi fautrice di uno stile «corsaro» che svilupperà in seguito Pasolini. Pratica il teatro, scrive commedie ed è attiva a livello politico. 
          Come non ricordare poi Sibilla Aleramo(pseudonimo di Rita Faccio), figura importantissima del femminismo del primo Novecento. Nel suo libro-denuncia Una donna descrive le violenze subite dall’uomo che diventerà suo marito e dal quale fuggirà. Personaggio della letteratura, dell’arte, della politica del primo ’900, ha combattuto battaglie per l’emancipazione femminile, si è battuta per il divorzio, per il suffragio universale, convinta che la condizione di moglie e madre obblighi la donna alla sottomissione totale alla società. Donna libera, convinta della necessità dell’amore libero, attraverso le sue opere letterarie si è battuta per l’emancipazione femminile. 
          Ultima, ma non in ordine d’importanza, Anna Banti(pseudonimo di Lucia Lopresti), studiosa di storia dell’arte all’Università di Roma, allieva e moglie di Roberto Longhi. Famosa la sua biografia Artemisia dedicata alla pittrice Artemisia Gentileschi, donna indipendente. Rinuncia alla vocazione per la storia dell’arte, in quanto accanto al grande critico dell’arte Roberto Longhi, per dedicarsi alla letteratura. 
          Attenta alla condizione femminile tra la fine dell’800 e il primo ’900, al diritto alla libertà, al valore dell’ingegno femminile e al carisma della solitudine fondamentale per il raggiungimento della libertà. 
           
           
          Le scrittrici sono state sensibili a diverse ideologie, visioni del mondo, sensibilità politiche e filosofiche; personalità diverse tra loro e spesso assolutamente inconciliabili. Riesce a scorgere un fil rouge che annoda le plurime e molteplici anime della letteratura declinata al femminile? 
           
          I ritratti di scrittrici nella letteratura del ’900 restituiscono un’immagine forte, determinata e coraggiosa di donna. Personaggi femminili dotati di immenso talento e grande acume, energiche, vitali, indomite. Foriere di speranze e a volte possedute dal dolore, dalla paura, ma sempre attende a scorgere nella letteratura una spinta a vincere i mali del mondo. Letteratura intesa come forza terapeutica, all’interno della quale sono presenti gli spiriti che curano. 
           
           
           
          DANIELA MARCHESCHI (intervista integrale qui) 
           
          La scrittura contemporanea può annoverare letterate  illuminate,   vere pioniere quanto a innovazione e rispetto della tradizione.  Qual è   l’attuale status della letteratura esperìta da donne? 
           
          In Italia ci sono state e ci sono  delle donne poetesse   – come ad esempio Margherita Guidacci, Amelia Rosselli,  Jolanda   Insana, Cristina Annino, Assunta Finiguerra, Anna Cascella, Margherita    Rimi –, molto innovative sul piano del linguaggio e dei temi trattati.   Tra le  narratrici, oltre a Fausta Cialente, dagli orizzonti davvero   ampi e dai temi  forti (colonialismo, irredentismo, l’universo femminile   ecc.) o la molto più  nota Elsa Morante su cui è inutile soffermarsi,   ma che ha rivitalizzato il romanzo  novecentesco anche portandovi usi   formali della Letteratura per l’Infanzia,  vorrei qui ricordare Clara   Sereni, la prima a giocare fra «casilinghitudine»,  cibo e narrazione, e   che purtroppo è morta nell’estate del 2018. Una che sa  narrare, oggi,   anche se talvolta eccede, è Melania G. Mazzucco, che ha già  ricevuto   importanti riconoscimenti. Fra le giovani emergenti, brave mi sembrano    anche Claudia Durastanti e Giulia Caminito: per quello che raccontano   della  donna di oggi e non solo, e come lo raccontano. Ci si sente una   freschezza e,  insieme, una necessità di dire autentica.  
      Tuttavia la donna che scrive  nell’Italia di oggi continua a non   avere vita facile, sebbene le cose siano  senz’altro molto migliorate.   Specie se è libera e autonoma in una società dove  permangono   clientelismi, dipendenze varie, la donna è penalizzata, e il suo  valore   meno riconosciuto di quello di uomini più collegati a gruppi, ruoli    eminenti ecc. 
       
       
      Le scrittrici  sono e sono state sensibili a diverse   ideologie, visioni del mondo, sensibilità  politiche e filosofiche;   personalità diverse tra loro e spesso assolutamente  inconciliabili.   Riesce a scorgere un fil  rouge che annoda le plurime e molteplici anime della letteratura declinata  al femminile? 
       
      La finezza di scandagliare la psiche, i  sentimenti   fondamentali di donne e uomini, le sfaccettature dell’infanzia, il    ruolo della donna compressa fra doveri sociali ed esigenza di esistere   in  pienezza come persona, l’oppressione ingiusta, il coraggio femminile   e la  capacità di guardare più lontano e più in alto, pur tra certe,   inevitabili,  contraddizioni. 
       
       
       
      MATTEO MARCHESINI (intervista integrale qui) 
       
      La scrittura contemporanea può  annoverare letterate illuminate,   vere pioniere quanto a innovazione e rispetto  della tradizione. Qual è   l’attuale status della letteratura esperìta da donne? 
         
        È un tema  che si presta subito agli equivoci.   Ragionando sulla letteratura tra Otto e  Novecento, un critico ha   osservato che alcune narratrici erano allora meno  ideologizzate degli   uomini, più brutalmente ‘oggettive’, e che in questo  carattere si   rifletteva un’esperienza da ‘classe oppressa’, capace di offrire  un   peculiare sguardo dal basso. Non direi però che esista una ‘letteratura    femminile’; e temo che oggi il tentativo di stringere tra le mani   questo  fantasma serva più che altro ad alimentare tavole rotonde un po’   oziose,  spregiudicate pubblicità editoriali, e una deprimente   sindacalizzazione del  dibattito. 
         
         
         
        VINCENZO MARIA OREGGIA (intervista integrale qui) 
         
        La scrittura contemporanea annovera  tante scrittrici. Allo   stesso tempo però si dice che ricevono pochi premi e  faticano per   emergere. Come vede l’attuale status della letteratura esperita da donne?  
         
Non  sarei così pessimista. Sono uno scrittore e non uno storico   o un sociologo  della letteratura, ma pur non avendo una visione   completa di quello che accade  in merito alla letteratura femminile, ho   l’impressione che negli ultimi decenni  abbia acquisito corpo e   visibilità crescenti. Nell’Ottocento e per un buon  tratto del Novecento   le scrittrici erano eccezioni all’interno di una comunità  di colleghi   prevalentemente maschile. I motivi sono diversi e sappiamo quanto  la   donna abbia sofferto un ruolo gregario in una storia indirizzata e   interpretata  da uomini. Non è successo soltanto in letteratura, ma in   ogni campo. Le cose tuttavia  stanno cambiando, non hanno raggiunto una   condizione soddisfacente ma le donne  emergono finalmente da   protagoniste. Se riferendoci a un secolo fa e cercando  nelle antologie   scolastiche troviamo solo poche scrittrici, oggi il numero è    decisamente aumentato. Credo inoltre che le donne custodiscano meglio   degli  uomini un importante segreto che consente loro di sfuggire più   facilmente al  sistema utilitaristico che caratterizza l’attuale momento   storico e riduce  l’essere umano a una macchina organizzata per il   consumo. La donna conosce in  maniera più naturale e istintiva   dell’uomo, per vocazione, il segreto del  tempo, sa concedersi senza   calcoli e interamente al presente: una qualità  indispensabile anche   alla pratica letteraria. Oserei dire che in questo senso  la letteratura   è essenzialmente femminile. 
         
         
         
        MASSIMILIANO PARENTE (intervista integrale qui) 
         
        La scrittura contemporanea può annoverare letterate illuminate,  vere pioniere quanto a innovazione e rispetto della tradizione. Qual è  l’attuale status della letteratura esperìta da donne? 
         
        Non distinguo la letteratura tra scritta da uomini e    scritta da donna, la letteratura non ha sesso, così come gli scrittori.    L’Italia è piena di autrici mediocri di cui si parla semplicemente   perché  portano avanti un’idea di femminismo, ma d’altra parte per lo   stesso principio  i romanzi premiati sono tutti di narrativa femminile   indipendentemente che  siano scritti da un uomo o da una donna. Se leggo   Proust o Virginia Woolf non  leggo opere scritte da un uomo o da una   donna. Tuttavia vere scrittrici donne  non ne vedo, perché la maggior   parte delle autrici scrivono con l’utero, ossia  portando avanti una   visione vitalistica, procreativa della vita. Siamo tutti  animali, ma le   donne di più. Non riesco a immaginare una donna arrivare agli  estremi   di Bernhard, o Beckett, o Gombrowicz, o ai miei, perché non riescono a    liberarsi del proprio sesso, a combattere i condizionamenti della   propria  biologia. In Italia lo ha fatto Barbara Alberti, grande   scrittrice non a caso  mai citata dalle suddette mediocri femministe. 
         
         
         
        GIACOMO RACCIS (intervista integrale qui) 
         
        La scrittura contemporanea può annoverare  letterate illuminate,   vere pioniere quanto a innovazione e rispetto della  tradizione. Qual è l’attuale status della letteratura esperìta da  donne? 
         
        Anche in questo caso distinguerei due piani: da  un   lato quello del canone contemporaneo, dall’altro quello della produzione   del  cosiddetto «estremo contemporaneo». Per quanto riguarda il canone,   il grande  lavoro in corso negli ultimi anni è quello legato a una sua   rivisitazione della  storia letteraria italiana più attenta agli   equilibri di genere. Per quanto  riguarda il Novecento, in particolare,   molte sono le scrittrici che meritano  maggior rilievo nei manuali   scolastici e anche nei cataloghi degli editori, ma  in questi anni molto   si sta facendo in questa direzione (anche se ad animare le  iniziative   sono quasi sempre solo donne). Per quanto riguarda le scrittrici che    sono oggi ‘in attività’, invece, direi che lo stato della letteratura   italiana  è decisamente buono: se vogliamo prescindere dal «caso» Elena   Ferrante, figure  come Helena Janeczek, Rossella Milone, Alessandra   Sarchi, Claudia Durastanti o  Valentina Maini costituiscono dei   riferimenti sicuri per il quadro della  narrativa contemporanea,   interpreti originali delle sue svolte e dei suoi  caratteri principali. E   mi sembra che anche il loro peso nel dibattito  culturale sia   decisamente rilevante (anche se la sproporzione rispetto agli  scrittori   rimane ancora).  
         
         
         
        ALBERTO RAVASIO (intervista integrale qui) 
         
        La scrittura contemporanea può annoverare  letterate illuminate,   vere pioniere quanto a innovazione e rispetto della  tradizione. Qual è   l’attuale status della letteratura esperìta da donne? 
         
        Per dirla con Nabokov, io come lettore purtroppo sono sempre stato rigorosamente omosessuale. Da adolescente leggevo solo maschi e questa brutta abitudine nel tempo si è fatta vizio, o qualcuno potrebbe dire destino. Non sono abbastanza competente per parlare bene di Tokarczuk quanto parlerei malissimo di un Murakami. Il conformismo politico mi spingerebbe a dire che non esistono più binarismi, che siamo tutti fluidi e contenti e non ha più senso 'genitalizzarsi' nemmeno quando si scrive, ma la mia impressione è che questa distinzione resti. Per quanto riguarda il passato il canone continua a essere maschile, perché la società era quella che era, recupereremo la Murasaki certo, ma almeno fino alla prima metà del Novecento i grandi scrittori sono quelli, Shakespeare, Dostoevskij, Proust eccetera, e tutto questo non è fallocentrismo ma fattualità estetica. Quanto al cosiddetto presente, alla letteratura italiana contemporanea quasi giovane, ho l’impressione che le donne (Maini per dirne una) siano molto più coraggiose e storiche e polifoniche degli uomini, che invece si rivelano sempre più onanistici in ogni senso, vale a dire ripiegati su se stessi, iperletterari, iperbibliografici, ma prima di farci sopra un canone de Noantri aspetterei ancora un po’, perché in letteratura il maschio è spesso un po’ ritardatario (penso agli esordi senili di Cavazzoni, Moresco, Siti, Permunian). 
         
         
         
        ALESSANDRO RAVEGGI (intervista integrale qui) 
         
        La scrittura contemporanea può annoverare  letterate illuminate,   vere pioniere quanto a innovazione e rispetto della  tradizione. Qual è   l’attuale status della letteratura esperìta da donne? 
         
        Penso che le cose più interessanti  che ho letto in   questi ultimi anni, letture sconvolgenti, sperimentali, mi  siano   offerte da donne del presente, ma anche del passato. In Italia mi piace    molto il percorso che sta facendo Claudia Durastanti, oppure parlando   di altre  generazioni, Laura Pariani, Alessandra Sarchi. Sono poi un fan   sfegatato della  scrittrice croata Daša Drndić, mi piace quasi tutto di   Olga Tokarczuk, guardo  con favore anche a scritture più sperimentali   di scrittrici inglesi (Eley  Williams, Clare-Louise Bennet, per esempio)   e americane (Rivka Galchen, Gina  Apostol, che tradurrò per Utopia   edizioni), sempre e solo se non si abbandonano  alle tematiche del   momento, se non fanno delle loro scritture un proclama.  
         
         
         
        VANNI SANTONI (intervista integrale qui) 
         
        La  scrittura contemporanea può annoverare   letterate illuminate, vere pioniere  quanto a innovazione e rispetto   della tradizione. Qual è  l’attuale status della letteratura esperìta da donne?  
    Dopo  secoli in cui le donne non potevano   letteralmente scrivere (o avere una  formazione atta a farlo), e in cui   quindi sono emersi solo sparsi casi di  grandi scrittrici, l’accesso   all’arte è finalmente libero, almeno in questa  parte del mondo (e sia   pure con maggiori difficoltà per le donne rispetto agli  uomini, è bene   ricordare), e ha avuto come naturale conseguenza l’emergere di  molte   voci femminili decisive. Tra le viventi mi paiono imprescindibili Olga    Tokarczuk, Margaret Atwood, Ali Smith, Hilary Mantel, Valeria Luiselli,   Annie  Ernaux…; tra quelle scomparse di recente citerei almeno Joan   Didion, Ursula  LeGuin, Toni Morrison, Doris Lessing... Ma parimenti   importanti sono i recuperi,  dato che molte donne scrittrici sono state   sistematicamente sottovalutate o  ingiustamente considerate «minori»:   penso alle grandi riscoperte di autrici  somme come Clarice Lispector,   Djuna Barnes, Lucia Berlin, Cristina Campo,  Leonora Carrington (sì, era   anche scrittrice). 
       
           
     
    A seguire la seconda e la terza parte della nostra inchiesta 
         
     
      A cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone 
      (n. 6,  giugno 2022, anno XII) 
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