SPAZIO GIUSEPPE PONTIGGIA

Daniela Marcheschi: Giuseppe Pontiggia

Con il testo di Daniela Marcheschi su Giuseppe Pontiggia (1934-2003) a partire da questo mese Orizzonti culturali inaugura lo Spazio dedicato allo scrittore comasco, di cui quest’anno ricorre il ventennale dalla morte. Tra i maggiori scrittori e critici italiani, è un autore che ha avuto il coraggio e la capacità di rinnovare i generi del romanzo e del saggio, riuscendo a forgiare una parola limpida e penetrante, che significhi quindi evochi (non l’opposto), perché il valore possa esprimersi attraverso di essa. È parola-mondo che Pontiggia potenzia riscattandola dal conformismo.



Gino Ruozzi: Giuseppe Pontiggia e gli aforismi

Gino Ruozzi, ordinario di Letteratura italiana all’Università di Bologna, getta uno sguardo sul Pontiggia aforista. Lo scrittore, afferma lo studioso, «ha sempre avuto una grande passione per il genere letterario dell’aforisma, coltivato in vari testi e libri, che lui definiva ‘aforisma narrativo’. Per Pontiggia l’aforisma è esempio di sintesi e di precisione, perché racchiude in poche parole concetti ed esperienze estese e profonde, l’essenziale, puntando alla verità in quanto frutto di dati, osservazioni e interpretazioni puntuali e smascherando luoghi comuni e ambigue certezze».



Guido Conti: Lettura di «La vita parallela»

Lo scrittore Guido Ponti esamina e ci invita alla lettura di La vita parallela, evidente riferimento alle Vite parallele di Plutarco, contenuto nel volume Vite di uomini non illustri di Giuseppe Pontiggia (Mondadori, 1993), raccolta di 19 racconti/microromanzi, delle incursioni in vite immaginarie di personaggi immaginari come la protagonista del testo, Giacchero Elisa, «che vorrebbe diventare una scrittrice, mentre le sue decisioni, gli incontri, tra timidezze e paure, la portano a vivere un’altra vita molto diversa da quella sognata, anche in amore. Una vita parallela, insomma».



Etica della scrittura e scrittura come intendimento etico

Nel nostro apposito Spazio, Il critico Amedeo Anelli si sofferma «sull’attenzione di Pontiggia, ribadita fin dalla tesi di laurea (La tecnica narrativa di Italo Svevo), rivolta da sempre alle tecniche di scrittura e a ogni aspetto, anche teorico-pratico-immaginativo, dell’oggetto libro». Fu una sua preoccupazione costante come dimostrano i suoi corsi di scrittura creativa e le 25 Conversazioni sullo scrivere che lo scrittore tenne per RAI-Radio 2 nel 1994, al centro della sua opera e della sua visione della scrittura intesa secondo principi ‘etici’ di economicità e precisione dello stile.



Da «Una goccia nell’oceano divino» a «Facciamo Paradiso»

Lo scrittore e drammaturgo Domenico Trischitta si sofferma sul racconto Una goccia nell’oceano divino contenuto in Vite di uomini non illustri (Mondadori, 1993) di G. Pontiggia, «uno dei libri fondamentali dello scrittore lombardo, un insieme di ‘vite’ narrate con ironia e pietas» da cui il regista Mario Monicelli ha tratto liberamente, con la sceneggiatura sua, di Suso Cecchi D’Amico, Piero De Bernardi e Leonardo Benvenuti, il film Facciamo paradiso del 1995, una storia che per il cineasta romano purtroppo «è stata solo un pretesto, una scintilla che non si accende e non si illumina».



Antologia Giuseppe Pontiggia: «La Morte in Banca», Capitolo I

Accanto allo Spazio Pontiggia, inauguriamo anche l'Antologia Pontiggia, in cui per gentile concessione degli Eredi e dell'Editore Mondadori pubblichiamo il primo capitolo dal romanzo breve La morte in banca. Uscito nel 1959 nei «Quaderni del Verri» insieme a cinque suoi racconti, è stato riedito nel 1979 e successivamente da Mondadori. Il romanzo segnò l’esordio dello scrittore in cui dimostrò una «grande maturità stilistica». Protagonista è un giovane appena adolescente che per necessità viene assunto come impiegato di banca, un ambiente a lui alieno e spersonalizzato.



Antologia Giuseppe Pontiggia: da «Vite di uomini non illustri»

Per l'Antologia Pontiggia, pubblichiamo per gentile concessione degli Eredi e dell'Editore Mondadori il racconto Molteni Franca, tratto dal volume Vite di uomini non illustri (1993), nella cui prefazione l’autore scrive: «Personaggi ed eventi sono immaginari. E immaginarie sono a volte anche la topografia e la geografia. Mi sono comportato come quei pittori che, cercando di evocare un colore, una atmosfera, modificano o inventano aspetti del paesaggio, anche storico. La suggestione di un nome, i significati di un dettaglio hanno talora prevalso sulle corrispondenze letterali».








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